Oltre al rayon viscosa, esistono altre varianti di rayon, come il rayon allanitrocellulosa (sviluppato nel1891, ma messo fuori produzione a causa della sua altainfiammabilità), ed il rayon cuproammoniacale (sviluppato nel1890 e con applicazioni industriali dal 1911 e che assomiglia moltissimo alla seta). Esiste anche un processo all'acido acetico, che dà luogo agliacetati tessili e altriacetato di cellulosa, molto usato, per molti anni, nellepellicole cinematografiche.
Al contrario delnylon, il rayon assorbe l'acqua, rendendo i tessuti ottenuti molto più confortevoli per essere indossati.
Trama di una gonna in rayon, gonna fotografata conmacroobiettivo.
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I primi tentativi di realizzare in Italia un'industria di quella che allora era denominata "seta artificiale" ebbero una svolta decisiva quando unacompagnia di navigazione, laSNIA Società di Navigazione Italo Americana, avente per scopo l'esercizio dei trasporti marittimi tra Italia e Stati Uniti, con il mutare del mercato deinoli decise di investire nell'attività industriale i capitali esuberanti.
Si operò, pertanto, l'assorbimento della Società Viscosa diPavia (1920), dell'Italiana Fabbriche Viscosa diVenaria (1920) e dell'Italiana Seta Artificiale diCesano Maderno (1921).
Il programma proseguì nel1925, quando veniva iniziata la costruzione del nuovo stabilimento diTorino Stura. Nel1927 la SNIA Viscosa assumeva il controllo del Gruppo Seta Artificiale con gli stabilimenti diVaredo e diMagenta. La produzione annua di rayon che nel 1920 era di soli 500.000 kg, al momento dellacrisi del 1929 aveva superato i 9 milioni di kg.
Il proprietario del gruppoRiccardo Gualino si era avventurato in eccessi speculativi e si era trovato in urto con il governo in carica, che non lo aiutò a superare la crisi. Dopo un "interregno" diSenatore Borletti, si fece largo un imprenditore che aveva fatto esperienza nel settoretessile con il commercio inPolonia e inUnione Sovietica:Franco Marinotti. Il nome commerciale della produzione era "seta Gloria".
Negli stessi anni l'industria della seta artificiale si sviluppò:
aForlì, con laSAOM dell'imprenditorePaolo Orsi Mangelli, il quale poi produrrà il tessuto detto, dal nome della città,Forlion e fonderà laOMSA; nel1929 gli stabilimenti Mangelli sono la prima ditta italiana a produrrecellophane;
aPizzighettone (CR) con lo stabilimento Pirelli-Sicrem per la produzione dicordene (fibra ad alto modulo per le tele utilizzate nella fabbricazione deglipneumatici);
aPiacenza con la SAFTA Società Anonima Fibre Tessili Artificiali, che produceva rayon dal 1923; nel dopoguerra modificò gli impianti per produrre il cellophane e gliimballaggi flessibili per i laminati multistrato;[2]
Nel frattempo il legislatore aveva proibito l'uso del termineseta per i prodotti non derivanti dalbaco da seta, e quindi l'industria della seta artificiale cambiò nome ed adottò quello di rayon.
L'approssimarsi dellaseconda guerra mondiale fece nascere il problema dell'approvvigionamento dellacellulosa, di cui l'Italia era tributaria dall'estero. Da qui il tentativo di utilizzare la "canna gentile" (Arundo donax), capace di consentire una produzione legnosa annua molto più elevata di quella caratteristica delle essenze arboree già da tempo impiegate.
Nell'insieme l'Italia aveva raggiunto un posto di riguardo nella produzione mondiale e si trattava di un'industria che per tutte le lavorazioni a valle dellafiliera (preparazionesubbi,orditoi,binatura,torcitura ecc.) impiegava in larga percentuale manodopera femminile.