Anche se diversi Stati delblocco sovietico avevano sperimentato deboli riforme economiche daglianni settanta, l'avvento del riformistaMichail Gorbačëv alla guida dell'Unione Sovietica nel1985 segnò il percorso irreversibile verso la grande liberalizzazione. Verso la metà deglianni ottanta si instaurò una nuova generazione di dirigenti dell'URSS che propose riforme di modernizzazione per uscire dal periodo di stagnazione diBrežnev. L'Unione Sovietica stava affrontando un periodo di grave declino economico e aveva bisogno dellatecnologia occidentale e di fondi per far fronte all'arretratezza del Paese. Il costo del mantenimento del cosiddetto "impero sovietico", delle milizie e delKGB stavano rapidamente prosciugando l'economia sovietica già in crisi.
I primi segnali di grandi riforme giunsero nel1986, quando Gorbačëv inaugurò la politica diglasnost' (trasparenza) nell'Unione Sovietica, e sottolineò il bisogno di una riforma economica, laperestrojka (ristrutturazione). Dalla primavera del1989, l'URSS sperimentò per la prima volta il dibattito mediatico e tenne per la prima volta elezionimultipartitiche. Il "nuovo pensiero" diMosca inevitabilmente si rifletté anche nell'Europa orientale: l'URSS, che fino a quel momento aveva soppresso con la forza qualunquedissenso negliStati satelliti, iniziò a tollerare e anche ad incoraggiare le riforme in questi Paesi.
La visita di Gorbačëv allaCina il 15 maggio, durante la prima rivoluzione del1989, laprotesta di piazza Tienanmen, portò molti giornalisti aPechino, ed i loro ritratti dei dimostranti aiutarono a galvanizzare lo spirito di liberazione tra i popoli dell'Europa dell'Est che stavano guardando. La leadership cinese, in particolare ilsegretario generale del Partito Comunista CineseZhao Ziyang, essendo giunta prima dei sovietici a riformare l'economia, era aperta a riforme politiche, ma non al costo di un potenziale ritorno al disordine dellaRivoluzione culturale, od addirittura all'avvio di un processo didemocratizzazione.
Il maggiore ostacolo diMosca a migliorare le relazioni con le potenze occidentali rimase lacortina di ferro che esisteva tra l'est e l'ovest. Finché l'Unione Sovietica continuò ad usare la forza per rafforzare la sua influenza sull'Europa dell'Est, sembrò improbabile che Mosca potesse ottenere il supporto occidentale necessario per le riforme.Gorbačëv spinse i suoi omologhi dell'Europa orientale ad imitareperestrojka eglasnost'; tuttavia, anche se i riformisti diUngheria ePolonia erano rafforzati dalla forza di liberalizzazione che si estendeva da est ad ovest, gli altri Stati delblocco orientale rimasero apertamente scettici e dimostrarono una generale avversione per le riforme. L'esperienza passata aveva dimostrato che, anche se le riforme nell'URSS erano possibili, la pressione di cambiamento nell'Europa orientale poteva divenire incontrollabile: i regimi mantennero le loro idee e continuarono il loro autoritarismo nel vecchio stilesovietico, supportato dalla forza militare dell'URSS e dagli aiuti economici. Credendo che le riforme diGorbačëv avrebbero avuto vita breve, i governanti comunisti ortodossi, comeErich Honecker nellaGermania Est,Todor Živkov inBulgaria,Nicolae Ceaușescu inRomania eGustáv Husák inCecoslovacchia, ignorarono le richieste moscovite di cambiamento.
Le manifestazioni operaie inPolonia neglianni ottanta avevano portato alla formazione di unsindacato indipendente,Solidarność, guidato daLech Wałęsa, che in poco tempo divenne una forza politica. Il 13 dicembre1981 il leader comunistaWojciech Jaruzelski, temendo un intervento sovietico, decise di abbattere Solidarność, dichiarando lalegge marziale inPolonia, sospendendo l'unione e imprigionando temporaneamente la maggior parte dei suoi capi. Verso la metà deglianni '80, Solidarność rimase la sola organizzazione supportata dallaChiesa cattolica e dallaCIA e, verso la fine del decennio, divenne sufficientemente forte da impedire i tentativi di Jaruzelski di riforma: gli scioperi nazionali del1988 obbligarono il governo ad aprire un dialogo conSolidarność.
Nell'aprile1989Solidarność venne nuovamente legalizzata e autorizzata a partecipare alleelezioni parlamentari del 4 giugno seguente (il giorno successivo alla repressione delleproteste studentesche in piazza Tienanmen aPechino). La vittoria di Solidarność superò tutte le previsioni: i suoi candidati conquistarono tutti i seggi possibili allaCamera e 99 seggi su 100 alSenato.Molti importanti candidati comunisti non ottennero nemmeno il numero minimo di voti per accedere ai seggi a loro riservati: un nuovo governo, non comunista, il primo nell'Europa orientale, si insediò nel settembre1989.
Seguendo la spinta dellaPolonia, anche l'Ungheria era vicina all'indipendenza. Sebbene fossero state raggiunte riforme economiche e liberalizzazioni politiche durante glianni ottanta, le principali riforme avvennero solo a seguito della sostituzione diJános Kádár come Segretario generale del Partito comunista nel1988. Quello stesso anno, il Parlamento adottò un "pacchetto democratico", che includeva il pluralismo nei commerci, libertà di associazione, assemblea e stampa, una nuova legge elettorale e una radicale revisione della Costituzione, insieme ad altre novità.
Nell'ottobre1989 ilPartito Socialista Operaio Ungherese si riunì nell'ultimo congresso e si ridefinì comePartito Socialista Ungherese. In una storica seduta dal 16 ottobre al 20 ottobre, il Parlamento adottò una legislazione che prevedeva elezioni parlamentari multipartitiche e l'elezione presidenziale diretta. Questa legislazione trasformò l'Ungheria daRepubblica popolare inRepubblica di Ungheria, garantendo diritti civili e umani e creando una struttura istituzionale che assicurava la separazione dei poterigiudiziario,esecutivo elegislativo.Miklós Németh divenne primo ministro e pochi mesi dopo permise ai cittadini dellaGermania est di attraversare il confine fra i due stati.
Lo smantellamento della Cortina di ferro da parte dell'Ungheria e la caduta del Muro di Berlino
Dopo che il governo riformista dell'Ungheria aprì le frontiere (23 agosto1989), un gran numero di tedeschi dell'est iniziò (l'11 settembre1989) a emigrare verso laGermania Ovest attraverso il confineungherese con l'Austria. Alla fine del settembre1989, più di 30 000 tedeschi dell'est erano passati ad ovest. Migliaia di tedeschi cercarono di raggiungere l'Ovest con manifestazioni davanti alle sedi diplomatiche dellaGermania Ovest in altre capitali dell'Europa orientale. L'esodo di massa generò richieste di cambiamento all'interno dellaGermania Est e le dimostrazioni di massa che si formavano nelle città - in particolare aLipsia - continuarono a crescere.
Il 6 e il 7 ottobreMichail Gorbačëv visitò laGermania Est per celebrare il 40º anniversario dellaRDT e fece pressioni sulla leadership tedesca perché accettasse le riforme. Comunque, l'ultimo rimasto contrario a cambiamenti eraErich Honecker, che vietò la circolazione di pubblicazionisovietiche, considerate come sovversive.
Dovendo affrontare le continue rivolte civili, il partito di governo, cioè ilPartito Socialista Unificato di Germania (SED), depose Honecker a metà ottobre e lo sostituì conEgon Krenz. Incapace di fermare la continua fuga di rifugiati verso ovest attraverso l'Ungheria, laCecoslovacchia e laPolonia, laGermania Est autorizzò i propri cittadini ad entrare aBerlino Ovest e nellaGermania Ovest attraverso tutti i confini esistenti il 9 novembre. Centinaia di migliaia di persone usufruirono della possibilità: furono anche aperti nuovi punti di passaggio attraverso ilMuro di Berlino e lungo il confine con la Germania Ovest. L'apertura del Muro si rivelò fatale per laRDT: nel mese di dicembre Krenz fu sostituito e il monopolio del SED era di fatto finito. Tutto ciò portò all'accelerazione del processo di riforma nella Germania Est, che finì con lariunificazione tedesca delle Germanie, sancita il 3 ottobre1990.
La volontà delCremlino di abbandonare il controllo su suoi paesi satelliti segnò una drammatica riduzione del superpotere sovietico ed una caduta nelle relazioni internazionali, che fino al1989 erano state dominate dalla divisione est-ovest, marcata ancora di più nella città diBerlino.
Seguendo la scia degli avvenimenti della vicinaGermania Est e l'assenza di ogni reazione sovietica laCecoslovacchia (all'epocaRepubblica Socialista Cecoslovacca) si riversò nelle strade per chiedere elezioni libere. Il 17 novembre1989 una manifestazione pacifica studentesca aPraga fu caricata dalla polizia antisommossa; questa reazione causò una serie di manifestazioni pubbliche dal 19 novembre fino a dicembre, e unosciopero generale di due ore il 27 novembre. Dal 20 novembre si radunò a Praga un gran numero di protestanti pacifici, che raggiunsero la cifra di 500 000 persone riunite.
Il 10 novembre1989, il giorno dopo lacaduta del muro di Berlino, il leader dellaBulgariaTodor Živkov fu rigettato dal suoPolitburo. Mosca in apparenza approvò il cambiamento alla dirigenza, nonostante la reputazione di Živkov di alleato sovietico. L'abbandono di Živkov non soddisfece comunque il crescente movimento a favore dellademocrazia: la folla si riunì aSofia per chiedere più riforme e democratizzazione. IlPartito Comunista Bulgaro allora rinunciò al potere nel febbraio1990 e nel giugno1990 si tennero le prime elezioni libere inBulgaria dal1931. Živkov subì un processo nel1991, ma scampò alla fine violenta del suo omologo dellaRomania,Nicolae Ceaușescu.
Diversamente dagli altri Stati dell'Europa orientale, laRepubblica Socialista di Romania, al pari dellaBulgaria, non aveva mai sperimentato il processo dide-stalinizzazione. Nel novembre1989,Nicolae Ceaușescu, all'età di 71 anni, fu rieletto per altri 5 anni come leader delPartito Comunista Romeno, segnale del fatto che intendeva abbattere le rivolte anti-comuniste che serpeggiavano negli altri paesi vicini. Mentre Ceaușescu si preparava a una visita di stato inIran, la sua sicurezza ordinò l'arresto e l'esilio di un parrocoungheresecalvinista,László Tőkés, per avere fatto sermoni contro il regime. Tőkés fu arrestato, ma riuscì ad evadere poco dopo. Dopo aver ascoltato la cronaca del fatto dalle radio occidentali, gli anni di insoddisfazione repressa vennero a galla e nella popolazione romena scoppiò la rivolta.
Ritornando dall'Iran, Ceaușescu ordinò che la rivolta fosse soppressa fuori dai quartieri generali del Partito Comunista aBucarest. Dapprima le forze di sicurezza obbedirono ai suoi ordini sparando anche sulla folla, ma la mattina del 22 dicembre leforze armate romene cambiarono tattica: l'esercito iniziò a muoversi contro il Comitato Centrale, cercando di catturare Ceaușescu e la moglie,Elena, che però riuscirono a scappare inelicottero.
Nonostante la soddisfazione che seguì alla partenza dei Ceaușescu, la loro sorte rimase incerta. Il giorno diNatale la televisione romena mostrò il dittatore e la moglie che affrontavano unprocesso sommario, seguito dall'esecuzione. UnConsiglio per la Salvezza Nazionale provvisorio colmò il vuoto di potere e annunciò le elezioni per il maggio1990.
Verso la fine del 1989, le rivolte erano scoppiate in tutti gli Stati, rivoltando i regimi imposti dopo laseconda guerra mondiale. Anche il regimeisolazionista dell'Albania dovette sostenere l'impatto delle rivolte popolari. L'abrogazione delladottrina Brežnev da parte diMichail Gorbačëv fu forse il fattore che più di tutti sollevò le popolazioni: una volta divenuto evidente che l'Armata Rossa non sarebbe intervenuta per sedare il dissenso, i regimi dell'Europa dell'Est furono lasciati nella loro vulnerabilità ad affrontare il popolo che si opponeva al sistema mono-partitico. Alcuni hanno sostenuto che, nel momento in cui l'Unione Sovietica stava declinando economicamente e aveva bisogno del supporto dell'Occidente, l'Europa dell'Est stava iniziando a risollevarsi.
È inoltre improbabile che Gorbačëv abbia mai pensato di smantellare completamente ilcomunismo e ilPatto di Varsavia; è piuttosto più probabile che intendesse solo fornire il supporto per uno sviluppo dellaperestrojka e dellaglasnost' in tutti i Paesi della sua area di influenza. In generale, la caduta del comunismo si svolge in due eventi tra i quali vi è una fase intermedia: il primo evento è l'indizione di libere elezioni da parte di chi si trova al potere (ovvero il partito comunista); l'evento col quale si può considerare conclusa la fase di transizione è la promulgazione (da parte del nuovo parlamento eletto) di leggi che permettono la libertà di proprietà e la libertà di iniziativa economica; nella fase intermedia il sistema socioeconomico rimane quello precedente e quindi non vi è una differenza, anche in termini di continuità dei ceti dirigenti[1].
Nei vari paesi dell'est queste fasi si sono svolte in tempi molto diversi: più rapide in quelli più sviluppati (Ungheria, Cecoslovacchia), più lente in quelli meno sviluppati (Romania, Bulgaria), tanto che per questi ultimi, a tutti gli effetti, si può dire che il sistema comunista si sia esaurito solamente anni dopo le rivoluzioni del 1989 (in particolare in Romania, dove addirittura ex comunisti rimasero al potere), anziché mesi.
Il 1º luglio1991 ilPatto di Varsavia si sciolse ufficialmente durante una riunione aPraga. Nello stesso mese, Gorbačëv e il PresidentestatunitenseGeorge H. W. Bush dichiararono un'amicizia strategica americano-sovietica, segnando definitivamente la fine della guerra fredda. Il Presidente Bush dichiarò che la cooperazione statunitense-sovietica durante laguerra del Golfo nel 1990-1991 aveva gettato le fondamenta per un punto d'incontro per risolvere i problemi mondiali.
Il 28 giugno 1991 viene dichiarato sciolto ilComecon ed il 1º luglio ilPatto di Varsavia; questi due eventi sanciscono quantomeno simbolicamente la fine dell'influenza della Russia sovietica nell'Europa orientale.
Mentre l'URSS ritirava rapidamente le sue forze dall'Europa orientale, le conseguenze delle rivolte popolari del 1989 riverberarono anche all'interno dell'Unione Sovietica stessa. Si verificarono agitazioni neiPaesi baltici, per l'auto-determinazione che portarono, con la fine dell'occupazione sovietica, prima laLituania, poi l'Estonia, con la suaRivoluzione cantata e infine laLettonia a restaurare la loro indipendenza, perduta nel 1944 con l'occupazione sovietica. Ci furono scontenti anche in altrerepubbliche sovietiche come nellaRSS Georgiana e nellaRSS dell'Azerbaigian, che furono sedate con promesse di grandi decentralizzazioni. Si verificarono anche elezioni più aperte, che portarono all'elezione di candidati che si opponevano al regime del Partito Comunista.
Laglasnost' aveva risvegliato i sentimenti nazionali a lungo soppressi di tutti i popoli all'interno dei confini dello stato multinazionale sovietico: questi movimenti nazionali furono in seguito rafforzati dall'economia sovietica in declino. Le riforme di Gorbačëv erano fallite nel migliorare l'economia, e la vecchia classe dirigente sovietica si stava completamente spaccando. Una dopo l'altra, le repubbliche costituenti crearono i loro sistemi economici e votarono per subordinare le leggi sovietiche a quelle locali.
Nel tentativo di fermare i rapidi cambiamenti del sistema, un gruppo di conservatori sovietici, guidati dal vicepresidenteGennadij Janaev attuarono ilcolpo di Stato del 1991 a Mosca, rovesciandoMichail Gorbačëv nel mese di agosto. Il presidenterussoBoris El'cin guidò l'esercito e la popolazione contro il colpo di Stato, che dovette soccombere; anche con la sua autorità confermata, Gorbačëv aveva tuttavia perso irrimediabilmente il vecchio potere.
Nel mese di settembre fu riconosciuto il restauro dell'indipendenza aiPaesi baltici. Il 1º dicembre l'Ucraina si staccò dall'URSS con unreferendum. Il 25 dicembre la bandiera rossa che aveva sventolato per 74 anni sul Cremlino venne ammainata e venne issato iltricolore nazionale russo. Infine, il 26 dicembre 1991 l'Unione Sovietica fu definitivamente sciolta: finì così il più grande e il più influente regime comunista del mondo.