Secondo alcuni studiosi, il primo nucleo abitativo di questo paese collinare risalirebbe all'epoca romana. Nel36 a.C., in occasione delleGuerre Civili del I secolo a.C., la città diTaormina si ribellò ai Romani. In poco tempo la città venne riconquistata dalle legioni romane e molti degli abitanti di Taormina si dispersero per le contrade vicine. Un gruppo folto di Tauromeniti dovette stanziarsi alle pendici del monte Kalfa, proprio dove oggi sorgono i paesini diLimina e Roccafiorita.
È altresì probabile che il primo nucleo di Roccafiorita sia stato fondato da genti provenienti dalla più vicinaPhoinix, che proprio nel36 a.C. aveva dato ospitalità per una notte all'esercito diSesto Pompeo prima della battaglia controOttaviano.
Nel corso degli anni, sono state rinvenute, nel territorio di Roccafiorita, numerose tracce di urbanizzazione risalenti all'epoca romana.
Durante ilMedioevo il territorio di Roccafiorita era inglobato nel Marchesato diLimina, per quanto riguarda gli affari civili e amministrativi, mentre per ciò che concerne l'aspetto ecclesiastico, dipendeva daSavoca.
Nel1610 il Marchese di Limina, Pietro Balsamo, decise di fondare una cittadina nel feudo di cui era proprietario. Nacque cosìAcqua Grutta,dal nome del feudo. Successivamente il paese cambiò il nome inRocca Kalfa e infine in Roccafiorita che deriva dal latino medievaleRocca Florida.
Questo piccolo borgo,elevato a principato, venne popolato da contadini provenienti in massima parte dalla vicinaLimina ma anche da famiglie provenienti da tutta laValle d'Agrò, rimanendo sempre sotto la signoria feudale della famigliaBonanno cui pervenne per matrimonio dai Balsamo, e mantenendo una certa autonomia amministrativa dalla vicinaLimina. Nel1798 il paese arrivò a contare 500 abitanti; raggiunse le 535 anime nel1831, che divennero 531 nel1852.
Il comune di Roccafiorita venne soppresso ad opera delRegime fascista nel 1929 ed aggregato al vicino comune diMongiuffi Melia; riacquistò la sua autonomia comunale nel1947.
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 26 agosto 1959.[8]Lo stemma del comune di Roccafiorita è così descritto dallo statuto comunale[9][10]:
«D'argento, alleone di rosso, coronato d'oro. Ornamenti esteriori del Comune.»
Ilgonfalone comunale, invece, è descritto in questo modo[9][10]:
«Drappo partito di bianco e di rosso, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma con l'iscrizione centrata in argento:comune di roccafiorita. Le parti di metallo ed i cordoni sono argentati. L'asta verticale è ricoperta di velluto dai colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome.»
Le origini del nome del Monte Kalfa sono sorprendentemente recenti e legate a una tragica vicenda familiare. Prima del 1958, la montagna era semplicemente conosciuta come "la roccia jonica". Quell'anno, in seguito a un evento luttuoso avvenuto l'anno precedente, il suo nome cambiò in Monte Donato.[13]
Nel 1957, Eugenio Donato, accompagnato da alcuni appassionati, intraprese la scalata di quella che allora era la roccia jonica. Durante l'ascensione, Donato perse la vita a causa di una caduta. L'anno successivo, il sindaco, con l'approvazione della regione, decise di onorare la sua memoria rinominando la montagna Monte Donato.
Tuttavia, la storia non si concluse qui. Per sedici anni, il monte mantenne il nome Donato. Fu il figlio di Eugenio, anch'egli di nome Eugenio, a voler ripristinare il cognome materno del padre defunto, Kalfa, anche per la montagna. La madre di Eugenio Donato, infatti, si chiamava Kalfa. Aveva divorziato dal padre di Eugenio, un ufficiale della marina con influenti contatti politici, il quale non aveva mai acconsentito al cambio di cognome del figlio.
Solo nel 1972, la regione concesse il permesso di cambiare postumo il nome di Eugenio Donato in Kalfa, il cognome di sua madre e con il quale si era sempre identificato. Due anni dopo, nel 1974, grazie alle tenaci battaglie del figlio Eugenio, il monte assunse ufficialmente il nome di Monte Kalfa, in onore del vero cognome materno del padre.[senza fonte]
Agli albori il paese possedeva solo una piccola chiesa che soddisfaceva ogni piccola necessità degli abitanti. Agli inizi delXIX secolo, però, un sacrestano che dimenticò una candela accesa in chiesa, fece divampare un incendio. Il fuoco, protratto lungo tutti i muri, allora affrescati ad olio, bruciò ogni oggetto e statua presente all'interno del luogo sacro, eccezion fatta per un tabernacolo al cui interno vi era la statua diSan Filippo d'Agira.Nel1888 la chiesa venne ricostruita e una leggenda racconta che, mentre gli operai intonacavano i muri, uno di loro prese un po' di calce e la gettò sul viso della statua di S.Filippo dicendo: "Tutti i santi si sono bruciati ed è rimasto solo faccia nera". In quell'istante l'operaio rimase cieco e, mentre chiedeva perdono, lavò il viso alla statua riacquistando immediatamente la vista.Nel1902 venne costruita una statua diSan Giuseppe da un artigiano diGallodoro, il quale l'aveva portata inFrancia per una mostra internazionale classificandosi al secondo posto. Quando ritornò al paese, il parroco del tempo, don Carmelo Occhino, la comprò pagandola 100 lire. Essa venne posta accanto alla statua di San Filippo che anno dopo anno venne circondato da altre statue una più bella dell'altra. L'ultima che venne aggiunta fu quella della Madonna dell'Aiuto a cui venne anche dedicato un tempio. La sua costruzione si deve a una storia particolarmente emozionante: nel1923 tre bambini di Roccafiorita, Carmelo, Alessandro e Filippo, comprarono alla fiera locale una statua della Madonna e decisero che da adulti avrebbero costruito un monumento alla Vergine molto più grande, dedicandole una chiesa.
Nel1942, in piena guerra, uno dei tre fanciulli, Carmelo, diventato sergente maggiore, trovandosi impegnato in una battaglia, pregò la Madonna affinché egli potesse sopravvivere. Per l'avvenuta grazia Carmelo commissionò a una ditta d'arte sacra diRoma la costruzione della statua promessa da bambino. La scultura fu poi benedetta dalPapa Pio XII e portate un anno dopo a Roccafiorita. Nel1944 iniziò la costruzione del santuario sulMonte Kalfa e il 24 maggio1945 vi fu collocata l'effigie sacra. Da allora il monte, considerato consacrato alla Vergine, è noto anche come Montagna della Madonna dell'Aiuto, diventando un centro di fede e di pellegrinaggio. Oggigiorno è uno dei più noti santuari dellaProvincia di Messina.
Attualmente le feste di San Filippo,San Giuseppe e quella delle Madonna dell'Aiuto sono le più importanti del paese. Durante la prima di quelle sopra elencate, i paesani portano a spasso la statua per le vie del comune correndo e ballando ad una velocità incredibile. Questa stessa procedura viene a volte usata anche per le altre due festività, quella patronale di San Giuseppe e quella della Madonna dell'Aiuto, ma in misura alquanto minore.
La festa della Madonna è quella con le caratteristiche più conosciute. Essa infatti cade nell'ultima settimana di agosto e il paese si popola sempre più, anno dopo anno, di turisti nuovi all'esperienza o che desiderano rivivere la sacralità della cerimonia. Essa è costituita da tre giorni particolari: l'ultimo venerdì del mese una processione porta la statua al santuario sulMonte Kalfa. Ivi viene tenuta la prima messa. Il sabato la Madonna viene portata in processione per ilMonte Kalfa, mentre la domenica viene trasportata nuovamente in paese dove con un ultimo giro e con un gioco di fuochi di artificio si chiudono le festività annuali del paese.
La conformazione morfologica del territorio comunale, prettamente montana nonostante la relativa breve distanza dal mare, offre prodotti spontanei come icarciofini, ilfinocchietto e l'origano. Durante la stagione estiva si preparano vari tipi disottaceti (pomodori secchi e carciofini selvatici sott'olio, olive verdi insalamoia e olive nere'mpanuti, cioè essiccate al sole o nel forno), mentre in primavera è possibile assaggiarefave episelli teneri. Vengono prodottiricotte eformaggi pecorini; si ricavanocarne di castrato,salumi esalsiccia dipuro suino dagli animali allevati nel circondario[17].
Tra i piatti tipici roccafioritani vi sono imaccarruni cû sucu, pasta fresca fatta in casa condita con sugo di maiale, di castrato o di salsiccia, lacarni 'nfurnata, carne di pecora o di capra cotta nel forno a legna e servita soprattutto in occasione delle feste di paese,'a mustarda, un dolce preparato colmosto cotto, e imastrazzoli, biscotti fatti con il miele[17].
Esiste a Roccafiorita un palazzetto dello sport realizzato su due piani con grandi saloni e altri locali annessi che, tuttavia, non è mai stato utilizzato per attività sportive: l'amministrazione comunale, pertanto, lo affitta in occasioni di convegni, feste ed eventi vari[20].
^Giovan Battista Pellegrini,Toponomastica italiana. 10.000 nomi di città, paesi, frazioni, regioni, contrade, monti spiegati nella loro origine e storia, Milano, Hoepli, 1990.
^ Teresa Cappello eCarlo Tagliavini,Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani, Bologna, Pàtron, 1981.