
Insociologia della religione edella politica, l'espressionereligione civile si riferisce a quel processo culturale con cui, all'interno di unacomunità, si crea e si elabora un patrimonio condiviso di praticherituali etradizionicollettive, basate suvalori,lessici,simboli,credenzeideologiche comuni, attraverso cui unoStato, unanazione, unregime o unpotere, costruisce e conferisce un'aura disacralità alla propria sferapolitica enazionale (sacralizzazione dellapolitica).
In italiano si usano anche, spesso come fossero sinonimi, le espressionireligione politica,pubblica,civica,laica,secolare,della repubblica, che esprimono significati e concetti affini[1].
Il concetto non va confuso con quello direligione di Stato, con cui si fa riferimento, invece, ad un preciso culto religioso, ad esempio quellocattolico oislamico, che goda di una posizione di particolare favore all'interno dell'ordinamento giuridico in un determinato Stato.

Si tratta di un complesso di pratiche e manifestazioni che anticamente possedevano un'aura "religiosa", perché pur rifacendosi adivinità ocosmogonie universali, queste avevano una ricaduta particolare nel senso propriamente «pagano» del termine (derivante dapagus, cioè «luogo»), che conduceva all'adorazione deglispiriti ogenii locali della propria terra, talora impersonati dagliantenati.
Nel caso dell'evo antico, questo avveniva soprattutto per sacralizzare l'appartenenza allacivitas, come per lareligione civile dei Romani, che venerava ilGenius populi romani collettivo, oltre ai singoli spiritiLari,Mani ePenati. Nell'età moderna, invece, le religioni civili hanno spesso trovato origine, e scopo, proprio nella volontà di affrancarsi dalla religione e di sostituirsi ad essa all'interno del processo di "secolarizzazione", esprimendo l'esigenza di ipostatizzare realtà più terrene.
Questo non impedisce che in tali manifestazioni confluiscano, con un ruolo importante, contenuti attinti dalla dimensione religiosa. Anzi, nella forma, il processo di creazione della religione civile integra cascami ed elementi stabili chiaramente mutuati dall'esperienza religiosa, riplasmati e adattati per assolvere a una nuovafunzione sociale, che consiste nel rafforzare ivincoli tra gli appartenenti alla comunità, rinsaldare lacoesione sociale, definire e rafforzare l'identità sociale enazionale[1]. È il caso della formulazione concettuale di «spirito del popolo» nell'ambito dellastoriografia e delle filosofieromantiche.
Il concetto si trova espresso, in maniera compiuta, inJean-Jacques Rousseau: questi, nelContratto sociale (1762)[2], auspicava la necessità di elaborare una "religione civile" a cui fosse affidato il compito dieducare alla cittadinanza, all'amor patrio, all'osservanza delle leggi[1]. Il concetto nasceva in un contesto storico e culturale, quello dell'Illuminismo e dellerivoluzioni borghesi delXVIII secolo, in cui si avvertiva l'esigenza ideologica di "una nuova religione", un sistema di credenze e di valori condivisi a cui ancorare una nuova società "basata sul culto delbene comune"[1]. Una delle prime forme organizzate moderne furono ilculto della Ragione e ilculto dell'Essere Supremo durante larivoluzione francese, specie durante il periodogiacobino in cui la Chiesa fu estromessa dalla vita pubblica.
Fu poi ripreso, con accezioni grosso modo analoghe, nelXIX secolo: "il tentativo di sottrarre la gestione della morte al monopolio della Chiesa cattolica e di elaborare una ritualità civile autonoma rappresentò un altro importante elemento del progetto politico-pedagogico del movimento repubblicano. Una delle prime idee di religione civile in Italia fu la venerazione laica delle tombe dei grandi uomini, proposta dal poetaUgo Foscolo (exgiacobino e laico) nel carmeDei sepolcri. Il letterato sosteneva che le sepolture dei grandi, come quelle nellabasilica di Santa Croce a Firenze, avessero la funzione politica di incitare "a egregie cose".[3]
Nell'Ottocentorisorgimentale italiano, "la progressiva presa di distanza dei patrioti [...] dal sistema dottrinario diGiuseppe Mazzini, intriso di un fortespiritualismo, comportò per molti esponenti delle correnti democratiche e radicali l’approdo a concezionirazionalistiche epositivistiche, che si materializzarono in unlaicismo sempre più accentuato"[4]. Tuttavia, "la dimensione religiosa delmazzinianesimo servì semmai per recuperare forme di culto tradizionali e adattarle all’esigenza di creare nuove liturgie, alternative aquelle cattoliche"[4], quali espressioni di "una nuova religione civile che offrisse un quadro di riferimento etico e spirituale ai profeti della Repubblica"[4].
Nel XX secolo, gli studiosi se ne sono serviti comeparadigma interpretativo di varie manifestazioni culturali dellastoria moderna econtemporanea, con particolare riferimento alle dinamiche deitotalitarismi novecenteschi.
Negli anni '60, il sociologoRobert Bellah, che era stato allievo diTalcott Parsons e seguace diÉmile Durkheim, si servì del concetto per descrivere i tratticulturali salienti degli Stati Uniti, sistema in cui lacoesioneidentitaria si rafforza per effetto di una religione civile nazionale condivisa[1].
Esempi precoci di realtà storiche che avvertirono il bisogno di elaborare una "sacralizzazione" della sfera politica sono offerti dallarivoluzione francese e dallarivoluzione americana[1].
I fenomeni di elaborazione di "religioni secolari" partecipano ai processi storici disecolarizzazione emodernizzazione attraverso un particolare schema, in cui (seguendoTalcott Parsons e Robert Bellah) la presenza della religione nella società non viene affievolita e marginalizzata, bensì rafforzata dal fatto che la dimensione religiosa viene trasposta eistituzionalizzata in una diversa sfera, quella dellamorale laica e civile, con l'elaborazione culturale di prodotti che, nellamodernità, assolvono a unafunzione sociale equivalente a quella svolta nei secoli dalla religione[5].Durante tutto il XIX e XX secolo è ilnazionalismo il più potentecatalizzatore di fenomeni di "sacralizzazione" della sfera politica: nelprimo dopoguerra, l'elaborazione di una compiuta "religione politica" si rinviene quale tratto comune di sistemi politicitotalitari,dittatoriali, come ilfascismo diBenito Mussolini, ilnazionalsocialismo diAdolf Hitler, e il coevobolscevismo[1]. Nelsecondo dopoguerra ilcomunismosovietico conobbe un"culto" incentrato sulla figura personale diStalin, riadattato dopo la sua morte, ed esportato nelle varie forme diculto della personalità fiorite nei regimi totalitari comunisti delblocco sovieticoeuropeo, dell'Asia, e dell'America Latina[1].

Un caso molto studiato è quello dellapolitica degli Stati Uniti, la cui religione civile, inaugurata dallarivoluzione americana, si nutre dell'aura sacrale[6] che avvolge le figure dei grandi personaggi dellastoria statunitense, come iPadri Fondatori,Abraham Lincoln,Martin Luther King, e altri.
Di essa sono partecipi i sentimenti di venerazione rivolti aluoghi di memoriacollettiva, oggetti, riti civili, assurti a profondo valore simbolico per il rafforzamento dellacoesione sociale e lalegittimazione dell'identità nazionale: esempi ne sono il rito collettivo dell'intonazione dell'Inno nazionale, i sentimenti rivolti allabandiera degli Stati Uniti, luoghi come ilLincoln Memorial e altri monumentipresidenziali.
Il caso italiano presenta elementiparadossali e peculiari, che Bellah provò a delineare in uno studio iniziato durante una sua venuta in Italia nel 1972: il suo approccio risiedeva nel tentativo di applicare il medesimo paradigma a un contesto sociologico come quello italiano, molto variegato e con differenze profonde rispetto a quello americano.
Attingendo alla terminologia musicale, Bellah utilizzò la metafora del "religious ground bass" (basso ostinato religioso, che è stato tradotto in italiano come "basso continuo religioso"-BCR). Si trattava di un termine che Bellah aveva coniato con riferimento a un diverso ambiente, quello dellacultura giapponese, per definire quel fondo di religiosità popolare non riducibile allereligioni ufficiali del Giappone (Shintoismo eBuddismo)[7][8] Il concetto serviva a Bellah per individuare e definire un sostrato direligiosità popolare, distinta da quella ufficiale, che si sviluppa nel profondo della società permeando lavita sociale con attenzione alle sue dimensioni piùparticolariste ("allafamiglia, alclan, aigruppi di pseudo-parentela come lamafia, al villaggio, alla città, alla fazione e alla cricca"[9]): la sonorità diffusa di questo sottofondo di religiosità incede ostinata e ripetitiva, mentre le teologie e le filosofie formali si incaricano di elevare lamelodia airegistri musicali superiori. Il sottofondo, tuttavia, secondo Bellah, è in grado di sopravanzare e sopraffare le melodie eccelse intessute dalrazionalismo dell'altacultura italiana.
In questo quadro sociologico complesso, Bellah introduce altre quattro manifestazioni che egli individua nella religione civile degliitaliani, che si affiancano al già citato "basso continuo religioso":
Oltre all'indagine condotta daEdward C. Banfield ed alla nozione sociologica, da lui introdotta, difamilismo amorale, che caratterizza parte della società italiana, vanno ricordati gli studi compiuti daFederico D'Agostino, i quali hanno sostenuto la persistenza, nella cultura dell'Italia meridionale deglianni ottanta enovanta delNovecento, del sostrato delcattolicesimo popolare (il "basso continuo religioso"), resistente ai processi dimodernizzazione[11][12].

Tentativi istituzionali di religione civile ufficiale "laica" simile a quella americana o francese furono altresì elaborati in ambitopatriottico onazionalista.
Esempi importanti sono il culto postumo della personalità diGiuseppe Garibaldi; oppure la venerazione per ilMilite Ignoto all'Altare della Patria nel complesso delVittoriano aRoma; la religiosità laica diGabriele D'Annunzio, permeata di patriottismo, che caratterizzò lareggenza italiana del Carnaro dopo l'impresa di Fiume;[13][14] la forte celebrazione diDante, e quella diCesare Battisti infunzione irredentista durante ilfascismo; lamistica fascista (sempre negli anni delVentennio fascista); laguardia d'onore alle tombe deire d'ItaliaVittorio Emanuele II eUmberto I alPantheon di Roma; la mummificazione della salma diMazzini nel 1872, riesumata nel 1946 onde esporla come simbolo repubblicano (tentativo poi abbandonato); l'attiva promozione dell'inno nazionaleIl Canto degli Italiani dai primi anni 2000.[15]
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