| Regno di Pergamo | |
|---|---|
| Dati amministrativi | |
| Lingue parlate | greco |
| Capitale | Pergamo |
| Politica | |
| Forma di Stato | regno ellenistico |
| Forma di governo | monarchia |
| Re di Pergamo | vedielenco |
| Nascita | 282 a.C. conFiletero |
| Causa | morte diLisimaco |
| Fine | 133 a.C. conAttalo III |
| Causa | lasciato in eredità allaRepubblica romana |
| Territorio e popolazione | |
| Bacino geografico | Asia Minore occidentale |
| Territorio originale | città diPergamo |
| Economia | |
| Produzioni | ceramica epergamena |
| Evoluzione storica | |
| Preceduto da | |
| Succeduto da | |
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IlRegno di Pergamo fu unregno ellenistico concapitalePergamo, fondato daFiletero agli inizi delIII secolo a.C., capostipite delladinastia degliAttalidi, che si trovava nell'attualeAsia Minore. Il regno si espanse in particolare dopo laPace di Apamea, stipulata nel188 a.C., ma nel133 a.C. l'ultimo sovrano,Attalo III, si diede allarepubblica romana.
Il primo re di Pergamo fu un certoFiletero, il quale era tesoriere diLisimaco,diadoco diAlessandro Magno e re dellaTracia. Nel282 a.C. si impossessò della città diPergamo, nellaTroade (Asia Minore) e dopo aver tradito Lisimaco, alla sua morte aCorupedio (281 a.C.), passò dalla parte diSeleuco I. Quando anche questi morì (280 a.C.), Filetero rimase fedele al figlio di Seleuco,Antioco I, e ottenne una notevole autonomia nell'amministrazione del territorio di Pergamo. Pur non trasformando la città in un regno autonomo, la gestì di fatto come un piccolo principato indipendente; è per questo considerato come il fondatore della dinastia degliAttalidi, futuri sovrani diPergamo. Morì nel263 a.C.[1]
A Filetero successeEumene I, che rafforzò ulteriormente il regno contro le mire espansionistiche dei sovraniseleucidi. Nel262 a.C. infatti il SeleucideAntioco I tentò di riportare Pergamo, ormai stato indipendente, sotto l'impero Seleucide. Nonostante l'esercito Seleucide fosse molto più grande e potente di quello del piccolo regno, Eumene riuscì a infliggere una valorosa sconfitta pressoSardi ad Antioco con un esercito composto perlopiù da mercenari, sancendo di fatto la definitiva indipendenza del regno. Pare che Antioco sia rimasto così sconvolto dalla sconfitta da morire di crepacuore poco tempo dopo. Con il successoreAttalo I (241-197) la città esercitò la sua egemonia su gran parte dell'Asia Minore occidentale. Il sovrano rifiutò di pagare il tributo aiGalati,tribù celta stanziatasi nell'area dell'Asia Minore che aveva fondato ilregno di Galazia, alleati dell'usurpatore SeleucideAntioco Ierace. Questi mossero guerra ai Pergameni, ma furono sconfitti nel 240 a.C. presso le fonti delCaicó assieme alle truppe di Antioco. Pergamo riuscì quindi ad annettersi molti territori seleucidi dell'Asia Minore.
Ma è nel 232 a.C. con la vittoria suiTolistobogi, altratribù celtica della Galazia, presso iltempio di Afrodite della città di Pergamo che il re Attalo I libera le sue terre dalle incursioni celtiche. Grazie a queste vittorie Attalo ottenne grande prestigio presso i Greci d'Asia e gli fu conferito il titolo diSoter ("salvatore"). Attalo celebrò queste vittorie con un ciclo di sculture che raffiguravano i Galati sconfitti (Galata morente eGalata suicida) e costruì il celeberrimoAltare di Zeus. LaGigantomachia, ivi raffigurata, doveva rappresentare la vittoria della civiltà greca, rappresentata dagli dei, sulla barbarie dei celti, simboleggiati dai Titani. Nel223 a.C.Seleuco III lanciò una spedizione militare per riprendere controllo dell'Asia minore, ma venne ucciso da alcuni suoi mercenari. Ciò nonostante suo zioAcheo proseguì la spedizione e riuscì a infliggere dure sconfitte ai Pergameni, che vennero rinchiusi dentro a Pergamo e persero tutte le loro conquiste. Avrebbe potuto essere la fine del regno, ma Acheo decise di ribellarsi al legittimo sovranoAntioco III e fondare un proprio regno in Asia minore, che aveva come capitale Sardi: tuttavia nel213 a.C. Antioco si alleò con Attalo per sconfiggere il ribelle e lo sconfisse espugnando Sardi. Così il regno fu salvo e poté riprendere possesso dei suoi territori.
L'alleanza con il Seleucide tuttavia era di puro comodo. Scomparso il pericolo di Acheo, Attalo cominciò a temere che il proprio regno entrasse nell'orbita del gigante Seleucide. Dunque stipulò una importante trattato di alleanza con iRomani, che sostennero attivamente in tutte le numerose guerre che essi affrontarono contro gli stati ellenistici. I Pergameni misero a disposizione dei Romani forze armate e la loro potente flotta nellaPrima guerra macedonica, nellaSeconda guerra macedonica e nellaGuerra contro Nabide, contribuendo in modo determinante alla sconfitta degli avversari di Roma. Per arginare l'espansionismo diFilippo V di Macedonia Attalo si schierò assieme a una alleanza che comprendeva numerosi stati dell'Asia Minore: il risultato dellaguerra conseguente fu di evitare l'espansione di Filippo nello scacchiere Egeo. Attalo morì nel197 a.C. in mezzo alla Seconda guerra Macedonica, mentre tentava di convincere i Beoti a schierarsi coi Romani. Il coinvolgimento nelle numerose guerre locali aveva procurato grande prestigio al regno, considerato dai Romani il più fido alleato; inoltre Pergamo conobbe sotto il suo regno un periodo di straordinario fervore culturale e artistico. Gli successe il figlioEumene II.
Dopo essersi impegnati in queste guerre, la dinastia Attalide dovette affrontare la più importante sfida per la propria sopravvivenza: infatti in quegli anni era in atto una sorta di guerra fredda traAntioco III, ormai il più potente monarca ellenistico, e la Repubblica Romana. Antioco tentò di legare a sé Eumene proponendo un'alleanza matrimoniale; Eumene tuttavia restò fedele alla alleanza del padre coi Romani rifiutando l'offerta di Antioco. Quando scoppiòla guerra fra Antioco e i Romani Eumene si schierò con questi ultimi; il regno venne devastato e Pergamo stessa fu assediata daSeleuco IV, figlio di Antioco. Tuttavia, con una eroica azione di cavalleria, la città fu liberata dall'assedio. Eumene contribuì alla vittorie navali dei Romani spiegando la propria potente flotta; ma fu su terra che il suo apporto si rivelò determinante. Infatti, nella decisivaBattaglia di Magnesia, quando icarri falcati dei Seleucidi stavano per caricare l'ala destra romana, Eumene (che per esperienza sapeva come i Seleucidi combattevano) ordinò ai legionari di scagliare ipila contro i cavalli nemici, che si imbizzarrirono a caricarono i propri alleati: la battaglia si trasformò dunque in una straordinaria vittoria per i Romani. Nella successivaPace di Apamea a Pergamo furono conferite gran parte delle province anatoliche dei Seleucidi, rendendo Pergamo il più potente stato dell'Asia Minore. Eumene era riuscito non solo a salvare il regno dalla catastrofe, ma persino a ingrandirlo. Tuttavia, con la scomparsa della minaccia Seleucide, i rapporti fra Pergamo e Roma si raffreddarono: Eumene era diventato un alleato scomodo, pericoloso e troppo potente. Il senato cominciò a complottare per ridimensionare il suo potere.
Infatti, quando nel167 a.C. si recò aRoma, dopo lavittoria romana a Pidna contro ilre di Macedonia,Perseo, non fu ricevuto, poiché si sospettava fosse favorevole all'antico regno macedonico. Tornato in patria, riportò alcune vittorie contro iGalati (nel166 a.C.), maRoma decise di proteggere questi ultimi, accordando loro la necessaria autonomia, e mettendo fine così alle campagne militari del re attalide.[2] Nel164 a.C. venne inviato aSardi il consolareGaio Sulpicio Gallo, nel timore che Eumene II potesse allearsi conAntioco Epifane.[3]
(Polibio,Storie, XXXI, 6.1-6.)
Pochi anni più tardi, nel161 a.C., ambasciatori diPrusia II diBitinia e deiGalati, raggiunsero Roma per accusareEumene II. Quest'ultimo per discolparsi fu costretto ad inviare il fratelloAttalo II.[4]
Con la morte di Eumene II, salì al trono il fratelloAttalo II (159-138),tutore di Attalo III (il figlio minorenne di Attalo I), ma di fatto re di Pergamo. Egli, recatosi ancora una volta aRoma nel159 a.C., non solo riuscì a discolparsi dalle accuse che iGalati, inviati daPrusia II, gli avevano mosso, ma prima di tornare in patria, ilsenato romano lo colmò di onori e doni, consolidando l'alleanza con i Romani.[5]
(Polibio,Storie, XXXII, 1.7.)
Pochi anni più tardi, nel 158 a.C./157 a.C., Attalo II, restituì il trono al vecchio re di Cappadocia, Ariarate V, che gli era stato sottratto da Oroferne. Nel 156 a.C. fu costretto a difendersi da un attacco di Prusia II, re di Bitinia, che riuscì ad avvicinarsi alla stessa Pergamo.
I Romani decisero quindi di aiutare Attalo II contro Prusia II, dopo l'invasione di quest'ultimo ai danni del regno attalide, inviando prima presso i due re come legati, un certo Lucio Apuleio e Gaio Petronio (nel 155 a.C.). La ragione fu riconosciuta ad Attalo e Roma diede l'ordine di sospendere definitivamente le ostilità a Prusia (nel 154 a.C.).


AdAttalo II successeAttalo III (138-133 a.C.), ultimo dinasta indipendente degliAttalidi, poiché, alla sua morte, lasciò il regno in eredità ai Romani, e il suo territorio venne a costituire laprovincia romana d'Asia. Nel testamento, Attalo lasciava alla città diPergamo e ad altre città la libertà e i territori circostanti, oltre all'esenzione dai tributi, mentre a Roma lasciava i suoi tesori e le sue proprietà, ma soprattutto gran parte dei territori. Il testamento era condizionato dall'assenso dellaRepubblica romana. Ilsenato, che inizialmente si era mostrato abbastanza restio ad accettare questo dono, successivamente, non tanto per l'insieme delle proprietà reali lasciate a Roma (dal tesoro regio alle attività manifatturiere), ma soprattutto a causa di una rivolta interna, fu costretta ad intervenire ed annettere l'area, trasformandola inprovincia romana.[7]
A questo testamento si ribellò un certo Aristonico, che assunse il nome dinastico diEumene III e organizzò una strenua resistenza con i poveri e gli schiavi del regno, trovando alleanze nellaMisia eCaria. Frattanto a Roma,Tiberio Gracco aveva fatto votare che i tesori lasciati daAttalo III, fossero distribuiti al popolo romano, quale beneficio della sualegge agraria. La guerra controNumanzia e larivolta degli schiavi in Sicilia non permisero di intervenire subito nel regno di Pergamo, per sedare la rivolta di Aristonico.[8] Roma effettuò un primo intervento nel regno (nel131 a.C.), inviando un certoPublio Licinio Crasso, il quale però fu sconfitto non molto distante daSmirne (aLeucae). Poi fu la volta delconsole romano,Marco Ebuzio Perperna, il quale riuscì invece a far prigioniero Aristonico aStratonicea, grazie anche all'aiuto deire clientiAriarate V di Cappadocia eMitridate V del Ponto, per impadronirsi poi diPergamo e del suo tesoro.[8]
IlSenato romano fu costretto ad inviare ilconsoleManio Aquilio per sedare una rivolta nell'ex-regno di Attalo III, e trasformare i suoi territori in primaprovincia romana dell'Asia (129 a.C.). Sbarcato inCaria si diresse inMysia dove riuscì ad espugnare alcune fortezze ribelli, grazie anche all'aiuto di alcune città greche. La successiva riorganizzazione vide il mantenimento di parte dei territori dell'antico regno (Misia,Lidia,Frigia e parte dellaCaria; i territori invece delChersoneso Tracico e dell'isola di Egina furono invece aggregati allaprovincia di Macedonia[7]), lasciando invece laLycaonia e laCilicia Trachea alregno di Cappadocia e laFrigia maggiore aMitridate III del Ponto, oltre alla costruzione di una rete stradale che si irraggiava daEfeso (nuova capitale provinciale[7]) in direzione diPergamo,Sardi, ecc.[8][9] In pratica, larepubblica romana annetteva tutti i territori occidentali, mentre quelli orientali, montuosi e difficili da controllare, furono concessi alregno del Ponto ed aquello di Cappadocia.[7]
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