La civiltà retica aveva come epicentro l'attualeTrentino o comunque in generale tutto ilTirolo storico, sviluppandosi in tutta l'area prealpina veneta (Veronese,Vicentino,Trevigiano), nelFeltrino e nelBellunese e infine allargandosi al di là delle Alpi fino all'Engadina nelCanton Grigioni inSvizzera, dove è localizzataCuria Raetorum (l'odiernaCoira), allo Steinberg nel Tirolo nord-orientale, e allaGermania meridionale a sud delDanubio.[4] La toponomastica più antica del Bellunese (es.Arten, Belluno, Cismon) e del Friuli (Ampezzo, Esemon, Fanna, Inglagna, Pisimoni, Senons, ecc.)[5] dimostrerebbe una presenza, che potremmo per ora definire"pararetica", per tutta l'area alpina e prealpina della regione.
Secondo lo storico romanoPlinio il Vecchio i Reti erano divisi in vari gruppi, riconducibili però a un'unica entità etnico-culturale di origineetrusca;[6] questa molteplicità di comunità pone serie difficoltà agli studiosi nel delineare con precisione l'area da loro occupata.[7] Ma «le evidenze archeologiche smentiscono decisamente tale rapporto di discendenza» dei Reti dagli Etruschi,[8] mentre studi recenti di linguistica hanno confermato una parentela tra lalingua retica e quellaetrusca,[8] ipotizzando che la separazione tra le due lingue sia avvenuta in un momento dellapreistoria precedente all'età del bronzo,[9] con «la comune origine della famiglia linguistica da collocare in tempi più antichi, almeno all’età neolitica edeneolitica».[9]
Lo storico latinoPlinio il Vecchio (23-79 d.C.) fa derivare il nome Reti dal reeponimo "Reto", comandante delle popolazionietrusche che, stanziate nell'area padana, furono costrette a riparare sui monti alpini dall'arrivo deiGalli.[10] Nelle iscrizioni inlingua retica l'etnonimo è attestato comeReite,Reituò,Reitu,Reitui,Ritie,Ritaliesi.[4][11]
Secondo lo storico latinoTito Livio (59 a.C. -17 d.C.) i Reti "senza dubbio" discendono dagliEtruschi, ritirati sull'arco alpino a seguito delle invasioniceltiche nel nord Italia.[14]
Lo storico grecoStrabone (58 a.C.-25 d.C. circa) descrive i Reti associandoli aiVindelici, collocandoli traElvezi eBoi sopra "Verona e Como"; precisa inoltre che alla "stirpe retica" appartengono sia iLeponzi che iCamuni. Ma i Leponzi archeologicamente sono associati allacultura di Golasecca dell’Italia nord-occidentale e linguisticamente alla famiglia celtica, mentre il rapporto linguistico tra lalingua camuna e quellaretica è ancora oggetto di indagine.[15]
(italiano) «Vi sono poi, di seguito, le parti dei monti rivolte verso oriente e quelle che declinano a sud: le occupano i Reti e i Vindelici, confinanti con gliElvezi e iBoi: infatti si affacciano sulle loro pianure. Dunque i Reti si estendono sulla parte dell'Italia che sta sopraVerona eComo; e il vino retico, che ha fama di non essere inferiore a quelli rinomati nelle terre italiche, nasce sulle falde dei loro monti. Il loro territorio si estende fino alle terre attraverso le quali scorre ilReno; a questa stirpe appartengono anche iLeponzi e iCamunni. IVindelici ed iNorici invece occupano la maggior parte dei territori esterni alla regione montuosa, insieme aiBreuni e aiGenauni; essi appartengono però agli Illiri. Tutti questi effettuavano usualmente scorrerie nelle parti confinanti con l'Italia, così come verso gliElvezi, iSequani, iBoi e iGermani. Erano considerati più bellicosi dei Vindelici iLicatti, iClautenati, e iVennoni; dei Reti iRucanti e iCotuanti.»
Nel libro VII sempre Strabone descrive il territorio dei Reti, che si trova a cavallo delle Alpi tra illago di Costanza e le terre degliInsubri in Italia:
(italiano) «I Reti toccano per poca parte col loro territorio il lago (Lago di Costanza), mentre la maggior parte ricade sotto gli Elvezi, i Vindelici e il gruppo dei Boi. Tutti, fino aiPannoni, ma in special modo Elvezi e Vindelici, abitano gli altipiani. I Reti ed iNorici si estendono dai passi delle Alpi fino verso l'Italia, confinando i primi con gl'Insubri, i secondi con iCarni e le terre d'Aquileia.»
(latino) «His contermini Raeti et Vindolici, omnes in multas civitates divisi. Raetos Tuscorum prolem arbitrantur a Gallis pulsos duce Raeto.»
(italiano) «Confinano con questi [iNorici] i Reti e i Vindelici, tutti popoli divisi in molte città. Si ritiene che i Reti siano di stirpe etrusca, scacciati dai Galli e guidati da Reto.»
Durante l'età del ferro, soprattutto dal VI secolo a.C., si afferma nell'area tra ilTirolo e ilTrentino lacultura di Fritzens-Sanzeno, che perdurerà fino alla conquista dell'area da parte diRoma, nel I secolo a.C., che segnerà appunto la fine di quest'epoca.[6]
DalVI secolo a.C. si segnala anche una significativa influenzaetrusca nel nord-Italia, ponendosi di fatto come cultura mediatrice tra le popolazioni mediterranee e quelle transalpine. Il territorio dellavalle dell'Adige si presentava come la via più breve per giungere oltralpe, attraverso i due passi dellaResia e delBrennero.[6]
Tra la fine del V e l'inizio delIV secolo le popolazioniceltiche si insediano nellapianura Padana; tra i vari gruppi quello dei CeltiCenomani s'inserisce tra i fiumiOglio eAdige, sostituendo gli Etruschi nei traffici con i Reti.[6]
Alcuni studiosi ritengono che parte della popolazione dei Reti migrò verso l'Europa del nord insieme ai Celti, documentando ciò tramite una parentela con iPitti.[16]
L'azione romana di conquista è descritta dallo storico romano dilingua grecaCassio Dione (155-229): a seguito delle incursioni dei Reti nei territori romanizzati d'Italia, e delle loro pratiche cruente ("uccidevano persino tutti i maschi che c'erano tra i loro prigionieri, non solo quelli già nati, ma anche quelli che si trovavano ancora nel ventre delle donne, scoprendone il sesso in base ai responsi oracolari") Augusto inviòDruso eTiberio alla conquista del loro territorio. Tiberio li assalì dal versante nord, attraversando ilLago di Costanza con delle imbarcazioni. Dopo averli sconfitti in battaglia, i Romani si preoccuparono di deportarne in altri luoghi un numero sufficiente, affinché non fossero progettate delle rivolte, lasciandone sul posto un numero esiguo, appena sufficiente per popolarne la terra.[17]
Nelle antiche descrizioni i Reti appaiono come un popolo portato alla guerra e selvaggio, che non perdeva occasione per effettuare scorrerie ed attacchi verso i fondovalle già romanizzati. D'altro lato essi stessi erano visti come un ostacolo al transito tra i versanti nord e sud delleAlpi, in quanto obbligavano al pagamento di pedaggi e assalivano convogli. Si suppone che queste descrizioni siano state volutamente enfatizzate per giustificare laconquista delle Alpi da parte dei Romani.[6]
I siti archeologici più importanti sonoSanzeno e Mechel inval di Non, il Doss Castel, ilcastelliere sul Col de Pigui nei pressi di Mazzin, e Laives: per tali insediamenti è possibile parlare di strutture protourbane. Si definisceCultura di Fritzens-Sanzeno la cultura materiale retica, che prende il nome da queste due località (l'una nella valle dell'Inn e l'altra in Val di Non), che andò a sovrapporsi alle precedentiCultura di Luco-Meluno ecultura di Hallstatt.[2]
Nell'arco alpino sono ricordati alcuni gruppi culturali con affinità a quello diFritzens Sanzeno[7]:
Boccali con appiattimento presso l'ansa,alfabeto camuno. La lingua delle iscrizioni camune è considerata "pararetica", non propriamente retica. Forse vi era affinità, poiché non è certamente celtica o venetica
Nel1960Osmund Menghin ha avanzato l'ipotesi che i Reti non fossero una popolazione, quanto invece un "gruppo di culto", a cui si associa, per assonanza, il culto della divinitàReitia[7].
Analizzando le iscrizioni rinvenute sono state distinte due varianti grafiche: quella di Fritzens-Sanzeno e quella di Magrè (Vicenza)[19] Anche l’areale di diffusione delle iscrizioni retiche coincide con l'areale archeologico delle culture di Fritzens-Sanzeno da una parte e Magrè dall'altra.
Importante notare, come nell'Etrusco, l'assenza della letteraO. I Reti, sebbene con modalità diverse e più articolate, condivisero con iVenetici l'adozione dell'alfabeto etrusco.
^(EN)Harald Haarmann,Ethnicity and Language in the Ancient Mediterranean, in Jeremy McInerney (a cura di),A Companion to Ethnicity in the Ancient Mediterranean, Chichester, UK, John Wiley & Sons, Inc, 2014, pp. 17-33,DOI:10.1002/9781118834312.ch2,ISBN9781444337341.
^abc Franco Marzatico,La cultura di Luco/Laugen, aggiornamenti e problemi aperti, in Angelini A., Leonardi G. (a cura di),Il castelliere di Castel de Pedena. Un sito di frontiera del II e I millennio a.C., Padova, 2012, pp. 177-204.
^ab(EN) Katharina Rebay-Salisbury,The Iron Age setting, inThe Human Body in Early Iron Age Central Europe, Londra, Routledge, 2016, p. 43,ISBN978-1-472-45354-9.
«A variety of Alpine communities between Lake Maggiore and Lake Como, the lower Inn Valley and Lake Constance are referred to as Raeti in ancient sources (Metzger and Gleirscher 1992), and in the archaeological literature as the Laugen-Melaun (Luco, Meluno) and Fritzens-Sanzeno cultures, for the early and late Iron Age, respectively. Epigraphic sources indicate that their language was most closely linked to Etruscan.»
«Il territorio dei Reti interessava il Trentino, l'Alto Adige (Tirolo meridionale), l'Austria (Tirolo settentrionale), l'Engadina e il Cantone dei Grigioni ove si localizza Curia Raetorum, l'odierna Coira, corrispondendo questi ultimi territori in gran parte alla provincia romana della Raetia et Vindelicia (...). Notevoli nuclei epigrafici documentano, oltre il dato delle fonti, una massiccia presenza Reti nell'attuale Veneto, area di Verona (Raetorum et Euganeorum Verona, Plinio, NH, III, 130) e territorio, nel trevigiano (Feltre, a quanto pare e Castelciès) fino a Padova, facendo ipotizzare una loro consanguineità con gli Euganei.»
^ Maurizio Puntin,Su un ipotetico strato toponimico non indoeuropeo del Friuli, in Il mestri dai nons Saggi di Toponomastica in onore di Cornelio Cesare Desinan, a cura di F. Finco e F. Vicario, Società Filologica Friulana, 2010: 405-433..
«Se le evidenze archeologiche smentiscono decisamente tale rapporto di discendenza, in base agli studi più recenti la lingua retica mostra corrispondenze con quella etrusca e in questo senso si può ipotizzare che la percezione in antico di tale relazione abbia dato luogo alla ricostruzione erudita della discendenza dei Reti dagli Etruschi.»
«Se vogliamo fare un’ipotesi sulla cronologia della separazione tra Retico ed Etrusco nell’ambito della famiglia linguistica che per ora abbiamo denominato «Tirrenico comune», dobbiamo risalire sicuramente ad un periodo precedente l’età del Bronzo. Data la continuità di tradizioni culturali e materiali che caratterizza le popolazioni dell’Italia centrale e alpina durante l’età del Ferro e ancor prima durante l’età del Bronzo, con l’eccezione forse del fenomeno delle Terramare nella pianura Padana durante la Media Età del Bronzo (1650-1350 a.C.), la comune origine della famiglia linguistica è da collocare in tempi più antichi, almeno all’età neolitica ed eneolitica, quando la maggior parte delle popolazioni europee si stanzia in quelle che diventeranno poi le successive sedi storiche. Allo stato attuale della questione, più che fare una proposta concreta sulla cronologia, possiamo solo escludere ciò che non può essere ragionevolmente sostenuto.»
^Giuseppe Sassatelli,Etruschi, Veneti e Celti. Relazioni culturali e mobilità individuale, inMobilità geografica e mercenariato nell'Italia preromana, Atti del XX Convegno Internazionale di Studi sulla Storia e l'Archeologia dell'Etruria (Orvieto 2012), Roma 2013, pp. 397-427.
^Cfr. Per Tito Livo si veda Ab Urbe Condita - Liber V - 33; per Pompeo Trogo si veda Giustino,Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi, XX, 5; per Plinio il Vecchio si vedaHistoria Naturalis, III, 133-134.
^(DE) Stefan Schumacher,Val Camonica, Inschriften, in H. Jankuhn, J. Hoops, H. Beck (a cura di),Reallexikon der german-ischen Altertumskunde 2,Speckstein bis zwiebel, xxxv, Berlino, de Gruyter, 2007, pp. 334-37.
^"The Human Body in Early Iron Age Central Europe", Katharina Rebay-Salisbury, Routledge, Londra, 2016
Simona Marchesini, Rosa Roncador (2015),Monumanta Linguae Raeticae, Scienze e lettere (https://www.researchgate.net/publication/317717346_Monumenta_Linguae_Raeticae)