L'abitato sorse su di una collina delsubappennino frentano, nella parte sinistra della valle del fiumeTreste[10], in una località consacrata aSan Pietro[11]. Nel IX secolo imonaci benedettini del monastero della Santissima Trinità a Due Vergini, che amministravano il territorio locale, consacrarono a santi martiri le colline della zona, tra cui anche quella dove sorgeva l'antico villaggio, che venne quindi denominata e consacrata al martireBuono[12], facendo conoscere il posto con l'espressionelatina "mons Sancti Boni" (monte di San Buono) o semplicemente come "Sancto Bono" (San Buono)[13]. Nel X secolo l'abitato divenne uncastrum con il nome di "castrum Bonum" (castello [di San] Buono)[11]. Sotto il dominio deiCaracciolo portò il nomevolgare di "Sancto Bono" (Santo Buono)[14], per poi passare infine nel XIX secolo alla denominazioneitaliana in uso di "San Buono"[11]. La sua forma indialetto abruzzese è "Sant Bune" o "Sandə Búonə"[15].
Stemma della famigliaCaracciolo, principi di Santo Buono
Il territorio sul quale sorge San Buono fu abitato dallepopolazioni italiche sin dal IX-VIII secolo a.C., in pienaetà del ferro, come accertato dagli scavi eseguiti nel 1986 in località Fonte San Nicola, lungo le pendici nord-orientali del monte Sorbo, al confine con il comune diCarpineto Sinello, che hanno riportato alla luce la presenza di un vero e propriosantuariofrentano e vari reperti di quell'epoca[11]. Un secondo santuario era presente inoltre tra le località di Pantano e Vusco, dove è stato recuperato un ulteriore cimelio[11].
Sebbene non documentata risulti la presenza di un primo insediamento stabile tra il IV e il V secolo, San Buono venne fondato daicittadini romani in fuga dalleincursioni delle popolazioni barbariche, in particolar modo daiSaraceni[16], nel corso del VI secolo, sotto forma di unvillaggio contornato dacasali eville, tra cui Castellaro, Castelleto e Moro, e sito su di una collina delsubappennino frentano, in località consacrata aSan Pietro[11], lungo l'areale sinistro della valle del fiumeTreste[10]. Nel IX secolo fu possedimento del monastero della Santissima Trinità a Due Vergini, dipendendo dall'abbazia di Sant'Angelo in Cornacchiano, i cuimonaci benedettini denominarono e consacrarono invece la collina sul quale era sito il villaggio al martireBuono, facendo conoscere quindi il posto con l'espressionelatina "mons Sancti Boni" (monte di San Buono) o semplicemente come "Sancto Bono" (San Buono)[13], non prima di aver consacrato ad altri santi martiri le altre colline circostanti l'agro sanbuonese[12].
Con la fase diincastellamento, verificatasi nella zona nel corso del X secolo, venne edificato dagli Attoni,conti di Chieti, ilcastello (non più presente) al centro del villaggio e furono erette attorno ad esso lemura perimetrali, dotate di un'unicaporta urbica, detta porta da piedi (o di Sant'Angelo)[16], elevando così l'abitato al rango dicastrum sotto il nome di "castrum Bonum" (castello [di San] Buono)[11] e facendolo rimanere possedimento ecclesiastico, il che fece sì che ilfeudo non venisse poi menzionato nel 1152 all'interno delCatalogus baronum[13]. Nel prosieguo del XII secolo il governo del feudo venne poi assunto proprio dagli Attoni fino al XIII secolo, quando lo cedettero ai Grandinato, i cui principali esponenti nel possedimento del feudo col titolo disignore furono Riccardo di Grandinato e Pietro di Grandinato[17], quest'ultimo per quanto concerne l'abitato di Moro (che verrà poi incorporato a San Buono agli inizi del XIX secolo)[13].
Tuttavia in un primo momento i veri feudatari di San Buono risulteranno i Frisia, in particolare ilconte diLoreto Gezzolino di Frisia di originegermanica, signore – tra gli altri – diFresagrandinaria, dei quali i Grandinato eranosuffeudatari, resisi poi con il passare del tempo indipendenti[18]. Nel XIV secolo tra gli avvenimenti di rilievo vi furono l'incorporazione degli abitati di Castellaro e Castelleto[13] e il verificarsi tra il 1315 e il 1320 di una grave carestia o pestilenza aCasalanguida e San Buono, per la quale i feudi vicini dovettero contribuire economicamente ad alleviare i danni da essa arrecati[19]. Dai Grandinato, divenuti quindi col tempo feudatariin toto del paese, San Buono passò aiDi Sangro[11], che lo mantennero fino al 1421, quando a seguito del matrimonio tra Marino I Caracciolo e Maria di Sangro, finì pervia dotale aiCaracciolo, con il nomevolgare di "Sancto Bono" (Santo Buono)[14]. Tuttavia, in una breve parentesi, nel 1436 il feudo perfellonia venne assegnato dalla regina consorte delRegno di NapoliIsabella di Lorena aiCaldora, nella persona diJacopo Caldora[20].
Sotto la famiglia Caracciolo, stabilitasi nel proprio omonimo palazzo aristocratico[21], che possedette il paese per ben quattordici generazioni fino all'eversione della feudalità nel 1806 (e i cui discendenti continuarono e continuano a portare in eredità il relativo titolo nobiliare)[22], San Buono raggiunse e conobbe il suo massimo splendore: vi fu consolidata lachiesa parrocchiale di San Lorenzo Martire, risalente al XII secolo[23], nel 1575 vi fu edificato fuori porta ilconvento di Sant'Antonio[24] e dal 1590 il paese fu unprincipato[13]; nel XIX secolo passò infine alla denominazioneitaliana in uso di "San Buono"[11] e in età contemporanea il profilo araldico dei Caracciolo è stato impresso nellostemma civico, ad emblema del comune[25].
«D'oro, al leone di azzurro, linguato e allumato di rosso, sormontato dalla corona di azzurro, formata dal cerchio cimato da quattro fioroni, tre visibili, alternati a quattro punte, due visibili, esso leone attraversante la fascia diminuita di rosso. Ornamenti esteriori da Comune.[25]»
Nel gonfalone lo stemma è contenuto centralmente all'interno di un drappo azzurro[25].
Sita in piazza Giuseppe Amicarelli, risale al XII secolo ed è stata ultimata in tutte le sue varie trasformazioni nel 1960[23]. La chiesa ha pianta acroce latina efacciata in stileromanico, con all'interno un'unicanavata in stileneoclassico[23]. L'interno dell'edificio è ornato da vari dipinti e decorazioni, tra cui gli stucchi novecenteschi nellevolte realizzati dal pittore Gabriele Fagnani e gli affreschi neltiburio eseguiti dall'artista Fernando Palmerio[23]. Ulteriori opere di quest'ultimo si trovano anche nellacripta, che custodisce ilcorpo del martiresan Buono, patrono del paese che porta il suo nome[23]. Dal lato sinistro della cripta si erge ilcampanile della chiesa, dominando su piazza Celestino Cupaiolo, la principale del paese[23].
Situato in località Convento Frati Minori, fu costruito nel 1575 da Giovannantonio IICaracciolo, I principe di San Buono, ed ultimato dal figlio Marino IV[24]. Il suo stile, in origineromanico-rinascimentale, èbarocco, con decorazioni settecentesche[24]. La chiesa ha all'interno un'unica navata, ripartita sul lato destro in tre cappelle connicchie, tra cui quella del santo cui è dedicata[24]. L'altare ha sopra untabernacolo ed è ornato ai lati da due dipinti votivi; dietro di esso vi è uncoro con a destra la sacrestia[24]. L'estensione della chiesa corrisponde ad un corridoio dell'area utilizzata daifrati minori, comprendente la zona abitativa con, nelle pertinenze, un piazzale e una stalla per animali[24]. Esternamente, la facciata dell'edificio religioso è acapanna, suddivisa in tre livelli da trecornici marcapiano e tripartita verticalmente da quattrolesene; su di un corpo laterale della chiesa vi è ilcampanile a vela confrontone triangolare[27].
Chiesa di San Rocco
Chiesa di San Rocco
Sita in via XXIV maggio, si tratta di una piccola cappella votiva, in origine concepita per uso privato, citata già a partire dal XVIII secolo e restaurata nel 1820, in cui vi si conservano la statua del santo e alcune suppellettili[28].
Chiesa di Santa Liberata
Chiesa di Santa Liberata
Sita anch'essa in via XXIV maggio e di datazione incerta, si tratta di una piccola chiesa, restaurata negli anni ottanta e affrescata internamente negli anni duemiladieci dal pittore sansalvese Giovanni Cipolla[29].
Ex chiesa dei santi Filippo e Giacomo
Ex chiesa dei santi Filippo e Giacomo, convertita in teatro
Sita in via San Francesco Caracciolo, un tempo fungente da chiesa parrocchiale e sede della confraternita delle anime del purgatorio e di un'arciconfraternita, è stata convertita in teatro dal parroco Fiorindo Rocchio e restaurata nel 2005[30].
Palazzo nobiliare, trae il nome della famiglia Caracciolo, che l'ha abitato per più secoli[21]. L'edificio, ubicato nel quartiere nobile del paese e confinante con la vicina chiesa parrocchiale di San Lorenzo Martire, è costruito parzialmente intorno a una corte e, sebbene manchi di un vero e proprio portale, mostra elementi cinque- e seicenteschi con, nelle facciate, paramenti in pietra e in laterizio e lo stemma dei Caracciolo in uno degli spigoli d'angolo[21].
Fontana Vecchia
Fontana Vecchia
Costruita nel XVI secolo sopra un'omonima fonte ed alimentata da due sorgenti site in contrada Monte[31], è unafontana-lavatoio, interamente scolpita a mano, con vasca rettangolare antistante[32]. Nel fronte laterale vi sono la fonte e il lavatoio, unacornice contimpano curvilineo e varie nicchie in cui vi erano delle sculture e delle decorazioni[31]. Possedeva inoltre un mascherone in pietra nera e il fregio recante la data precisa di costruzione, oltre a diverse altre parti ornamentali[31]. Il prospetto principale, incorniciato mediante lesene in laterizio ecapitelli in pietracalcarea[31], è ornato diarchetti bassi a tutto sesto, realizzati in mattoni, che avevano il compito di fornire riparo a coloro che la frequentavano[32]. La fontana, infatti, veniva utilizzata al mattino dalle donne che vi si recavano per lavare i panni e la sera dai contadini per far bere gli animali[32].
Il comune conta cinque piazze[33]. La principale è piazza Celestino Cupaiolo, così denominata in memoria dell'omonimo sottotenente sanbuonese caduto nellaprima guerra mondiale, sulla quale domina il campanile della chiesa parrocchiale di San Lorenzo Martire e si affaccia la parte posteriore del palazzo municipale; retrostante e lateralmente ad essa, è posta piazza della vittoria, fiancheggiata dalla villa comunale ornata con cimeli antichi e fontana instileLiberty[34]. Le altre tre piazze presenti sono: piazza Giuseppe Amicarelli, intitolata all'omonimo medico locale, ubicata nel quartiere nobile del paese, compresa tra la chiesa parrocchiale di San Lorenzo Martire e l'adiacente palazzo Caracciolo; piazza San Rocco, su cui vi si affacciano l'omonima chiesa, che le conferisce la denominazione, e il palazzo municipale; e piazza San Pietro, posta sulla località consacrata al santo che le dà il nome, nella quale sorsero i primi insediamenti e in cui vi è al centro una fontana pubblica[35]. Nella strada d'ingresso al paese vi è il monumento ai caduti delle due guerre mondiali, realizzato negli anni ottanta[36].
Sito nella località omonima, lungo le pendici nord-orientali del monte Sorbo, al confine con il comune diCarpineto Sinello[11], è stato rinvenuto nel 1986 e comprende varisacelli ed altri tipi di costruzioni annesse alsantuariofrentano[33], risalente agli anni 91 e 89 a.C.[37]. Nel giacimento archeologico sono stati ritrovati anche reperti dell'età del ferro[33], tra cui duefibule in bronzo, l'una databile al IX secolo a.C. e l'altra all'VIII secolo a.C.[11], oltre a diversi oggetti votivi in ceramica e in terracotta, lucerne, monete e bronzi, che testimoniano la passata presenza all'epoca di un'intensa attività artigianale locale[37].
Secondo i dati dell'ISTAT, al 31 dicembre 2021 la popolazione straniera residente ammonta a 16 persone[39], pari all'1,8% della popolazione residente a San Buono[40].
La manifestazione di maggior importanza a San Buono è la festa del compatronoSan Lorenzo con il tradizionale corteo di rievocazione storica dei feudatari del paese, che si tiene il 10 agosto[33]. Il giorno seguente è dedicato alla festa patronale diSan Buono[33].
Il paese dispone della relativa biblioteca comunale[42].
Scuole
Uno degli edifici scolastici di San Buono
Tre scuole statali dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado sono presenti in paese, dislocate in due edifici adiacenti; fuori dal centro abitato vi sono altri due edifici scolastici, non più in funzione[43].
La cucina sambuonese è semplice e fa uso di prodotti della tradizione agricola[45]. Tra primi e secondi piatti, vi sono lesagne a pezzate, condite con i semplici ingredienti della pasta al pomodoro, lesagne e fasciule, imaccheroni alla chitarra col sugo di carne, la pizza gialla farcita con le rape, e le frascatille, piccole polpette fatte con farina, aglio e peperoncino[45]. I salumi sono vari e includono in particolare laventricina, lasoppressata, ilsalsicciotto frentano e la salsiccia di carne e fegato[45]. I piatti vengono spesso accompagnati da prodotti propri del settore primario locale, come l'olio d'oliva o aromatizzato al limone, ilvino o ilmosto cotto, e ilmiele, utilizzato per condire dolciumi, pane e formaggi[45]. I dolci vengono consumati perlopiù durante le festività e comprendono i calcionetti, lescrippelle salate e lacicerchiata, quest'ultima preparata nel periodo diCarnevale[45].
Il paese è posto su una collina delsubappennino frentano, in una località consacrata aSan Pietro, distribuito attorno allachiesa parrocchiale di San Lorenzo Martire del XII secolo, in origine fungente dacastello, con abitazioni e vicoli disposti a pettine lungo un asse principale[46], cui vi si intercalano piccole e strette viuzze conosciute con il nome dialettale di "ruelle"[47]. I confini del centro abitato si estendono fin dove erano poste lemura perimetrali del paese, dotate di un'unicaporta urbica, detta porta da piedi (o di Sant'Angelo), non più presente, e di case annesse, con inoltre tretorri comprese nella cerchia urbana ascarpa, due site nei pressi della chiesa parrocchiale, e la terza sul lato nord, riconducibile in alternativa ad unaneviera[48]. Tra i vari interventi attuati sul piano urbanistico nel corso della storia amministrativa del comune, vi furono la realizzazione dell'acquedotto nel 1916, dell'illuminazione elettrica pubblica nel 1925 (sin dal 1870 sostenuta da quella a petrolio), della rete fognaria negli anni quaranta e cinquanta, della metanizzazione negli anni ottanta, nonché la pavimentazione, l'asfaltazione e il miglioramento della viabilità stradale interna ed esterna dagli anni quaranta agli anni settanta[49].
La traversa di San Buono n. 175 collega il paese a nord allaSP 212 ex ANAS SS 86 Istonia e a sud alla SP 184 Fondo Valle Treste che costeggia ilfiume omonimo[53]. Dalla prima, il cui tracciato verso nord-est attraversaFurci, si distacca a sud-ovest la traversa n. 183 perLiscia e a nord quella n. 165 perGissi; quest'ultima confluisce a ovest nella SP 150 Fondo Valle Sinello 2 che conduce aCarpineto Sinello[53]. La seconda a sud tramite una sua bretella conduce aPalmoli, mentre nel suo normale tracciato percorre l'isola amministrativa di Sodere, da cui si accede aFresagrandinaria[53].
Date le ridotte dimensioni dell'abitato, non vi è alcuna forma di mobilità urbana mediante autolinee; al contrario, la mobilità interurbana a San Buono viene invece svolta con autoservizi di linea gestiti dalle società di trasporti Autoservizi Cerella[54], controllata daTUA, e Di Giacomo & C.[55].
Dal 1993, anno di introduzione dell'elezione diretta delsindaco da parte dei cittadini, si sono alternati nella storia amministrativa di San Buono primi cittadini di orientamento politicocivico o affine alcentrismo[56]; dal 2019 il governo del comune è affidato ad un'amministrazione civica dicentro-destra[57].
Lo sport praticato in paese è esclusivamente ilcalcio, rappresentato dalla società ASD San Buono Calcio, che ha disputato campionati dilettantistici regionali[59].
Scipione Ammirato,Delle famiglie nobili napoletane, vol. 2, Firenze, Amadore Massi da Forlì, 1651, ISBN non esistente.
Saverio Carpentieri, Angelo Pagliardini, Barbara Tasser e Lew Zybatow (a cura di),Italia e "Italie". Identità di un paese al plurale, Pieterlen, Peter Lang, 2010,ISBN978-3631598542.
Ernesto Giammarco,Abruzzo, inManlio Cortelazzo (a cura di),Profilo dei dialetti italiani, vol. 13, Pisa, Pacini Editore, 1979, ISBN non esistente.
Ernesto Giammarco,Toponomastica abruzzese e molisana, vol. 6 delDizionario abruzzese e molisano, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1990, ISBN non esistente.
Marialuce Latini (a cura di),Complesso conventuale di Sant'Antonio di Padova – San Buono (CH), inGuida alle chiese d'Abruzzo, Pescara, Carsa Edizioni, 2016,ISBN978-88-501-0354-6.
Nicola Santilli,Il castello di San Buono e i suoi feudatari, 2ª ed., Vasto, Arte della Stampa, 2013, ISBN non esistente.