IlRinascimento fu un periodostorico che si sviluppò inItalia tra la fine delMedioevo e l'inizio dell'Età Moderna in un arco di tempo che va dalla metà delquindicesimo secolo, fino alla fine delsedicesimo secolo.[2] I suoi limiti cronologici conoscono ampie differenze tra discipline ed aree geografiche.[3]
Vissuto dalla maggior parte dei suoi protagonisti come un'età di cambiamento, maturò un nuovo modo di concepire il mondo e sé stessi, sviluppando le idee dell'Umanesimo, nato in ambitoletterario nel quattordicesimo secolo per il rinato interesse degli studi classici, per opera soprattutto diFrancesco Petrarca[4], e portandolo a influenzare per la prima volta anche learti figurative e la filosofia corrente.
IlXV secolo fu un periodo di grandi sconvolgimenti economici, politici, religiosi e sociali, infatti viene assunto come epoca di confine trabasso Medioevo ed età moderna dalla maggior parte degli storiografi, sebbene con alcune differenze di datazione e di prospettiva.
Tra gli eventi di maggior rottura in ambito politico ci furono la questione orientale, segnata dall'espansione dell'Impero ottomano (il quale, dopo la caduta diCostantinopoli nel 1453, giunse a minacciare l'Ungheria e il territorio austriaco) e un'altra occidentale, caratterizzata dalla nascita degliStati moderni, tra cui lemonarchie nazionali diFrancia,Inghilterra eSpagna, così come l'impero diCarlo V, che a differenza degli imperi medievali presenta un progetto di accentramento del potere, tipico delle istituzioni politiche moderne; pertanto, la rinascita dell'impero di Carlo V può essere vista anche come un ritorno alla dimensione sovranazionale che caratterizzava ilMedioevo.
In ambito economico e sociale, con la scoperta delNuovo Mondo, avvennero espansioni coloniali che allargarono a dismisura l'orizzonte del mondo europeo. Iniziarono enormi trasformazioni inEuropa, accompagnate da squilibri e contraddizioni: se da una parte si fece spazio l'economia mercantile su scala mondiale, dall'altra le campagne restarono legate a realtà tipiche dell'economia feudale. Il fulcro del commercio si spostò inoltre dalMar Mediterraneo verso ilNord Europa e l'Oceano Atlantico.
In ambito religioso avvenne laRiforma protestante, cioè lo scisma fraChiesa cattolica eChiesa protestante. La Riforma intendeva rinnovare laChiesa romana, stigmatizzandone le rilassatezze e le corruzioni come già in precedenza era accaduto in occasioni di vari tentativi di rinnovamento sia all'interno sia all'esterno della Chiesa stessa, ma finì per costituire una realtà indipendente non solo per l'intransigenza delle rispettive posizioni ideologiche, ma anche a causa dei risvolti politici con cui essa si intrecciò.
Quando si parla di Rinascimento risulta piuttosto difficile stabilirne una data di inizio e una di fine, che variano a seconda delle discipline. In storiografia si tende a considerare il Rinascimento come il periodo che va dal 1492, con lascoperta dell'America, al 1559, con laPace di Cateau-Cambrésis. Nei moderni manuali distoria dell'arte,Giotto è considerato tra gli anticipatori del Rinascimento[5] grazie alla sua tecnica artistica innovativa, ripresa e valorizzata poi daMasaccio.[6]
È accertato comunque che un notevole rinnovamento culturale e scientifico si sviluppò negli ultimi decenni delXIV secolo e nei primi delXV secolo principalmente aFirenze. Da qui, tramite gli spostamenti degli artisti, il linguaggio fu esportato nel resto d'Italia (soprattutto aVenezia eRoma), poi, nel corso del XVI secolo, in tuttaEuropa. Altri importanti centri rinascimentali in Italia, oltre alle già citate Venezia e Roma, furonoRimini,Ferrara,Urbino,Siena,Padova,Perugia,Vicenza,Verona,Mantova,Milano eNapoli.Da quest'ultima città, attorno alla metà del Quattrocento, le forme rinascimentali peculiari vennero successivamente esportate nellapenisola iberica.
Una prima crisi del Rinascimento fiorentino si sarebbe avuta dopo la morte diLorenzo il Magnifico (1492) e la presa di potere da parte diGirolamo Savonarola, il quale tuttavia, se da un lato istituì unarepubblica teocratica mirante a colpire gli aspetti più paganeggianti e lussuriosi sul Rinascimento, dall'altra innescò un processo di ripensamento e rinnovamento della tradizione religiosa, destinata a durare ben oltre la sua esecuzione al rogo nel1498.
Bertrand Russell e alcuni studiosi pongono la data della fine del Rinascimento al 6 maggio1527, quando le truppespagnole etedeschesaccheggiarono Roma. Per la maggior parte degli storici dell'arte e della letteratura il passaggio dal Rinascimento almanierismo avviene in Italia negli anni venti del Cinquecento e non oltre la metà delXVI secolo, mentre nellastoria della musica la conclusione si situerebbe più avanti, attorno al1600.
Ma ci sono almeno due aspetti che caratterizzano inequivocabilmente il Rinascimento rispetto a queste esperienze precedenti[7]:
la grande diffusione e la continuità spontanea del movimento, contro il carattere passeggero delle "rinascite" precedenti legate prevalentemente ad ambienti di corte, sebbene studiosi come Burdach individuino in esse proprio la genesi del Rinascimento;
la consapevolezza di una frattura tra mondo moderno e antichità, con un'interruzione rappresentata dai "secoli bui", chiamati poi età di mezzo oMedioevo, la cui presunta oscurità fu tuttavia strumentalizzata proprio per accentuare la portata rinnovatrice della nuova epoca.
Inoltre, il passato che le personalità del Rinascimento aspiravano a rievocare non era qualcosa di aulico e mitologico, ma anzi, tramite gli strumenti moderni dellafilologia e della storia, essi cercavano una fisionomia dell'antico più vera e autentica possibile[7].
Infine, il passato classico non veniva imitato servilmente, ma rielaborato come esempio e fonte di ispirazione per nuove creazioni originali[7].
Esistono diverse interpretazioni del Rinascimento. Particolarmente dibattuta è la questione se esso sia da considerare come un momento di rottura, o viceversa come una fase di proseguimento rispetto al Medioevo. Naturalmente i cambiamenti non avvennero in modo repentino e il retaggio medievale in generale non venne abbandonato. Ad ogni modo, il primo grande interprete del Rinascimento si è avuto nell'Ottocento conJacob Burckhardt, il quale sosteneva la tesi della discontinuità rispetto al Medioevo, sottolineando come l'uomo medievale non avesse secondo lui nessun valore se non come membro di una collettività o di un ordine, mentre solo nel Rinascimento avrebbe preso avvio in Italia un atteggiamento, segnato dalla nascita delle signorie e dei principati, più libero e individualistico da parte dell'uomo nei confronti della politica e della vita in generale. Burckhardt definisce i due periodi rispettivamente con tre aggettivi, per cui il Medioevo sarebbe stato trascendentista,teocentrico e universalista, e il Rinascimento invece immanentista, antropocentrico e particolarista.
Agli inizi del Novecento si è avuta tuttavia una forte reazione alle idee di Burckhardt, impersonata soprattutto daKonrad Burdach, che è il massimo sostenitore della continuità tra Medioevo e Rinascimento. Secondo Burdach non vi è nessuna rottura fra i due periodi, che costituiscono dunque un'unica grande epoca... e se proprio si vuole parlare di rinascita bisogna addirittura risalire all'anno Mille. Egli si accorge infatti che i temi della Riforma luterana erano già contenuti nelle eresie medioevali, e che Medioevo e Rinascimento hanno una stessa fonte in comune: il mondo classico. Burdach dice persino che il Rinascimento è un'invenzione religiosa italiana che dovrebbe essere ampiamente rivalutata; non esiste alcun Medioevo oscurantista e l'idea di Rinascimento è da retrodatare. Questa tesi venne continuata da alcuni studiosi francesi dellascuola degli Annales, mentre in Italia fu divulgata dalle opere diÉtienne Gilson.[8]
Più recente è l'interpretazione diEugenio Garin, il quale, dopo essere stato sostenitore della tesi della discontinuità, ha rivisto il suo giudizio evidenziando anche gli aspetti di continuità rispetto al Medioevo, attestandosi su posizioni che smorzano decisamente il carattere di contrapposizione tra le due epoche.
Secondo Burckhardt, la nuova percezione dell'uomo e delmondo che gli stava intorno sarebbe stata molto diversa nell'età rinascimentale da quella dei secoli precedenti. Il singolo individuo sarebbe stato ormai visto come un soggetto unico in tutto il creato, in grado di autodeterminarsi e di coltivare le proprie doti, con le quali potrà vincere laFortuna (nel senso latino, "sorte") e dominare la natura modificandola. Celebre è l'affermazione attinta dal mondo classicohomo faber ipsius fortunae («l'uomo è artefice della propria sorte»), che venne ripresa anche nell'orazioneDe hominis dignitate diPico della Mirandola, una sorta di manifesto del pensiero dell'epoca, dove l'uomo è presentato come "libero e sovrano artefice di se stesso", con la potenza divina relegata ormai sullo sfondo[9].
La valorizzazione di tutte le potenzialità umane è alla base della dignità dell'individuo, con il rifiuto della separazione tra spirito e corpo: la ricerca del piacere e della felicità mondana non sarebbe più rivestita di colpevolezza e disonestà, ma anzi elogiata in tutte le sue forme (De voluptate,Lorenzo Valla)[9]. Nuovo valore verrebbe dato ora alladialettica, allo scambio di opinioni e informazioni, al confronto. Non a caso la maggior parte della letteratura umanistica ha la forma di un dialogo, esplicito (come nelSecretum diPetrarca) o implicito (come leepistole), dove è al centro la fiducia nella parola e nella collaborazione civile[9], sebbene la vita associata fosse una caratteristica già dell'epoca comunale.
Questa nuova concezione si sarebbe diffusa con entusiasmo, ma, basandosi sulle forze dei singoli individui, non sarebbe stata priva di lati duri e angoscianti, sconosciuti nel rassicurante sistema medievale. Alle certezze delmondo tolemaico, si sostituirono le incertezze dell'ignoto, alla fede nellaProvvidenza si avvicendò la più volubileFortuna e la responsabilità dell'autodeterminazione comportava l'angoscia del dubbio, dell'errore, del fallimento. Questo rovescio della medaglia, più sofferto e spaventoso, si ripresentò ogni volta che il fragile equilibrio economico, sociale e politico veniva meno, togliendo il sostegno agli ideali[9].
Burdach tuttavia mette in rilievo come i concetti di rinascita e rinnovamento di sé fossero una prerogativa già del Medioevo, ad esempio del ravvivamento religioso che si era avuto conGioacchino da Fiore eFrancesco d'Assisi, mirante a riscoprire la dimensione interiore dell'individuo. ConPetrarca eFicino rifiorisce anche quello spiritoneoplatonico che era emerso già nel Duecento conBonaventura. Non ci sarebbe quindi nessun respingimento di Dio, ma anzi dei fermenti di forte rinnovamento religioso, contrariamente all'immagine paganeggiante che ne viene data da Burckhardt. La fede cristiana nel Dio che si fa uomo non aveva mai portato, peraltro, ad uno svilimento delle prerogative umane neppure nel Medioevo. Nel Rinascimento vero e proprio si avrebbe soltanto un desiderio di riscoperta rivolto maggiormente verso se stessi. L'ascetismo medievale, che pure aveva conosciuto numerose forme di vita collettiva, fu una prerogativa anche del Rinascimento, ad esempio dello spirito rinnovatore diSavonarola e diLutero.
«La mistica immagine della Rinascita e della Riforma aveva vissuto, sotto entrambi i suoi aspetti, attraverso tutto il Medioevo [...] ora, dopo lo slancio religioso del XII secolo [...] dopo Gioacchino, Francesco, Domenico, dopo l'illimitato flusso di entusiasmo religioso, quell'immagine si muta nell'espressione di un sentimento e di un bisogno di tipo puramente umano, che dapprima empie di sé solo singoli individui, poi anche ampi circoli, ed al quale si mischiano la esigenza e l'immaginazione della fantasia, dell'anima sensibile.»
(K. Burdach,Dal Medioevo alla Riforma)
L'esperienza umanistica, come evidenziaEugenio Garin[10], ha come caratteristica fondamentale la formazione spirituale, morale e civile dell'uomo ottenuta con la scoperta dei classici. Lafilologia umanistica è un esercizio atto a formare lo spirito critico, a dare il senso della dimensione storica (gli umanisti ebbero per primi la consapevolezza del distacco dal mondo antico, inesistente nelMedioevo), a rinnovare il gustoestetico e a fondare nell'uomo il senso della vita come dimensione civile e la coscienza del possesso di tutte le facoltà poste in lui dallanatura. Gli interessi puramente "umani" e lo spirito civile animano la prima grande stagione dell'Umanesimo, soprattutto dell'Umanesimo fiorentino, e stanno a fondamento di una nuova concezione dell'uomo e della natura.
La consapevolezza di questi temi era comunque patrimonio di una élite ristretta, che godeva di un'educazione pensata per un futuro nelle cariche pubbliche. Gli ideali degli umanisti però erano condivisi dalla maggiore fetta della società borghese, soprattutto perché si riflettevano nella prassi che si andava definendo. Gli stessi intellettuali provenivano spesso dalla società artigiana e mercantile, già impregnati degli ideali di etica civile,pragmatismo, individualismo, competitività, legittimazione della ricchezza ed esaltazione della vita attiva[9].
Gli artisti erano pure partecipi di questi valori, anche se non avevano un'istruzione che poteva competere con quella dei letterati; nonostante ciò, grazie anche alle opportune collaborazioni e alle grandi capacità tecniche apprese sul campo, le loro opere suscitavano un vasto interesse a tutti livelli, annullando le differenze elitarie poiché più facilmente fruibili rispetto alla letteratura, rigorosamente ancora redatta inlatino[9].
Il rinnovamento culturale si manifesta nel Rinascimento con la trasformazione dell'educazione scolastica. Fino ad allora i libri e il metodo didattico usato nel Trecento consisteva nell'adottare i testi medioevali dei rinomatiauctores otto consistenti in filastrocche da imparare a memoria. Rapidamente, anche se ancora nel Quattrocento erano stati riprodotti a stampa, scompaiono i testi medioevali e le nuove generazioni studiano i classici nelle lingue originali: latino, greco, ebraico.[11]
I centri della diffusione di questo nuovo sapere sono le nuove scuole di arti liberali, le cancellerie e le corti dei principi dove si insegna alle nuove emergenti classi borghesi come amministrare il potere e guidare i popoli servendosi dell'arte retorica, delle nuove ideologie e di un sapere storico, economico e sociale.
Il nuovo Umanesimo penetra anche nelle Università causando polemici contrasti tra i vecchi Studia universitatis e quelle nuove scuole sorte sotto la protezione delle corti e delle cancellerie. Glistudia humanitatis acquistano rinomanza per l'insegnamento della grammatica, della retorica e della dialettica a cui si aggiunse presto la didattica dell'aritmetica, della geometria e dell'astronomia mentre nelle tradizionali università permangono difficoltà all'accoglimento del nuovo sapere che ora, implicando anche il commento e l'analisi filologica[12] delle grandi opere greche, dà l'avvio al rinnovamento della scienza.[13]
Il rinnovamento operato dagli studia humanitatis si esprime nel nuovo concetto di cittadino dei secoli tra il Quattrocento e il Seicento. Lo Stato cerca nuovi politici esperti delle nuove professioni e insieme in grado di gestire la cosa pubblica. Vale ancora la definizione aristotelico e ciceroniana di uomo come essere politico che deve occuparsi dellares publica. La scuola deve prepararlo presentandogli i grandi modelli del passato con lo studio dei classici strumenti per la formazione dello spirito sociale.
Tra il XV e XVI secolo il tempo libero è dedicato nelle corti d’Italia alle corse di cavalli e alle giostre che vedono impegnate le diverse compagnie cittadine, vere e proprie competizioni con le loro bandiere che servono da diversivi dalle cruente guerre civili.La corte del principe poi conquista il favore del popolino con eventi particolari, residui del resto delle feste pagane, come il Carnevale[14] dove il popolo può lasciarsi andare agli eccessi e credere di potersi sostituire per un giorno al potere costituito[15].
Rientravano nelle attività dedicate al tempo libero per i cavalieri inglesi, francesi e tedeschi la caccia e l'agricoltura, giudicate invece come non appropriate per chi apparteneva alla nobiltà dal letterato umanistaNiccolò Niccoli e daPietro de' Medici il quale riteneva che la propria casata, benché di origine non nobile, poteva accomunarsi all'aristocrazia adottando le tradizionali usanze dei cavalieri medioevali come il torneo e la corsa delle lance che vennero spesso praticati a Firenze. Concordava nel ritenere questi passatempi tipici del cortigiano anche ilCastiglione che nell'esercizio cavalleresco identificava un'importante qualità esteriore del nobile[16].
Strumento di acquisizione di popolarità erano anche i sontuosi banchetti regolati da un rigido cerimoniale per la somministrazione dei cibi e l'assegnazione dei posti. I banchetti pubblici tenuti in occasione di feste famigliari, religiose o comunali si tenevano all'aperto o in grandi sale dove era in mostra la ricchezza della famiglia con l'oreficeria per la tavola o con il vasellame prezioso esposto in grandi credenze a vetro. Lo svolgimento del banchetto era inoltre allietato da musica e dai cosiddetti "intermezzi": spettacoli d'arte varia che si sviluppavano in vere e proprie rappresentazioni teatrali e commedie dell'antica Roma[17].
Nelle città la vita quotidiana è segnata dalle attività dei bottegai e degli artigiani che lavorano fuori delle mura della propria casa mentre quelli dediti alla tessitura e al filatoio svolgono il loro lavoro nella loro abitazione dove abitualmente ci si riunisce in grandi e confortevoli sale per i pasti e le veglie dopo cena dove si esercita l'arte del conversare a proposito di dote e interessi, di religione o di scandali locali. Successivamente si impiega il tempo libero serale per il gioco delle carte, degli scacchi o dei dadi mentre i bambini giocano a esercitarsi nella lettura[18]
Presunto ritratto di Lucrezia Borgia nellaDisputa di Santa Caterina delPinturicchio. L'affresco si trova nell'Appartamento Borgia.
Con il Rinascimento cambia anche il ruolo della donna rispetto al Medioevo: «finalmente, per ben intendere la vita sociale dei circoli più elevati del Rinascimento, è da sapere che la donna in essi fu considerata pari all'uomo».[19] Soprattutto in ambito educativo la donna «nelle classi più elevate era essenzialmente uguale a quella dell'uomo», distinguendosi per le sue doti letterarie e filologiche, e contribuendo al rilancio della poesia italiana «onde un numero considerevole di donne acquistarono una grande celebrità».[20]
Fino al Trecento, secondoPaolo da Certaldo (1320 circa–1370 circa) la donna doveva seguire come modello l'esempio della Vergine Maria accudendo la casa[21]. Le bambine, raggiunti i tre anni dovevano dormire separate dai maschietti e indossare una veste lunga sino ai piedi. Compiuti i 12 anni diveniva compito precipuo dei genitori la sorveglianza sulle figlie, libere soltanto di lavorare in casa, stando lontane dalle finestre e conservando così le principali doti femminili: pietà, pudore e onore.
Dopo il matrimonio la tutela della donna passava dal padre al marito che eviterà nei casi più coercitivi che la moglie si affacci alla finestra o che si intrattenga sulla porta di casa per spiare o per ciarlare. Le mogli, in assenza del marito si prendono allora la libertà di andare in chiesa, al mercato, al pozzo o al mulino, tutti luoghi questi dove spesso nascono amori destinati presto a morire[22]
A partire dal Rinascimento in Italia, il ruolo della donna, in specie per quella appartenente all'aristocrazia e all'alta borghesia, al contrario del resto d'Europa, è particolarmente significativo[23]: riceve un'educazione, come quella dell'uomo, basata sulle materie classiche e acquista rilievo nella vita sociale nella conduzione di feste, balli e tornei. La condizione femminile acquisisce valore come sposa, madre dedita alla cura della famiglia di cui cura gli interessi, anche politici, in assenza del marito. Tipico esempio di queste doti fuLucrezia Borgia: perfetta castellanarinascimentale, acquistò la fama di abile politica e accorta diplomatica, tanto che il marito arrivò ad affidarle la conduzione politica e amministrativa del ducato quando doveva assentarsi da Ferrara. Fu anche un'attiva mecenate, accogliendo a corte poeti e umanisti comeLudovico Ariosto,Pietro Bembo,Gian Giorgio Trissino eErcole Strozzi.[24]
L'eleganza nel vestire degli uomini e delle donne italiane nel Rinascimento non ha pari nel resto d'Europa. Per evitare eccessive stravaganze vari provvedimenti impongono regole restrittive nonostante le quali però non riescono a controllare l'influenza francese e spagnola. Le donne curano in modo particolare il loro aspetto dal colore della pelle sino a quello dei capelli che la moda prescrive dover essere biondi. L'uso dei cosmetici e del profumo sono tanto diffusi che persino nel contado divengono abituali[25].
Chi aspira a mostrare la propria agiatezza tramite l'abbigliamento e preziosi gioielli sono le donne della buona società e le cortigiane alle quali successivamente viene vietato di indossare stoffe pregiate che tuttavia continuano a essere usate per abiti lussuosi nascosti sotto un mantello di sargia nera. Nel 1546Cosimo I impone alle cortigiane di portare un nastro giallo per non essere confuse con le donne di buona famiglia.[26].
Dopo il 1348, a seguito delle epidemie di peste, la famiglia era di solito formata da 4 persone, i genitori e due figli. Agli inizi del Trecento le famiglie tendevano a essere molto più numerose e multinucleari come quelle che si riformarono agli inizi del Quattrocento dove leggi e regolamenti raccomandavano le più larghe coabitazioni dei membri appartenenti allo stesso lignaggio e dei parenti acquisiti (parentado) con i matrimoni. Anche i domestici erano considerati membri della famiglia alla cui vita privata spesso partecipavano anche i vicini e gli amici che potevano essere stati scelti come padrini del figlio e dunque divenire compari dei genitori instaurando così un vincolo di parentela tale da costituirli come vere e proprie clientele delle famiglie dei potenti
I rapporti sociali erano frequenti: i bambini si radunavano in brigate che spesso si azzuffavano tra loro. Le donne si raccoglievano nelle varie abitazioni per pregare in speciali occasioni o per ciarlare degli ultimi avvenimenti di cronaca. Molto praticato con piacere era il gioco d'azzardo che si svolgeva dovunque nelle strade della città[27].
Le abitazioni riflettevano la condizione sociale per cui i salariati e i piccoli agricoltori in campagna abitavano in casupole di paglia e fango che nel territorio toscano erano costruite in muratura e abbastanza vaste per essere più confortevoli. Nei villaggi e nelle borgate circondate da mura di difesa le case sono ancora più solide ma di piccola cubatura. A Firenze le case più umili usavano i mattoni mentre erano in pietra quelle della borghesia: la nobiltà e il ceto medio abitava in case fortificate protette da torri di avvistamento e difesa.[28]
Su tutte le dimore primeggiava la casa del principe come Palazzo Medici a Firenze residenza signorile sino a quando nel 1540Cosimo trasferì la famiglia a Palazzo Vecchio che lo accresce, con l'arte del Vasari, di ambienti appositi adatti a ospitare la corte che circonda il sovrano Cosimo raffigurato negli arazzi per le grandiose imprese a cominciare dall'unificazione della Toscana che assicurò la pace e per le sue personali doti, fra cui la castità. I mobili, scomparsi quasi del tutto, consistono in letti con lussuosi baldacchini, tavoli massicci, armadi per gli studioli, sedili tutte opere delle botteghe fiorentine della seconda metà del Cinquecento che donati e ricevuti in dono, comprati e venduti dai granduchi conquistano il mercato europeo[29].
Il rinnovamento culturale e scientifico iniziò negli ultimi decenni delXIV secolo e nei primi delXV secolo aFirenze e affondava le radici nella riscoperta dei classici, iniziata già nel Trecento daFrancesco Petrarca e altri eruditi. Nelle loro opere l'uomo incominciò a essere l'argomento centrale accanto a Dio (ilCanzoniere diPetrarca e ilDecameron diBoccaccio ne sono un chiaro esempio).
In città, in concomitanza con una fioritura economica, per quanto effimera, e con alcuni successi militari e politici, si aprì una stagione in cui i legami con le origini romane, per altro mai venute meno, vennero rinsaldati e produssero un linguaggio figurativo radicalmente diverso da quello allora preponderante delgotico internazionale. Nel campo delle arti visive vissero contemporaneamente in città tre grandissimi maestri che rinnovarono in maniera irreversibile i linguaggi dell'architettura, della pittura e della scultura, rispettivamenteFilippo Brunelleschi,Masaccio eDonatello[7]. Il cambiamento artistico non fu altro che un indicatore del cambiamento dei tempi e della mentalità[7].
È sbagliato però immaginare un'avanzata trionfante del linguaggio rinascimentale che procede contro una cultura sclerotica e morente, come impostato da una storiografia ormai sorpassata: iltardo gotico fu un linguaggio vivo come non mai, che in alcuni paesi venne apprezzato ben oltre il XV secolo, e la nuova proposta fiorentina fu all'inizio solo un'alternativa di netta minoranza, inascoltata e incompresa nella stessa Firenze per almeno un ventennio, come dimostra ad esempio il successo in quegli anni di artisti comeGentile da Fabriano oLorenzo Ghiberti[7].
Il Rinascimento in Europa si affermò gradualmente con l'influenza dei modi italiani, nel corso dei secoli XV e XVI. Un rinnovo artistico indipendente da quello della Penisola si ebbe nelleFiandre all'inizio delXV secolo, il cosiddetto periodo deiPrimitivi fiamminghi, ed è talvolta indicato dagli storiografi come un "Rinascimento" a sua volta, condividendo alcune caratteristiche teoriche col Rinascimento italiano, quali la rinnovata ricerca di realismo nell'arte, senza tuttavia avere una altrettanto forte base teorica e letteraria.
Sul finire del XV secolo la fama degli artisti italiani aveva ormai travalicato i confini della penisola, rendendoli richiesti anche dalle corti europee. Talvolta si trattò di viaggi isolati, senza conseguenze nelle vicende artistiche locali, altre volte, grazie all'interesse di re, principi e signori, si assistette a una presenza più consistente e legate nel tempo, capace di originare vere e proprie scuole di derivazione italiana. Il caso più emblematico è forse la corte diFrancesco I di Francia, dove artisti comeLeonardo da Vinci,Rosso Fiorentino,Francesco Primaticcio,Benvenuto Cellini e altri vennero accolti e protetti, dando il via alla cosiddettascuola di Fontainebleau, importante fucina del tardo Rinascimento.
Altre volte furono gli artisti stranieri a recarsi in Italia per apprendere i segreti della prospettiva e del fare arte in generale. Emblematici furono in questo senso i due viaggi diAlbrecht Dürer aVenezia (1494-1495 e 1506-1507), dove il geniale artista tedesco poté constatare anche, con una certa amarezza, l'alto status di cui godevano gli artefici sul suolo italiano, rispetto alla figura di semplici artigiani, di retaggio medievale, che era all'ordine del giorno, anche in una città ricca e cosmopolita come la suaNorimberga.
Nel corso del XVI secolo, anche per la presenza continua di eserciti stranieri lungo la penisola, l'Europa in generale si appassionò dello stile italiano, diventato ormai un modello imprescindibile per qualsiasi artista. Si può parlare allora in maniera equivocabile di nuove scuole rinascimentali extra-italiane, quali quellafrancese,tedesca,spagnola,inglese,fiamminga e olandese.
Con la decadenza politica ed economica in Italia il Rinascimento entrò nella sua fase discendente, poiché si spensero quelle forze creative che gli avevano dato vigore. Le sventurate vicende politiche della penisola fecero vacillare la fede nelle capacità dell'individuo, facendo riaffiorare la superstizione e la speranza nel miracoloso, il senso della precarietà, le assillanti domande sul lecito e l'illecito. Nel frattempo il pensiero politico rifuggiva dalla chiarezza lineare diMachiavelli. Sullo scorcio delXVI secolo prevaleva ormai lo stato d'animo dellaControriforma e ilTasso esprimeva il tormento dell'uomo nuovamente attanagliato dall'angoscia delpeccato.
Una delle rotture più significative con la tradizione medievale si produsse nel campo dellastoriografia. Gli storici, tra i quali furono insigniFlavio Biondo (nel XIV secolo), Machiavelli eGuicciardini (nel XV secolo), abbandonarono la visione medievale legata a un concetto di tempo segnato dall'avvento diCristo, per sviluppare un'analisi degli avvenimenti concepita laicamente, con un atteggiamento critico verso le fonti. La storia divenne una branca dellaletteratura e non più dellateologia e si rifiutò la convenzionale divisione cristiana che doveva avere inizio con laCreazione, seguita dall'Incarnazione diGesù e dalGiudizio finale. La visione rinascimentale esaltava invece il mondo greco-romano, condannando il Medioevo come un'era di barbarie e proclamando la nuova epoca come era di luce e di rinascita del mondo classico.
Il fervido interesse per l'antichità si concretò nella ricerca e nel restauro dei manoscritti dei grandi autori greci e latini: iDialoghi di Platone, leStorie diErodoto eTucidide, le opere dei drammaturghi e dei poeti greci, riscoperti e pubblicati dopo lacaduta di Costantinopoli, che risvegliarono in Europa occidentale un nuovo fervore filologico.
Anche nel campo delle arti figurative le innovazioni rinascimentali affondavano le radici nel XIV secolo: ad esempio le ricerche intuitive sullo spazio diGiotto, cheGiorgio Vasari considera essere un anticipatore del Rinascimento, poiché dà per primo massa corporea e caratterizzazione fisionomica realistica alle figure umane, superando del tutto lo ieratismo bizantino[30]. Le sperimentazioni pittoriche diAmbrogio Lorenzetti o deiminiatori francesi vennero approfondite e portate a livelli di estremo rigore, che arrivarono a produrre risultati rivoluzionari[7].
Furono almeno tre gli elementi essenziali del nuovo stile[7]:
Formulazione delle regole dellaprospettiva lineare centrica, che organizzava lo spazio unitariamente
Attenzione all'uomo come individuo, sia nella fisionomia e anatomia sia nella rappresentazione delle emozioni
Ripudio degli elementi decorativi e ritorno all'essenzialità.
L'arte del Rinascimento vede lo studio e la riscoperta dei modelli antichi, sia in architettura sia in scultura. Vengono riscoperti e riutilizzati elementi architettonici dell'arte classica, e lo studio architettonico si concentra prevalentemente sull'organizzazione armonica dei volumi, degli spazi, della luce all'interno dell'edificio. L'architettura diventa armonia, proporzione, simmetria, e riflette la nuova dimensione armonica e sinergica che l'uomo ha trovato nel rapporto con la natura e con Dio, un rapporto ormai non più caratterizzato daltimor dei medievale (che veniva tradotto in architettura nella vertiginosa altezza della chiesa gotica, che faceva sentire il fedele che vi entrava piccolo di fronte all'immensità dell'Onnipotente).
La prima fase dell'arte rinascimentale è incentrata suFirenze, città che diventa uno dei centri mondiali di diffusione ed elaborazione della nuova cultura umanistico-rinascimentale. Fervida è qui l'attività di grandi artisti e letterati, in tutti i campi artistici, e proprio questo fervore artistico rende la signoria medicea principale polo culturale italiano in questo periodo. In seguito, a partire dal primo Cinquecento,Roma, capitale dellacontroriforma, diventerà il centro indiscusso dell'arte, che acquisirà un linguaggio maturo grazie particolarmente aMichelangelo eRaffaello, che avviano ilmanierismo con la ricerca di un canone perfetto, che diventi modello da riprodurre (laPietà Vaticana di Michelangelo può essere vista, in questo senso, come conclusione di questo percorso artistico). Nell'Italia settentrionale la frammentazione politica e la presenza di numerose corti, intente a primeggiare le une sulle altre anche in campo artistico, sarà uno sprone per la promozione dell'arte, inToscana,Lombardia,Emilia e nelVeneto.
Il Rinascimento fu l'Età dell'oro del teatro, sia in Italia sia presso le altre corti europee. La riscoperta dei testi classici greci e latini creò una moltiplicazione e diffusione degli spettacoli teatrali che fece superare, anche se in tempi diversi, prima in Italia che nel resto d'Europa, le classichesacre rappresentazioni diffuse ormai fin dall'inizio delMedioevo.
La presenza degliUmanisti presso tutte le corti europee fu determinante, attraverso la rimessa in scena dei capolavori diPlauto,Terenzio, deitragici greci e diSeneca, per una nuova visione dell'arte rappresentativa e per la laicizzazione del teatro.
Come testimoniato nei iDiarii diMarin Sanudo, tra il 1400 e il 1500 nellaRepubblica di Venezia all'esterno e dentro i palazzi delleélite nobiliari e mercantili si sviluppano forme innovative di festa e d'intrattenimento, che coniugano una parte ufficiale, diffusa nelle vie cittadine, e una privata, svolta nei palazzi e destinata agli ospiti più esclusivi. I promotori di tali eventi sono leCompagnie della Calza.
Al centro delle feste vi sono le raffigurazioni teatrali di Angelo Beolco, dettoRuzante, e Francesco de' Nobili, dettoChèrea, oppure di Domenico Tajacalze, Zuan Polo e Cimador. Si spazia dalla commedia regolare, alle parodie letterarie alleallegorie, dai dialoghi giocosi alle scene tragiche.
Il teatro rinascimentale ebbe un forte sviluppo grazie anche all'applicazione delle novità pittoriche e architettoniche. La prospettiva e la ricostruzione di teatri sull'esempio di quelli greco-romani, sono alla base della costruzione del celebreTeatro Olimpico diAndrea Palladio.
Molti artisti si specializzarono nellescenografie comeSebastiano Serlio eBaldassarre Peruzzi, altri, comeGiovanni Maria Falconetto eVincenzo Scamozzi, nel rinnovato uso degli spazi scenici non più riservati ai luoghi tradizionali. InSpagna, ad esempio, vi fu ilTeatro de salon per la corte e i palazzi nobiliari e iCorrales per il pubblico pagante. In contemporanea anche in Italia nacquero teatri a pagamento soprattutto verso la seconda metà del Cinquecento, che servirono principalmente per lanciare il nuovo genere dellaCommedia dell'arte.
ARoma alla fine delXVI secolo, si gettarono le basi per una nuova forma di spettacolo: ilMelodramma che in Italia ebbe fra i primi autoriClaudio Monteverdi. Inizialmente si trattò diintermezzi tra un atto e l'altro delle commedie, che in seguito presero sempre più spazio sul palco fino a diventare una forma autonoma di rappresentazione, anticamente chiamatarecitar cantando e che si sviluppò fino a creare delle vere e proprie opere autonome.
Una pagina della prima Bibbia stampata daGutenberg con i caratteri mobili
Il nuovo approccio verso il mondo vide il declino dell'auctoritas e della conoscenza speculativa che aveva come fine la contemplazione della verità, legata indissolubilmente a Dio. A questo concetto si affiancò quello della conoscenza funzionale, che ha validità in quanto utilizzabile in possibili sbocchi pratici:scienza etecnologia divengono quindi un'unica disciplina, che cerca la conoscenza della natura per modificarla secondo le proprie esigenze. Non a caso i più grandi esponenti della cultura rinascimentale (Salutati,Bruni,Valla,Decembrio) erano anche uomini impegnati in politica, cioè in un'attività pratica. In questo periodo si assiste anche alla ripresa dellamagia e dell'alchimia, che sebbene fossero guardate con sospetto dai primi padri della Chiesa, erano di nuovo state legittimate già nel basso Medioevo dagli scolastici cristiani comeRuggero Bacone,Alberto Magno,Tommaso d'Aquino.[31]. Esse diventano ora scienze positive della trasformazione e del dominio dell'uomo suglielementi[7].
Il sapere scientifico (matematica,geometria,fisica) acquista una diffusione mai così capillare, con applicazioni pratiche in molte attività della borghesia[7].
L'afflusso di intellettuali provenienti daCostantinopoli, dovuto sia alla ricomposizione momentanea dello scisma tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente (1438), sia alla conquista della città compiuta daiturchi ottomani nel1453, portò grandi personalità nelleUniversità di Firenze,Ferrara eMilano, diffondendo la conoscenza del greco, della filosofia, lo studio del greco tra ilXV e ilXVI secolo. Gli studi umanistici furono incoraggiati e sostenuti dalle famiglie deiMedici di Firenze, degliEste di Ferrara, degliSforza di Milano, deiGonzaga di Mantova e dei duchi diMontefeltro diUrbino, dei nobili diVenezia e della Roma papale.
Alcuni dei più noti trattati greci di matematica furono tradotti nel XVI secolo, mentre erano date alle stampe le opere di astronomia diNiccolò Copernico,Tycho Brahe eKeplero. Verso la fine del XVI secolo,Galileo applicò i modelli matematici alla fisica. Lo studio dellageografia fu trasformato dalle nuove informazioni ricavate dalle grandi esplorazioni geografiche.
In campo tecnologico, l'invenzione dellastampa a caratteri mobili nel XV secolo da parte diGutenberg rivoluzionò la diffusione del sapere e la circolazione delle informazioni. La nuova invenzione aumentò notevolmente la quantità di libri in circolazione, aiutò a eliminare gli errori di trascrizione e trasformò lo sforzo intellettuale in un'attività di confronto e di scambio piuttosto che di studi solitari e isolati. Le migliorie nella tecnologia navale aprirono alle flotte europee le rotte oceaniche, l'impiego dellapolvere da sparo rivoluzionò le tattiche militari tra il1450 e il1550, favorendo lo sviluppo dell'artiglieria che rivelò i suoi effetti devastanti contro le mura di castelli e città, distruggendo il mito atavico dellacavalleria medievale.
Il Rinascimento fece inoltre notevoli progressi nel campo dellamedicina e dell'anatomia, scienze per le quali venne redatta anche, tra il XV e il XVI secolo, la prima traduzione delle opere diIppocrate eGaleno, che pur contenendo in sé poco di scientificamente applicabile, incoraggiarono lo studio della sperimentazione medica e dell'anatomia umana.Andrea Vesalio fu uno dei primi a studiare i cadaveri dissezionati.
In filosofia si assiste alla rinascita delneoplatonismo, al quale si devono quel rinnovato interesse per il bello e quella fioritura di espressioni artistiche che videro l'Italia protagonista. L'amore per il bello e per l'armonia del cosmo, significati dal concetto neoplatonico dianima del mondo, originò infatti le innumerevoli opere d'arte di questo tempo. Risulta esemplare in proposito una frase diPietro Bembo, che nelCinquecento scriveva: «Perciò che è verissima openione, a noi dalle più approvate scuole de gli antichi diffinitori lasciata, nulla altro essere il buono amore che di bellezza disio».
Nel campo deldiritto perse importanza il metododialettico di tradizione medievale, a favore di una più attenta interpretazione storico-filologica deldiritto romano. Per i giuristi rinascimentali l'obiettivo centrale del governo era quello di mantenere la pubblica sicurezza e la pace interna, ridimensionando il valore dellalibertas, del diritto e della giustizia in senso teorico.
Grandi stravolgimenti politici interessarono sia le principalicittà-stato della penisola, che si svilupparono in stati regionali espandendosi a spese dei vicini, senza peraltro arrivare alla realizzazione dell'unità nazionale, sia la nascita degli stati nazionali europei inSpagna,Francia eInghilterra. La nuova realtà fece sviluppare ladiplomazia, con l'istituzione, entro il XVI secolo, diambasciate permanenti.
Gli uomini di Chiesa del Rinascimento, soprattutto quelli di rango elevato comepapi,cardinali evescovi, modellarono il proprio comportamento sull'etica della società laica, distinguendosi ben poco da quelle dei grandi mercanti e dei principi dell'epoca. Il cristianesimo rimase comunque un elemento vitale nella cultura dell'epoca.
Guillaume Dufay (a sinistra) e Gilles Binchois (a destra)
Verso la fine del Quattrocento lascuola franco fiamminga musicale, che si sviluppò finanziata nelle scuole delle cattedrali dalla borghesia benestante, prese e rinnovò grandemente le preesistenti forme dellamessa, delmottetto e dellachanson. Ponendo le consonanze per terze (ancora oggi familiari all'orecchio occidentale) e la forma imitativa delcanone alla base delle loro procedure compositive, i fiamminghi (tra cui ricordiamo il fondatoreGuillaume Dufay e il grandeJosquin Des Prez) rivoluzionarono la pratica della polifonia ereditata dall'Ars nova e dall'Ars antiqua. Il lavoro di questi compositori poneva le basi per lo sviluppo di quella che sarebbe stata la teoria dell'armonia.
All'inizio del Cinquecento gli eccessi della scuola fiamminga provocarono una reazione e una nuova tendenza alla semplificazione, come si può vedere nell'opera diJosquin Des Prez, dei suoi contemporanei fiamminghi e, più tardi, nell'opera diGiovanni Pierluigi da Palestrina, che erano in parte spinti dalle limitazioni imposte alla musica sacra dalConcilio di Trento che scoraggiava l'eccessiva complessità. Le complessità dei canoni quattrocenteschi furono progressivamente abbandonate dai fiamminghi in favore dell'imitazione a due e tre voci (fino ad arrivare a sei voci reali) e con l'inserimento di sezioni inomofonia che sottolineavano i punti salienti della composizione. Palestrina, probabilmente il massimo compositore del XVI secolo, produsse composizioni in cui uncontrappunto fluido alternava fittamenteconsonanze e dissonanze con un suggestivo effetto di sospensione.
^A partire dalQuattrocento l'esperienza teorica e il dibattito sulla "città ideale" furono tanto intensi da fare di quel tema, pure in carenza di vere e proprie realizzazioni pratiche, uno dei grandi snodi ispiratori su cui si concentrò la riflessione dell'arte, dell'architettura e dell'urbanistica rinascimentale, che ambirono a coniugarvi esigenze funzionali e sensibilità estetica, un'aspirazione che porta con sé i tratti caratteristici di quel tempo (inGillo Dorfles, Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi,Storia dell'arte dallaPreistoria alSettecento, p. 167)
^«I suoi limiti cronologici possono fissarsi con buona approssimazione tra la metà circa del Trecento e la fine del Cinquecento, anche se alcuni studiosi tendono a circoscrivere l’arco cronologico tra il 1450 e il 1575, altri tra il 1492 e il 1600.» cfr.Enciclopedia Italiana Treccani alla voce corrispondente.
^Paolo da Certaldo,Libro di buoni costumi, F. Le Monnier, 1945 p.109
^A. Duby, La vita privata dal feudalesimo al rinascimento, Laterza, Roma-Bari, 1987, p.163 e sgg.
^P. Larivaille, La vita quotidiana delle cortigiane nell’Italia del Rinascimento, Mondadori, Milano, 2018 (edizione speciale per il Corriere della sera), pag. 31-46.
^Sarah Bradford, Lucrezia Borgia. La storia vera, Milano, Mondadori, 2005 pp.190-191
^J. Burckhardt, La civiltà del rinascimento in Italia, Sansoni,1961, pp. 269-272
Konrad Burdach,Riforma, Rinascimento, Umanesimo, Sansoni, Firenze 1986.
Konrad Burdach,Dal Medioevo alla Riforma, Brünn 1913.
Konrad Burdach,Significato ed origine delle parole "Rinascimento" e "Riforma", Reimer, Berlino 1910.
Eugenio Garin,Medioevo e Rinascimento. Studi e ricerche, Laterza, 2005.
Eugenio Garin,Interpretazioni del Rinascimento, Storia e Letteratura, 2009.
Bernard Berenson,The Italian Painters of the Renaissance Londra 1962.
Jacob Burckhardt,Die Kultur der Renaissance in Italien, Basilea 1860.
Benedetto Croce,Gli dei antichi nella tradizione mitologica del Medioevo e del Rinascimento, inLa parola del passato, I, 1964 pp. 273–85.
Eugenio GarinL'umanesimo italiano. Filosofia e vita civile nel Rinascimento, Bari 1954.
Aby Warburg,La rinascita del paganesimo antico, Firenze 1966
Pasquale Sabbatino,La bellezza di Elena. L'imitazione nella letteratura e nelle arti figurative del Rinascimento, Firenze, Olschki, 1997.ISBN 88-222-4503-2
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari,I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999.ISBN 88-451-7212-0