Ilrogo di libri (anchebiblioclastia, obibliolitia) è la pratica, spesso promossa da autoritàpolitiche oreligiose, in cui si distruggonolibri o altro materiale scritto. Questa condotta è legata alfanatismoideologico e di solito accompagna molti conflitti bellici. La pratica è generalmente pubblica, e accompagnata da forme cerimoniali, ed è motivata da obiezioni, contingenze e convenienzemorali, politiche o religiose nei confronti del materiale pubblicato.
Categoria di libri destinati ad essere bruciati dai nazisti, in esposizione alloYad VashemLibri che bruciano dopo ilgolpe del 1973 che instaurò, inCile, ilregime di PinochetSimbolo della "New York Society for the Suppression of Vice" ("Società newyorchese per l'eliminazione del vizio"), un'istituzione dedita alla sorveglianza della moralità pubblica, che invoca il rogo di libri.
Molti considerano la pratica del rogo dei libri come offensiva per diverse ragioni: per alcuni, è una formula dicensura che i leader politici e religiosi applicano contro chi si oppone alle loro idee.
Per altre persone, il rogo pubblico di libri produce una pubblicità gratuita il cui effetto è attrarre attenzione sui libri che in altra maniera forse non avrebbero raggiunto una notorietà ampia. Per questo alcune autorità preferiscono la distruzione privata dei libri.
L'attuale tendenza nel settore delle comunicazioni e raccolte digitali ha comportato la trascrizione e memorizzazione di cataloghi e lavori scritti suarchivi ebiblioteche digitali. Quando questi lavori vengono soppressi con fini epurativi si può pensare ad una forma di rogo digitale. Attualmente l'espressionelibri al rogo si associa alla censura di massa di una pubblicazione, effettuata davanti all'impossibilità di un'eliminazione sistematica di informazioni nell'era digitale.
Il rogo di libri e ladistruzione di biblioteche furono pratiche piuttosto comuni nel passato, causati spesso da guerra, censura o più semplicemente dalla necessità di cancellare informazioni o idee pericolose per il contesto storico in cui furono attuati. Questi sono alcuni degli eventi documentati:
La distruzione delle opere diCremuzio Cordo, una delle figure di spicco della storiografia romana del dissenso, tesa ad esaltare il tramontato regime repubblicano contro il nuovo ordine imperiale retto dalladinastia Giulio-Claudia. Fu accusato dicrimen maiestatis. Il suo scrittoAnnales fu accusato anche di aver criticato il popolo e il senato di Roma e non aver mostrato il giusto rispetto nei confronti diAugusto e diCesare.[2]. Il Senato decretò che tutti i libri con la sua opera fossero bruciati dagliEdili.
Un'altra famosa opera di distruzione fu quella avuta nell'anno 642 da parte del generaleʿAmr ibn al-ʿĀṣ, comandante delle truppe arabe che avevano appena conquistato l'Egitto, che secondoAbd al-Latif al-Baghdadi, distrusse laBiblioteca di Alessandria e i libri in essa contenuti su ordine delcaliffo Omar. Questa fu la motivazione del califfo: «In quei libri o ci sono cose già presenti nelCorano, o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte».Jurji Zaydan, storico dell'islam, cita quattro storici arabi che confermano gli avvenuti roghi di libri, in Egitto e in Persia, da parte dei conquistatori arabi:Ibn Khaldun,Abd al-Latif al-Baghdadi,Al-Maqrizi eHaji Khalifa[3]
Il 10 febbraio 1258 la città diBaghdad vennepresa e saccheggiata dai Mongoli guidati daHulagu, nipote diGengis Khan, che massacrarono tra i 200 000 e i 800 000 abitanti, fra cui il califfo abbasideal-Musta'sim e devastarono vaste zone della città oltre alla celeberrima biblioteca, laBayt al-Ḥikma. Si trattava di uno straordinario patrimonio librario di quasi mezzo milione di volumi.
Il 7 febbraio 1497 ebbe luogo a Firenze un importante rogo di libri e opere artistiche di considerevole valore, ritenute materiale immorale, conosciuto come "Falò delle vanità". Esso fu promosso daGirolamo Savonarola.
Nel 1524 venne pubblicata la prima edizione deI Modi, famoso libro erotico del Rinascimento italiano, contenente sedici incisioni diMarcantonio Raimondi che rappresentano in modo esplicito una serie di posizioni sessuali; queste incisioni vennero radunate e bruciate totalmente.I Modi venne pubblicato nuovamente nel 1527, ma la censura pontificia eliminò tutte le copie che riuscì a trovare.[4].
Il rogo dei manoscrittiMaya eAztechi del 1562 compiuto ad opera dell'Inquisizione inMessico, per ordine diDiego de Landa[5], vescovocattolico spagnolo e studioso della culturaMaya, noto, appunto, per aver distrutto quasi interamente il patrimonio culturale scritto di tale civiltà. De Landa cercò di raccogliere quante più informazioni poté su quella cultura che, da inquisitore, aveva cercato di far scomparire ad ogni costo.
Agli inizi del secolo XVI, gliAndalusi della penisola iberica avevano l'obbligo di consegnare alle autorità castigliane i libri scritti in arabo, venendogli poi restituiti quelli riguardanti medicina, filosofia e storia e bruciati tutti gli altri[6].
Nel 1558 l'inquisizione istituisce l'elenco dei libri proibiti, che conteneva i testi contrari alla dottrina cattolica. La vittima più famosa di questo indice è il filosofoGiordano Bruno: a Roma il 17 febbraio 1600 inpiazza San Pietro vengono bruciati tutti i suoi libri mentre lui stesso viene messo al rogo, a Campo dei Fiori.
Nel 1793 il poeta spagnoloFélix María Samaniego, che aveva scritto anche una composizione erotica nota comeEl jardín de Venus (Il giardino di Venere), subì un processo da parte dell'Inquisizione, e prima di morire dovette far bruciare la maggior parte delle proprie opere.
Nell'ottobre 1817 ebbe luogo per la prima volta ilfestival di Wartburg (intedescoWartburgfest), alcastello di Wartburg nei pressi diEisenach (inTuringia), dove un folto gruppo di studenti organizzò un rogo dei simboli napoleonici e dei libri considerati reazionari e antitedeschi, quasi a voler far rivivere l'episodio che videLutero fare bruciare nella piazza di Wittenberg i testi religiosi cattolici. Vennero bruciati, tra gli altri: ilCodice Napoleone (allora ancora vigente presso alcuni Stati tedeschi), laStoria dell'Impero germanico diAugust von Kotzebue, laRestaurazione della scienza politica diKarl Ludwig von Haller, il volumeSovranità e costituzioni statali diFriedrich Ancillon, il Codice della Gendarmeria prussiana.
Nellaprima guerra mondiale si verificò il cosiddetto "Stupro del Belgio". Il 25 agosto 1914 i tedeschi devastarono la città diLovanio; deliberatamente, con la benzina, diedero fuoco alla biblioteca dell'Università Cattolica che conteneva circa 300.000 libri e manoscritti medievali, uccisero 248 civili ed espulsero l'intera popolazione di 42 000 abitanti. Abitazioni di civili furono incendiate e cittadini furono spesso fucilati nel luogo in cui si trovavano. Furono inoltre distrutti oltre 2.000 edifici, mentre grandi quantità di materiali strategici, prodotti alimentari e moderne attrezzature industriali furono saccheggiati e trasferiti in Germania.
Il rogo dei libri di autori ebrei durante l'epoca nazista, dal 1930 fino al 1945 in Germania. Il regime nazista divenne molto noto per i roghi delle opere di oppositori politici e scrittori considerati sconvenienti ed immorali, per il contenuto delle loro opere, le loro opinioni politiche o le loro origini etniche. Tra iBücherverbrennungen più noti svoltosi durante il ed a causa delregime nazista nellaGermania di Hitler si annovera quello avvenuto nellaBebelplatz diBerlino il 10 maggio1933.[7]
Nelregime fascista, in Italia, vi fu una rigida censura sulla stampa di libri e riviste. Un caso fra i primi è quello del romanzoSambadù, amore negro (1934), nel quale la scrittriceMura racconta la passione di una donna bianca per un uomo nero africano. Il romanzo venne sequestrato e le copie distrutte, l'illustratore di copertinaMarcello Dudovich diffidato, e persino venne ritirato dalle edicole il quotidianoLa Voce di Mantova per aver segnalato l'opera alle lettrici. Mura diventa una sorvegliata dalla polizia politica.[8]
Nel 1951 si bruciarono - nei cortili di parrocchie cattoliche - libri diGianni Rodari (tra cui il saggio pedagogicoIl manuale del Pioniere) e copie della sua rivistaPioniere, per motivi di contrapposizione ideologica.
Nel 1961 si consumò in Italia nel cortile della procura diVarese l'ultimo rogo di libri per disposizione legale; si trattava della condanna per oscenità dell'operaStorielle, racconti e raccontini delmarchese de Sade, illustrata daAlberto Manfredi, e pubblicata dall'editoreLuigi Veronelli l'anno precedente[9]. Ma ancora nel 1979, dopo l'arresto del filosofoToni Negri con l'accusa di essere a capo di un'insurrezione armata contro lo Stato, i suoi cinque opuscoliCrisi dello Stato-piano,Partito operaio contro il lavoro,Proletari e Stato,Per la critica della costituzione materiale,Il dominio e il sabotaggio, sparirono dalle librerie italiane e furono mandati al macero[10].
Nel 2005 viene incriminato dal governo turco lo scrittoreOrhan Pamuk, reo di aver rilasciato alcune dichiarazioni sul massacro, da parte dei turchi stessi, di un milione diarmeni (noto comegenocidio armeno) tra il 1915 ed il 1916, e trentamilacurdi inAnatolia durante laprima guerra mondiale. La legge penale turca infatti proibisce di definire tali avvenimenti un "genocidio". Nonostante il grande successo riscosso in patria dallo scrittore, una significativa parte dell'opinione pubblica turca si è schierata contro Pamuk. Un sottoprefetto diIsparta ha ordinato la distruzione dei suoi romanzi nelle librerie e biblioteche, mentre una TV locale ha proposto un servizio per ritrovare una studentessa che aveva ammesso di possederne uno. L'anno seguente Orhan Pamuk è stato insignito delPremio Nobel per la letteratura.
Nel 2006 le autorità dell'Indonesia bruciarono in massa, su pressione dell'esercito e degli islamisti, i libri di testo scolastici che contenevano riferimenti aiMassacri anticomunisti indonesiani del 1965-1966, reintroducendo al loro posto i vecchi libri che minimizzavano o evitavano di parlare del tutto del genocidio.[11]
Secondo alcune fonti, il 16 gennaio 2015 sono stati bruciati circa 2000 libri dal gruppo terroristico islamicoISIS poiché non considerati "islamicamente corretti". Fra di essi si trovavano testi per bambini, testi di diritto, libri di poesie, filosofia, salute, scienza e tanto altro prelevati dalla grande biblioteca diMosul, dalla biblioteca dell'università, dalla Biblioteca musulmanasunnita, dalla biblioteca della Chiesa Latina e dal Convento dei Padri Domenicani, tra i quali vi erano scritti risalenti a migliaia di anni fa[12].
Auto da fé (Die Blendung) è il più noto romanzo diElias Canetti (1935); l'epilogo, ambientato a Vienna, narra la drammatica fine del protagonista (il sinologo Peter Kien) che muore nel rogo della propria biblioteca, da lui stessa incendiata.
Il rogo dei libri ha ispirato ilromanzodistopicoFahrenheit 451 (1951) diRay Bradbury, dove è descritta una società in cui i vigili del fuoco (tra cui il protagonista) hanno la missione di localizzare e bruciare i libri.
Nel libro diUmberto EcoIl nome della rosa, Jorge da Burgos dà fuoco alla grandissima e labirintica biblioteca del monastero per evitare che il mondo venga a conoscenza dell'ultima copia del secondo libro dellaPoetica diAristotele, dedicato alla commedia e al riso.
Gira inCile un aneddoto non comprovabile suimilitari di Pinochet, i quali, cercando materiale di caratteremarxista, in una biblioteca di arte pittorica si imbatterono in libri riguardanti ilcubismo, e credendo fossero relazionati con laCubacastrista li bruciarono tutti[13].
Lo scrittoreHeinrich Heine nel 1821 nella sua tragediaAlmansor scrisse "dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli esseri umani" (Dort, wo man Bücher verbrennt, verbrennt man am Ende auch Menschen).
Sigmund Freud, venendo a conoscenza che suoi libri erano stati bruciati pare abbia esclamato: «Come è avanzato il mondo: nel Medioevo avrebbero bruciato me!»[14]
G. Peignot,Dictionnaire critique, littéraire et bibliographique des pricipaux livres condamnés au feu, supprimés ou censurés, A.A. Renouard, Paris, 1806.
L. S. Olschki,Saggio di una storia delle più notevoli distruzioni di libri, in "La Bibliofilia", v. I, 1885.
C. De Frede,Roghi di libri ereticali nel Cinquecento, inRicerche per la storia della stampa e la diffusione delle idee riformate nell'Italia del Cinquecento, De Simone, Napoli, 1985.
Jonathan Rose (a cura) - 18 autori,Il libro nella Shoah (titolo originale: The Holocaust and the Book. Destruction and Preservation - University of Massachusetts Press, 2001), Milano, Sylvestre Bonnard, 2003,ISBN88-86842-60-0.