| Sagrestia Vecchia | |
|---|---|
| Stato | |
| Regione | Toscana |
| Località | Firenze |
| Indirizzo | Piazza San Lorenzo |
| Coordinate | 43°46′28.97″N 11°15′13.13″E43°46′28.97″N,11°15′13.13″E |
| Religione | cattolica dirito romano |
| Architetto | Filippo Brunelleschi |
| Stile architettonico | rinascimentale |
| Inizio costruzione | 1421 |
| Completamento | 1440 |
| Modifica dati su Wikidata ·Manuale | |
LaSagrestia Vecchia, nellabasilica di San Lorenzo diFirenze, è uno dei capolavori diFilippo Brunelleschi e dell'architettura del primoRinascimento in generale. Vi ha lavorato con importanti contributi scultorei ancheDonatello. La struttura venne completata tra il 1419 e il 1428, mentre la decorazione scultorea è databile tra il 1428 e il 1443. L'opera, che è l'unica che il grande architetto abbia curato fino al termine dei lavori, è stata ritenuta il paradigma di purezza geometrica ed eleganza lineare del suo percorso di architetto, che contienein nuce elementi sviluppati in seguito, come la pianta nellaCappella dei Pazzi o le tribune morte delDuomo di Firenze.
Nel 1419Giovanni di Bicci de' Medici chiamòFilippo Brunelleschi, l'architetto più celebre della città che in quegli anni aveva iniziato loSpedale degli Innocenti e stava dimostrando la fattibilità dellacupola senza armatura, per costruire una cappella funeraria familiare. Giovanni, che quell'anno aveva lasciato ilBanco Medici alle cure del figlioCosimo, si ispirò al progetto architettonico del rivalePalla Strozzi nellasagrestia di Santa Trinita, commissionata aLorenzo Ghiberti nel 1418 come mausoleo familiare. La sagrestia di San Lorenzo venne dedicata aSan Giovanni Evangelista, protettore omonimo di Giovanni de' Medici. All'architetto venne affidata anche la costruzione della cappella deiSanti Cosma e Damiano (protettori della famigliaMedici) adiacente alla sagrestia, nel transetto sinistro.
La sagrestia fu denominataVecchia in seguito alla costruzione dellaSagrestia Nuova ad opera diMichelangelo.
Brunelleschi vi lavorò tra il 1421 e il 1428 e si tratta dell'unica opera pervenutaci portata integralmente a compimento dal grande architetto. In un periodo imprecisato poi, dopo il 1421, all'architetto venne affidata la ricostruzione dell'intera chiesa di San Lorenzo su proposta dello stesso Medici, che fu uno dei principali finanziatori del progetto. La data di conclusione dei lavori fu il 1428, come testimonia l'iscrizione nel pergamo interno dellalanterna della cupoletta.
Nel 1429 vi si celebrarono le esequie di Giovanni di Bicci, per l'esorbitante costo di 3.000fiorini d'oro.
La decorazione scultorea di Donatello è posteriore alla fine dei lavori e forse venne commissionata dallo stesso Giovanni, o dal figlio Cosimo. Nel 1433 venne collocata sotto il tavolo centrale di marmo la tomba di Giovanni e di sua mogliePiccarda Bueri, scolpita da Donatello e dalBuggiano, figlio adottivo di Brunelleschi.
La sagrestia venne concepita come un ambiente autonomo, anche se in comunicazione con la chiesa. L'architettura è impostata su valori chiari e limpidi della geometria solida, con uno spazio cubico sormontato da cupola, schema che si ripete, in dimensioni minori, nellascarsella, movimentata però da nicchie. L'esterno è estremamente semplice: a forma di parallelepipedo coperto dal cono rovesciato deltiburio con tegole a squame (con la leggiadralanterna a colonnine e cupoletta a bulbo spiraliforme), con uno zoccolo in basso e una semplice trabeazione superiore.
L'ambiente maggiore è a pianta quadrata, con una scarsella pure a base quadrata sul lato sud, col lato di base ampio 1/3 di quello del vano principale, a fianco della quale si trovano due piccoli ambienti di servizio accessibili da due portali simmetrici che danno sul vano principale. I due portali sono un'aggiunta successiva, dell'epoca delle decorazioni di Donatello e sono una delle più antiche tracce di elementi architettonici rinascimentali ripresi dall'architettura romana: si tratta infatti della copia di un portale delForo di Traiano conosciuto tramite un disegno diGiuliano da Sangallo. Brunelleschi non apprezzò l'inserimento che, secondo il suo biografo, giudicò troppo massiccio e non in sintonia con l'architettura della sagrestia. Janson attribuì i portali aMichelozzo, che li avrebbe riprodotti nellachiesa di Sant'Agostino aMontepulciano.
L'aula principale ha ilmodulo del lato di base pari a 20braccia fiorentine, che diviso per cinque determina anche la luce (ampiezza) degli archi a tutto sesto nella scarsella. La copertura è una cupola a ombrello, cioè divisa in spicchicostolonati, per la precisione dodici, alla base di ciascuno dei quali si trova unoculo che, insieme allalanterna, garantisce l'illuminazione interna. La scarsella è composta nella stessa maniera, con una propria cupoletta, che però è emisferica e cieca, mentre i suoi lati sono dilatati da nicchie. I vani laterali invece sono voltatia botte: si tratta di una delle più antiche applicazioni di questo tipo di copertura nell'architettura rinascimentale.
Le pareti sono scandite da grandi archi a tutto sesto, che nelle zone al di sotto della cupola formano agli angoli quattropennacchi, dove vennero poi inseriti i medaglioni di Donatello e glistemmi Medicei. All'altezza della linea d'imposta degli archi corre una trabeazione inpietra serena con la parte centrale policroma e decorata da tondi con cherubini e serafini; essa corre senza soluzione di continuità per tutto il perimetro, compresa la scarsella. Agli angoli si trovanoparaste scanalate diordine corinzio, che raddoppiano in spessore nella parete dove si apre la scarsella, così come lo spessore dell'arco centrale.
Le pareti sono intonacate di un colore chiaro, sul quale spiccano le membrature architettoniche inpietra serena, secondo una delle caratteristiche più facilmente riconoscibili dell'architettura brunelleschiana.
Anche in questa opera Brunelleschi si ispirò a elementi dell'architettura medievale toscana, rielaborandoli con soluzioni tratte dall'arte classica romana con un risultato di grande originalità. Per esempio la volta costolonata era già presente nell'architettura gotica, mentre è innovativo l'uso dell'arco a tutto sesto. Anche la commistione tra linee dritte e cerchi è tipica del romanico toscano, come ad esempio nelle tarsie marmoree della facciata diSan Miniato al Monte.
Ma rispetto all'architettura medievale Brunelleschi usò un metodo più razionale e rigoroso, studiando il modulo del cerchio inscritto nel quadrato, che si ripete nella planimetria e nell'alzato. Tutti cerchi sono tangenti tra loro o con i lati dei quadrati che scandiscono l'architettura.
In verticale la Sagrestia è divisibile in tre parti di uguale altezza: la prima all'altezza dell'osservatore, che arriva fino alla cornice sotto gli archi, la seconda con gli arconi, i tondi, le finestre e i pennacchi, e la terza della cupola maggiore.
L'architettura della Sagrestia Vecchia è uno dei più importanti risultati degli studi sugli edifici a pianta quadrata, tappa obbligata per tutte le esperienze successive. La sua forma legata al tema della combinazione dellasfera colcubo e altri solidi regolari ebbe particolare successo e fu sviluppata ulteriormente da Brunelleschi (si pensi solo allacappella de' Pazzi) e ripresa da altri architetti. La funzionalità della pianta e l'armonia dell'insieme ne fecero uno dei modelli base per cappelle e mausolei, non solo in Toscana.
Nelle citazioni successive però i caratteri più intimi dell'originale vennero molto spesso disattesi, tralasciando il rigore di Brunelleschi a vantaggio di soluzione più ricche di decorazioni e seducenti.
Per citare solo gli esempi più famosi, daMichelozzo nellaCappella dei Magi, daGiuliano da Sangallo in scala monumentale nellabasilica di Santa Maria delle Carceri aPrato e daMichelangelo nellaSacrestia Nuova, composta inpendant con quella di Brunelleschi. InVeneto e inLombardia (come nellaCappella Portinari), l'esuberanza dell'ornamentazione farà del modello architettonico un mero supporto alla decorazione e anche la preferenza verso un approccio più fantasioso e disinvolto agli ordini classici produsse interpretazioni sempre più lontane dal modello originale.


Donatello lavorò alla Sagrestia a più riprese, facendo uso anche, per alcune parti, di non meglio precisati collaboratori che alcuni hanno ipotizzato poter essereMichelozzo oLuca della Robbia. Donatello ideò un insieme di decorazioni in stucco policromo di grande intensità espressiva. La sua decorazione, iniziò probabilmente nel 1428-1429 con leStorie di san Giovanni Evangelista, per poi sospendersi a causa dei tumultuosi avvenimenti di casa Medici. Nel 1434, con il ritorno diCosimo il Vecchio daPadova e di Donatello da Roma, i lavori ripresero. Forse erano completati nel 1439, quando la cappella fu sede di importanti cerimonie religiose, e in ogni caso erano tutti completi nel 1443, anno della partenza di Donatello perPadova.
La decorazione a stucco comprende:
Anche le transenne marmoree della scarsella sono attribuite pressoché unanimemente a Donatello, decorate da trafori che rimandano a quelli delle finestre circolari della cupola.
La decorazione scultorea si integra felicemente all'architettura, creando un vivace gioco di colori, ma limitato ad alcune eleganti tinte, che rompe la tradizionale bicromia brunelleschiana del bianco e grigio, arricchito tutt'al più dal blu dellaterracotta invetriata come nellacappella dei Pazzi. Questo armonico tutt'uno non fu però valutato come tale da Brunelleschi: egli si espresse con disappunto riguardo alle aggiunte scultoree, sottolineando come non fosse mai stato interpellato sul loro riguardo. Egli criticava soprattutto la sistemazione delle due pareti ai lati della scarsella, dove i lunettoni dei santi, le pesanti cornici (attribuite aMichelozzo) e i battenti creavano un insieme molto ornato all'insegna dell'horror vacui estraneo alla sintesi ed al rigore geometrico dell'architetto. Anche altri commentatori rimasero perplessi per l'espressività drammatica e inquieta dei rilievi di Donatello, come testimonia un passo delTrattato di Architettura diFilarete (1461-1464), dove si consiglia di non fare figure di apostoli come quelle di Donatello nella porta della sagrestia di San Lorenzo, "che paiono schermidori".
Oggi tuttavia si tende a considerare la sagrestia come un "connubio dagli accenti dialettici e variegati"[1], dove le note più acute si stemperano in quelle più sobrie, senza intaccare l'armonia dell'insieme.
Il fregio con iCherubini e serafini nella cornice, realizzato a stampo interracotta policroma invetriata, è attribuito aLuca Della Robbia.
Nel 2000[2] è stata proposta l'attribuzione a Donatello, con l'aiuto delBuggiano, anche per il monumento funebre sotto la tavola marmorea al centro della Sagrestia, dove sono sepoltiGiovanni di Bicci ePiccarda Bueri. L'opera, arricchita da stemmi medicei, teste di angeli e festoni, venne forse disegnata dal maestro e realizzata dal Buggiano ePagno di Lapo Portigiani.
Opera autografa delVerrocchio è ilmonumento funebre aGiovanni ePiero de' Medici, figli diCosimo il Vecchio, commissionato nel 1472 dai figli dello stesso Piero,Lorenzo il Magnifico eGiuliano de' Medici.
Il busto diSan Lorenzo, sul pianale opposto all'altare, è attribuito aDesiderio da Settignano per la sensibilità pittorica, ma in passato è stato ritenuto anche opera di Donatello.
L'altare è decorato da tre pannelli (Madonna con Bambino, e i profetiEzechiele eIsaia), mentre iplutei sono decorati da anfore da cui si dipartono fronde di quercia, riprese dalla tradizione paleocristiana. La parete fu decorata in seguito da un trittico più antico, opera diBernardo Daddi della metà del Trecento. IlCrocifisso ligneo policromo è invece ancora in loco ed è opera diSimone di Nanni Ferrucci.
Nel ricetto di sinistra si trova un lavabo marmoreo attribuito aAndrea del Verrocchio, con elementi araldici diPierò de' Medici (il falcone, l'anello con lo stemma); la vasca è decorata daprotomi leonini e due sirene. Sempre qui si trova una tavola cinquecentesca coiDolenti e un coevo crocifisso ligneo.

Il dipinto parietale, su intonaco a secco, della volta della cupola nella scarsella, risale agli inizi degli anni quaranta del Quattrocento e raffigurano la situazione cosmologica del Sole e delle costellazioni, come appariva la notte del 4 luglio 1442, probabilmente su Firenze, come è emerso dagli studi in occasione dei restauri[3]del 1984-1989. Federico Zeri nel 1969[4] ha attribuito la pittura della volta celeste al pittore-decoratoreGiuliano d'Arrigo, dettoPesello, esperto di raffigurazioni di animali, ipotesi non confermata da altri, mentre gli esperti sono quasi tutti concordi che il pittore, per gli aspetti astronomici, abbia seguito le indicazioni[5][6]del cosmografoPaolo dal Pozzo Toscanelli.
Su una base diazzurrite, con l'uso della foglia d'oro per le stelle e i pianeti e del bianco di piombo per realizzare le costellazioni in chiaroscuro, è dipinto un cielo dell'emisfero boreale ben definito nelle linee di partizione e nei pianeti allora conosciuti, con un'eccellente accuratezza astronomica. La scelta della data del 1442 è stata messa in relazione con la venuta aFirenze diRenato d'Angiò, il monarca diNapoli cacciato dall'usurpatoreAlfonso d'Aragona. L'Angiò era in viaggio per cercare alleati per una spedizione di riconquista, tra cui i fiorentini, il papa, gliSforza e i genovesi. Renato d'Angiò, che aveva il titolo formale dire di Gerusalemme, veniva visto come colui che avrebbe potuto comandare una nuova crociata per liberare la Terrasanta e sconfiggere i turchiOttomani che stavano cingendo d'assedio i resti dell'impero bizantino.
Il Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze fu trasferito a Firenze nel 1439. Con la firma della BollaLaetentur coeli (6 luglio 1439) si giunse alla completa riunificazione tra greci e latini. Un’altra − e forse migliore − ipotesi è precisamente il giorno del 6 luglio 1439 all'ora 10:30 circa, quando il Sole e la Luna sarebbero posizionati esattamente nei punti raffigurati sull'affresco. La posizione dei cinque pianeti rimane incerta ed è motivo di discussione e controversie. Per di più, l’eclittica dipinta e la posizione della stella Regulus sono precisamente quelle rilevate alla fine dell’anno 1438. Il 4 luglio 1442 non corrisponde all'arrivo di Renato d'Angiò a Firenze (in realtà il 19 luglio), né corrisponde all'esatta posizione del Sole e della Luna questo giorno sull’affresco[7].
La stessa data astrologica è presente anche nella cupoletta analoga dellaCappella dei Pazzi, visto anche il maggiore legame deiPazzi con Renato d'Angiò, che aveva fatto cavaliereAndrea ed aveva presenziato albattesimo di suo nipoteRenato, nominato così proprio in suo onore.
Altri progetti
| Controllo di autorità | J9U(EN, HE) 987007604285705171 |
|---|