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Saif

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Saif
سيف
Spada delcaliffoOmar (l'elsa è posteriore)
TipoSpada (scimitarra nella versione tarda)
OriginePenisola araba
Descrizione
Tipo di lamainacciaio, diritta e a due tagli nella versione arcaica, ricurva e monofilare (lato convesso) nella versione recente
Tipo di puntapiù o meno pronunciata, nella forma "scimitarra" può presentare o no il falso-taglio, a seconda che si ispiri alla linea delkilij o dellashamshir
Sviluppata daKilij (forma recente)
voci di armi presenti su Wikipedia
Spada cerimoniale araba alama diritta, basata sul modello del saif preislamico -XIX secolo[1].

Saif (Lingua araba سيف, letteralmente "spada"), anchesaif, sayf, seif, è un'arma bianca manesca del tipospada tipica dellaPenisola araba. Originariamentearma alama diritta, a due tagli, assunse poi la forma dellascimitarra per l'influenza deiTurchi in modo analogo a quanto occorso inPersia allashamshir. La maggior parte delle informazioni oggi in nostro possesso sull'antica spada araba derivano da un trattato scritto nelIX secolo dalfilosofoaraboal-Kindi[2].

Storia

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La produzione dellespade nellaPenisola araba attraversò quattro fasi: ilperiodo preislamico (spade forgiate prima delVII secolo); ilprimo periodo islamico (spade del VII eVIII secolo); la c.d. "Epoca d'oro islamica" (spade forgiate tra ilIX ed ilXIII secolo); e l'Abbandono (spade forgiate tra il tardo XIII ed ilXVI secolo).

Spade dell'Arabia preislamica

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Prima dell'origine dell'Islam, l'Arabia aveva visto originarsi sul proprio suolo diverse civiltà, le cui tracce sono oggi testimoniate da reperti archeologici, sin dall'epoca protostorica. Tra le più floride civiltà, si annoverano iDilmun (crocevia tra laMesopotamia ed i regni dellaCiviltà della valle dell'Indo nel3000 a.C.), la coeva civiltà rupestre deiThamudeni, ed iSabei delRegno di Saba, fiorito nel I millennio a.C.
Tutte queste civiltà, originatesi nella zona costiera o comunque meridionale della Penisola Araba (attualiEmirati Arabi eYemen) svilupparono proprie precipue istituzioni militari e propri armamenti salvo poi entrare nell'orbita cultural-militare dei grandi imperi mediorientali dell'Antichità:Assiro-Babilonesi,Persiani eSasanidi. È infatti ben testimoniato il ricorso a mercenari arabi da parte dei Babilonesi impegnati in continue lotte contro gli Assiri (IX-VI secolo a.C.).
Nel resto dell'Arabia, specialmente nelle zone desertiche di forte presenzabeduina, le condizioni di vita nomade limitarono lo sviluppo di istituzioni militari allasemplice schermaglia tra tribù finalizzata alla ricerca di bottino[3]. Ciò non di meno, i beduini non disdegnarono confrontarsi con eserciti professionisti di passaggio nelle loro terre, come occorse agli assiri diEsarhaddondiretti verso l'Egitto nel670 a.C.

Spade dell'Arabia durante l'espansione islamica

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Testimonianze dirette della vita diMaometto ci forniscono informazioni relative ad alcuni importanti centri di produzione di spade in Arabia al tempo del Profeta. Nel629, Maometto ordinò un assalto alla città diMu'tah (attualeGiordania) per farvi incetta delle rinomate "spade mashrafiya". IlcronistaIbn Ishaq (VIII sec.) riporta inoltre che al tempo del Profeta la tribù ebraica deiBanu Qaynuqa diMedina erano noti fabbricanti di spade[4]. Nessun dato porta a ritenere che queste armi differissero nella forma da quelle dell'Arabia preislamica.

A quest'epoca risale poi anche il mito diDhū l-fiqār (ar.ﺫﻭ ﺍﻟﻔﻘﺎﺭ), oDhū l-faqār, la spada a due punte che Maometto donò al cugino/generoʿAlī b. Abī Ṭālib e che era stata presa dal Profeta ad al-Āṣ ibn Munabbih, il campione dellaMecca ucciso nellabattaglia di Badr (624). La tradizione vuole che sulla lama della spada vi fosse scritta la fraselā sayf illā Dhū l-fiqār wa-lā fatā illā ʿAlī, ("non v'è spada [migliore] di Dhū l-fiqār e non v'è campione [migliore] di ʿAlī") che sarebbe poi stata incisa su numerose lame di guerrieri musulmani[5].

Spade arabe nell'Età d'oro islamica

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Come accaduto in altre contrade delMedioriente (es. fond.Persia - v.Shamshir), anche nella Penisola araba il sistematico diffondersi, a partire dall'XI secolo, di una classe politico-militare egemonizzata dall'etniaturca (v.Storia dei popoli turchi), spinse in favore dell'adozione di un tipo di spada da cavalleria alama ricurva, basato sul modello delkilijselgiuchide, a discapito dei vecchi modelli di spada a lama diritta. Il passaggio avvenne per gradi e almeno sino allaconquista mongola di Baghdad (1258)saif a lama diritta ed a lama curva convissero.

L'antica forma delsaif preislamico sopravvisse solo nell'Oman, nella forma della spadakattara[6] poi passata sulcontinenteafricano, inSudan eCiad, nella forma dellakaskara[7] ancora in uso ai tempi dellaGuerra Mahdista (1881-1889)[8].

L'abbandono della "spada araba"

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Ancora presente nelleminiature arabo-persiane delXIII-XIV secolo, ilsaif a lama diritta scomparve definitivamente dalle panoplie musulmane mediterranee nelXV secolo, definitivamente sostituito dalkilij ottomano e dalle sue forme derivate.

Esemplari dispade cerimonialiottomane a lama diritta e larga, prodotte traXVI eXVII secolo nelle botteghe diIstanbul e poi pervenute per vie traverse, comunque non chiare, in Occidente, potrebbero essere state derivate, con chiaro intento direvival, da queste antiche spade arabe. Tre importanti esemplari di questa tipologia di spade turche sono oggi conservati presso l'Armeria Reale diTorino (cat. G. 98, G. 99 e G. 423[N 1].).
Importante inoltre ricordare che il museo delTopkapı di Istanbul espone al pubblico una coppia di presunte "spade del Profeta Maometto" delle quali la più preziosa è appunto un esemplare di arma a lama diritta con elsa "a manico di pistola" e sontuoso apparato decorativo del tutto simile ai pezzi sopra citati[N 2]. Altro segnale importante è il persistere, ancora nel pienoXVIII secolo, del ricorso, da parte deidervisci usi ad accompagnarsi alle truppe degli ottomani (v.Bektashi)[9], a spade dilegno a lama lunga e diritta, probabili derivazioni dell'anticosaif arabo, con chiaro intento religioso-simbolico[10].

Costruzione

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Nella sua forma arcaica, ilsaif aveva:

  • lama inferro (saif anith) o inacciaio (saif fulath o anchemuzakka) piuttosto larga;
  • impugnatura a una mano con pomo a volte uncinato.
  • fodero portato agganciato ad unbalteo.

Dimensioni e fogge erano molto variabili, a seconda della provenienza[11].
I principali centri di produzione di spade, identificati nel trattato di al-Kindi, erano: loYemen, ilKhorasan, la città diDamasco (v.acciaio damasco) e, al di fuori dell'Arabia, l'Egitto, ilRum (cioèBisanzio), l'attualeSri Lanka eQalah (forse ilKedah). L'informazione è doppiamente importante perché identifica tra i centri produttori territori al di fuori dell'area politica dellaUmma, lasciando sottendere che gli arabi importassero spade (o quanto meno lame) forgiate da altri popoli: interessante in questo senso ricordare che nel869 ipiratisaraceni che avevano catturato l'arcivescovoRolando di Arles chiesero comeriscatto per liberarlo 150spade forgiate nell'Impero carolingio[12].
Al tempo del califfoal-Mutawakkil si dismise l'uso di assicurare il fodero della spada al balteo, passando ad assicurarlo direttamente alla cintura. Il ricorso al balteo mantenne uso simbolico, quale richiamo al vestiario del Profeta, come fatto daNorandino eSaladino nelXII secolo.

Nella sua forma tarda, ilsaif, rispetto all'archetipo dellascimitarra turca, aveva caratteristiche uniformi ma abbastanza eterogenea quanto a particolari:

  • la lama era inacciaio wootz importato appositamente dall'India o dallaPersia. Sempre lunga e ricurva, con tagliente sul lato convesso e dorso solido, spesso non presenta il contro-taglio caratteristico della scimitarra turca vera e propria. Alcuni modelli hanno comunque lama massiccia, uniformemente curva, come iltalwar indiano, mentre altri hanno lama più snella, incurvantesi marcatamente solo in prossimità della punta molto acuminata quasi ad imitazione dellashamshir persiana;
  • l'impugnatura ad una mano presenta svariate forme di fornimento, richiamante a volte modelli turchi, a volte modelli persiani ed a volte modelli indiani;
  • il fodero, realizzato inlegno ricoperto distoffa ocuoio, è sempre riccamente decorato conghiere inmetallo, anche pregiato (es.argento),tarsie di pietre dure o preziosi incastonati[N 3].

Rispetto ad altre tipologie di scimitarra dai tratti caratteristici più marcati, ilsaif è dunque l'arma più generica che accorpa in sé, accentuandole o no a seconda dei casi, le caratteristiche di tutte le spade a lama ricurva dell'ecumene musulmana.

Simbolismo

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La spada riveste un ruolo molto importante nell'anticaculturanomade degliArabi. Ilvocabolo "saif", conseguentemente, compare in moltemetafore dellalingua araba:

I nomi "Saif" e "Saif al Din" (it. "Spada della religione") compaiono con grande frequenza nell'onomastica araba e lo stesso dicasi per "Dhu l-fiqar" (es.Zulfiqar Ali Bhutto, presidente della repubblica del Pakistan assassinato nel1979).

Note

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Esplicative

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  1. ^Tra i tre, spicca nettamente per la bellezza il catalogo G. 423. Descrizione dell'arma inVenturoli 2001, pp. 91-97, basata su Angelucci A (a cura di),Catalogo dell'Armeria Reale, Torino, 1890, p. G. 423.
  2. ^La seconda arma è invece il classicokilij ottomano.
  3. ^Questo gusto per la decorazione opulenta delfodero, inteso come mezzo di comunicazione dellostatus sociale del portatore dell'arma bianca, era già presente in epoca premusulmana e testimoniato dal ricchissimo, a volte eccessivo, fornimento delpugnalejambiya tipico dellapenisola araba.

Bibliografiche

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  1. ^Ill. in(EN) Ebers G,Egypt : Descriptive, Historical, and Picturesque, vol. 1, Cassell & Company Ltd, 1878, p. 283.
  2. ^al-Kindi.
  3. ^(EN) Zaky AR,A Preliminary Bibliography of Medieval Arabic Military Literature, inGladius, IV, 1965, p. 107.
  4. ^Alexander 2001.
  5. ^(EN) Calmard J,Dhu l-fiqar, suEncyclopædia Iranica.
  6. ^Elgood 1994, p. 10.
  7. ^(EN) North A,Swords of Islam, in Coe M e Connelly P (a cura di),Swords and Hilt Weapons, Weidenfeld & Nicolson, 1989, p. 142.
  8. ^(EN) Spring C,African Arms and Armor, Smithsonian Institution Press, 1993, p. 41,ISBN 978-1-56098-317-0.
  9. ^(EN) Hook C,The Janissaries, Osprey Publishing, 1995,ISBN 1-85532-413-X.
  10. ^(EN) Brown JP,The dervishes : or, Oriental spiritualism, Trübner & Co., 1868.
  11. ^Zaky 1961, p. 21.
  12. ^(LA)Annales Bertiniani, 869.

Bibliografia

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Fonti

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Studi

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Voci correlate

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Altri progetti

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