Roman Polański nasce il 18 agosto 1933 aParigi, inFrancia, figlio di Ryszard Liebling (1903-1984), uno scultore e pittore polacco di religione ebraica, e di Bula Katz-Przedborska (1900-1943), casalinga russa anch'essa di famiglia ebraica ma convertitasi al cattolicesimo all'età di dieci anni. Ciononostante, entrambi i genitori si dichiaravano agnostici.
Nel 1936, a causa del crescente antisemitismo pericolosamente diffusosi in Francia, i Polański si trasferirono inPolonia, aCracovia, città d'origine del padre. In seguito all'invasione nazista della Polonia, Roman e la sua famiglia vennero rinchiusi nelghetto della città, dal quale egli, tuttavia, riuscì a fuggire. La madre venne deportata nel campo di sterminio diAuschwitz, dove morì, mentre il padre riuscì invece a sopravvivere alcampo di concentramento di Mauthausen.
Prima di essere deportato, Ryszard organizzò il salvataggio di Roman, il quale, nella propria autobiografia, sostiene sarebbe avvenuto mediante il versamento di una consistente somma di denaro ad una famiglia cattolica che avrebbe dovuto tenerlo nascosto. Questa, in seguito, lo “cedette” ad una famiglia di contadini cattolici presso i quali Roman rimase fino alla liberazione della Polonia ad opera dell'Armata Rossa. Per questo motivo il futuro regista dichiarò di essere stato cattolico tra i 10 e i 15 anni di età,[1] abbandonando successivamente ogni fede e dichiarandosiateo.
Al termine dellaguerra, Polański studiò recitazione, teatro e regia presso laScuola di Cinema di Łódź, dove si diplomò nel 1959. La sua prima esperienza nel mondo del cinema fu la sua interpretazione nel filmGenerazione diAndrzej Wajda nel 1955. In questo periodo lavorò molto come attore per la radio e in alcuni film, tra i qualiLotna,Mago innocente eSamson.
Come regista debuttò nel 1955 conRower, un cortometraggio semi-autobiografico di cui era anche protagonista: il film narra la storia di un appassionato di ciclismo che segue un presunto venditore di biciclette in un luogo isolato, per essere da questi malmenato e derubato. L'episodio avvenne realmente con lo stesso Polański come vittima, ma con un finale differente: il criminale infatti venne arrestato dalla polizia dopo avere lasciato Polański col cranio fratturato, quindi fu giustiziato per tre precedenti omicidi.[2] Diversi cortometraggi fatti durante gli studi attirarono su di lui l'attenzione. Sempre nel 1959, sposa l'attriceBarbara Lass, dalla quale divorzierà nel 1962.[3]
Dopo il progetto mai realizzato di un documentario sui cimiteri polacchi[4], il suo primo lungometraggio in veste di regista è del 1962:Il coltello nell'acqua, il primo film polacco di un certo livello a non avere per tema la guerra. Questo film contiene già molte delle tematiche oscure e claustrofobiche che avrebbero segnato la carriera successiva del giovane regista, oltre a un profondo pessimismo nei confronti delle relazioni umane, e una riflessione sull'invidia dello stato sociale e sulla gelosia. Nonostante non fosse stato apprezzato dallaPolonia comunista a causa dell'assenza di redenzione sociale, il film godette di un ampio successo commerciale e di critica nei cinema occidentali, sino ad ottenere la candidatura al premioOscar al miglior film straniero, la prima nella carriera di Polański.
I soggiorni in Francia, Gran Bretagna e le collaborazioni con Gérard Brach
Polański aveva già realizzato inFrancia un paio di cortometraggi nel 1961, ma fu soltanto nel 1963 che decise di lasciare definitivamente la Polonia comunista ed emigrarvi. Qui contribuì con un segmento (Il fiume di diamanti) al film collettivoLe più belle truffe del mondo, scontrandosi comunque con la scarsa volontà dell'industria cinematografica francese di supportare un regista straniero (seppur nato sul suolo francese). Presto emigrò dunque inGran Bretagna dove iniziò la sua fruttuosa collaborazione con lo sceneggiatore franceseGérard Brach con tre film:Repulsione (1965),Cul-de-sac (1966) ePer favore, non mordermi sul collo! (1967).
Nel 1968 si trasferì negliStati Uniti, dove girò uno dei suoi film più noti:Rosemary's Baby, basato sull'omonimo romanzo diIra Levin e con protagonistiMia Farrow eJohn Cassavetes. Un film a metà strada tra il thriller e l'horror, racconta la storia di Rosemary, giovane e innocente donna, il cui marito concede che sia ingravidata dal diavolo in cambio di una carriera di successo. L'adattamento del romanzo per lo schermo valse al regista una seconda candidatura all'Oscar.
Il 1969 fu un anno tragico per la vita del regista: il 23 aprile, pochi giorni prima di compiere 38 anni, perse la vita il compositoreKrzysztof Komeda, le cui musiche sono presenti in quasi tutti i film di Polański; il 9 agosto, mentre il regista si trovava a Londra, lasetta diCharles Manson fece irruzione nella villa10050 Cielo Drive, aLos Angeles, dove la moglieSharon Tate, all'ottavo mese di gravidanza, stava passando una serata con alcuni amici. Furono brutalmente uccisi lei, Wojciech Frykowski, Abigail Folger,Jay Sebring eSteven Parent.
Questa vicenda lo sconvolse, creandogli sensi di colpa e rallentando la sua produzione. Il suo primo lavoro dopo l'accaduto fuMacbeth (1971), un cupo e violento adattamento dell'omonima tragedia diShakespeare, con protagonistaJon Finch. Filmato nel parco nazionale diSnowdonia, nelGalles, il film ebbe grossi problemi di budget e molti critici furono turbati dalla messa in scena disturbante dell'opera.
Il successo diChinatown sembrava avere lanciato il regista verso una brillante carriera hollywoodiana, ma Polański preferì tornare in Francia per girareL'inquilino del terzo piano (1976), di cui è anche protagonista, e chiudere così la cosiddettaTrilogia dell'appartamento, iniziata 11 anni prima conRepulsione e proseguita conRosemary's Baby.
A seguire giròTess (1979), tratto dal romanzoTess dei d'Urberville che la moglie Sharon Tate lasciò sul suo comodino poco prima di morire, annotando sulla terza di copertina che sarebbe potuto essere un buon film. Instaurò in questo periodo una relazione con la giovane protagonista della pellicola,Nastassja Kinski. Nonostante la dispendiosa produzione e la lunga durata,Tess si rivelò un buon successo di critica e pubblico, e Polański si aggiudicò ilPremio César per Miglior Film e Miglior Regia, oltre alle candidature all'Oscar al miglior regista eal miglior film (rispettivamente la seconda e la quarta nella carriera di Polański). Nei successivi sette anni, Polański realizzò il flopPirati (1986), conWalter Matthau, un omaggio ai film di cappa e spada conErrol Flynn, mito della sua infanzia. DopoPirati fu la volta diFrantic (1988), un angosciante thriller parigino con protagonistaHarrison Ford e l'attrice e modellaEmmanuelle Seigner, che sarebbe poi diventata la nuova moglie di Polański e che recitò in diverse sue pellicole successive. Dal loro matrimonio nacquero due figli, nel 1993 e nel 1998.
È infatti Emmanuelle Seigner la protagonista del thriller eroticoLuna di fiele (1992), un film ambientato su una barca (in questo caso una nave da crociera), che indaga i rapporti di coppia, come già succedeva inIl coltello nell'acqua. In questo periodo è da segnalare anche la sua interpretazione del commissario di polizia nel filmUna pura formalità (1994) diGiuseppe Tornatore, in cui divise la scena conGérard Depardieu eSergio Rubini. Nello stesso anno, ma stavolta solo come regista, firmò un'altra opera gestita solo da un pugno di attori, ovveroLa morte e la fanciulla conSigourney Weaver eBen Kingsley, che narra del complesso rapporto fra un aguzzino di un non meglio identificato regime militare sudamericano e la sua vittima. Nel 1996 curò la regia del videoclip deGli angeli diVasco Rossi.[5] Nel 1997 ritornò a occuparsi di teatro, dirigendo aViennaTanz der Vampire, adattamento sul palcoscenico del suoPer favore, non mordermi sul collo!, replicandolo poi con successo aStoccarda,Amburgo eBerlino. Nel 1999 lavorò con un'altra stella hollywoodiana, ovveroJohnny Depp nel filmLa nona porta.
Il culmine della sua carriera si è avuto con il filmIl pianista, con il quale il regista ha ottenuto laPalma d'oro alFestival di Cannes nel 2002 e l'Oscar nel 2003. Il film è basato sull'autobiografia del pianista ebreo/polaccoWładysław Szpilman, che ha diversi punti in comune con la storia personale di Polański: anche lui infatti sopravvisse a un ghetto polacco e ai campi di concentramento dove la sua famiglia perse la vita. Nella parte di Władysław Szpilman spiccaAdrien Brody. Non potendo il regista andare a Los Angeles a ritirare il premio Oscar di persona a causa del mandato di cattura ancora pendente sulla sua testa, la statuetta venne consegnata durante la cerimonia aHarrison Ford, il quale aveva recitato per Polański inFrantic.
Polański e lo scrittore spagnolo Diego Moldes aMadrid nel 2005
Il 3 marzo 2018, in seguito alle accuse di violenza sessuale, Polański è escluso dall'Accademia degli Oscar e il 25 agosto 2020 la corte di Los Angeles respinge il ricorso presentato da Roman Polański contro la sua espulsione.[7]
Nel , alla76º Festival del cinema di Venezia, è in concorso il suo film sull'Affare Dreyfus,L'ufficiale e la spia.[8] La presidente della giuria,Lucrecia Martel, contesta la presenza del film dicendo: "Non separo l'uomo dall'opera".[9] Dopo quest'accusa i produttori hanno minacciato di ritirare l'opera dal concorso. Polański, interrogato al proposito, risponde: "Perché non reagisco? Perché sarebbe come combattere contro i mulini a vento"[10] e si paragona al protagonista della storia,Alfred Dreyfus, il capitano ebreo dello stato maggiore francese condannato per alto tradimento, accusa poi rivelatasi falsa.[11] Polański è assente alla presentazione del film,[12] probabilmente per evitare una possibile estradizione negli Stati Uniti, visto che figura sempre nellalista rossa (Red Notice) delle persone ricercate dall'Interpol per violenza sessuale contro una minorenne. Polański vuole presentare il suo film alla scuola del cinema diŁódź della quale è stato allievo (in Polonia non rischia di essere estradato, essendo cittadino polacco), ma una petizione firmata da un centinaio di persone domanda che sia annullato l'evento perché «La scuola del cinema, come ogni altro istituto d'educazione, dovrebbe essere un luogo dove i comportamenti sessuali violenti devono essere condannati, poiché Polański è accusato di almeno cinque comportamenti del genere. La più giovane delle vittime aveva dieci anni. ».[13] Per finire Polański rinuncia al viaggio a Łódź.
Nel 2020 il suo film sull'affare Dreyfus è in lizza per 12 categorie del premio César e il presidente dell'Accademia dei César, Alain Terzian, interpellato sul record di nomination per Polański, ha risposto che "non è un'istanza che deve assumere posizioni morali".[14] A pochi giorni dalla cerimonia prevista a Parigi è stato pubblicato suLe Monde un appello firmato da oltre quattrocento attori, registi, autori ed esponenti del cinema che denuncia una "gestione opaca ed elitista" del premio e i suoi vertici si sono dimessi in blocco.[15] La vigilia, dopo la decisione di un gruppo di femministe di manifestare contro le 12 nomination per il suo film sull'affare Dreyfus, Polański annuncia all'Agence France-Presse che non parteciperà alla cerimonia[16], mentre prima della cerimonia il ministro francese della culturaFranck Riester dichiara: "PremiareL'ufficiale e la spia come migliore film sarebbe comprensibile, meno accettabile invece dare a Polański il premio di miglior regista.".[17]
Per finire, il film ha avuto, tra le proteste, tre César (miglior regia, adattamento, costumi), i primi due dei quali a Polański.[18][19] Fra le altre, l'attriceAdèle Haenel, candidata come miglior attrice perRitratto della giovane in fiamme, è uscita rumorosamente dalla sala esclamando: «Vergogna!»,[20] mentreFlorence Foresti, che pure presentava la cerimonia, non si è presentata sul palco per consegnargli il premio al miglior regista ed è stata sostituita all'ultimo momento daSandrine Kiberlain.[21] Il giorno dopo, un direttore di casting francese, Olivier Carbone, con un post su Facebook preannuncia alla Haenel "omertà" e una "carriera finita ben meritata".[22]
Il 14 settembre 2020 Polański è entrato "d'ufficio" come "membro storico" tra i 182 membri della nuova assemblea generale dell'Accademia dei César (Académie des arts et techniques du cinéma). Secondo la presidente Margaret Menegoz: "È stato semplicemente applicato l'attuale statuto".[23]
Nel 2021 Polański prepara un lungometraggio in Svizzera, una commedia sui più che ricchi ambientata alGstaad Palace,[24] un collettivo di cineasti protesta pubblicamente.[25]
Nel 1977, Polański venne accusato aLos Angeles di "violenza sessuale con l'ausilio di sostanze stupefacenti" ai danni di una ragazzina di tredici anni e undici mesi, Samantha Geimer, modella, figlia di una conduttrice televisiva; il reato avvenne nella villa di Jack Nicholson.[26] L'accusa comprendeva in tutto sei capi d'imputazione.[27] Il procedimento di accusa si svolse con grande attenzione da parte della pubblica opinione. L'avvocato della ragazzina, al fine di proteggere la sua assistita, propose, in sede di procedimento preliminare, un patteggiamento (plea bargain), in modo che la minorenne non dovesse deporre pubblicamente davanti al tribunale. Il Pubblico Ministero si dichiarò d'accordo, come anche il difensore di Polański, così che l'accusa venne ridotta al solo capo dirapporto sessuale extramatrimoniale con persona minorenne, del quale Polański si dichiarò colpevole. Il giudice riconobbe che non c'era stata alcuna violenza sessuale, ma solo il fatto che Polański avesse approfittato di una minorenne, compiendo un atto sessuale non lecito, ma non uno stupro.[28] A causa dell'età della vittima, fu prescritta ai sensi di legge una perizia psichiatrica del reo, per la quale Polański fu mandato per 90 giorni nella prigione di Stato californiana aChino.[29]
Dopo 42 giorni Polański venne rilasciato anticipatamente con una valutazione che consigliava una pena detentiva con la condizionale, quindi senza più detenzione. Quando emerse che il giudice non avrebbe seguito la proposta[30], il regista dagli Stati Uniti fuggì a Londra. Poco dopo si trasferì a Parigi per evitare l'estradizione da parte del Regno Unito. Da allora evita l'ingresso negli Stati Uniti, nonché negli stati dai quali può temere l'estradizione. Dato che dal 1975 possiede la cittadinanza francese[31], non può essere estradato dalla Francia agli Stati Uniti. La vittima, Samantha Geimer, ha detto di non avere risentimento verso Polański e di volere che il caso sia chiuso definitivamente senza ulteriori condanne per il regista.[32] Il 19 luglio 2022 si riapre il caso, poiché è stata trovata prova che il giudice che lo accusò dell'abuso sessuale contro una minorenne gli avrebbe promesso la libertà in cambio dell’ammissione di parte della colpa da parte sua.[33] Gli avvocati sperano di ottenere una condanna in contumacia da sommare ai giorni già scontati in carcere.[33] Nel 2023 Samantha Geimer pubblica sul suo profilo privato diInstagram una foto in cui lei e Roman Polański posano sorridenti uno accanto all'altra, la foto è poi ripresa dalla moglie di Polański,Emmanuelle Seigner, che la pubblica sul proprio profilo pubblico, col commento «grazie Samantha», precisando che la foto è stata scattata da David Geimer, marito di Samantha, che ha perdonato il regista, che «ha pagato il suo debito alla società».[34]
Dalla condanna Polański vive fuori dagli Stati Uniti per evitare l’arresto, poiché figura nella "lista rossa" (red notice) delle persone ricercate dall'Interpol dal 2005;[35] nel 2009, a seguito dell'arresto e poi del rilascio inSvizzera, l'Interpol attraverso una nota[36] ricordava a tutti gli stati membri dell'organizzazione (Francia, Polonia e Svizzera comprese) che lared notice oavviso di ricerca internazionale è sempre valida e che in quanto membri dell'organizzazione devono adoperarsi per farla rispettare.
L'8 novembre 2019 la francese Valentine Monnier accusa Polański di averla brutalmente violentata nel 1975, quando aveva 18 anni, nel suochalet diGstaad; ma dopo 44 anni il reato, che non è mai stato denunciato, è prescritto e la giustizia non può intervenire, come fa notare l'avvocato di Polański, che deplora la pubblicazione dell'accusa alla vigilia della proiezione in Francia del suo ultimo film sull'affare Dreyfus.[37][38] La società francese degli autori di cinema ha proposto nuove regole per i membri condannati per violenza sessuale e l'uscita del film in Francia è stata contestata e annullata a Parigi e aRennes in seguito a delle proteste femministe.[39][40]
In un'intervista alCorriere della Sera, dove si ricorda che nel corso degli anni cinque donne lo hanno accusato di violenza sessuale, Polański dichiara: "A ogni mio film succede qualcosa di simile a quello che è successo nei giorni scorsi. Dichiarazioni e accuse che finiscono per creare una palla di neve che rotola e si ingrandisce sempre più. Ogni volta c'è qualcuno che mi rimprovera qualcosa. Finora non ho parlato, ma sono la sola persona che può farlo e lo farò al più presto."[41]. In un'intervista aParis Match del 5 dicembre 2019, Polański nega le accuse di Valentine Monnier e accusa i media di volerlo trasformare in un mostro.[42]Emmanuelle Seigner in un'intervista lo difende così: “Mio marito non aveva bisogno di stuprare, c’era la fila di donne che volevano andare a letto con lui”.[43]
Gli Stati Uniti rifiutarono qualsiasi tipo di accordo. Nel 2008 la regista Marina Zenovich, nel proprio documentarioRoman Polanski: Wanted and Desired, parlò di un presunto conflitto di interessi da parte del giudice nei confronti di Polański. Gli avvocati del regista ricorsero quindi contro la sentenza, ma non ottennero né l'archiviazione del procedimento né l'assegnazione del processo a un tribunale fuori da Los Angeles; inoltre, secondo il tribunale, Polański avrebbe dovuto partecipare di persona al processo, cosa che però evitò per scampare al prevedibile arresto.
Il 26 settembre 2009 Polański venne arrestato all'aeroporto di Zurigo-Kloten sulla base di un mandato di cattura internazionale emesso nel 2005 su richiesta delle autorità giudiziarie statunitensi (negli Stati Uniti un mandato di cattura esiste fin dal 1978). Il regista si era recato in Svizzera per ricevere alZurigo Film Festival un premio alla carriera.[44] Gli Stati Uniti avevano preventivamente fatto formale domanda di estradizione. Il 25 novembre 2009 ilTribunale penale federale diBellinzona, dopo due mesi di prigione, ha accolto un ricorso di Polański, commutando la pena da detenzione in carcere all'arresto domiciliare elettronicamente controllato e disponendo, come ulteriore misura di garanzia, il ritiro dei documenti d'identità e una cauzione di 4,5 milioni difranchi svizzeri.[45]
Il 12 luglio 2010 le autorità elvetiche, in considerazione di un vizio di forma, hanno negato l'estradizione del regista negli Stati Uniti, revocandogli anche gli arresti domiciliari e il braccialetto elettronico. Ha così commentato la ministra svizzera di Giustizia e Polizia,Eveline Widmer-Schlumpf: «Nemmeno dopo intensi accertamenti è stato possibile escludere con la necessaria certezza la presenza di un vizio nella domanda di estradizione statunitense. Se fosse confermato che Polański ha effettivamente scontato l'intera pena (42 giorni di detenzione, all'epoca dei fatti, in un reparto psichiatrico del carcere di massima sicurezza diChino) la richiesta di estradizione americana e, di conseguenza, la procedura di estradizione sarebbero prive di fondamento».[54] Nel 2011, recatosi nuovamente al Zurigo Film Festival, Polański ha assistito all'anteprima della proiezione del documentario su di lui,Roman Polanski: A Film Memoir, in cui, tra l'altro, chiede scusa pubblicamente alla Geimer per la prima volta.[55]
Il 30 ottobre 2015 il tribunale di Cracovia ha rifiutato una richiesta di estradizione di Polański da parte degli Stati Uniti dopo che il regista era stato avvistato all'inaugurazione del Museo di Storia degli ebrei polacchi a Varsavia. Il no definitivo della magistratura polacca è arrivato poco dopo l'una mentre l'aereo di Polański stava per decollare in direzione di Parigi. Le autorità polacche avevano chiesto i documenti relativi alla precedente procedura di estradizione in Svizzera. Il tribunale si è limitato a una valutazione procedurale senza verificare se il reato è stato commesso. Il reato di Polański sarebbe comunque caduto in prescrizione secondo i tempi della legge polacca.[56] Il 6 dicembre 2016 la Corte suprema polacca conferma il rifiuto dell'estradizione negli Stati Uniti qualora il regista dovesse entrare in Polonia.[57]
Il 17 dicembre 2021 un'inchiesta di Catherine Balle sul giornaleLe Parisien rivela che una testimone oculare conferma l'accusa di stupro contro Polański da parte dell'attriceCharlotte Lewis.[58]
Polański sarà processato per diffamazione il 5 marzo 2023 a Parigi per aver messo in dubbio la veridicità delle accuse di abusi sessuali mosse contro di lui dall'attrice inglese Charlotte Lewis. A stabilirlo è stato il tribunale della capitale francese, secondo quanto scrive l'agenzia di stampaAFP.com[59]. Il 4 dicembre 2024 Charlotte Lewis ha perso il processo[60].
Nell'aprile del 2023 viene pubblicata una foto di Polański in posa con Samantha Geimer. In tale contesto la donna afferma: «Siamo chiari, quello che è successo con Polanski non è mai stato un grosso problema per me. Non sapevo nemmeno che fosse illegale, che qualcuno potesse essere arrestato per questo. Stavo bene, sto ancora bene, e che questa cosa sia stata trasformata in qualcosa di più grande mi pesa molto. Dover ripetere costantemente che non è stato un grosso problema è un peso terribile».[61]