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Riforma agraria

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Lariforma agraria è una ristrutturazione deimezzi di produzione agricola, in particolare del suolo. Spesso, con questa definizione, si intende una redistribuzione della proprietà delle terre coltivabili attraverso un'espropriazione forzata, indennizzata o no, che l'amministrazione compie nei confronti dei beni posseduti da grandi proprietari, per una successiva redistribuzione gratuita, o a prezzo agevolato, in favore dei coltivatori privi di proprietà.Nella storia ci sono state numerose riforme agrarie, spesso dovute a rivoluzioni o rivendicazioni violente da parte della classe contadina.

Obiettivi

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La riforma agraria ha la duplice finalità di redistribuire più equamente la terra migliorandone al tempo stesso laproduttività. Nel redistribuire la terra dai grandi proprietari - tra i quali vi può anche essere lo stato - verso i piccoli proprietari, si favorisce una più equa distribuzione del reddito[1]. Inoltre, eliminando le zone scarsamente produttive dellatifondo, si cerca di aumentare la produttività della terra delle zone riformate. Allo stesso tempo, è possibile modificarne i prodotti o le tecniche, se le terre espropriate sono sì produttive ma utilizzate male[2]. Perciò, agli obiettivi diequità si è soliti associare obiettivi di miglioramento qualitativo e quantitativo nello sfruttamento della terra.

La riforma agraria nei diversi stati

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Cina

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Lo stesso argomento in dettaglio:Riforma agraria cinese.

InCina la riforma agraria fu realizzata sotto forma dicollettivizzazione forzata della terra durante l'ultima fase dellaguerra civile cinese ed i primi anni dell'odiernaRepubblica Popolare Cinese, in pieno periodomaoista.[3] Prevedeva l'omicidiodi massa deiproprietari terrieri (sia grandi che medi e piccoli) da parte degli inquilini e la redistribuzione della terra aicontadini[4] e causò un numero di vittime stimabile da diverse centinaia di migliaia a diversi milioni.[5][6][7]

India

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Lo stesso argomento in dettaglio:Bhoodan.

Nel1951 in India fu avviata una riforma agraria su base volontaria. Il filosofo e attivistaVinoba Bhave riuscì infatti a persuadere diversi proprietari terrieri benestanti a donare volontariamente una certa percentuale dei propri terreni alla persone appartenenti alle caste inferiori. L'esperimento creò un clima più favorevole per le persone prive di terra.

Italia

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In Italia la riforma agraria costituì un problema secolare, in particolar modo nel Meridione. Nonostante le diverse manovre di redistribuzione demaniale nel sud della penisola, dalla prammaticaDe administratione Universitatum (1792) diFerdinando I di Borbone alleleggi eversive della feudalità (1806-1808) diGiuseppe Bonaparte, la questione demaniale rimase sostanzialmente insoluta, soprattutto a causa della strenua opposizione dei grandi proprietari terrieri, non intenzionati a perdere i propri privilegi e a permettere l'emancipazione del ceto contadino. Anche con l'unità d'Italia, nonostante le promesse di una redistribuzione delle terre, il problema rimase irrisolto. La borghesia, fino al 1860 fedele alladinastia borbonica, aveva infatti partecipato attivamente al moto unitario pur di non perdere il proprio prestigio, e sottrarle le proprietà avrebbe significato per ilRegno italiano guadagnarsi la sua inimicizia.[8] La mancata lottizzazione è da annoverarsi fra le cause del fenomeno delbrigantaggio postunitario.

Ilregime fascista tentò di attuare, all'interno dellabattaglia del grano, una riforma dettasbracciantizzazione, avente come obiettivo la diminuzione del numero dibraccianti giornalieri a favore dimezzadri,affittuari ecoloni per sviluppare le piccole e medie proprietà terriere. Il fine ultimo era l'autosufficienza nazionale nella produzione di frumento.

La legge del 1950

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Una prima vera e propria riforma agraria venne attuata con l'avvento dellaRepubblica. Ilparlamento italiano varò nel1950 unalegge in tal senso, la legge stralcio n. 841 del 21 ottobre 1950.

Il provvedimento, finanziato in parte dai fondi delPiano Marshall lanciato dagliStati Uniti nel1947, ma anche ostacolato da esponenticonservatori dell'amministrazione americana[9] fu secondo alcuni studiosi la più importante riforma dell'interosecondo dopoguerra[10]. La riforma proponeva, tramite l'esproprio coatto, la distribuzione delle terre aibraccianti agricoli, rendendoli cosìpiccoli imprenditori e non più sottomessi al grandelatifondista. Se per certi versi la riforma ebbe questo benefico risultato, per altri ridusse in maniera notevole la dimensione delle aziende agricole, togliendo di fatto ogni possibilità di trasformarle in veicoli imprenditoriali avanzati. Questo elemento negativo venne però attenuato e in alcuni casi eliminato da forme di cooperazione. Sorsero infatti lecooperative agricole che, programmando le produzioni e centralizzando la vendita dei prodotti, diedero all'agricoltura quel carattere imprenditoriale che era venuto meno con la divisione delle terre.

Si ebbe una migliore resa delle colture che da estensive diventarono intensive e quindi un migliore sfruttamento delle superfici utilizzate. Il lavoro agricolo che era stato fino ad allora poco remunerativo anche se molto pesante, cominciò a dare i suoi frutti. In seguito allo sviluppo dell'industria, l'agricoltura finì col divenire un settore marginale dell'economia, ma a seguito della messa a punto di moderne tecniche dicoltivazione, essa vide moltiplicarsi il reddito prodotto perettaro coltivato e quindi la redditività del lavoro.

Abruzzo

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Con il prosciugamento del lagoFucino effettuato inAbruzzo nella seconda metà delXIX secolo, il banchiereAlessandro Torlonia divenne proprietario per cento anni di 16.507 ettari di terreni bonificati. Le difficili condizioni socio-economiche in cui si trovarono gli agricoltori, in particolare i braccianti, furono descritte inFontamara dallo scrittoreIgnazio Silone; successivamente alle lotte contadine delsecondo dopoguerra e ai cosiddettiscioperi alla rovescia e pochi mesi dopo l'eccidio di Celano arrivò il 21 ottobre 1950 il varo della riforma agraria (con provvedimento noto anche comelegge Stralcio)[11]. Grazie alla legge nazionale, attuata nel 1951, avvenne l'espropriazione dei terreni del Fucino ai danni deiTorlonia in favore degli agricoltori diretti che dopo anni di lotte contadine diventarono proprietari di oltre 8 500 quote. Nel contempo la gestione delle opere di bonifica fu affidata il 28 febbraio 1951 al neocostituito Ente per la colonizzazione dellaMaremmaTosco-Laziale e del territorio del Fucino[12], da cui si separò nel 1954 l'Ente per la valorizzazione del Fucino, noto semplicemente come Ente Fucino[11].

Basilicata

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InBasilicata[13], terminata laseconda guerra mondiale, ci fu una fase di lotte dei braccianti, dei mezzadri e dei contadini che occupavano molti terreni dei latifondisti scatenando dei conflitti a fuoco. In particolare le rivendicazioni furono molto forti nelPollino e nelmaterano (dove le condizioni dei contadini e dei pastori erano disumane). Gli episodi più clamorosi furono l'eccidio diMelfi nel1949 e l'assassinio diGiuseppe Novello il 14 dicembre 1949 aMontescaglioso.

Anche il governo centrista divenne allora favorevole ad una riforma agraria, fortemente richiesta dalla sinistra, ma diventata ormai per molti aspetti anacronistica. Lo strumento operativo fu l'O.V.P. (Opera Valorizzazione Pollino) un ente che era già stato costituito nel 1947. Nel complesso furono espropriati 75.000 ettari di terreno, distribuiti poi in 11.557 poderi, che si mostrarono ben presto troppo piccoli per giustificarsi economicamente. La zona fu poi interessata da una massiccia emigrazione, non solo verso l'Italia settentrionale, ma anche verso la Svizzera e laGermania. La riforma fondiaria in Pollino si dimostrò sotto alcuni punti di vista un fallimento.

Emilia

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InEmilia la lotta agraria coincise in buona parte con la rivendicazione da parte dei mezzadri di nuovi patti agrari[14]e assunse forme di particolare violenza soprattutto nelTriangolo rosso.[senza fonte]

Puglia

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InPuglia la riforma agraria non trovò una sua diretta applicazione, visto che quando stava per essere approvata definitivamente, la legge stralcio non menzionava nessuna località della Puglia e specie del Salento. Fu allora che nellaprovincia di Lecce nacque una mobilitazione popolare e politica per l'allargamento della legge anche al territorio diArneo di proprietà di alcuni latifondisti come il barone Tamborino.Queste agitazioni popolari si ricordano come l'occupazione dell'Arneo che fra il 1947 e il 1951 toccarono il loro apice. Alla fine anche il Salento e la Puglia rientrarono nel progetto politico della legge Segni.

Sicilia

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Alla fine delXIX secolo l'isola fu scossa dalle rivendicazioni deifasci siciliani, organizzazione proletaria di protesta che chiedeva riforme economiche, tra cui quella agraria. Tale movimento fu represso nel sangue dalgoverno Crispi III.
Nel secondo dopoguerra fu la prima regione in cui si sviluppò movimento di lotta contadino. Dall'autunno del 1944, i coltivatori dell'isola si ribellarono alla mancata attuazione dei cosiddetti decreti Gullo[15], dal nome del ministro dell'agricoltura delgoverno Badoglio IIFausto Gullo, che li emanò ad ottobre di quell'anno, che deliberavano la concessione delle terre incolte e malcoltivate ai contadini, la modifica dei contratti agrari, le procedure dello scioglimento degli usi civici e la quotizzazione dei demani. Questi rivoluzionari decreti erano boicottati con cavilli giuridici o con prove di forza dai latifondisti, che non volevano rinunciare ai loro secolari privilegi, provocando la ribellione dei contadini. Le agitazioni per l'applicazione dei decreti Gullo durarono fino al 1946 e innescarono un processo politico che portò alle riforme agrarie sia in Sicilia (Regione a Statuto Speciale che legifera in modo autonomo) che nel resto del Paese.

Nicaragua

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Lo stesso argomento in dettaglio:Rivoluzione sandinista § La riforma agraria.

Sudafrica

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Lo stesso argomento in dettaglio:Disuguaglianze post-apartheid in Sudafrica § Riforma agraria.

Unione Sovietica

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Lo stesso argomento in dettaglio:Collettivizzazione in Unione Sovietica.

Venezuela

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Secondo alcune fonti, prima del 1998, circa il 60% delle terre venezuelane era nelle mani di meno dell'1% della popolazione.[16] Nel 2001 il governo diHugo Chávez emanò il cosiddettoPiano Zamora per redistribuire la terra privata e governativa incolta ai contadini bisognosi.

Il piano incontrò un'opposizione ferma, che portò alcolpo di stato del 2002. QuandoPedro Carmona assunse la presidenza durante la manifestazione, abolì la riforma agraria. Ciononostante, il colpo di stato fu dichiarato nullo e Chávez ritornò al potere. Alla fine del 2003, 60.000 famiglie avevano ricevuto un titolo temporaneo per un totale di 55.000 km² di terra grazie a questo piano.

Nonostante le riforme agrarie realizzate dal governo, il quale, secondo alcune fonti, avrebbe ridotto i cosiddettilatifundios, molti di quelli che avevano ricevuto la terra non avevano nessuna competenza nel settore agricolo. In molti casi i contadini non ricevevano neanche l'acqua, dal momento che non vi erano ancorainfrastrutture idrauliche in molte regioni.[17]

Inoltre, in molti casi, icampesitos non divenivano proprietari della terra ricevuta, ma avevano solo il diritto di coltivarla gratuitamente e senza conseguenze penali da parte del governo, e in molti casi la terra non veniva assegnata alle singole famiglie contadine, ma gestita nelle "comuni", concordemente ai dettami del socialismo. Secondo alcune fonti, le terre espropriate ammonterebbero a 4-5 milioni diettari.[18][19]

I problemi di cui sopra, insieme a una cattiva gestione da parte del governo delle imprese private e l'assenza dellibero mercato, hanno portato a una lunga crisi ancora in corso.

Zimbabwe

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Lo stesso argomento in dettaglio:Riforma agraria in Zimbabwe.

Note

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  1. ^Rosenzweig M.R., “Rural wages, labor supply, and land reform: a theoretical and empirical analysis”, Yale University, Economic Growth Center, 1979.
  2. ^Binswanger H.P., Deininger K., Feder G., Poder, Distorções, Revolta e Reforma nas Relações de Terras Agrícolas, articolo appartenente a Teófilo, E.(org.) et all. A Economia da Reforma Agrária: evidencias internacionais,NEAD, Brasília, 2001
  3. ^(EN) Philip Short,Mao: A Life, Macmillan, 2001-02,ISBN 978-0-8050-6638-8.URL consultato il 30 settembre 2020.
  4. ^Scheidel, W.: The Great Leveler: Violence and the History of Inequality from the Stone Age to the Twenty-First Century. (eBook and Hardcover), supress.princeton.edu.URL consultato il 17 settembre 2020(archiviato dall'url originale il 4 settembre 2017).
  5. ^J. A. G. Roberts,A History of China (Palgrave Essential Histories Series)[collegamento interrotto], Palgrave Macmillan, 2006, p. 257,ISBN 978-1403992758.
    «"Estimates of the number of landlords and rural power-holders who died range from 200,000 to two million" (tradotto in italiano: "le stime del numero di proprietari terrieri e detentori di potere rurali che morirono variano dai 200.000 ai due milioni").»
  6. ^The Cambridge History of China: Volume 14, The People's Republic, Part 1 ... - Google Books, subooks.google.com, p. 87.URL consultato il 17 settembre 2020(archiviato dall'url originale il 20 febbraio 2019).
  7. ^ Rudolph J. Rummel,China's bloody century: genocide and mass murder since 1900, Transaction Publishers, 2007, p. 222 e 223,ISBN 978-1-4128-0670-1.
  8. ^Tommaso Pedio,Latifondo e usi civici, prammatica 1792, eversione della feudalità, usurpazioni delle terre demaniali, adesione dei galantuomini al nuovo regime, inwww.brigantaggio.net.URL consultato il 24 giugno 2014(archiviato dall'url originale il 13 marzo 2013).
  9. ^Sulla complessa vicenda dell'apporto americano, Emanuele Bernardi, "La riforma agraria in Italia e gli Stati Uniti", Bologna, il Mulino, 2006
  10. ^Corrado BarberisTeoria e storia della riforma agraria Firenze, Vallecchi, 1957
  11. ^ab Emilio Romagnoli,Agraria, riforma, sutreccani.it, Enciclopedia Italiana - III Appendice, 1961.URL consultato il 12 ottobre 2021.
  12. ^ Guido Ghini,La Riforma Agraria in Italia e nella Maremma tosco-laziale: cenni storici (PDF), suarsial.it, Arsial, 5 luglio 2012.URL consultato il 30 aprile 2018(archiviato dall'url originale il 1º maggio 2018).
  13. ^Dall'occupazione delle terre alla riforma agraria, Consiglio regionale della Basilicata, BRN. 93, suconsiglio.basilicata.it.URL consultato il 31 gennaio 2019(archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2019).
  14. ^Lo scontro mezzadrile nelle campagne bolognesi
  15. ^Gli anni ruggenti della Sicilia, riforma agraria e lotte contadine, susiciliainformazioni.com.URL consultato il 5 agosto 2015(archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  16. ^venezuelanalysis.com,https://venezuelanalysis.com/analysis/874 Titolo mancante per urlurl (aiuto).
  17. ^washingtonpost.com,https://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2009/06/19/AR2009061903400.html Titolo mancante per urlurl (aiuto).
  18. ^foreignpolicy.com,https://foreignpolicy.com/2015/11/13/this-land-was-your-land-venezuela-land-reform-chavez-maduro/ Titolo mancante per urlurl (aiuto).
  19. ^npr.org,https://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=106620230 Titolo mancante per urlurl (aiuto).

Bibliografia

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  • Binswanger H.P., Deininger K., Feder G., Poder,Distorções, Revolta e Reforma nas Relações de Terras Agrícolas, articolo appartenente a Teófilo, E.(org.) et all.A Economia da Reforma Agrária: evidencias internacionais, NEAD, Brasília, 2001
  • U.P. Ciamarra,Passato e presente delle riforme agrarie in una prospettiva neoistituzionalista, Questione Agraria, n.3, 2001.
  • E. Bernardi,La riforma agraria in Italia e gli Stati Uniti, il Mulino-Svimez, Bologna, 2006.
  • A. Gerschenkron,La continuità storica. Teoria e storia economica, Einaudi, Torino 1976;
  • M. Gutelman,Struttura e riforme nell'agricoltura, Mazzotta, Milano 1976;
  • D. Lehmann (a c. di),Agrarian Reform and Agrarian Reformism, Faber, Londra 1974;
  • G. Massullo,La riforma agraria, inStoria dell'agricoltura italiana in età contemporanea, a c. di P. Bevilacqua, Marsilio, Venezia 1991.
  • M.R. Rosenzweig,Rural wages, labor supply, and land reform: a theoretical and empirical analysis, Yale University, Economic Growth Center, 1979.

Voci correlate

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Altri progetti

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