Roberto Calvi (Milano,13 aprile1920 –Londra,18 giugno1982) è stato unbanchiereitaliano.
Dal1975 al1982 è stato ilpresidente delBanco Ambrosiano, una delle principalibanche privatecattoliche, al centro di unabancarotta considerata uno dei più gravi scandali finanziari italiani che coinvolse lacriminalità organizzata, laloggia massonica P2, parti del sistemapolitico e delVaticano. È stato infatti soprannominatoIl banchiere di Dio per i suoi stretti legami con l'Istituto per le Opere di Religione (IOR), la banca del Vaticano, maggioreazionista dell'Ambrosiano.
Sono rimaste avvolte nel mistero le circostanze della sua morte, che, dopo la prima frettolosa sentenza che parlava disuicidio, venne chiaramente indicata come unomicidio i cui autori sono ancora oggi ignoti.
Figlio di Giacomo Calvi e Maria Rubini, suo padre era un dirigente dellaBanca Commerciale Italiana, dove poi verrà assunto anche lui[1]. Si diplomò al Liceo Classico; nel1939 si iscrisse alla facoltà diEconomia e commercio dell'Università Bocconi, dedicandosi nel contempo ad attività politiche, dirigendo l'Ufficio Stampa e Propaganda deiGruppi Universitari Fascisti. L'entrata dell'Italia nellaSeconda guerra mondiale lo costrinse ad interrompere gli studi universitari: nel1940 venne arruolato come sottotenente dicavalleria neilancieri di Novara e schierato sulfronte russo, dove affrontò anche laritirata.
Dopo la fine del conflitto ottenne un posto alla Banca Commerciale, ma vi rimase solo fino al1947, quando venne assunto come impiegato dalBanco Ambrosiano grazie ai buoni rapporti del padre con uno dei dirigenti della banca,Alessandro Canesi (futuro direttore generale nel1959 e, dal1965, presidente).
Il Banco era unabanca privata strettamente legata alloIOR, la banca vaticana. Lavorando nel settore esteri della banca, Calvi acquisì una notevole esperienza nell'ambito deiparadisi fiscali. Nel1958 divenne assistente personale di Canesi. Nel1960, con la riorganizzazione del settore esteri, venne nominato responsabile per le operazioni di carattere finanziario; ottenne anche molti incarichi in consigli di amministrazione di diverse controllate estere delBanco Ambrosiano.
Nel1968 conobbeMichele Sindona, divenendone socio in affari; nel1975, tramite Sindona, conobbeLicio Gelli eUmberto Ortolani, che lo feceroentrare nella loggia massonica P2 il 23 agosto di quell'anno e fu registrato col numero di serie 519[2]. Grazie all'interessamento di Sindona (amico personale di Canesi) e ai legami con il mondo piduista, nel1971 Calvi divennedirettore generale, vicepresidente nel1974 e presidente nel1975, carica grazie alla quale riuscì ad avviare una serie di speculazioni finanziarie per lanciare il Banco Ambrosiano nellafinanza internazionale[3].
Nel1971 fu sempre Sindona, dopo il clamoroso fallimento dell'OPA sullaBastogi (considerato l'inizio della fine dell'impero finanziario sindoniano), a cedere a Calvi il controllo della società finanziariaLa Centrale (che deteneva partecipazioni azionarie in molte industrie e banche italiane), la quale fu trasformata da holding industriale a bancario-assicurativa e utilizzata dall'Ambrosiano per acquisire partecipazioni nelCredito Varesino, nellaToro Assicurazioni e nellaBanca Cattolica del Veneto[4][5].
Nel1972 Calvi partecipò allatruffa sulla vendita delleazioni della Pacchetti S.p.A., cedute da Sindona allaholdinglussemburghese "Zitropo" legata al Banco Ambrosiano ad un prezzo maggiore di quello di mercato: infatti, come scoprì il commissario liquidatoreGiorgio Ambrosoli nel1978, Sindona pagò a Calvi e all'arcivescovoPaul Marcinkus (presidente dello IOR) una tangente di 10 milioni didollari per concludere quell'affare e il banchiere milanese avrebbe utilizzato la sua parte per dare la scalata alle posizioni di controllo dell'Ambrosiano[3][6][7][8].
In poco tempo divenne infatti uno dei finanzieri più aggressivi: acquistò la svizzeraBanca del Gottardo, fondò unasocietà finanziaria inLussemburgo, la Banco Ambrosiano Holding, aprìconsociate del Banco Ambrosiano inSudamerica (il Banco Ambrosiano Andino diLima e il Banco Ambrosiano Group Comercial diManagua) e, insieme all'arcivescovoMarcinkus e a Sindona, fondò la Cisalpine Overseas Bank (poi rinominata Banco Ambrosiano Overseas) aNassau (Bahamas)[5][9][10]. Sempre insieme allo IOR, creò una fitta rete disocietà offshore inparadisi fiscali come ilLussemburgo,Panama o ilLiechtenstein[11][12] finanziate con centinaia di miliardi di lire dalle consociate estere del Banco Ambrosiano, che lo portarono in pochi anni in crisi diliquidità[9][13][14]: a loro volta, queste società mossero il denaro verso destinazioni che ancora oggi sono sconosciute[15] e probabilmente servì a finanziare in maniera occulta «paesi e associazioni politico-religiose» volte a contrastare movimentifilomarxisti inAmerica Latina (ad esempioAnastasio Somoza, il dittatore delNicaragua[16]) ed i regimi comunisti dell'Europa orientale[17] (come ilsindacato polaccoSolidarność).[16][18]
La consacrazione come membro del cosiddetto "salotto buono della finanza italiana" si concretizzò con il suo ingresso nel consiglio di amministrazione dellaBocconi, in qualità di vicepresidente diGiovanni Spadolini, il quale era molto insofferente della sua presenza. Risalgono a questo periodo (1979-1982) donazioni di centinaia di milioni di lire del Banco Ambrosiano, per mezzo di sue controllate (Banca Cattolica del Veneto eCredito Varesino), all'università[19]. Tali rapporti con l'ateneo italiano suscitarono polemiche e un'interrogazione parlamentare da parte deiRadicali nel1982[20].
Nel1979, con la mediazione di Gelli e Ortolani[21], Calvi stipulò un accordo con l'industrialeCarlo Pesenti,patron diItalcementi, il quale entrò nelc.d.a. della Centrale ed acquistò il 3% delleazioni del Banco Ambrosiano, con il quale era indebitato[22][23]. Sempre grazie ai buoni uffici di Gelli, strinse un accordo anche conAnna Bonomi Bolchini, detta "la signora dellafinanza italiana", la quale beneficiò di diversi prestiti dall'Ambrosiano.[24][25]
Il 9 novembre1977 furono affissi nel centro di Milano numerosi manifesti in cui si accusava Calvi di diversi reati nella gestione del Banco Ambrosiano[27]. L'iniziativa avvenne ad opera del giornalistaLuigi Cavallo (legato ad ambienti deiservizi segreti) e si rivelò una manovra ricattatoria di Sindona, che sperava così di ottenere denaro da Calvi per portare a termine il salvataggio delle sue banche[28]. L'accordo per far cessare questa campagna denigratoria fu raggiunto grazie alla mediazione di Gelli e prevedeva il pagamento della somma di 500miladollari da parte di Calvi al banchiere siciliano, che venne mascherato dietro la vendita fittizia di una villa di proprietà dello stesso Sindona[27][28].
Dopo la comparsa dei manifesti, alcuni ispettori dellaBanca d'Italia guidati dal dottorGiulio Padalino furono inviati dall'alloragovernatorePaolo Baffi e dal vice direttore generaleMario Sarcinelli per verificare la veridicità delle accuse e con un dettagliato rapporto denunciarono molte irregolarità del Banco Ambrosiano alla magistratura[29]: l'inchiesta venne affidata alsostituto procuratore diMilanoEmilio Alessandrini, il quale venne ucciso il 29 gennaio1979 da un commando diterroristi diPrima Linea[30]. Il 24 marzo successivo, Baffi e Sarcinelli, artefici dell'ispezione, vennero arrestati dal giudice Antonio Alibrandi (padre del terrorista dei NAR Alessandro) su richiesta del pubblico ministero Luciano Infelisi, e costretti alle dimissioni[31] ma poi completamente prosciolti nel1981, in seguito all'accertamento dell'assoluta infondatezza delle accuse mosse a loro carico[32][33].
In seguito il Banco si trovò ad affrontare una prima crisi di liquidità che si risolse grazie a finanziamenti dellaBNL e dell'Eni per circa 150 milioni didollari; una seconda crisi di liquidità nel 1980 fu risolta grazie a un nuovo finanziamento dell'ENI di 50 milioni di dollari, per ottenere i quali Calvi — come risulta dagli atti processuali — pagò una tangente di 7 milioni di dollari aClaudio Martelli[34] e aBettino Craxi versata sul famoso "conto protezione"[35] aperto dalPSI presso l'UBS diLugano[36][37]. Nell'aprile1981, sempre con la mediazione di Gelli e Ortolani, Calvi ottenne il 40% delle quote delGruppo Rizzoli (che controllava ilCorriere della Sera ed altri importanti testate nazionali) in cambio della ricapitalizzazione della società finanziata dal Banco Ambrosiano[38].
Nel marzo1981, con la scoperta delle liste degli appartenenti alla loggiaP2, Calvi rimase senza protezioni e cercò l'aiuto del Vaticano e delloIOR, ma poco meno di due mesi dopo, il 21 maggio, venne arrestato su ordine del magistratoGerardo D'Ambrosio[39] per esportazione illecita divaluta, processato e condannato a 4 anni di reclusione[5]. In carcere, Calvi, in preda ad unacrisi depressiva, tentò ilsuicidio ingerendobarbiturici e lanciò velati messaggi ricattatori allo IOR, facendo alcune parziali rivelazioni (la frase "Il Banco Ambrosiano non è mio, io sono soltanto il servitore di qualcuno", pronunciata da Calvi durante il processo, ha lasciato molti dubbi sugli eventi)[38][40].
In attesa del processo di appello, Calvi fu messo in libertà, tornando a presiedere il Banco con una chiara insoddisfazione intima per mancanza di libertà di agire. Iniziò perciò le manovre per salvarlo dal fallimento: su sua richiesta, vennero firmate dall'arcivescovo Marcinkus e dai dirigenti Luigi Mennini e Pellegrino de Strobel dellelettere di patronage (garanzia di copertura del debito) in cui lo IOR ammetteva di possedere lesocietà offshore estere fortemente indebitate con ilBanco Ambrosiano ed, in cambio, Calvi firmò una dichiarazione che tutte le azioni passate e future relative alBanco Ambrosiano fossero sua unica responsabilità[2][41]. Inoltre, nel disperato tentativo di trovare fondi per il salvataggio, strinse rapporti conFrancesco Pazienza (legato alSISMI) e conFlavio Carboni, un discussoimprenditoresardo legato al boss mafiososicilianoPippo Calò e allabanda della Magliana, con il quale entrò in operazioniimmobiliari finalizzate alriciclaggio di denaro sporco[42]; Carboni venne poi condannato e infine assolto con altri come mandante del tentato omicidio diRoberto Rosone, vicepresidente del Banco Ambrosiano, al quale era passata la gestione della banca dopo l'arresto di Calvi[43].
Rosone fu vittima di un attentato da parte diDanilo Abbruciati, un boss dellabanda della Magliana, perché aveva cominciato a tenere ordine nei conti delBanco Ambrosiano, anche vietando ulteriori crediti senza garanzia concessi aFlavio Carboni[44]. Lo stesso Carboni, durante il processo, dichiarò[42]:
La situazione comunque precipitò e Calvi e Carboni cercarono ancora l'intervento dello IOR, che rifiutò di fornire aiuto di fronte ai numerosi fatti criminosi che via via emergevano.
Il7 giugno1982 Calvi incaricò Carboni di organizzare il suo espatrio clandestino aZurigo, inSvizzera, al fine di cercare fondi ed appoggi per far fronte alla pressante richiesta dei dirigenti dello IOR,monsignor Marcinkus eLuigi Mennini, che pretendevano entro la fine del mese il pagamento deldebito di 300 milioni di dollari che il Banco Ambrosiano aveva nei confronti della loro banca[2]. Il 9 giugno Calvi daMilano giunse aRoma in aereo, dove incontrò Carboni, che lo affidò ad Emilio Pellicani, suo segretario e factotum. L'11 giugno si diresse in aereo aVenezia, per poi raggiungere in autoTrieste, accompagnato sempre da Pellicani, il quale incontròErnesto Diotallevi (imprenditore e boss dellaBanda della Magliana), che gli consegnò ilpassaporto falso con le generalità modificate in "Gian Roberto Calvini" per poi darlo a Calvi in una busta insieme alla somma di 7 milioni di lire. Successivamente il banchiere giunse inJugoslavia con ilmotoscafo del contrabbandieretriestino Silvano Vittor, e da lì proseguì perKlagenfurt, inAustria, dove fu ospitato dalle sorelle Michaela e Manuela Kleinszig, fidanzate rispettivamente di Vittor e Carboni.
Il 14 giugno incontrò nuovamente Carboni aBregenz, al confine con laSvizzera, in attesa di partire per Zurigo, ma avvenne un cambio di programma: il 15 giugno partì invece versoLondra dall'aeroporto di Innsbruck con un jet privato messo a disposizione dal finanziere svizzero Hans Albert Kunz; il 16 giugno Carboni partì daAmsterdam insieme alle sorelle Kleinszig per raggiungere Calvi aLondra, dove alloggiava nel residence “Chelsea Cloister” insieme a Silvano Vittor[45][46][47]. Ai giudici inglesi, Vittor disse di aver lasciato Calvi da solo nella sua stanza, la sera del17 giugno tra le ore 23-23,30, e di essersi recato in unpub nelle vicinanze insieme a Carboni e alle sorelle Kleinszig, non trovando più Calvi al suo ritorno[2][48]. Sempre in quel giorno, ilc.d.a. del Banco Ambrosiano aveva deliberato lo scioglimento degli Organi Amministrativi, richiedendo alla Banca d'Italia l'invio di un Commissario, e si era anchesuicidata la sua segretaria personale, Teresa Graziella Corrocher, lanciandosi dal quarto piano dell'edificio milanese sede centrale del Banco[49].
La mattina del18 giugno, Calvi venne trovato impiccato ad una impalcatura collocata sotto alPonte dei Frati Neri, sul greto delTamigi (51°30′34″N 0°06′16″W51°30′34″N,0°06′16″W), in circostanze che vennero ritenute sospette: oltre al passaporto falso, aveva 16mila dollari addosso e mattoni infilati nelle tasche e all'interno dei pantaloni. Nelle sue tasche vennero ritrovati anche unbiglietto da visita di Alvaro Giardili (imprenditore edile legato aFrancesco Pazienza e al boss camorristaVincenzo Casillo)[50], il numero telefonico di monsignorHilary Franco ed un foglio strappato con alcuni nominativi: quello dell'industrialeFilippo Fratalocchi (noto produttore di apparati diguerra elettronica e presidente di Elettronica S.p.A.), del politicodemocristianoMario Ferrari Aggradi, del piduista Giovanni Fabbri, diCecilia Fanfani, dell'amico di Sindona ed ex consigliere delBanco di RomaFortunato Federici, del piduista e dirigente dellaBNL Alberto Ferrari, del piduista e dirigente del settore valute delMinistero del commercio con l'esteroRuggero Firrao e delministro delle finanzesocialistaRino Formica[17][51].
Quattro giorni dopo la misteriosa morte del banchiere, il ministro del TesoroBeniamino Andreatta, su proposta dellaBanca d'Italia, dispose lo scioglimento degli organi amministrativi del Banco Ambrosiano e il 6 agosto successivo la banca venne messa inliquidazione[52]. I commissari liquidatori della Banca d'Italia chiesero all'arcivescovo Marcinkus di saldare il debito dello IOR nei confronti del Banco (1,2 miliardi di dollari), ottenendo una risposta negativa[15][53]. Lo IOR, senza ammettere alcuna responsabilità, pagò volontariamente, definendolocontributo volontario[54], 250 milioni di dollari[15].
Per la magistratura inglese la morte di Calvi venne archiviata comesuicidio, come affermato da una perizia medico-legale. Sei mesi dopo, laCorte suprema del Regno Unito annullò la sentenza per vizi formali e sostanziali e il giudice che l'aveva emessa venne incriminato per irregolarità; il secondo processo britannico lasciò aperta sia la porta del suicidio, sia quella dell'omicidio. Le indagini caddero nella competenza territoriale della poliziaCity di Londra, indipendente daScotland Yard, che rimase esclusa dalla vicenda[55].
Lo scrittoreLeonardo Sciascia, in un articolo del 24 luglio 1982 comparso sul quotidianoIl Globo, sostenne che Calvi si fosse suicidato e giudicò assurda l'ipotesi dell'omicidio[56].
Calvi venne tumulato nel cimitero diDrezzo, frazione del comune diColverde, inprovincia di Como, dove aveva la sua villa[57][58][59][60].
InInghilterra, nel settembre 2003, è stato aperto un nuovo procedimento legale sulla morte di Calvi.
Nel1988 iniziò in Italia unacausa civile intentata dai familiari del banchiere che, al contrario della giustizia inglese, stabilì che Roberto Calvi era stato ucciso e impose alleAssicurazioni Generali di versare alla famiglia lapolizza sulla vita dal valore di 4 miliardi dilire[61].
Nel1986, nel corso della sua trasmissione suRai 1, il giornalistaEnzo Biagi mostrò ai telespettatori la borsa scomparsa che Calvi portava al momento della morte, portatagli dal senatore missinoGiorgio Pisanò, ed il suo contenuto (o quello che ne restava): un mazzo di chiavi, due passaporti delNicaragua, la patente di Calvi, lettere diLuigi Cavallo a Calvi ed alcune lettere di Calvi al cardinalePietro Palazzini e a monsignor Franco Hilary[47]. Alla trasmissione partecipò ancheFlavio Carboni, una delle ultime persone ad aver visto Calvi in vita, il quale attestò l’autenticità della borsa[62].
Indagando su Guido Lena, unfalsario romano, si scoprì che Carboni avrebbe trattato il contenuto della borsa di Calvi con ilVaticano, tramite monsignorPavol Hnilica[63]. Per talericettazione nel1993 Carboni, Lena e monsignor Hnilica furono condannati[64]. La prima sentenza fu dichiarata nulla per vizio di procedura, ma ne seguì dopo poco un'altra che confermava i dispositivi della prima.[65] Nel 2000 Carboni e Lena furono condannati, mentre monsignor Hnilica (che intendeva proteggere, dichiarò, il buon nome dellaChiesa cattolica) fu assolto per aver agito in stato di necessità.[66] Nel2005 Carboni e Lena vennero assolti in appello[67].
Una prima indagine sulla morte di Calvi della Procura diMilano condotta dal pm Pier Luigi Maria Dell'Osso concluse che la pista delsuicidio non era da escludersi[68]. Nel momento in cui, nel1992, la Procura diRoma venne in possesso di nuovi elementi, laCassazione decise il passaggio della competenza da Milano a Roma, nelle persone dei pmMario Almerighi e Francesco De Leo[69]. Nel 1991 infatti il collaboratore di giustiziaFrancesco Marino Mannoia aveva dichiarato che Calvi sarebbe stato ucciso dal boss mafiosoFrancesco Di Carlo, residente aLondra, perché il banchiere non fu capace di recuperare ildenaro sporco investito da lui stesso e daLicio Gelli nelloIOR e nelBanco Ambrosiano per conto diPippo Calò, che curava gli interessi finanziari delclan dei Corleonesi[70][71]. A proposito, Marino Mannoia dichiarò:
Nel 1993, Valerio Viccei (rapinatore ed ex terrorista deiNAR, espatriato dall'Italia a Londra) dichiarò alla magistratura inglese ed italiana che, durante una maxi-rapina aKnightsbridge nel1987, sarebbe venuto in possesso di alcuni documenti scottanti appartenenti a Calvi e al bossFrancesco Di Carlo ma non furono mai trovate conferme a tali rivelazioni[73][74][75] (Viccei sarà ucciso nel2000 nel corso di un conflitto a fuoco con la polizia mentre era insemilibertà)[76]. Nel 1996 Francesco Di Carlo, diventato a sua voltacollaboratore di giustizia, negò di essere l'assassino di Calvi, ma ammise che Pippo Calò gli aveva chiesto di ucciderlo, ma che poi si organizzò diversamente e gli venne detto che «la questione era stata risolta con i napoletani»[77]. Infatti nel1993, i collaboratori di giustiziaPasquale Galasso eCarmine Alfieri, un tempo capi indiscussi della cosiddettaNuova Famiglia, avevano raccontato che un uomo di punta dellaNCO, tale Giuseppe Cillari, avrebbe confidato loro cheVincenzo Casillo (braccio destro diRaffaele Cutolo) era stato l'esecutore materiale dell'omicidio Calvi perché era passato segretamente dalla parte delclan Nuvoletta e per questo doveva fare un favore a Pippo Calò[78]. Già nella seconda metà deglianni '80, nel contesto dell'inchiesta riguardante il sequestro e la liberazione dell'assessore campanoCiro Cirillo condotta dal giudice istruttoreCarlo Alemi, diversicollaboratori di giustizia provenienti dalle file dellaNuova Camorra Organizzata e dellabanda della Magliana rivelarono che Casillo sarebbe stato coinvolto nell'omicidio Calvi[79].
Nel1994,Antonio Mancini, ex esponente dellabanda della Magliana divenuto collaboratore di giustizia, dichiarò che Calvi venne ucciso su ordine di Pippo Calò e del faccendiereFlavio Carboni, che costituiva un anello di raccordo tra la banda della Magliana, la mafia di Pippo Calò e gli esponenti della loggiaP2 diLicio Gelli[80]. Nello stesso anno, un altro collaboratore di giustizia siciliano,Vincenzo Calcara, sostenne di avere personalmente partecipato, pochi mesi prima dell'attentato a Giovanni Paolo II nel1981, al trasferimento di due valigie, contenenti ciascuna cinque miliardi di lire, dall’abitazione siciliana diFrancesco Messina Denaro (capo della "famiglia" diCastelvetrano) a quella romana del notaio Salvatore Albano (a detta di Calcara membro, come Marcinkus, dell'Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, "contatto" fra Cosa nostra e il Vaticano, nonché notaio personale diGiulio Andreotti[81]) per essere investiti inSud America e neiCaraibi attraverso Calvi e Marcinkus[82][83]. Altri due collaboratori di giustizia provenienti dalle fila di Cosa nostra,Angelo Siino eGioacchino Pennino, parlarono del ruolo svolto da Calvi nel riciclaggio di denaro sporco di pertinenza dell'organizzazione mafiosa.[84][2]
Nel2003, Eligio Paoli (ex contrabbandieretriestino ed amico di Silvano Vittor con un passato di informatore dellaGuardia di Finanza) rivelò ai pm Anna Maria Monteleone e Luca Tescaroli che Calvi sarebbe caduto vittima di una trappola architettata daLicio Gelli edUmberto Ortolani e che uno degli assassini del banchiere sarebbe stato l'antiquario e trafficante di droga romano Sergio Vaccari, da tempo residente a Londra ed a sua volta ucciso in circostanze poco chiare il 16 settembre 1982, a soli due mesi dalla morte di Calvi[2][85]. Il presunto coinvolgimento di Vaccari era già emerso nel1992, nel corso di unreportage del giornalista delSunday Times Charles Raw[74].
L'indagine proseguì con l'ordinanza dicustodia cautelare emessa nel1997 dal gip Mario Almerighi a carico di Pippo Calò e Flavio Carboni, accusati di essere i mandanti dell'omicidio[86]. L'anno successivo, ilGip Otello Lupacchini ordinò una nuova perizia sulla salma riesumata di Calvi, eseguita da un collegio di periti (anche stranieri) e che stabilì l'infondatezza dell'ipotesi del suicidio[87]. Cogliendo questa occasione, a fine esame, la famiglia decise di portare la salma di Calvi aTremenico, inprovincia di Lecco, nel locale cimitero nell'edicola di famiglia[88].
Nel2002, ancor prima dell'inizio del processo, si aggiunsero le dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia:Nino Giuffrè, ex fedelissimo diBernardo Provenzano, affermò di aver saputo da Lorenzo Di Gesù (braccio destro di Calò) che Calvi era stato "suicidato" per volere di tre entità (mafia,massoneria eVaticano) che avevano perso i loro investimenti nelle sue banche[89][90] mentreLuigi Giuliano (ex capo dell'omonimo clan camorristico diForcella) affermò di essere stato incaricato da Pippo Calò eGaetano Badalamenti di compiere una rapina allaBanca Antonveneta diPadova (1975), nella quale, per conto di Calvi, doveva recuperare dei documenti compromettenti che avrebbero salvato la vita al banchiere ma la rapina fallì per l’intervento della polizia e ciò determinò la decisione di uccidere Calvi[91].
Il processo penale iniziò il 5 ottobre 2005 in una speciale aula approntata all'interno delcarcere di Rebibbia, a Roma con imputati Pippo Calò e Flavio Carboni, accusati di omicidio,Ernesto Diotallevi, esponente della banda della Magliana,Silvano Vittor (contrabbandiere) e la compagna di Carboni, Manuela Kleinszig.
L'accusa fece leva sulle circostanze della morte di Calvi per dimostrare la colpevolezza degli imputati (tra cui una telefonata effettuata dalla camera dove alloggiava il banchiere, i tempi morti nella ricostruzione, ecc.), sulle difficoltà di accesso per un uomo di 60 anni al luogo in cui era stata legata la corda, e su una serie di perizie sul livello del Tamigi. Dall'altro lato, la difesa puntò sulla sostanziale assenza di prove contro gli imputati e sull'assenza di un movente forte per scagionare Carboni e Calò.
Nel marzo 2007 il pm Luca Tescaroli aveva chiesto l'ergastolo per Pippo Calò, per Flavio Carboni, per Ernesto Diotallevi e per Silvano Vittor, accusato di essere stato uno degli esecutori materiali del delitto; assoluzione piena era stata invece richiesta per Manuela Kleinszig. Per l'accusa tre motivi principali sarebbero stati alla base del delitto: gli organizzatori dell'omicidio ritenevano che il banchiere avesse male amministrato il denaro diCosa Nostra, sospettavano potesse rivelare i segreti del sistema di riciclaggio messo in piedi attraverso il Banco Ambrosiano e ritenevano, compiuto il delitto, di poter avere maggiore peso negoziale nei confronti di coloro che erano coinvolti con Calvi.
Il capo d'imputazione recitava:
Il6 giugno2007 la seconda Corte d'assise di Roma, presieduta da Mario Lucio d'Andria, emise una sentenza di assoluzione per tutti gli imputati per il processo Calvi. Flavio Carboni, Pippo Calò, Ernesto Diotallevi e Silvano Vittor furono assolti ai sensi dell'articolo 530 c.p.p., 2º comma, ossia per insufficienza di prove. Assolta con formula piena invece Manuela Kleinszig, come chiesto dallo stesso PM. Le accuse deicollaboratori di giustizia furono ritenute contraddittorie, non provate ed, in certi casi, non attendibili ma, secondo i giudici, la tesi del suicidio “è impossibile e assurda”. Risulta però provato che Cosa nostra utilizzava “il Banco Ambrosiano e lo IOR come tramite per massicce operazioni di riciclaggio”[2].
Restava aperto invece il secondo filone dell'inchiesta romana, a proposito dei mandanti dell'omicidio, tra i cui indagati figurava ancheLicio Gelli.
Il 7 maggio2010 la Corte d'assise d'appello di Roma confermò le assoluzioni di Carboni, Calò e Diotallevi per l'omicidio del banchiere. Nelle motivazioni della sentenza si legge: “Roberto Calvi è stato ammazzato, non si è ucciso”.[92]
A novembre 2016, su richiesta del pm Tescaroli, ilgip romano Simonetta D'Alessandro archiviò il procedimento che vedeva indagatiLicio Gelli (accusato di essere l'organizzatore dell'omicidio), il finanziere svizzeroHans Albert Kunz, l'ex agente segretoFrancesco Pazienza,Maurizio Mazzotta (segretario di Pazienza),Vincenzo Casillo (il braccio destro diRaffaele Cutolo ucciso sette mesi dopo Calvi) e di nuovoFlavio Carboni, tutti collegati alla fase esecutiva del delitto[93]. Nella richiesta d'archiviazione si legge che lo sforzo della pubblica accusa consegna comunque un’ipotesi storica dell'assassinio difficilmente sormontabile: "una parte del Vaticano, ma non tutto il Vaticano; una parte di Cosa Nostra, ma non tutta Cosa Nostra; una parte della massoneria, ma non tutta la massoneria", e in una parola, la contiguità tra i soli livelli apicali in una fase strategica di politica estera, che ha bruciato capitali, che secondo i pentiti, erano di provenienza mafiosa. Il Banco Ambrosiano riciclava denaro mafioso e al contempo finanziava segretamente, in chiave anticomunista, “nel quadro di una più ampia strategia del Vaticano”, il sindacato polaccoSolidarność e i regimi totalitari sudamericani, spiegava Tescaroli. Dunque né Calò né Marcinkus “potevano accettare il rischio” che Calvi, ormai alle strette, fallito e inseguito da un mandato di cattura, rivelasse agli inquirenti “quella tipologia di attività illecita, volta a far convogliare denari mafiosi in quelle direzioni, e l’attività di riciclaggio che attraverso il Banco veniva espletata”[93]. Tra gli altri possibili moventi, emersi durante i lunghi anni di indagini, l’impossibilità da parte di Calvi di restituire un'ingente somma di denaro ai mafiosi. “Le rogatorie avviate verso lo Stato della Città del Vaticano hanno avuto esiti pressoché inutili”, scrive il giudice nel decreto d’archiviazione. Per questo non è stato possibile ricostruire il ruolo esatto di Marcinkus e soprattutto i flussi finanziari che legavano il Banco Ambrosiano allo IOR[94].
Le modalità sospette della morte di Calvi, riconosciuta comeomicidio dallamagistratura italiana soltanto nel 2007[2], hanno dato vita ad ipotesi, rivelazioni, congetture e vere e proprieteorie del complotto, rimaste spesso indimostrate.
Il giornalistaFerruccio Pinotti nel libroPoteri forti (BUR, 2005) ha indagato sulla morte di Calvi, dopo avere ripetutamente ascoltato il figlio del banchiere, Carlo, che per anni ha ricostruito le vicende legate alla carriera e alla misteriosa morte del padre. Pinotti descrive le operazioni finanziarie con le quali Calvi riuscì a rendere il Banco Ambrosiano padrone di se stesso, così da poterlo gestire in piena autonomia. Operazioni tuttavia che rendono Calvi ricattabile e lo costringono a erogare cospicui finanziamenti a società dipendenti dallo IOR guidato dall'arcivescovo Marcinkus.
Quando si manifestarono difficoltà finanziarie, l'Ambrosiano cercò di recuperare il denaro prestato all'Istituto vaticano senza riuscirvi. Calvi allora avrebbe provato a rivolgersi ad ambienti religiosi vicini all'Opus Dei, che sarebbero stati disponibili a coprire i debiti dello IOR per ottenere maggior peso in Vaticano. Secondo la testimonianza di Carlo Calvi, il personaggio chiave che aveva stabilito i rapporti tra Roberto Calvi e l’Opus Dei era monsignorHilary Franco, prelato che lavorava in Vaticano, il quale ha sempre smentito[95]. Tentativo senza successo, perché ostacolato da quanti (come il cardinaleAgostino Casaroli,Segretario di Stato della Santa Sede) temono che il potere dell'Opus Dei possa crescere e per impedirlo sono disposti a lasciare fallire il Banco Ambrosiano.
I segreti e gli interessi economici legati alla mancata restituzione da parte dello IOR del denaro ricevuto dal Banco Ambrosiano e connessi alle operazioni finanziarie che lo IOR realizzava per conto di propri clienti italiani desiderosi di esportare valuta aggirando le norme bancarie sarebbero quindi all'origine della decisione di uccidere Roberto Calvi, che, disperato e temendo di finire in carcere, avrebbe potuto rivelare quanto sapeva ai magistrati. L'ultimo viaggio del banchiere a Londra sarebbe stato finalizzato a prendere contatto con i vertici finanziari dell'Opus Dei per trovare i fondi necessari per il salvataggio del Banco[17].
Il vaticanistaGiancarlo Zizola, citato da Pinotti nel suo libro, scrisse:
(Giancarlo Zizola,La restaurazione di papa Wojtyla, Roma-Bari, Laterza, 1985)
Questa ricostruzione è stata criticata, in particolare da parte dell'Opus Dei che ha sempre dichiarato di non aver intrattenuto rapporti con Roberto Calvi e il Banco Ambrosiano.
Il 19 novembre 1982 l'allora responsabile dell'Opus Dei per l'Italia don Mario Lantini scrisse a Clara e Carlo Calvi una lettera in cui, riferendosi alle interviste da loro rilasciate alWall Street Journal, aLa Stampa e aL'Espresso riguardo «rapporti che il defunto Roberto Calvi avrebbe intrattenuto con l'Opus Dei», dichiarò che «nessuna persona per conto dell'Opus Dei ha mai intrattenuto alcun rapporto o trattativa, né direttamente né indirettamente, né con Roberto Calvi né con lo IOR». Esprimeva inoltre «la necessità di conoscere a quali elementi Loro fanno riferimento nel parlare dell'Opus Dei» e di «fornire indicazioni su persone, fatti, circostanze e precisare ogni altro dato utile al chiarimento dei fatti»[95].
Nell'intervista resa aNick Tosches prima di finire avvelenato in carcere,Michele Sindona affermò: «Calvi è stato assassinato, e quelli che lo hanno ucciso hanno fatto apparire la cosa come una sorta di rituale massonico»[96]. Infatti, secondo Tosches, il delitto presenterebbe una chiarasimbologiamassonica: il nome del Ponte sotto cui fu trovato impiccato (Frati Neri) indicherebbe i massoni (l'utilizzo del cappuccio nero e "fratello" riferito agli altri affiliati) ed infatti "Blackfriars" era il nome di unaloggia massonica diNewcastle-on-Tyne. Altri simboli massonici sono il cappio e i mattoni fatti ritrovare sul corpo di Calvi[96].
Il 2 febbraio 1989 Clara Canetti, vedova di Calvi, nel corso di una puntata della trasmissione televisivaSamarcanda affermò che il marito le avrebbe confidato che il vero capo della loggiaP2 era l'onorevoleGiulio Andreotti, il quale lo avrebbe minacciato indirettamente attraversoGiuseppe Ciarrapico e gli avrebbe fatto dei discorsi che lo turbarono[97][98]: di tali affermazioni però non sono mai stati raccolti riscontri attendibili, anche se è accertato che Calvi, prima di partire per Londra dove venne ritrovato morto, incontrò realmente Andreotti e Ciarrapico, che lo invitarono a cena per discutere di alcune divergenze che lui aveva avuto con Orazio Bagnasco, nuovo vicepresidente del Banco Ambrosiano[70][99].
Secondo l'ex magistratoCarlo Palermo, Calvi sarebbe stato eliminato daiservizi segreti inglesi perché nel1980 il Banco Ambrosiano avrebbe finanziato una partita di missili acquistati dall'Argentina ed utilizzati nellaGuerra delle Falkland (1982) combattuta contro ilRegno Unito. Infatti, secondo questa ricostruzione, la scelta delPonte dei Frati Neri rappresenterebbe un messaggio sinistro poiché era dipinto dibianco eazzurro, i colori dellabandiera argentina[100].
Nella memoria dellaProcura generale diBologna, a conclusione del processo che nel2022 ha condannato in primo gradoPaolo Bellini all’ergastolo per lastrage di Bologna del2 agosto1980, Calvi viene definito come "finanziatore involontario" dell'attentato. Infatti, secondo le indagini dei magistrati bolognesi, 15 milioni di dollari furono sottratti dalBanco Ambrosiano e transitarono suiconti correntisvizzeri diLicio Gelli e del suo braccio destro,Umberto Ortolani, e poi furono in parte utilizzati per finanziare l'esecuzione della strage da parte deiNuclei Armati Rivoluzionari. Secondo questa ipotesi, Calvi sarebbe stato ucciso dopo aver capito di essere stato raggirato da Gelli e Ortolani sulla reale destinazione del denaro[101][102].
Nel suo libroautobiograficoIl re della cocaina (2012), edito inItalia daMondadori, Ayda Suarez Levy, vedova del narcotrafficanteboliviano Roberto Suarez Gomez, afferma che Calvi stava riciclando i soldi delCartello di Medellín attraverso la filiale del Banco Ambrosiano aNassau, nelleBahamas. Infatti raccontò che, sei mesi prima della sua morte a Londra, il banchiere italiano avrebbe richiesto l'intervento di suo marito attraverso l'uomo d'affari tedescoGunter Sachs per placare le richieste diPablo Escobar, il quale voleva restituito il denaro investito nel Banco[103][104].
Nel 1992, il banchiere Jürg Heer, ex dirigente della filiale dellaBanca Rothschild diZurigo dalla quale fu licenziato in tronco con accuse difrode e irregolarità, rilasciò una serie di interviste in cui affermava che i 5 milioni di dollari pagati come compenso agli assassini di Calvi sarebbero stati forniti proprio dalla Banca Rothschild per conto dellaloggia massonica P2 e che lui stesso avrebbe consegnato il denaro a due misteriosi italiani a Zurigo[105]. Le affermazioni del banchiere furono però smentite dai vertici della Banca e non furono mai verificate[106].
Nel 2006 e nel 2009 Sabrina Minardi, ex moglie del calciatoreBruno Giordano e amante diEnrico De Pedis (boss dellaBanda della Magliana assassinato nel 1990) nonché abituale consumatrice dicocaina, intervistata dalla giornalista Raffaella Notariale della redazione diChi l'ha visto?, ha raccontato di aver conosciuto Roberto Calvi ePaul Marcinkus a casa diFlavio Carboni, che aveva conosciuto a sua volta in un ristorante aTrastevere nel 1981, di essere stata lei a presentarli a De Pedis e soprattutto di essere stata, poco prima della sua morte, l’amante dello stesso Calvi che le avrebbe intestato una villa aMonte Carlo, poi rivenduta dalla donna, e le avrebbe prestato il suo aereo privato per portare la madre aParigi per la chemioterapia[107]. La Minardi riferì inoltre che il sequestro della giovaneEmanuela Orlandi (figlia di un commesso dellaPrefettura della casa pontificia, misteriosamente scomparsa nel nulla nel giugno1983, ad un anno dalla morte di Calvi) sarebbe stato effettuato da De Pedis su ordine di Marcinkus «per mandare un messaggio a qualcuno sopra di loro» come parte di un «gioco di potere» e per il rapimento sarebbe stata utilizzata unaBMW appartenuta a Carboni e guidata dalla Minardi stessa.[108][109] Carboni in un’intervista ha detto che la Minardi ha mentito e di non ricordare di averla mai conosciuta. In risposta la Minardi ha descritto nel dettaglio alcuni appartamenti di Carboni alFleming e aiParioli.[110]
Secondo la versione riportata in diverse interviste da due collaboratori di giustizia un tempo appartenenti allaBanda della Magliana,Antonio Mancini eMaurizio Abbatino, la criminalità organizzata avrebbe prima ucciso Calvi e poi avrebbe rapito la Orlandi per ricattare il Vaticano al fine di riavere indietro i soldi perduti nel crack delBanco Ambrosiano:
(Maurizio Abbatino intervistato dalla giornalista Raffaella Fanelli nel 2018[111])
Va specificato che al di là delle dichiarazioni di Mancini e Abbatino, i quali all'epoca dei fatti erano rispettivamente uno in carcere e l'altro avversario di De Pedis, l'ipotesi del ricatto economico della Banda della Magliana ai danni dello IOR non è mai stata supportata da alcun riscontro e alcuna prova. Inoltre questa ipotesi che vedrebbe lo IOR di Marcinkus come vittima del ricatto entrerebbe in contraddizione con le dichiarazioni di Sabrina Minardi secondo cui Marcinkus sarebbe stato il mandante del sequestro, dichiarazioni che, a loro volta, sono prive di riscontri in quanto contraddistinte da«contraddizioni e inverosimiglianze» (anche a causa dell'abbondante uso di cocaina da parte della donna in passato), come scrisse ilGIP del Tribunale di Roma, Giovanni Giorgianni, nell’ottobre 2015 nella richiesta d'archiviazione del caso Orlandi.[112][113][114]
L'archivio delBanco Ambrosiano Veneto (1892-2000) è conservato presso l'Archivio storico Intesa Sanpaolo[116].
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