Abu Mohammad Mosleh ebn Abdollāh conosciuto anche come Saʿdi (o Saadi) di Shirāz, o più semplicementeShirāzi (in persianoابو محمد مُصلِح بن عَبدالله سعدی شیرازی;1210 –1291) è stato unpoetapersiano, dell'etàislamica classica (ilMedioevo occidentale).
Saʿdi è riconosciuto non solo per la superiore qualità del suo stile, ma anche per la profondità del suo pensiero. Nella città diShiraz è presente ilsuo mausoleo.
Nato al principio delXIII secolo[1][2], o addirittura sul finire delXII (più specificatamente nel1184[3][4]) presso l'antica città diShīrāz, Sa‘dī – il cui vero nome fu probabilmente «Mušarrifu’d-Dīn ibn Muṣliḥu’d-Dīn ‘Abdu’llāh»[5] –, assunse il suo nome d'arte (otaḫalluṣ) dal nome del suo protettore, l'atābegSa‘d ibn Zangī[3], il quale si prese cura del giovane ragazzo rimasto orfano di padre[6], e lo avviò agli studî presso il prestigioso collegioNiẓāmiyya, situato aBaġdād[7].
A partire dal 1226, egli diede il via definitivo al suo peregrinare nei più svariati luoghi e terre dell'Asia, e non solo (visitò anche Paesi non musulmani, come l'Etiopia cristiana o la porzione dell'India induista, azione la quale – all'epoca – era considerata un qualcosa di insolito per un viaggiatore musulmano)[7]. Sa‘dī avrebbe terminato questa sua lunga serie di esplorazioni e vagabondaggi – trovandosi non di rado in situazioni difficili e di pericolo –, solamente dopo all'incirca un trentennio[7]. Nel 1256, infatti, fece ritorno nella sua città natale, ove rimase fino al termine dei suoi giorni, carico di esperienze e aneddoti da condividere con i suoi ascoltatori, venerato e rispettato per la sua saggezza e per le sue doti letterarie e poetiche[8].
Nei suoi insegnamenti, Saʿdi non si limita solo a ordinare di fare ciò che si predica, ma dà molta importanza all'introspezione umana. Tuttavia, per lui l'isolamento dal mondo è necessario per uno studiososufi solo in determinate circostanze, e condanna glianacoreti secondo cui un mistico debba ritirarsi a vita.[9]
Altro suo concetto fondamentale è quello di scegliere il momento e il luogo giusto per praticare la via sufi, e ciò è ampiamente esplicitato neIl roseto, in particolare nel trentaseiesimo racconto del capitolo sulle maniere deidervisci.[9]
Le opere di Saʿdi esercitarono una grande influenza nella letteratura europea, tanto da fornire le basi per leGesta Romanorum, fonte di molte leggende e allegorie occidentali. Le prime traduzioni occidentali delle sue opere apparvero nel XVII secolo, in particolare inGermania. Tuttavia, si conosce ben poco del suo pensiero, come accade in merito ad altri maestri sufi.[10]
«Le allegorie delGullistan sono tipiche dei sufi. Questi non possono offrire i loro segreti a coloro che non sono preparati a riceverli o interpretarli correttamente, e per questo hanno preparato una speciale terminologia per porgere questi segreti agli iniziati. Quando non esistono parole per esprimere questi pensieri, vengono usate frasi speciali o allegorie.»
I versi del poemaBani Adam (ovvero i "Figli di Adamo"), presente neIl roseto, compaiono su un tappeto persiano donato dal popolo iraniano ed appeso su un muro dell'edificio dell'ONU aNew York, che recita:
(inglese)
«All human beings are members of one frame, Since all, at first, from the same essence came. When time afflicts a limb with pain The other limbs at rest cannot remain. If thou feel not for other’s misery A human being is no name for thee.»
(italiano) «Tutti gli esseri umani sono membri di un telaio, Poiché tutti, inizialmente, provennero dalla stessa essenza. Quando il tempo causa dolore ad un arto Gli altri arti a riposo non possono restare. Se non provi nulla per la miseria degli altri Un essere umano non è un nome per te.»
(Bani Adam)
Tappeto persiano con la poesia di Sa'adi, Bani Adam, presso il palazzo delle Nazioni Unite a New York