
Roberto Calasso (Firenze,30 maggio1941 –Milano,28 luglio2021[1]) è stato unoscrittore eeditoreitaliano.
Saggista enarratore, è stato proprietario[2] e direttore editoriale dellacasa editriceAdelphi. I suoi libri sono tradotti in 25 lingue e pubblicati in 28 paesi.
Figlio del giuristaFrancesco Calasso e di Melisenda Codignola, a sua volta figlia del pedagogistaErnesto Codignola; fratello minore del registaGian Pietro Calasso e fratello maggiore dell’islamologa Giovanna Calasso. Frequenta illiceo classico T. Tasso diRoma. Successivamente si laurea in letteratura inglese conMario Praz, discutendo una tesi dal titoloI geroglifici di Sir Thomas Browne. Roberto Calasso è stato sposato con la scrittrice svizzeraFleur Jaeggy dal 1968 alla morte[3], mentre dalla scrittrice tedescaAnna Katharina Fröhlich ha avuto due figli: Josephine (1998) e Tancredi (2007)[4].
Nel1944 il padre, a Firenze, fu condannato a morte con altri (tra cui Codignola, che però sfuggì alla cattura) per il suoantifascismo e come rappresaglia per l'uccisione di Giovanni Gentile da parte dei partigiani delGAP, ma ciò fu evitato grazie all'intercessione della famiglia diGentile stesso, che chiese aifascisti che la morte del filosofo non fosse vendicata con nessuna ritorsione. Calasso ha definito l'uccisione di Gentile "atto miserabile".[5]
Nel 1962, a soli 21 anni, entra a far parte di un piccolo gruppo di persone che, insieme aRoberto Bazlen eLuciano Foà, sta elaborando il programma di una nuova casa editrice. L'anno dopo nasceAdelphi, dove Calasso opererà senza interruzione, diventandone nel 1971 direttore editoriale e nel 1990 consigliere delegato. Dal 1999 è anche presidente della casa editrice. Sempre per Adelphi, traduce e introduceIl racconto del pellegrino diIgnazio di Loyola (1966),Ecce homo diNietzsche (1969),Detti e contraddetti diKarl Kraus (1972) e gliAforismi di Zürau diFranz Kafka (2004). Scrive postfazioni aWedekind(Mine-Haha),Stirner (L'Unico e la sua proprietà),Schreber (Memorie di un malato di nervi). Quest'ultimo è anche protagonista del suo primo libro, il romanzoL'impuro folle (1974). Calasso scriverà anche altri romanzi.
A partire dall'inizio degli anni ottanta, Roberto Calasso si dedica a un'opera saggistica in varie parti che elabora materie molto diverse, dallamitologia allaletteratura, all'arte e allafilosofia, fino adantropologia ereligione: tutte queste opere sono strettamente connesse fra loro, ma nessuna è assegnabile a un genere canonico. Di questa serie sono stati pubblicati undici volumi, che formano un insieme di oltre quattromila pagine. Nell'ordine:
Altri saggi sono raccolti ad esempio nel volumeLa follia che viene dalleninfe (2005), che contiene, anche il saggio del 1977La sindrome Lolita, dove Calasso (facendo riferimenti anche ad altre opere comeUn amore diDino Buzzati) propone una chiave di letturamitografica-esoterica earchetipica del romanzoLolita diVladimir Nabokov (già analizzato, ad esempio, in una delle otto "letture",Acque mentali, che compongonoLa letteratura e gli dèi), citata nella prefazione diPietro Citati all'edizione Adelphi del romanzo. Calasso vede una possibile interpretazionenascosta, al di là del racconto di unaperversione, della storia "scandalosa" del maturo professore Humbertattratto dalla dodicenne Lolita come una trasposizione moderna dei miti greci, in cui le divinità della natura, incarnazioni della giovinezza,possiedono l'uomo mortale ("ninfolessia"), in una forma diplatonica "divinafollia", facendo riferimento anche al mito del dioApollo e della ninfaTelfusa, che Apollo conquista e sostituisce per prendere possesso del luogo. Per i greci la ninfa è unluogo puro, perché non ha subito «le "calamità" che vengono dagli dei e dagli uomini».[6]
SiaLa Folie Baudelaire cheL'ardore sono stati votati tra le 100 opere italiane più significative del ventennio 2000-2019 dalla giuria di 600 addetti ai lavori di editoria e cultura convocata dalla rivistaL'Indiscreto a stilare un "canone italiano" contemporaneo[7].
Nel 2000 èvisiting professor for European Comparative Literature per la cattedra Weidenfeld presso l'Università di Oxford, dove ha tenuto leWeidenfeld Humanitas Lectures, poi raccolte l'anno successivo inLa letteratura e gli dèi.
Nel 2003, in occasione del quarantennale della casa editrice, raccoglie una parte dei 1086 risvolti di copertina di cui è autore inCento lettere a uno sconosciuto. Nel 2008 una parte della sua tesi di laurea è apparsa come introduzione aReligio Medici diThomas Browne, mentre il testo integrale, dopo essere uscito inMessico pressoSexto Piso eFondo de cultura económica nel 2010, è stato pubblicato nel 2018 anche presso Adelphi con il titoloI geroglifici di Sir Thomas Browne.
Con Adelphi pubblica inoltre in Italia, per la prima volta, quasi tutta l'opera diEmil Cioran, diAlbert Caraco e gli aforismi diNicolás Gómez Dávila. Ha pubblicato inoltre quasi tutte le opere diGuido Ceronetti,Elémire Zolla eManlio Sgalambro, buona parte dei testi diThomas Bernhard,Lo Hobbit diTolkien e la riedizione completa in nuova traduzione di tutti i libri diNietzsche.
Il giorno della morte escono due suoi libri: un breve romanzo biografico,Memè Scianca eBobi, dedicato a uno dei fondatori di Adelphi, l'amicoRoberto Bazlen. Postumi escono ancheCiò che si trova solo in Baudelaire, di nuovo sul poeta francese, l'incompiuto saggio sulcristianesimoSotto gli occhi dell'Agnello,L'animale della foresta, altro studio su Kafka e altri.
Lo scrittorecattolicoMaurizio Blondet attaccò Calasso e Adelphi nel suo pamphletGli Adelphi della dissoluzione, pubblicato nel 1994, dove accusa la casa editrice di essere«la punta emergente di un iceberginiziatico che oggi riproporrebbe lagnosipagana dei secoli antichi». All'indomani della scomparsa ha affermato che«oggi, rispetto all'immanedittatura globale sotto cui stiamo soggetti, Calasso mi sembra – in confronto – una quasi innocua tigre di carta».[8]
Secondo il matematico e saggistaateoPiergiorgio Odifreddi invece, Calasso, assieme aMassimo Cacciari, avrebbe diffuso una cultura "anti-scientifica", per cui "non esistono fatti ma solo interpretazioni"[9] e il«credere che oltre all’umanesimo non ci sia nient’altro, o al massimo ci sia soltanto quella caricatura della scienza che alimenta una buona parte del ristrettissimo catalogo scientifico dell’Adelphi».[10]
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