San Floro è uncomune italiano di 690 abitanti[1] dellaprovincia di Catanzaro inCalabria. Il borgo è storicamente fra i principali centri della provincia per quanto riguarda la produzione della rinomataseta catanzarese. Vi sorge oggi il Museo della Seta.
È un comune collinare della parte orientale della provincia di Catanzaro a pochi chilometri dalgolfo di Squillace.
Per la sua posizione geografica domina la valle delCorace, offre un paesaggio ricco di bellezze naturali ancora incontaminate dove storia, cultura e tradizioni si intrecciano creando un richiamo che ha anche sapore di mare, tutto mitigato da una leggera brezza che allevia le calde giornate estive: è il luogo ideale per villeggiare.
Posizionato a 260m s.l.m. offre una zona panoramica terrazzata dove di fronte si presenta ilcapoluogo della Regione, con dietro i monti dellaSila, mentre ad est c'è ilmar Ionio.
Il piccolo borgo di San Floro affonda le sue radici nella preistoria, nelNeolitico. Alcuni ritrovamenti archeologici testimoniano che, millenni più tardi, fosse una colonia magnogreca diScolacium. L’intento dei colonizzatori era quello di sfruttare al massimo le ricche potenzialità del territorio delimitato da frutteti, distese di vegetazione adatte al sostentamento del bestiame e floridi boschi ricchi di legname. Antico casale diSquillace di cui seguì le vicende fino a fine'400 quando fu smembrato dalla famiglia Strivieri. Successivamente, fino al1599, appartenne ai Mangione per poi ritornare agli Strivieri. Dal1643 al1711 fu possedimento di Cesare Marincola diCatanzaro e in seguito, fino all'eversione della feudalità, del feudo diGirifalco sotto il duca Nicola Maria Caracciolo, di cui ancora oggi è presente ben conservato il castello che veniva utilizzato come residenza estiva. Subì gravi danni dalterremoto del 1783 in cui fu distrutta l'antica chiesa di Santa Caterina. Dopo l'ordinamento amministrativo diChampionnet venne inserito nel cantone di Catanzaro e nel1807 i francesi lo inserirono nel governo di Squillace. Nel1811 fu assegnato al circondario di Borgia, conferimento che rimase invariato anche dopo il riordino disposto daiBorbone nel1816.[3]
Abitanti censiti[4]
Il nome del paese riflette la forte venerazione verso il suo santo patrono, appunto,San Floro Martire, che insieme al fratello Lauro, poiché non aveva abnegato i suoi ideali di fede cristiana, fu arrestato, condannato, calato in un pozzo e sepolto vivo. Ogni anno, il 18 agosto, i Sanfloresi onorano il proprio santo patrono con una messa solenne e la tipica processione per le vie del paese.
Degna di nota è la tradizionale lavorazione dei fichi bianchi secchi, essiccati secondo l'antico metodo dell'essiccazione naturale al sole. San Floro dai primi del '900 è conosciuta come la "Terra dei fichi".
Il comune è interessato dalle seguenti direttrici stradali:
sp46- sp 47-
Ancora oggi sono l'agricoltura e l'industria alimentare a rappresentare una risorsa economica importante per i sanfloresi, ma non bisogna dimenticare la produzione e lavorazione dellaseta, dall'allevamento dei bachi sino al prodotto finale. I tanti telai ed attrezzi di uso comune donati dalle famiglie di San Floro hanno fatto nascere un museo apposito. La città, inoltre, ha un centro storico molto vivace che si popola soprattutto d'estate con i tanti emigranti che rientrano nel paese d'origine per trascorrere le vacanze piacevolmente: oltre alle bellezze naturali ed alla chiesa di San Floro, infatti, la città è nota per i prodotti tipici come i fichi bianchi seccati al sole, questi sono tra i più apprezzati della zona. Altra fonte di economia è la produzione digrano biologico e dei suoi derivati (macinati a pietra nel mulino locale) come il pane di segale "Iermano" e il pane "Brunetto", prodotto da forno locale vincitore di diversi premi e riconoscimenti su scala nazionale (premio roma 2019) e la limitata produzione di seta e prodotti derivati dal gelso.
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