Flavio Romolo Augusto, noto anche con il diminutivo diAugustolo, cioèPiccolo Augusto (in latinoFlavius Romulus Augustus;465 circa – dopo il511?), è considerato tradizionalmente l'ultimoimperatore romanod'Occidente, perché dopo la sua deposizione a opera del generalebarbaroOdoacre, re degliEruli, non fu nominato alcun nuovo imperatore. La sua deposizione segna convenzionalmente la fine dell'impero romano d'Occidente e l'inizio delMedioevo. Giuridicamente però non ottenne nessun riconoscimento daCostantinopoli.
Le fonti storiche danno pochi dettagli sulla sua vita. Fu messo sul soglio imperiale dal padreFlavio Oreste,magister militum dell'esercito romano dopo la deposizione del precedente imperatore,Giulio Nepote. Romolo, poco più che un bambino, fu di fatto un fantoccio nelle mani del padre. Regnò solo per dieci mesi. Fu spedito da Odoacre aNapoli, alCastellum Lucullanum, dopodiché scompare dalle fonti.
Dal 474 era imperatore d'OccidenteGiulio Nepote, nominato tale dagli imperatori d'OrienteLeone I eZenone. Nel 475 Nepote rimosse ilpatrizio emagister militum dell'Occidente, ilgallo-romanoEcdicio, per nominare al suo posto Oreste. Quest'ultimo, ottenuto il sostegno dell'esercito, si mosse daRoma ed entrò aRavenna il 28 agosto, obbligando Nepote, impossibilitato a resistere, a fuggire inDalmazia, aSalona[4]. Dopo circa due mesi, durante i quali aveva forse atteso un riconoscimento da parte dell'impero d'Oriente, il 31 ottobre dichiarò decaduto Nepote e nominò imperatore il figlio Romolo[2], che aveva 12 o 14 anni e che poteva assurgere al soglio imperiale perché la madre era di stirpe romana.
Romolo era un adolescente incapace di assumere le responsabilità che il potere comportava. Fu così Oreste a detenere effettivamente il potere in nome del figlio. A nome di Romolo vennero coniate quantità disolidi d'oro a Roma,Milano e Ravenna, alcune persino adArles, perché laGallia narbonese era una delle pocheprovince ancora in mano romana. Il problema più urgente era gestire le truppe barbariche che erano poste a difesa dell'impero, nominalmente fedeli all'imperatore, ma effettivamente tenute a bada dai pagamenti versati continuamente attingendo alle casse dello Stato.
Nel 476 la situazione si fece più difficile quando alcune truppe mercenarie barbariche composte daEruli,Sciri eTurcilingi chiesero di ottenere delle terre inItalia, che Oreste però non concesse. Questi popoli si rivoltarono sotto la guida del capo sciroOdoacre, eleggendolo re il 23 agosto. Oreste si rinchiuse aTicinum(Pavia), confidando nelle possenti fortificazioni della città, ma Odoacreassediò Pavia e la conquistò, catturando così Oreste[5]. Oreste fu quindi condotto aPiacenza e ucciso per volere di Odoacre. Quest'ultimo occupò poiRavenna, dopo avere sconfitto e ucciso il fratello di Oreste, Paolo, e il 4 settembre 476 depose Romolo Augusto[6].
Romolo, verosimilmente dietro pressione diOdoacre, inviò una lettera all'imperatoreZenone (che aveva appena guadagnato nuovamente il regno dopo essere stato spodestato daBasilisco) in cui affermava che non c'era bisogno di due imperatori e che era opportuno affidare il comando dell'Italia a Odoacre[7].
Odoacre inviò aCostantinopoli le insegne imperiali: la sovranità sulle terre dell'Occidente passò quindi formalmente aZenone, imperatore d'Oriente, che riconobbe Odoacre governatore d'Italia con il titolo dipatrizio, anche se non di nomina ufficiale. Tuttavia Giulio Nepote continuò dalla Dalmazia a rivendicare il trono d'Occidente fino alla morte (480), nominalmente riconosciuto come Augusto sia da Odoacre che da Zenone (il quale non aveva mai dato il suo appoggio a Romolo, a differenza di Basilisco). Comunque la fine ufficiale dell'impero non modificò, sull'immediato, i modi di vita della popolazione romana d'Italia, già da tempo mutati. Le istituzioni come ilSenato e ilconsolato proseguirono a riprova del fatto che ormai da tempo l'impero d'Occidente era solamente un nome privo di effettivo potere. È anche da rilevare che le regioni su cui si estendeva il potere, almeno formale, dell'Impero d'Occidente erano, nella fase finale dell'impero stesso, ridotte all'Italia, allaProvenza e a parte delle province delNorico, dellaRezia, dellaDalmazia, della Sicilia orientale e l'exclave in Gallia delregno di Soissons.
La successiva vita di Romolo è misteriosa. L'Anonimo Valesiano afferma che Odoacre lo abbia risparmiato in virtù della sua giovane età, esiliandolo a Napoli nelCastellum Lucullanum, l'antica villa diLucullo, attualeCastel dell'Ovo, e concedendogli un vitalizio di seimila soldi annui (la rendita di un senatore facoltoso).Giordane eMarcellino Comes confermano che Odoacre lo esiliò in Campania, ma non menzionano nessun vitalizio[8]. Da questo momento scompare dalle fonti.
Nell'operaStoria del declino e della caduta dell'Impero romano,Edward Gibbon afferma che i discepoli disan Severino furono invitati nel 488 da una «dama napoletana» (forse la madre dell'ex-imperatore) a portare il corpo del santo nella villa, che fu trasformata in monastero prima del 500 per contenere i resti del santo[9].
Cassiodoro, segretario del reostrogotoTeodorico il Grande[10], scrisse una lettera a un certo «Romolo» nel 507, confermando una pensione. Nel 1886 lo storicoThomas Hodgkin avanzò l'ipotesi che il Romolo in questione fosse proprio l'ultimo imperatore romano d'Occidente[11]. Nulla però supporta tale affermazione.
Solido di Romolo Augusto, celebrante le vittorie militari degliaugusti
Romolo è largamente noto con il nome, datogli in antichità, diRomulus Augustulus (italianizzato in «Romolo Augustolo»); la terminazione in-ulus denota il diminutivo, quindi il nome significava «Romolo il piccolo Augusto». In effetti il nomignolo era doppiamente significativo perché si riferiva sia alla giovane età dell'imperatore sia alla sua insignificanza politica, essendo il vero potere nelle mani del padre Oreste. Gli autori di lingua greca giunsero persino a storpiare il nomeRomulus inΜωμῦλλος («Momyllos»), «piccola disgrazia».[12]
Tradizionalmente Romolo Augusto è ritenuto essere l'ultimo imperatore romano d'Occidente: con un nome che fa riferimento ai fondatori diRoma e dell'Impero romano sarebbe stato difficile resistere alla tentazione di trarre questa conclusione, e infatti già nel VI secolo, lo storicoMarcellino Illirico considerava l'impero romano terminato nel 476.[13]
Alcuni storici ritengono essereGiulio Nepote l'ultimo imperatore d'Occidente perché Odoacre, quando chiese all'imperatore d'OrienteZenone di essere riconosciuto comemagister militum epatricius, ebbe come contropartita di riconoscere a sua volta come imperatore d'Occidente Giulio Nepote. Odoacre accettò di riconoscere Nepote e infatti fece anche battere delle monete con la sua effigie fino al 480, quando Nepote fu ucciso dalcomes Ovida con la possibile complicità dell'ex-imperatore d'OccidenteGlicerio. Secondo alcune interpretazioni questa è la reale data della fine dell'impero romano d'Occidente.[14] Questa tesi è minoritaria dato che Zenone non aveva la facoltà di eleggere un imperatore, potere detenuto, almeno in via formale, dalSenato romano e il Senato aveva riconosciuto come imperatore Romolo Augusto. Qualche storico considera addirittura il 486 l'anno di caduta dell'impero d'Occidente perché in quell'anno venne a cessare l'ultimo effettivo baluardo della romanità in Occidente, dal momento che il Dominio diNoviodunum Suessiorum nella Gallia settentrionale (il cosiddettoregno di Soissons) fu annesso al regno deiFranchi. La tesi è comunque difficilmente sostenibile dato che Siagrio, ultimo governatore della Gallia, non aveva mai assunto la porpora.
IordanesDe origine actibusque Getarum, 241;De summa temporum vel origine actibusque gentis Romanorum, 344.
Fonti secondarie
(EN)Edward Gibbon,The History of the Decline and Fall of the Roman Empire, a cura di David Womersley, vol. 3, London, Penguin Books, 1994,OCLC32017316.
Michael Grant,Gli imperatori romani, 7ª ed., Roma, Newton & Compton editori, 2005,ISBN88-8289-400-2.
Arnaldo Momigliano,La caduta senza rumore di un impero, inSesto contributo alla storia degli studi classici, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1980