Disteso sulle falde dell'Appennino lucano, sulle pendici meridionali delgruppo montuoso Eremita - Marzano, a destra della valle delfiume Platano, il territorio di Ricigliano sovrasta la profonda forra di Romagnano al Monte, mentre a nord guarda i massicci montuosi delMarzano (1.530 metri), si trova ai limiti della provincia di Salerno, tra la Campania e la Basilicata e sorge in amena posizione su d'un colle.
Completamente priva di fondamento la tradizione secondo la quale il nome del paese deriverebbe da unrecinctum Iani, ossia da un luogo recintato sacro a Giano, in quanto la parolarecinctum in latino ha tutt'altro significato e anche per il fatto che in quella e in tutta la zona circostante non fu mai riscontrata traccia alcuna di un culto prestato a tale divinità. Il toponimo, molto più verosimilmente, deriva dalnomen latinoRicilius, che dovette appartenere allagens che in epoca romana ebbe il possesso di unfundus posto allora in agro delmunicipium di Volcei (attualeBuccino), l'estensione del quale corrispondeva, grosso modo, a quella dell'attuale territorio del comune di Ricigliano[4].
Ricigliano ha un'origine molto antica: i primi insediameneti risalgono all'epocapreistorica, come attestano i vari reperti rinvenuti sul territorio del comune. Di particolare interesse sono alcune tombe a fossa rinvenute nella contrada Cutruzzone o Cutruzzole.
Fu edificato daigreci, i quali dalla città di Tegua (Tegea) nelPeloponneso vennero in epoca remotissima a popolare laLucania, di cui Ricigliano fece sempre parte. In tempi storici Ricigliano fu un vicus della vicinaVolcei (oggiBuccino). Sotto i Romani era una città piuttosto importante a giudicare dal fatto che essa fu eretta acolonia latina. Tra i reperti di questo periodo è da segnalare, in località Santa Maria, la presenza di resti di una villa rustica romana.
Alarico,re dei Goti, distrusse dalle fondamenta l'antica Ricigliano e disfece i sette suoi casali che portavano il nome di S. Elia, S. Calogero, S. Jorio, S. Janni, S. Leucio, S. Pietro e San Zaccheria; i quali non furono più riedificati, il suo territorio venne affidato a Tancredi di San Fele. Nel secolo successivo l'imperatore Federico II indicò anche Ricigliano tra i borghi che dovevano contribuire a riparare il Castello di Buccino.
Dopo essere stato appannaggio diPandolfo di Fasanella e di altri feudatari, Ricigliano passò ai D'Alemagna e in seguito alla famiglia Caracciolo con Giacomo, marchese di Brienza.
Intorno alla fine del XVII secolo, a seguito di un'asta bandita dal Sacro Regio Consiglio, divenne feudataria del paese la famiglia De Marinis, alla quale il territorio rimase fino all'ultimo titolare, Michele.
1861 - Brigantaggio. Il 24 novembre 1861Carmine Crocco eJosé Borjes, raggiunsero Ricigliano. Come aBalvano, furono accolti dal clero e dalla popolazione: “a suon di musica e coi preti in commissione di ricevimento”.[5] Malgrado ciò il paese fu saccheggiato in maniera così devastante che il Borjès non si sentì di trascriverne i particolari nel suo diario.[6]
Lostemma di Ricigliano è stato rinvenuto ed estratto dall'Archivio di Stato di Napoli "Fondo Regia Camera della Sommaria", Catasti Onciari, Vol. 4.186, fol. 6 V, come da documento autenticato dal Direttore dell'Istituto Statale stesso.
Ha la seguenteblasonatura: D'argento, a San Cristoforo, Patrono di Ricigliano, di carnagione, col viso di tre quarti, con mantello di rosso, sostenente sulla spalla sinistra il Divino Figliolo, di carnagione, con il braccio destro levato al cielo, entrambi aureolati d'oro, impugnante in sbarra alzata una palma naturale, fogliata, attraversante un fiume di azzurro.
Gonfalone
Il gonfalone ha un drappo troncato di azzurro e di rosso caricato dell'Arma sopra descritta ed ornato di ricchi fregi d'argento.
Stemma e gonfalone sono stati ufficialmente concessi al comune con decreto del presidente della Repubblica del 21 ottobre 2004.[7]
«In occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del proprio tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, economico e produttivo. Mirabile esempio di valore civico ed altissimo senso di abnegazione.» — Terremoto dell'Irpinia 23 novembre 1980[8]
Significativi sono alcuni repertiarcheologici della zona, tra cui un'ara funeraria databile intorno al III secolo e i già ricordati resti di unavilla romana, distante circa due chilometri dal centro dell'odierna Ricigliano. Dell'edificio sono ancora visibili alcuni pavimenti a mosaico di pregevole fattura; si possono inoltre ammirare un atrio tetrastile conimpluvium, consistenti resti di ambienti termali, pavimenti aopus spicatum e vari altri manufatti risalenti al II secolo a.C.
Su parte dell'area della villa romana sono resti della chiesa dellaMadonna Incoronata, che ilsisma del 23 novembre 1980 ha ridotto quasi ad un rudere. La sua fondazione è di probabile ascendenza basiliana, giacché l'edificio era al centro di un'area in cui il culto di santi orientali era notevolmente diffuso. Come tutte le chiese basiliane, aveva anch'essa un orientamento est-ovest.
Nel centro del paese sorge invece la Parrocchiale di San Pietro Apostolo, a tre navate. Di particolare interesse è la Cappella di San Vito, distante 500 metri circa dal centro abitato, ove da oltre un millennio, il 15 giugno di ogni anno si svolge l'antica e tradizionale Turniata di San Vito.
Del periodomedioevale assai poco rimane, avendo il terremoto del 1980 distrutto buona parte del paese: si segnalano i resti dell'antico Castello e dell'ex Convento di Santa Caterina o San Salvatore.
Sul fiume Platano vi è un antico ponte in pietra che è comunemente chiamato Ponte di Annibale, per via della tradizione che vuole sia stato costruito daAnnibale in discesa verso il Sud. È noto anche come Ponte del Diavolo.[9]
Il rapido decremento della popolazione riciglianese è sintomo dell'emigrazione in America che colpi soprattutto il Sud-Italia alla fine dell'Ottocento fino all'inizio del Novecento. Da allora Ricigliano ha avuto un lieve incremento di popolazione che non ha mai superato la soglia dei 1 500 abitanti.
Fiorente è l'allevamento ovino, caprino e suino: assai ricercate sono le carni d'agnello, i formaggi e i prosciutti. Per quanto riguarda la produzioneagricola, ottimi sono i vini e l'olio d'oliva. Il suolo molto fertile contribuisce all'ottima produzione di cereali, legumi e frutta saporitissima. Non manca la selvaggina (cinghiali, lupi, tassi, puzzole)
«Di argento, al San Cristoforo di carnagione, capelluto e barbuto di nero, aureolato d'oro, il corpo di tre quarti a sinistra, la testa volta a sinistra, le gambe parzialmente immerse e attraversanti il fiume di azzurro, fluttuoso di argento, fondato in punta e uscente dai fianchi, il Santo con il petto e i lombi avvolti dal grande manto di rosso, sostenente sulla spalla sinistra il Divino Fanciullo, in maestà, di carnagione, aureolato d'oro, capelluto di nero, con la mano destra alzata verso l'alto, il Santo afferrante con entrambe le mani il bastone di legno al naturale, posto in sbarra alzata, ornato sulla sommità da tre palme di verde, il bastone attraversante il Santo, il fiume e in esso immerso. Ornamenti esteriori da Comune.»
G. Donnorso,Memorie istoriche della Fedelissima ed antica Città di Sorrento, Napoli, D. Roselli, 1740.
E. Canale Parola,Peregrinazioni storiche nel territorio dei Lucani, Salerno, Tipografia Nazionale, 1888.
V. Pintozzi,Comune di Ricigliano, Provincia di Salerno. Frammenti storici, tradizioni e leggende dall'origine fino ad oggi, Pompei, Scuola tipografica pontif. per i figli dei carcerati, 1950.
V. Bracco, Volcei (Forma Italiae), Firenze, Olschki, 1978;
G. Di Capua,Ricigliano. Note di archeologia, Ediz. Arci-Postiglione, Salerno, Palladio, 1995.
G. Di Capua,Il castello di Ricigliano, in "Il Postiglione", anno VII, n. 8, giugno 1995.
G. Arduino, Vici, praediae fundinell'antico territorio di Volcei: Balvano-San Gregorio Magno, Salerno, Palladio, 1997;
C. Currò,Il ritorno di Ulisse. Storia di Ricigliano dai Registri parrocchiali, a cura della Parrocchia di S. Pietro Apostolo di Ricigliano, Palomonte, Grafika Parisi, 2002.
G. Di Capua,I Domenicani a Ricigliano, con il patrocinio del Comune di Ricigliano, Lancusi, Edizioni Gutenberg, 1998.
G. Arduino,I ponti romani nel territorio di Volcei, inLa Voce della Cultura, a. XIX, n. 3, 2013.