Si divide in due parti: il centro storico, che sorge su un colle a circa 474 ms.l.m., e l'area moderna, nell'altavalle del Crati, che ospita la sede comunale posta a 184 metri s.l.m., e che è strettamenteconurbata conCosenza.
Rende si estende dalla riva est del fiumeCrati a una quota altimetrica di circa 165ms.l.m. fino alle propaggini orientali dellaCatena Costiera con le frazioni Malvitani a 330 metri s.l.m. e Nogiano a 525 metri s.l.m. Il territorio si dispone su un profilo altimetrico compreso tra 129 e 1137 metri s.l.m., e presenta zone montane ad ovest che pian piano degradano verso est formando colline, su una delle quali sorge il centro storico, fino ad arrivare allaValle del Crati dove grazie ad ampie aree pianeggianti si estende la città moderna. Il Crati è il fiume più importante che la attraversa, insieme ai suoi affluenti Campagnano,Emoli e Surdo.
D'inverno il clima è freddo secco in collina, mentre a valle è freddo alquanto umido e i venti soffiano specialmente da nord e da nord-ovest. D'estate il caldo è temperato in collina, a valle invece è pesante e afoso[8].
Gli antichiEnotri, provenienti dallapiana di Sant'Eufemia e da Clampetia (Amantea) fondarono nei pressi del fiume da essi denominato Acheronte, la primitivaAcheruntia, "le case dei forti presso le acque del fiume" e, successivamente,Pandosia. La zona era però inadatta alla difesa durante le guerre che in quel periodo si susseguivano numerose, alcuni Acheruntini abbandonarono quei luoghi per rifugiarsi in un posto più difendibile, l'odierna frazione di Nogiano. Questo nuovo insediamento, che risale al 520 a.C., fu denominatoAruntia (Αρουντία ingreco), "le case dei forti", e successivamenteArintha[9]. Lo storicoEcateo di Mileto, vissuto nel 500 a.C., citaArintha come Città della Bretia di origine enotra.
Le sorti della città seguirono quelle della vicinaCosentia. Nelleguerre puniche, Arintha venne chiamata alle armi insieme con i Pandosiani, Besidiesi, Cosentini e altri popoli per sbarrare il passo adAnnibale, il quale, allontanatosi daRoma, piombò repentinamente sui popoli del Brutio. Durante la dominazione romana, sotto il consolato diQ. Cecilio eL. Valerio, il Brutio divenne regione romana e le città e le borgate coi loro territori furono compresi in una vasta organizzazione amministrativa, divisa in "Municipi" e sostenuta militarmente e politicamente da colonie romane. Anche Arintha ottenne il titolo di "Municipio" . Durante l'amministrazione romana si volle dare inizio alla costruzione e manutenzione di pochi e rudimentali acquedotti e delle strade. Arintha e altri paesi vennero così allacciati all'arteria principale che era la "Via Popilia", la sola che, scendendo daCapua, attraversava la Valle del Crati e gran parte del territorio di Arintha. Nel 72 a.C. quandoSpartaco con la sua armata passò per la valle del Crati, molti schiavi tra gli acheruntini lo seguirono, pronti a dare il loro sangue per quella libertà da sempre bramata. Ma controSpartaco arrivarono ben presto gli eserciti diCrasso ePompeo che speravano di venire alle prese col gladiatore trace sul territorio della Valle del Crati. Egli fu poi sconfitto e ucciso aReggio Calabria dove si era rifugiato.
Il Brutio ai tempi diAugusto si svegliò alle luci delle arti, delle lettere e della filosofia. Ebbe inizio così per alcuni privilegiati tra la gioventù di Arintha quel desiderio di sapere, che armonizza anima e intelletto con l'universo circostante. Nascono così le prime scuole pitagoriche dove venivano tramandati principi filosofici e scientifici[10].
La Valle del Crati, dove si estende la parte migliore del territorio di Arintha, fu sempre considerata daibarbari, come dai romani, la chiave del mezzogiorno d'Italia. Intorno al 410 d.C.Alarico, re deiVisigoti, con la ciurma dei suoi barbari deliberò di marciare indisturbato per gli Appennini calabri e precisamente per la campagne di Arintha al fine di arrivare inSicilia evitando di porre l'assedio a Cosenza. Da qui, infatti, transitarono truppe e carriaggi, derubando e distruggendo quanto capitava sotto mano. Da qui poi risalirono lungo le rive del fiumeBusento e il valico del Potame per scendere lungo il fiumeCatocastro sinoClampetia, sulle coste delTirreno e proseguire sino aReggio e laSicilia.
Nel 543 scese in CalabriaTotila, che riconquistò per gliostrogoti le regioni del Bruzio e si accanì specialmente alla conquista della città di Arintha insieme aUffugum eConsentia, le quali città vollero opporre un'accanita resistenza. I soldati diTotila allora, non potendo sopraffare la resistenza delle varie popolazioni, addivennero a più miti consigli. Si vollero presentare ai "signori" di Arintha,Uffugum eConsentia per offrire loro onori e ricchezze in cambio di una più mite e benevola accoglienza. Ma i popoli del Bruzio decisero, invece, di rispondere con il rifiuto e continuando a battersi ostinatamente contro i barbari del nord. Il loro eroismo però fu vano, perché nei primi mesi del547 tutto il territorio di Arintha fu invaso dalle orde barbariche che si moltiplicarono a dismisura; venne spezzata con la potenza del numero l'ostinata resistenza, e Arintha stessa fu messa a sacco e fuoco. Fu pesante la vendetta, molti subirono atroce martirio, mentre i pochi superstiti dovettero assistere alla quasi totale rovina dei loro beni e delle loro case.
Nei secoli successivi, così come per molti comunicalabresi, anche Arintha subì oltre alle dominazionibizantine elongobarde anche un vero dominiomusulmano, i cuicaliffi si alleavano ora con iLongobardi, ora con iBizantini. Prima però di subire la invasione deiSaraceni, i calabresi, e specialmente i cosentini con tutte le forze dellaprovincia, tra cui molti rendesi, ebbero verso il 721 l'incarico di andare a debellare imusulmani nel territorio diNapoli. Ma la vendetta di questi cadde inesorabile sulle popolazioni calabresi. Infatti le navi pirati deimusulmani cominciarono a devastare o distruggere le città marine. E quando nell'843-45 la baldanza musulmana arrivò al colmo della sua potenza, allora essi cominciarono a piombare gravemente sui paesi interni compresi Arintha, depredando le campagne, già annientate e devastate dalleguerre barbariche, dalle carestie e pestilenze. Solo più tardi, nell'anno 852, i rendesi insieme ai cosentini poterono insorgere contro le ordesaracene, le quali vennero duramente sconfitte grazie alla protezione e l'aiuto del reLudovico II. Ancora nel 901 ritornarono però in Calabria isaraceni che sottomisero la città di Cosenza. Nel settembre 902 arrivò lo stesso califfo Ibrahim, dai calabresi ricordato come "Brachimo".
Nel 914, l'emiro Abstaele diSquillace, che si era stabilito a Cosenza, venne ad assalire e distruggere quanto era rimasto nella cittadina di Arintha, forse perché ribelle al pagamento dei tributi. Il popolo di Arintha cercò spesso ma invano di contrastare la potenzasaracena. Per questo motivo si ritirò in massa fra le mura della vicina città di Cosenza. Ma quando Cosenza, ormai distrutta, fu assalita e incendiata, quando la suaprovincia fu tutta devastata, allora tutte le popolazioni furono costrette a fuggire sulle pendici dellaSila formando i cosiddetti "casali". La gente di Arintha si stabilì nell'attuale territorio diCastiglione Cosentino e impose il nome di Arente a un torrente che sorgeva in quei pressi. Ancora oggi il torrente porta questo nome e serve ad alimentare la rete idrica del comune diRose.
Rende nel periodo normanno, svevo, angioino e aragonese[11]
Dopo tanti anni le poche genti di Arintha rientrarono nelle proprie terre dalle montagne dellaSila. Questa scelta fu dettata dal desiderio dei rendesi di ritornare nella terra dei propri avi ma soprattutto, fu la sicurezza nella potenza e nel favore deiNormanni che li convinse a ritornare tranquilli per dare inizio ad una vita più serena dentro le mura di più solide fortificazioni. I rendesi fondarono nuovamente il nucleo cittadino di Arintha su un colle solitario posto tra il fiume Surdo e l'Emoli. La Signoria di tale nuova città di nome Rende venne assunta dal capostipite dell'omonima Famiglia Rende, poi passata in Bisignano con il vescovo Guglielmo Rende (1295-1315) ed ivi ascritta al Sedile di Nobiltà[12].
A partire dal1045, Rende passò sotto il diretto controllo deiNormanni, in particolare diRoberto il Guiscardo, che impose alla Città il pagamento di tributi e la presenza di un "Signore", il vescovo-conte diCosenza. Ma nel1091 tutto il circondario del cosentino si ribellò per le tasse troppo elevate.Ruggero Borsa, figlio diRoberto il Guiscardo ed erede designato, subentrato al padre nella gestione del territorio, chiese l'intervento diRuggero I, suo zio, e diBoemondo, suo fratellastro maggiore, che repressero la ribellione con la forza.
Boemondo ottenne per il suo intervento il controllo della contea di Cosenza[13].
Boemondo d’Altavilla decise di realizzare unCastello sull'attuale solitario colle, tra i torrenti Surdo edEmoli, da cui si domina buona parte della valle del Crati. La realizzazione dell'imponente struttura fu portata a termine nel1095 con l'aiuto diMirandi Artifices[14]. È in questo periodo[15] che per la prima volta compare in documenti ufficiali la denominazioneRenne che significaRegno[16] infrancese antico[17].
Rende ed il suo castello diventano la base diBoemondo, prima che questi parta per laCrociata nel1096. Nella sua impresa fu seguito da un cavaliere rendese, Pietro Migliarese, che condusse con sé quattro militi ed otto inservienti, ed al cui seguito si unirono anche iMirandi Artifices[14] già impegnati nella costruzione del castello.Boemondo ritornò a Rende nel1106 e ancora nel1111, poco prima di morire. Il terremoto del1184 provocò gravi danni, danneggiando il castello e alcune chiese, e Rende conobbe un periodo di recessione.
Dal1189 si assistette nelRegno di Sicilia ad una lotta per la successione aGuglielmo II il buono, ma solo nel1194 fu posta la parola fine con la discesa nel regno di Sicilia diEnrico VI, marito diCostanza d'Altavilla ed erede designata dallo stessoGuglielmo. Passando in queste terreEnrico VI pretese il pagamento di ingenti tributi che la gente di Rende non avrebbe mai potuto onorare. In difesa di questi intervenne il BeatoGioacchino da Fiore, confessore diCostanza. Infatti egli conosceva bene i Rendesi, avendo passato quasi un anno tra le montagne di Rende prima di diventareAbate diCorazzo. Dopo la morte diEnrico VI avvenuta poco dopo, Rende visse un periodo florido, grazie anche alla protezione diCostanza.
Nel periodo svevo,Federico II confermò l'appartenenza delle terre di Rende all'arcivescovo di Cosenza. Nel1222Federico II si recò a Cosenza per l'inaugurazione del Duomo e i cittadini di Rende erano presenti con il loro gonfalone che raffigurava le tre torri del castello su uno sfondo bianco e rosso, i colori delblasone di Boemondo. Dopo la morte diFederico, si assistette alla disputa sulla sua successione, conclusasi nel1266 con labattaglia di Benevento che vide la vittoria diCarlo d’Angiò controManfredi; nell'atrio del castello è tuttora visibile un'incisione dell'epoca che ricorda la presenza di mille Rendesi schierati controManfredi.
Nel periodoangioino, Rende venne affidata alVescovo-Conte di Cosenza, di cui seguì le sorti. Dopo alterne vicende, si ritrova dal1319 la presenza della famiglia Migliarese da Rende al servizio della Casa d'Angiò. Giovanni Migliarese venne nominato cavaliere di compagnia del ReRoberto d’Angiò e Godefrido Migliarese venne investito del feudo diMalvito.
Nel1422, durante la guerra traangioini edaragonesiFrancesco Sforza, il futuro duca diMilano, che comandava l'esercito angioino in Calabria, trovò rifugio nelle mura di Rende dove subì un assedio da parte delle truppe aragonesi che gli contendevano il controllo dellaCalabria settentrionale. Alcuni anni dopo, nel1437, Rende, come tutta la Calabria, passò sotto il dominio aragonese e fu data in feudo alla FamigliaAdorno diGenova nel1445. Nel marzo del1460 il reFerrante d'Aragona investì della contea di Rende (conDomanico,Mendicino,Carolei eSan Fili) il nobile di origine normanna LucaSanseverino, duca diSan Marco Argentano, il quale di lì a poco diverrà anchePrincipe diBisignano. Luca mantenne la contea per pochi anni e nel1466, dopo la morte di Margherita diPoitiers, già marchesa diCrotone, sua suocera, che dimorava nel castello di Rende per averne ricevuto nel1459 la concessione in castellania daFerrante I d'Aragona, la contea ritornò agliAdorno dogi diGenova. Nel1494 Rende chiese adAlfonso II d'Aragona la conferma dei suoi privilegi e concessione di nuovi, in considerazione dell'aiuto prestato in occasione dei non lontani eventi bellici (la guerra di Otranto nel 1481?). Con l'avvento diCarlo V d'Asburgo avvenne una nuova ribellione di AlfonsoSanseverino, duca di Somma, che si era impadronito di Rende nel1528, dopo la morte dell'ultimo conteAntoniotto Adornodoge diGenova. A seguito della disfatta e della morte diOdet de Foix visconte diLautrec e luogotenente delRe di Francia, avvenuta nell'agosto1528, la contea di Rende venne innalzata a marchesato e concessa nel1532 a donFernando de Alarcón, marchese dellaValle Siciliana e governatore di Cosenza. La sua unica figlia sposò don Pedro González de Mendoza signore diFiumefreddo eLongobardi, ed i discendenti assunsero il cognome de Alarcón y Mendoza per succedere nel fidecommesso dei feudi istituito dal primo marchese don Fernando de Alarcón. Nel1535 don Pedro de Alarcón y Mendoza guidò i rendesi, imbarcatisi aNapoli con il reCarlo V, nella battaglia di Tunisi contro i Mori.
Nel frattempo iSanseverino non avevano affatto rinunciato al controllo della contea di Rende, perché nel1543 diedero in moglie a Ferdinando de Alarcón y Mendoza - figlio di don Pedro González de Mendoza - la primogenita di Pietro Antonio Sanseverino principe diBisignano, Eleonora (Dianora). Una delle clausole matrimoniali prevedeva che Eleonora Sanseverino divenisse la titolare dell'amministrazione del marchesato di Rende. Durante questo periodo i rendesi furono al fianco dell'imperatore Filippo II e con Ferdinando de Alarcón nel 1565, sotto il comando di Gian Domenico Migliarese, nella battaglia di Malta contro i Turchi; e poi nel 1571 nellabattaglia di Lepanto guidati da Diego de Guiera e da un componente della famiglia Adorno, antichi conti di Rende.
Il dominio su Rende degli Alarcón y Mendoza durò fino al1806, anno in cui ilgoverno napoleonico decise l'abolizione della feudalità.
Rende nel decennio francese e nel primo periodo risorgimentale
Nel 1794 anche a Rende presero corpo le idee dellaRivoluzione francese. I soprusi, le tasse e le ingiustizie aumentarono l'odio verso il dominioborbonico. Portavoce di questo malumore fu Domenico Vanni che ricevetteGioacchino Murat, Maresciallo dell'Impero conNapoleone, quando questi passò da Cosenza.Nel 1817 ilCastello venne venduto alla famiglia Magdalone, proprietaria anche di numerosi terreni del Marchesato.Durante il risorgimento, anche i Rendesi si stancarono di Francesi e borbonici e molti di loro diventaronocarbonari partecipando aiMoti del 1820-21 e del1831.
Nel1860 l'entusiasmo per losbarco dei Mille aMarsala contagiò anche i Rendesi che diedero vita al "Comitato centrale della Calabria citeriore" per dare appoggio logistico e militare, nonché rifornimenti, aGaribaldi che con le sue truppe si accampò in località Marchesino.[18]
Il 24 agosto del 1860 Rende insorse contro i Borboni e acclamòVittorio Emanuele II, re d'Italia, pur rimanendo provvisoriamente in carica la stessa autorità comunale.
Lo stemma civico raffigura tre delle cinque torri di cui era un tempo munito il Castello medievale. Il complesso fortificato, oltre alle quattro torri angolari, era fornito anche di un'altra torre merlata detta cassero o mastro svettante nella parte più alta e dominante dell'edificio. Nel corso dei terremoti, che funestarono più di una volta la cittadina rendese, una delle torri angolari, quella di nord-ovest, si rovinò e non fu più riedificata.
Lechiese presenti sul territorio di Rende in tutto sono 28, divise fra setteparrocchie differenti. Di queste sono due sconsacrate, tre private, solo ventidue aperte regolarmente al culto, alcune di queste temporaneamente chiuse o in stato direstauro.
Chiesa di Santa Maria Maggiore fu eretta presumibilmente attorno alXII secolo col titolo di Santa Maria Maggiore o diSanta Maria della Neve, ma a causa di gravi danni causati dagli scuotimenti sismici alla fabbrica nel corso dei secoli, dovette essere ricostruita varie volte e in epoche diverse: segnatamente nel primo'500 e poi ancora tra il1740 e il1799. La chiesa, con titolo di parrocchiale, si presenta oggigiorno al termine di un'ampia scalinata sul piano delsagrato, con un'armoniosafacciata a salienti che riproduce in sezione l'interno, nonché ripartita in basso da treportali intufo, in concordanza con l'interno acroce latina scandito da tre altrenavate, di cui la mediana doppia delle laterali. Nel mezzo della fronte campeggia un bel rosone tufaceo a raggiera con sedici colonnine sagomate. Nell'interno, dodici robusti pilastri quadrangolari, sovrastati da capitelli compositi rivestiti in foglia d'oro zecchino, sorreggono l'ampia volta a botte mediante una serie d'arcate a tutto sesto. Lungo le navate laterali con la volta a cupoletta si susseguono dodici altari minori (sei per parte) con altrettantenicchie corredate di statue o dipinti, tra cui emerge quello del Crocifisso. Sulla chiave di volta si stava l'arme civica costituita dallo scudo araldico sagomato con al centro le tre torri e alla base, inciso nel tufo in tutte le lettere, l'antico toponimoRenda. Dal corpo della struttura si eleva una slanciata torre campanaria innalzata nel'700, ma ricostruita nel1923 per i danni subiti dal terribile terremoto del1905. Composta da quattro piani coronato ognuno da una pronunziata corniciatura, ha le pareti esterne in cotto di lineare semplicità delimitate da lesene decorative e sovrastate da capitelli.
Santuario di Maria Santissima di Costantinopoli, posto nel centro storico di Rende, è stato edificato intorno al 1600, ma come si mostra attualmente risale al 1719. L'esterno ha unafacciata a capanna, nella parte superiore è presente un finestrone a vetri colorati raffigurante laVergine di Costantinopoli con il Bambino. Sul lato destro è la sagrestia, sormontata dal campanile a vela. L'interno è acroce latina, ed è ricco di decorazioni che fanno da corona ad un altare in marmipolicromi. All'altezza deltransetto lacupola con la Madonna di Costantinopoli in Gloria affrescata atempera daAchille Capizzano. All'interno del luogo religioso, sulla sinistra, si trova una cappella dedicata a Maria Santissima di Costantinopoli, con la statua della Vergine e un'icona dipinta ad olio su rame, comunemente detta Macchietta. Il 15 maggio1978, su decreto dell'Arcivescovo di Cosenza,Mons. Enea Selis, la chiesa è stata elevata agli onori diSantuario. I festeggiamenti, ricorrono 40 giorni dopoPasqua, nello specifico, il martedì successivo alla domenica dipentecoste. Di notevole pregio, sono i dipinti sutela e su tavola presenti nella Chiesa: nella cantoria troviamo ad opera diCristoforo Santanna l'Allegoria della Madonna di Costantinopoli databile1777. Il Santuario è provvisto di uno spazio musealizzato dove sono esposti paramenti sacri, utilizzati nei secoli passati per officiare la Santa Messa. Nel museo sono esposti inoltre diversi argenti di notevole pregio come Pissidi,Calici,Croci,Ostensori databili intorno alXVII/XVIII secolo.
Chiesa del Ritiro, è dedicata aSan Michele Arcangelo e risale al periodonormanno. Restaurata più volte, della facciata originale rimane il portale con le due colonne ai lati. La pianta è acroce greca ed in ciascun lato vi sono dellecappelle in stilebarocco. Sotto i quattro archi che formano la cupola sono state poste quattro statue che raffigurano laPrudenza, la Fortezza, laGiustizia, latemperanza. Numerosi quadri, alcuni dei quali di Pascaletti e diSantanna, abbelliscono la chiesa. Inoltre all'interno sono conservate anche sculture inlegno emarmo, una di queste è la statua lignea di San Giacomo qui portata dalla chiesa dell'Assunta quando questa fu distrutta da un terremoto.
Chiesa di Maria Santissima del Rosario, immediatamente sotto il castello, sull'antica piazza del Seggio, si erge la chiesasettecentesca distile barocco del Rosario. Sulla facciata, interamente in pietra tagliata, risaltano quattronicchie a conchiglia e gradevoli decorazioni che la rendono una delle chiese più belle del territorio. All'interno sono custoditi oggetti di grande valore, molti dei quali presenti nell'Inventario degli oggetti d'arte in Italia. Da ammirare durante le festività natalizie il presepe con statuette del1700.
Chiesa diSan Francesco d'Assisi e diSanta Maria delle Grazie, la chiesa fu costruita nel Cinquecento ma, in seguito ai numerosi terremoti che sconvolsero la Calabria, subì ingenti danni. Più volte ricostruita, fu completamente restaurata nel1783. La facciata presenta unportale conarco a tutto sesto in pietra calcarea sul quale poggia una piccola edicola con una statuetta della Madonna. Poco più in alto c'è un rosone rettangolare. L'interno è a unicanavata. Sull'altare, inserito in un complesso murario ornato da stucchi, è stato sistemato l'olio su tela "Immacolata tra due angeli" (attribuito aFrancesco De Mura, XVIII secolo). Lungo la navata si susseguono altari incorniciati da archi lavorati che conservano dipinti e sculture. Tra questi, oltre alle statue diS. Antonio da Padova e dellaMadonna delle Grazie con il Bambino, gli oli su tela "Madonna col Bambino traSan Vincenzo eSan Pietro d'Alcantara"(XVIII secolo),"Apparizione diSan Michele Arcangelo aSan Francesco di Paola e aSan Gennaro (XVIII secolo) e "La pietà" (diCristoforo Santanna, XVIII secolo). Sul soffitto spicca l'opera "Apoteosi dell'Immacolata", olio su tela attribuito a Cristoforo Santanna (1797). Nel presbiterio sono custoditi altri due oli su tela: '"Apparizione del Bambino Gesù a San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio da Padova" (XVII secolo) "Madonna del Bambino tra San Luca e un Vescovo" (XVIII secolo). Da ammirare anche una serie di quattordici quadretti dipinti daCristoforo Santanna raffiguranti le stazioni dellaVia Crucis e un tondo a fondo dorato con l'immagine della Vergine con il Bambino (olio su tavola) attribuibile all'artista cinquecentescoDirck Hendricksz (detto Teodoro d'Errico il Fiammingo). Nella chiesa, infine, sono custoditi un'acquasantiera inmarmo verde (XVII secolo) e sette busti porta-reliquie in legno dorato (XVII secolo).[19]
Chiesa di Santa MariaAssunta, più volte rasa al suolo dai terremoti, prima era intestata allaMadonna di Loreto (denominazione corrotta dal popolo in “Madonna d’u Ritu”). L’attuale edificio dell’Assunta fu edificato tra il 1858 ed il 1876. Sorge sul medesimo luogo dove sorgeva una chiesa dedicata aSanta Sofia, il cui culto è di chiara originebizantina. La facciata, con la quale il sacro edificio si mostra alla vista, è sobria ma decorosa. Costruita in pietra di fiume e mattoni cotti al sole, la chiesetta ha l’ingresso costituito da un portale con una semplicemodanatura perimetrale e da unalunetta con una formella in ceramica che riproduce una Madonna benedicente ed alcuni angeli, che rompe l’uniformità della massa muraria. Della vecchia chiesa sono rimaste due colonne, che ancor oggi sono i pilastri della nuova, ed un bassorilievo marmoreo che rappresenta il miracolo diSan Giacomo inSanto Domingo de la Calzada. All’interno, il soffitto in legno spicca nella semplicità delle decorazioni; il presbiterio è diviso da un’arcata e comprende l’altare in pietra sovrastato dalla statua della Titolare. Di notevole fattura anche un quadro a tempera di Donato Magli raffigurante Santa Maria Assunta in Cielo. Durante i festeggiamenti di ferragosto ancora oggi si effettuano antichi giochi, come la corsa dei sacchi, la rottura delle pignatte attaccate ad una corda sospesa in aria e molti altri.
Chiesa diSan Giovanni Battista, nel centro storico, datata 1790 è stata da pochi anni restaurata: presenta un'unica navata semplice e di piccole dimensioni decorata da alcuni quadri sulle pareti; il presbiterio a pianta quadrata presenta un altare in marmi policromi e una tela rappresentante il Battista. La Chiesa custodisce anche le statue disant'Ippolito esanta Lucia.
Ex Chiesa dell'Annunziata: a pochi passi dalla chiesa di sant'Antonio e dal castello, sorge un piccolo edificio di stile moderno incompleto oggi inutilizzato, sorto sui resti dell'antica chiesa dell'Annunziata, gravemente danneggiata e demolita dopo il terremoto[20] del1980. Le origini della chiesa sono perlopiù ignote e confuse, ma per certo si sa che la chiesa ospitava un'omonimaconfraternita nelXVII secolo. Alcuni arredi ed elementi architettonici sono stati spostati nelle altre chiese del centro storico.
Chiesa diSant'Antonio abate, piccola chiesetta situata non lontano dal castello. Durante i festeggiamenti è usanza distribuire ai fedeli piccoli pezzetti dipane azimo (pane di Sant'Antonio) chiamato “chucchjiddru”; la sera dello stesso giorno, nella piazzetta antistante l'edificio, viene acceso un falò con vecchi mobili e legna presa per l'occasione.
Chiesa diSanta Maria della Neve, il piccolo edificio presenta una semplice facciata con portale in pietra liscia e finestrella circolare. In alto due nicchie con campana. All'interno, sull'altare in arenaria intagliato (1616),spicca una tela raffigurante Maria SS. della Neve (di Andrea Carino, 1703). Il culto per questa Madonna si deve a una miracolosa nevicata in pieno agosto e alla contemporanea apparizione della Vergine apapa Liberio (352-366).
Chiesa dellaSantissima Vergine della Pietà:[21] È una delle chiese più antiche (un frammento all'interno indica l'anno1117) e anche una delle più riedificate negli anni. Sorge a Nogiano nei pressi della cosiddetta “guardiola”, importante posto di guardia all’epoca deiSaraceni, considerato anche il primitivo luogo d’insediamento degli antichi abitanti di Rende. La facciata ad intonaco della chiesetta è abbellita da unportale intufo intagliato con motivi geometrici a rilievo profilati da un’ampia dentellatura perimetrale. Al centro del prospetto è posto unoculo circolare mentre sulle estremità laterali si trovano duenicchie ognuna delle quali contiene una statua di santo. L’interno ha un soffitto decorato ed è organizzato in un solo vasto ambiente a sviluppo longitudinale. Sulla parete posta dietro la mensa eucaristica risalta un dipinto ad olio su tela settecentesco di autore sconosciuto su cui è raffigurata una Madonna della Pietà. Nella navata, su un altarino sulla sinistra, è custodita in una nicchia una statua processionale di fattura artigianale della suddetta Madonna. All'esterno, a seguito del terremoto del1980 è stato edificato un campanile di moderna concezione.
Chiesa di Santa Maria della Consolazione, parrocchiale, sorge inArcavacata centro storico. È stata edificata nel '700 a seguito di una guarigione miracolosa di uno zoppo e di un cieco, fu ampliata per opera della famiglia Magdalone e conclusa nel 1892. L'edificio si mostra alla vista col garbo decorativo delle maestranze locali nel bel prospetto delimitato dalesene sovrastate da originalicapitelli, danicchie, da ricchecornici e daltimpano di coronamento; mentre sulla destra vi è una robusta torre campanaria quadrangolare costituita da tre piani coronati nella parte alta da un terrazzino cinto da un'elegante balaustra. L'interno di gustobarocco tardo-meridionale è costituito da una sola, ampianavata delimitata da piatte lesene incassate nei muri e capitelli, quali racchiudono nello spazio libero alcune tele di carattere sacro. Numerose statue, tra cui quella della Madonna della Consolazione, da cui prende il nome l'edificio, sono custodite entro stipisettecenteschi appoggiati alle pareti della navata. La festa titolare è illunedì dell'Angelo.
Chiesa di Santa Maria Della Consolazione aSanto Stefano è l'antica Cappella della famiglia Magdalone, le cui origini sono incerte. Al suo interno riposano le spoglie mortali di alcuni dei suoi esponenti[22]. All'esterno è presente un piccolo cortile recintato da un elegante muretto in mattoni e ringhiere di ferro. L’interno della chiesa, di stile ottocentesco, è molto semplice: ilpresbiterio a pianta circolare è decorato da capitelli barocchi e al centro sorge l’altare sul quale è posta la “Madonna della Consolazione”, olio su tela di Giovanni Greco (1929). La Cupola, all’interno affrescata da stucchi barocchi, all’esterno è composta da dodici file di coppi di terracotta. La chiesa, anticamente unico luogo di culto della zona, viene riaperta in occasione della sua festa titolare l’ultima domenica di Agosto.
Chiesa diGesù Misericordioso, l'edificio sorge non lontano da dove un tempo si teneva la più grande fiera del Comune, aSanto Stefano. La chiesa, voluta daiPadri Dehoniani per dare alla comunità un luogo più ampio per il culto, è stata completata nel2000 e nel2007 è stata consacrata e dedicata alla DivinaMisericordia. Essa custodisce, ai piedi del suo altare e in un quadro, le reliquie di 2º grado estratte dagli indumenti diSanta Faustina Kowalska. L’interno ampio a tre navate, di stile moderno, è stato recentemente restaurato. Nelpresbiterio vi sono un grande altare, a destra la sede, a sinistra l’ambone (tutti in marmo) e al centro il tabernacolo a forma di croce con raggi. L’aula liturgica è decorata da trevetrate: la centrale rappresentaGesù Misericordioso, a sinistra Santa Faustina e a destraSan Giovanni Paolo II. Nella chiesa sono custodite anche alcune statue e cornici semplici. In una ampio spazio dedicato nella navata sinistra, è presente la statua della Madonna della Consolazione prima custodita nella chiesetta antica e data in uso dalla famiglia Magdalone alla comunità. La facciata include altre due vetrate e una guglia su cui poggia una grande croce illuminata e l’altoparlante delle campane elettroniche. Al piano interrato dell’edificio è presente l'Oratorio Parrocchiale intitolato a Carlo Acutis e a Chiara Luce Badano, dove si svolgono le attività ricreative della parrocchia e della comunità. La storica festa patronale è l’ultima domenica diagosto, in onore della Madonna della Consolazione; altra importante solennità è nellaDomenica in Albis, festa della Divina Misericordia titolare della chiesa.
Chiesa diSan Paolo Apostolo, la chiesa di titolo parrocchiale, sorge in un edificio che in passato era un grande panificio denominato PAB (Panificio Automatico Bruzio). Nel1973Papa Paolo VI decise di fornire un’assistenza spirituale ai giovani studenti dell'Università della Calabria tramite iPadri Dehoniani. La parrocchia è ubicata vicino alCampus universitario diArcavacata in Contrada San Gennaro al confine fra Arcavacata e Quattromiglia. L'interno della chiesa è alquanto austero, di forma rettangolare, manca di elementi decorativi, a parte la grande croce in legno dietro l'altare e le 14 raffigurazioni della passione di Cristo. All'esterno dell'edificio svetta una croce a forma di tàu, con uno spazio vuoto a forma di cuore all'estremità superiore, che simboleggia il Sacro Cuore di Gesù. La parrocchia, soprattutto grazie alla presenza deiDehoniani, conta un gran numero di fedeli provenienti da tutto l’hinterland.
Cappella Universitaria, la cappella è ospitata in un’aula del palazzo del Rettorato sul ponte Pietro Bucci dell’Università della Calabria. Questo piccolo luogo di culto, supporto spirituale per gli studenti e il personale dell’Unical, afferisce alla parrocchia di San Paolo Apostolo.
Chiesa diSan Rocco, piccola chiesa, in contrada Rocchi diArcavacata[23]. Prima dell'ingresso è posto un piccolo atrio coperto che è più recente rispetto al resto dell'edificio, l'interno è molto semplice con alcune tele e due piccole statue. La chiesa fa parte della Parrocchia universitaria diSan Paolo Apostolo retta daiDehoniani. Per molto tempo fu attivo nei pressi di questa chiesa, il monastero dei santi Pietro e Paolo e qui sorgeva la chiesa più antica di Rende, dedicata all’apostolo Pietro.
Chiesa diSanta Maria di Monserrato: vicino all'attuale edificio sorgeva fino a pochi anni fa una antica chiesetta di proprietà della famiglia Magdalone, dismessa all’inizio degli anni 60, dedicata prima aSanta Maria dell'Olmo e poi alla Madonna diMontserrat, della quale oggi resta un solo muro a seguito della sua totale demolizione dopo mezzo secolo di abbandono e rovina. L'edificio sacro fu eretto una prima volta nel1950, ma a causa dei danni riportati nel corso del sisma del1980, fu nello stesso periodo ristrutturato, con l'aggiunta di una slanciata torre campanaria di stile moderno. Nel2021, in seguito ai lavori di rimodernamento degli interni, la chiesa ha riaperto le porte ai fedeli dopo alcuni anni. La facciata della nuova chiesa è preceduta da un ampioporticato sorretto da quattropilastri a sezione quadrangolare; l'interno è ad un unico corpo a svolgimento longitudinale, costituito da lesene e balaustre moderne e da un rivestimento in gradevoli mattoncini. Nella chiesa sono custodite alcune statue processionali e delle tele con immagini sacre.[24]
Chiesa diSan Carlo Borromeo,[25] parrocchiale, è integrata nel Parco Rossini e la pianta è di forma circolare. Le grandi dimensioni della struttura rendono visibile, anche da molto lontano, la particolare cupola semisferica, che raggiunge i 30 metri d'altezza. La struttura geometrica si concretizza in un effetto visivo di grande suggestione. L'ingresso aperto sulla facciata è provvisto di un portale superiore. All'interno sono poste 21 colonne e nell'aula possono trovare spazio oltre 500 persone con ampia libertà di movimento. Di notevole fattura le immagini del percorso di Gesù. La cupola della chiesa insieme al municipio sono diventati l'emblema della parte nuova della città.
Chiesa Santuario della BeataVergine di Lourdes: questa chiesa parrocchiale sorge in prossimità del parco Robinson. Interamente realizzata in cemento armato, con l'utilizzo di particolari pannelli prefabbricati, garantisce un ottimo isolamento termico ed acustico. L'interno della chiesa è illuminato da una grande vetrata istoriata posta dietro l'altare.
Chiesa diSant'Antonio da Padova si trova a Commenda ed ha titolo di chiesa parrocchiale[26]. Elevata tra il1979 e il1985 su disegno dell'architetto Raffaele Filippelli, si raccorda perfettamente con l'ambiente naturale e la scenografica fuga dei palazzi circostanti. L'uso di materiali comecemento eferro conferiscono alla struttura una notevole eleganza formale, come si evince dall'armoniosa geometria delle membrature che confluiscono verso lacuspide la quale corona la fabbrica con la lanterna vetrata e la croce commessa in cima. La torre campanaria è incorporata alla chiesa e svetta con la sua forma slanciata per favorire la propagazione del suono dellecampane a distanza notevole. L'interno riceve in abbondanza la luce proveniente dai ventiquattro finestroni, dalle fessure verticali poste dietro l'altare, che crearono con le proprie lame di luce effetti suggestivi. L'ampia struttura architettonica incorpora anche ilconvento deiFrati Minori con le celle dei religiosi e gli spazi comuni (biblioteca, refettorio). La festa del patrono è il 13 giugno.
Chiesa diSan Giovanni Battista, a Commenda[26]: il terreno su cui sorge questa chiesa apparteneva al SupremoOrdine Militare di Malta. L'antica chiesetta fu fondata nelXVII secolo dall'abate commendatario Giuseppe d'Aquino. Nel corso degli anni fu più volte rimaneggiata. Oggi la facciata è divisa dalesene piatte concapitelli e decorazioni che racchiudono duenicchie vuote. Ilportale è inpietra e senza motivi ornamentali. All'interno, a unicanavata, si possono ammirare il soffitto decorato, due statue processionali vicino all'altare dell'Addolorata eSan Giovanni e alcuni quadri con soggetto sacro.
Chiesa diSan Francesco da Paola, in località Surdo[27]: già cappella privata della famiglia Zagarese[28], il sacro luogo fu varie volte ripreso, nel1973 quando venne ampliato per far fronte all'accresciuto numero di fedeli, e nel1980 dopo il tremendoterremoto. Lafacciata è divisa in fasce rettangolari adintonaco, ilportale intufo è profilato da una sobriacornice, la parte superiore è coronata da untimpano triangolare, il quale regge lacampana entro un semplicecampanile a vela. L'ambiente interno è molto semplice: ilpresbiterio è diviso dallanavata da un possentearco e l'altare posto sul fondo è in muratura. All'interno della chiesa sono custodite la statua diSan Francesco da Paola e un bel quadro dellaMadonna del Rosario, posto sull'altare. La Festa patronale è l'ultima domenica dimaggio.
Chiesa dellaSS. Trinità, sede parrocchiale di recente realizzazione[29], sorge sul lato sinistro del fiume Surdo, in contrada Linze. La facciata rettangolare è caratterizzata da due grandi archi incalcestruzzo faccia-vista che incrociandosi individuano simbolicamente l'ingresso principale. La chiesa, completamente rivestita in mattoni faccia-vista tipici del luogo (Rende ospitava proprio in località Surdo alcuni mattonifici), presenta all'interno un'unica ampia navata con struttura asemicerchio. Il portone d'entrata si affaccia su una scalinata semicircolare che si estende sull'ampia piazza antistante dedicata amons.Trabalzini.
Chiesa diSan Francesco da Paola, Il piccolo edificio[30], di proprietà della Famiglia Basile, si trova in un castagneto di contrada Sant’lanni. È di origine incerta e nel corso degli anni è stato più volte ristrutturato. Oggi la facciata, molto sobria, presenta un semplice portale affiancato dalesene appena accennate. Nella parte superiore è poi visibile un piccolo campanile a vela e a destra nel1993 è stato edificato un piccolo campanile. All'interno, ad unica navata, rimane l'altare in legno sormontato da una tela raffigurante il Santo affiancata da due statue di santi. Una di queste, in legno scolpito, raffigura San Francesco d'Assisi. Nella chiesa, inoltre, è custodita una preziosa reliquia: una spina della corona imposta dai soldati mercenari a Cristo dopo la flagellazione. La chiesa fu edificata per ricordare che San Francesco era solito fermarsi in questi luoghi durante i suoi viaggi da Paola aPaterno eSpezzano della Sila.
Chiesa diSant'Agostino, sorge nell'omonima frazione, si sviluppa su un crinale immerso nel verde nei pressi di quello che un tempo fu un antico convento dei padri Agostiniani soppresso durante l'occupazione francese a Rende. Cappella gentilizia dellafamiglia Spada, la chiesa è molto espressiva nella sua semplicità: l'ingresso è coperto da una piccola tettoia a tegole, sovrastata da un oculo circolare e dalcampanile a vela posto sopra ilfrontone. All'interno, è presente un piccolo altare in muratura sovrastato dall'immagine del Santo in un dipinto in olio su tela, e dai lati due dipinti sacri unici nell'interno privo di decorazioni.
Chiesa diSanta Chiara, il piccolo edificio recentemente restaurato sorge vicino al moderno parco acquatico.
Chiesa di Santa Venere, edificata da privati negli anni '90, sorge in contrada Vennarello aSanto Stefano nei pressi di una delle più antiche chiese di Rende di cui oggi restano pochi ruderi: questa era stata costruita su un antico tempio dedicato aVenere.
Chiesa di contrada San Biase, la cappella gentilizia della famiglia Campagna, sorgeva in contrada San Biase aSanto Stefano. È stata sconsacrata negli anni 80 ed oggi è in stato di abbandono.[31]
Castello Normanno, fu costruito nell'attuale sito nel 1095 per ordine diBoemondo d'Altavilla, che lo elesse come propria base prima di partire per la prima crociata nell'agosto del 1096. La realizzazione del maniero a Rende era l'inizio di un progetto più ampio ipotizzato anni prima daRoberto il Guiscardo, padre diBoemondo, che desiderava realizzare una linea difensiva nella valle del Crati con roccaforti a Bisignano, Montalto Uffugo, Rende e Cosenza.
La particolare morfologia del colle dove fu eretto il "Gigante di Pietra" garantiva una postazione estremamente facile da difendere; i ripidi pendii, che si stagliano verso l'alto a formare un cuneo, garantirono una tale sicurezza che si ritenne superflua la realizzazione di un fossato e del ponte levatoio. Il castello fu invece fornito di piccole finestre e molte feritoie, dalle quali potevano essere usati archi e balestre; inoltre fu realizzata sotto il cortile esterno una enorme cisterna per la raccolta dell'acqua piovana che garantiva un sicuro approvvigionamento durante gli assedi.Il Castello Normanno oggi
Invalicabili mura di cinta, spesse alla base più di due metri, garantivano la protezione delle case, delle chiese, e delle altre strutture difensive, in particolare il castello con la torre centrale e altre due torri, poste ai lati. Le tre torri rappresentano lo stemma del comune, probabilmente la loro prima comparsa come gonfalone comunale avvenne nel 1222 per l'inaugurazione del duomo di Cosenza alla presenza diFederico II di Svevia.
Tuttora nell'atrio del castello è possibile ammirare due stemmi araldici appartenenti a due delle famiglie succedutesi nella proprietà del castello: i Magdalone e gli Alarcón y Mendoza. Di fronte, in alto, è visibile lo stemma comunale, con sotto l'iscrizione: Urbs celebris, quondam sedes regalis, Arintha - Celebre città, antica sede reale[16], Arintha. Il castello, di proprietà del comune dal 1922, è stato sede del Municipio fino al 2011.
Oggi ospita il Museo d’Arte Contemporanea Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona[32]
Nel territorio di Rende ha sede l'università della Calabria, la maggiore delle universitàcalabresi con il più grandecampus universitario inItalia[35]. Essa contava nell'anno accademico 2023/2024 21 392 studenti[36]. L'università ha 6 facoltà: Economia, Farmacia, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Scienze Matematiche Fisiche e Naturali e Scienze Politiche.
Nel palazzo Vitari trovano spazio Il Centro per l'arte e la cultura intitolato ad Achille Capizzano, sede di mostre e convegni sull'arte locale ed internazionale, ed ilMAON Museo d'arte dell'Otto e Novecento.
Il Museo del Folklore, nel palazzo Zagarese, è dedicato essenzialmente al territorio della Calabria Citeriore che corrisponde all'incirca allaprovincia di Cosenza. La collezione di circa tremila oggetti illustra la cultura propria di questi territori. Il percorso del museo, che ha sede nel centro storico, si sviluppa su nove sale
Museo del presente.
Il Museo del Presente sorge nella zona moderna della città; otto sale espositive si sviluppano su una superficie di2500 m² Il museo ospita mostre d'arte moderna e contemporanea, mostre fotografiche, cineforum, spettacoli, convegni e presentazioni di libri. Le sale sono su due piani.
Giunto alla sua cinquantaduesima edizione, ilSettembre rendese, comprende una serie di concerti e altri eventi sparsi per la città di Rende. AncheLa notte dei ricercatori, evento promosso dall'Università della Calabria rientra nel festival.[37][38]
Nei primianni sessanta da paesino rurale si trasformò in una nuova realtà e nuovi insediamenti urbani nacquero nella zona valliva. Fu possibile controllare questo sviluppo grazie all'adozione di un piano regolatore nel1962 che impedì un uso indiscriminato del territorio e nel contempo permise la realizzazione di numerose aree verdi.
La nascita dell'Università della Calabria a Rende rappresentò un ulteriore punto di forza e di sviluppo del territorio. Dapprima composto da una struttura polifunzionale concentrica, con l'ultimazione del progetto Gregotti, si realizzò un lungo pontile con ai lati strutture di cemento armato (detti anche "Cubi") che si allacciano alla struttura cambiando in altezza a seconda dei mutamenti della superficie, in questi edifici si trovano i dipartimenti dell'Università.
Neglianni ottanta enovanta, le amministrazioni comunali , in primis quella di Sandro Principe, cambiarono il volto della zona a valle con la realizzazione di piazze, parchi, musei e chiese, trasformandola di fatto in una città moderna.
La nuova variante adottata dal comune nel2003, nacque con la necessità di orientare lo sviluppo complessivo della città verso obiettivi di qualità, ristabilendo un equilibrio ecologico fra le aree edificate all'interno della città: furono realizzati il ring con la nuova parrocchiale di San Carlo Borromeo, il Museo del Presente con il Belvedere delle arti e delle scienze, le scale mobili per raggiungere il Centro storico, il nuovo istituto tecnico commerciale, il complesso parrocchiale di Linze. Furono inoltre recuperati i più importanti corsi d'acqua con la creazione di parchi fluviali al centro della città e restaurate quasi tutte le chiese di rilevanza storica, riqualificando interi quartieri comeQuattromiglia, Commenda e Roges.
Quattromiglia: storico quartiere del comune di Rende noto soprattutto per laStazione ferroviaria di Castiglione Cosentino e lo svincolo autostradale dell'Autostrada A2 Rende-Cosenza Nord. Un tempo qui sorgeva un possente monastero nel quartiereProfeta, di cui oggi restano pochi ruderi. Un tempo qui erano presenti le aziende del Barone Giorgelli sul cui terreno, negli anni '50 venne edificata la nuova Chiesa diSanta Maria di Monserrato.
QuartiereVillaggio Europa: si estende parallelamente a Via Rossini in direzione nord-sud. L'area comprende una serie di palazzi in stile anni '70 a forma di "serpentone", destinati nella zona sud ad alloggi popolari, la parte nord del quartiere a zona residenziale. Di particolare interesse la chiesa, a pianta circolare e con una maestosa cupola moderna, dedicata aSan Carlo Borromeo. Tutte le vie del rione sono state intitolate con i nomi delle capitali europee.La frazione Santo Stefano.
Santo Stefano: in passato si teneva in questo quartiere la grandeFiera di Arcavacata: si vendevano animali e prodotti agricoli, utensili vari per la casa o per l'agricoltura. Vi affluivano un gran numero di commercianti provenienti dai comuni limitrofi. Oggi questa grande fiera ha cessato di esistere, ma rimane la festa in onore dellaMadonna della Consolazione, che si tiene l’ultima domenica di agosto. Si erge la Chiesa diGesú Misericordioso, la chiesetta diSanta Maria della Consolazione della famiglia Magdalone e l’antico palazzotto detto “La Torraccia”. Oggi è una zona residenziale di concezione moderna.
Surdo: quartiere posto a 250 mslm, vi risiedono circa 700 abitanti. Vicino ad un antico casale oramai diroccato della FamigliaZagarese dove si lavorava laliquirizia[39], sorge la Chiesa diSan Francesco di Paola. In questa frazione anticamente vi era presente un mattonificio di cui ancora oggi si scorgono i fabbricati e le alteciminiere.
Roges: quartiere storico della città, presenta una zona più antica[40] e una di più recente costruzione. Roges è la zona più a sud del comune, al confine conCosenza. Si ergono in questa zona il parco Robinson, il Centro Commerciale Metropolis e la chiesa dellaBeata Vergine di Lourdes.
Saporito: quartiere del comune alle porte dell'area urbana. Si erge la Chiesa dellaSantissima Trinità.
ContradaLongeni: piccolissimo nucleo abitato da poco più di 90 persone, sorge a 313 m s.l.m, risulta inglobato conArcavacata.
Casino Quintieri dei Dattoli.ContradaNogiano: sorge a 525 ms.l.m a ridosso dellaCatena Costiera tirrenica. Qui è eretta la Chiesa della Madonna della Pietà nei pressi dell'anticaguardiola.
ContradeSan Biase,Frattinie Monticello: ingolbate con Santo Stefano, sono qui presenti ampie distese verdi di coltivazioni private e di aziende agricole locali. A San Biase è presente un'anticamasseria della FamigliaCampagna[41].
ContradaVennarello: qui si stabilì uno dei primi nuclei abitativi della Rende "bassa". Immediatamente sotto il centro Storico, secondo alcuni studi pare qui sorgesse un antico tempio dedicato aVenere (da cui la zona prende il nome). Qui sorgevano nelmedioevo due importanti edifici di culto oggi ridotti in poche rovine. È inglobata con Santo Stefano.
ContradePiano di Maio ePiano Monello: zone a carattere collinare, precedentemente contadine ma oggi sature di immobili residenziale di recente costruzione.
ContradaDattoli: prettamente di campagna il cui nucleo storico originario fu abbandonato dopo il boom economico in cui emergeva la masseria della famiglia Quintieri di cui oggi resta l'antico possente Palazzo, che estendendosi successivamente nella zona nord del comune in una gradevole zona residenziale moderna. Vi risiedono circa 700 abitanti.I palazzi di Quattromiglia visti dall'alto
ContradaRocchi: area prettamente di campagna situata nella zona nord del comune. Si erge qui una chiesetta campestre dedicata aSan Rocco di Montpellier venerato nelle vaste campagne abitate circostanti, nei pressi dei ruderi di un antico convento dedicato ai SS.Pietro ePaolo.
ContradaSan Gennaro: A ridosso dell’Università della Calabria, è una zona di collegamento fraArcavacata eQuattromiglia, dove risiedono maggiormente gli studenti provenienti da altri comuni. È sede della parrocchia diSan Paolo Apostolo con iPadri Dehoniani.
ContradaSan Ianni: zona prevalentemente di campagna. Sorge in questa località una Chiesetta dedicata aSan Francesco di Paola di proprietà della Famiglia Basile.
ContradaSant’Agostino: zona per lo più residenziale dove sorgono numerose ville. Si erge, nei pressi di un antico casale della Famiglia Spada, la Chiesetta dedicata aSant’Agostino.
ContradeSanta Chiara eSanta Rosa: piccole località a est di Commenda. A Santa Chiara sorge una chiesetta dedicata allasanta di Assisi.
ContradaDifesa: ubicata in una zona collinare sopra Saporito, posta a 294 metri s.l.m.
ContradaSettimo: frazione al confine con la contigua omonima frazione del comune diMontalto Uffugo.
Il Villaggio Europa visto dall'alto
ContradaCutura: inglobata con Santo Stefano, è sede di una della prima delle duezone industrialiASI. Qui si ergeva un tempo un'antica fabbrica dimattoni, di cui oggi resta il possentecomignolo.
ContradaLecco: è sede dell'altra zona industriale.
Prima dell'attuale esplosione edilizia era un comune a prevalente economia agricola: si produceva tantissimograno,olive,fichi,castagne,frutta,ortaggi egelsi per l'industria dellaseta. Nella contrada Cutura si producevanoangurie emeloni, un particolare formaggiopecorino prodotto dai pastori diArcavacata, la coltivazione e lavorazione deltabacco da parte del barone Giorgelli, torinese trapiantato a Rende nei primi anni del 1900. Rende era sede di una enorme fiera agricola, durante l'ultima decade d'agosto, nella frazione Santo Stefano (allora di proprietà della famiglia Magdalone); si commerciavano animali a migliaia, tra cuimucche,buoi,cavalli,asini,muli esuini.
Nel suo territorio erano sparse diverse piccole industrie (come "La Liquirizia Zagarese"), 8 fabbriche di laterizi, alcune cartiere (come la "Rossi Lasagni"), industrie dellegno e di piastrelle per pavimenti, i famosi "Pignatari", i vasai ed altre. Sempre più importante sta diventando il Parco Industriale di Rende che raggruppa numerose aziende operanti in vari settori ed ubicate nella zona industriale.
Rende ospita l'Università della Calabria, adArcavacata, che con i suoi circa 27000 iscritti figura fra le più grandi del meridione. Il principale Ateneo calabrese, oltre a causare l'incremento della popolazione domiciliata nel territorio, costituisce una fonte di vitalità per il commercio, l'edilizia, e il settore terziario in tutta l'area urbana cosentina. Inoltre, l'apporto in termini di attività culturali dei generi più vari (conferenze, concerti, cinema, attività letterarie, mostre scientifiche e così via) ha elevato notevolmente la qualità e il tenore della vita del comune calabrese.
I trasporti urbani vengono svolti dalla società Consorzio Autolinee Cosenza s.r.l.[42], i trasporti interurbani sono garantiti dalleAutolinee Romano[43] e da autocorse svolte dalleFerrovie della Calabria[44].Il 27 ottobre 2022 i consigli comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero hanno approvato l'ambito territoriale per l'unificazione del servizio di trasporto pubblico nell'area urbana cosentina[45].
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Formazione dell'allora S.S. Rende nella stagione 2008-2009
IlRende Calcio 1968 ( il primo allenatore fu Mario Portone, successivamente anche sindaco della città) , meglio conosciuto come Rende, è la squadra di calcio rappresentativa della città. La società è arrivata varie volte a disputare i campionati professionistici italiani, l’ultima volta nella stagione1983/1984 nel campionato diSerie C1.[46] Nella stagione2017-2018 la squadra milita inSerie C[47] dopo 33 anni di assenza.
Le due squadre di basket maschili sono la Bim Bum Basket, che milita in Serie C Regionale, e ilCUS Cosenza, che milita in Promozione.[senza fonte]
^Secondo John Trumper, eminente linguista, Arintha è laninfa del fiume per gli Osci (Convegno 'I misteriosi resti del Monte Santa Lucerna' 2 dicembre 2012 - Grimaldi)
^O. Beltramo,Breve descrittione del Regno di Napoli diviso in dodici provincie, 1672, p. 194; G. Fiore da Cropani,Della Calabria Illustrata, III, Napoli, Rosselli, 1743, edizione a cura di U. Ferrari, Chiaravalle Centrale, Effe Emme, 1977, p. 444; G. Gallo,Cronistoria della Città di Bisignano, Cosenza, Tipografia Municipale di F. Principe, 1901, p. 44. La Famiglia Rende fu feudataria nel XVII secolo pure di Mormanno, S. Basile, S. Lauro (oggi frazione di Fagnano Castello) e Roseto (oggi Roseto capo Spulico).
^abIngegneri militari: il termine indica l'insieme delle maestranze (artigiani, fabbri e carpentieri) che erano in possesso delle conoscenze tecniche per la realizzazione di castelli e macchine da guerra
^ Fedele Fonte,Rende nella sua cronistoria, Chiaravalle Centrale, Frama Sud, 1976, p. pag. 112, nota 3.
^Idioma dei Normanni del tempo in Italia meridionale.
^Marchesino è un quartiere di Roges, precisamente nella zona in cui sorge dalla fine del secolo scorso la Chiesa della Beatissima Vergine di Lourdes, al confine con Cosenza.
^Ex convento dei Minori Francescani Osservanti, ora Convento delle Clarisse.
Amedeo Miceli di Serradileo, I conti di Rende in Calabria sotto il regno di Alfonso I e di Ferrante d'Aragona (1440-1494) in "Historica", Reggio Calabria, XXVII, 1974, n. 2, pp. 84–93.
Amedeo Miceli di Serradileo, San Francesco di Paola ed i miracoli dei pesci resuscitati in "Rivista Storica Calabrese" Reggio Calabria, 2007.