| Rizzoli-Corriere della Sera Media Group S.p.A. | |
|---|---|
| Stato | |
| Forma societaria | Società per azioni |
| Borse valori | Borsa Italiana:RCS |
| ISIN | IT0003039010 |
| Fondazione | 1927 come «A. Rizzoli & Co.» 1952 come «Rizzoli Editore» 1986 come «RCS Editori» 2002 come «RCS MediaGroup» |
| Fondata da | Angelo Rizzoli |
| Sede principale | Via Angelo Rizzoli, 8 –Milano |
| Persone chiave | |
| Settore | Media |
| Prodotti | |
| Fatturato | 828,00 milioni di € (2023) |
| Utile netto | 57,00 milioni di € (2023) |
| Dipendenti | 2.955 (2023) |
| Sito web | www.rcsmediagroup.it/ |
| Modifica dati su Wikidata ·Manuale | |
RCS MediaGroup (per esteso,Rizzoli-Corriere della Sera Media Group S.p.A.) è uno dei principaligruppi editoriali italiani, attualmente attivo a livello nazionale e internazionale nei seguenti mercati:quotidiani,periodici,televisione,web eraccolta pubblicitaria.
Lasocietà è quotata presso laBorsa valori di Milano nell'indiceFTSE Italia Small Cap.
Nel1909[2] il ventenneAngelo Rizzoli (1889-1970), appreso il mestiere di tipografo nell'orfanotrofio dei Martinitt, acquista una piccolatipografia con sede a Milano in via Cerva. Nei primi quindici anni l'azienda (registrata nel 1911 con il nome «A. Rizzoli & C.») svolge le funzioni di una normale tipografia, lavorando per conto terzi. La crescita del giro d'affari porta nel1924 la tipografia a cambiare nuovamente sede occupando un intero caseggiato in via Broggi. Rizzoli acquista in Germania un impianto per lastampa in rotocalco (uno dei primi funzionanti in Italia); lavorano per lui più di cento dipendenti[3].
Nel1927 la «A. Rizzoli & C.» inizia l'attività editoriale con la pubblicazione in proprio diriviste. Seguendo il consiglio diCalogero Tumminelli, editore di origine siciliana conosciuto nei primi anni del dopoguerra, Rizzoli acquista dallaMondadori cinque periodici: il settimanaleIl Secolo Illustrato, i quindicinaliLa Donna eNovella (rivista letteraria che aveva pubblicato, tra gli altri, racconti diGabriele D'Annunzio eLuigi Pirandello) e due mensili:Il Secolo XX eComoedia (seguiti, l'anno dopo, dalla fondazione diPiccola). La scelta si rivelerà felice. In pochi anniNovella cambia volto diventando un periodico femminile raggiungendo la tiratura di 130.000 copie. Nel1929 l'azienda viene trasformata insocietà di capitali assumendo la denominazione «Rizzoli & C. Anonima per l'arte della stampa». Nello stesso anno avviene un nuovo trasferimento della sede, in piazza Carlo Erba (dove resterà fino al 1960). Nei primi mesi del1930 Rizzoli chiama alla direzione editoriale il giornalistaTomaso Monicelli (in sostituzione di Enrico Cavacchioli) e gli affida il compito di sviluppare ex novo il settore dei libri[4]. La prima opera pubblicata èIl Memoriale di Sant'Elena (diEmmanuel de Las Cases, 1766-1842), in due volumi[5]. Grazie ai buoni uffici di Calogero Tumminelli, Angelo Rizzoli riceve daGiovanni Treccani la commessa per la stampa dell'Enciclopedia Italiana[4].
Il successo diNovella è un fattore trainante per Rizzoli. Attorno alla rivista costruisce la sua primacollana editoriale: “I romanzi di Novella”. Nata nel1932, conterà 72 pubblicazioni fino al 1942. Nel1934 fonda la «Novella Film» con la quale entra nel mercato delcinema. ll primo film prodotto èLa signora di tutti, diretto dal maestro tedescoMax Ophüls. L'idea è quella di sfruttare commercialmente, su più medium, la stessa opera: suNovella appare il romanzo, da cui viene tratto il film, che viene lanciato attraverso cartoline, manifesti e settimanali popolari[6]. L'esito è deludente. La seconda prova, invece,Darò un milione (1935), affidato aMario Camerini, riscontra un grande successo di pubblico e di critica[4].
Nel1933 Rizzoli pubblica due nuovi settimanali femminili:Lei (che nel novembre del 1938 diventeràAnnabella in seguito alla campagna fascista per la sostituzione del "Lei" col "Voi") eBella. Dietro consiglio diUgo Ojetti, l'anno seguente Rizzoli dà vita a una collana di classici edita in raffinati volumi da collezione. Si tratta dei “Classici Rizzoli”, curati dallo stesso Ojetti[7]. Sempre negli anni trenta nascono altre collane: “I breviari dell'amore” (venti titoli dal 1932 al 1936), “I grandi narratori” (ventotto titoli dal 1933 al 1939), “I giovani” (apparsa nel 1934 e diretta daCesare Zavattini)[4][8]. L'iniziativa più importante di questo periodo è senza dubbio laStoria del Risorgimento e dell'Unità d'Italia in quattro volumi. È una delle prime opere uscite a dispense in Italia[9]. Curata dallo storico Cesare Spellanzon, il primo volume esce nel 1933; l'ultimo nel 1950.
Nel luglio1936 esce il settimanale umoristicoBertoldo, diretto da Zavattini. Nel1937 vede la luce il settimanaleOmnibus diLeo Longanesi, stampato a rotocalco, poi sostituito daOggi (1939-42) e quindi daSettegiorni (1942-43). Nel1938 Rizzoli rileva la casa editrice romana «Novissima» ed apre un nuovo stabilimento tipografico nella capitale. Un'ulteriore acquisizione è l'Istituto grafico Bertieri di Milano (1940). Nel1940 vede la luce “Il sofà delle Muse”, collana diretta da Longanesi. Escono in questa collana:Il deserto dei Tartari diDino Buzzati (1940),Don Giovanni in Sicilia diVitaliano Brancati (1941) eLa verità sul caso Motta diMario Soldati (1941). Fuori collana esce laStoria del teatro drammatico diSilvio D'Amico (1939-1940). Gli stabilimenti Rizzoli crollano sotto le bombe scaricate su Milano il 12-13 agosto1943. La produzione viene completamente interrotta.
Nel dopoguerra, dopo la ricostruzione degli impianti, la società inizia una nuova fase di espansione che la porta a diventare una delle maggioricase editrici d'Italia. Entra nel mercato deicinegiornali fondando la «Compagnia Italiana Attualità Cinematografiche» (C.I.A.C.). I primi cinegiornali sono realizzati dalla "Cinesport" (1948)[10]. Seguiranno altre tre testate: "L'Europeo" (1956, da non confondere con la rivista); "Settimanale Ciac" (1957) e "Caleidoscopio" (1958). Nel1951 nasce «Distribuzione Edizione Amato Rizzoli» (D.E.A.R.), la società di produzione cinematografica della Rizzoli. Oltre a rilevare la casa di produzione CIAC, produrrà e distribuirà centinaia di film, tra cui quelli diFederico Fellini. Nel1965 prenderà il nome di Rizzoli Film S.p.A.
Nel1948 esceMondo Piccolo. Don Camillo, primo romanzo della fortunata saga diGiovannino Guareschi. Le 300.000 copie vendute in pochi mesi, unite alle 500.000 del settimanaleCandido, diretto da Guareschi, fanno del giornalista emiliano l'autore principale della casa editrice[11]. Nel1949 nasce laBiblioteca Universale Rizzoli (Bur), che pubblica a prezzi popolari (il costo è di 50 lire ogni 100 pagine) opere letterarie antiche e moderne. Ideata daLuigi Rusca ePaolo Lecaldano[12], la collana ottiene un enorme successo e verrà seguita da altre collane.
Nel1952 la casa editrice assume la denominazione «Rizzoli Editore S.p.A.» ed apre librerie a Roma, Milano («Rizzoli Galleria»), New York. L'anno seguente acquista, daGianni Mazzocchi,L'Europeo, settimanale d'informazione leader di mercato. Nel corso degli anni cinquanta passano alla RizzoliRiccardo Bacchelli,Michele Prisco eIndro Montanelli; quest'ultimo pubblica con l'editore milanese la sua fortunataStoria d'Italia[13]. Nel1956 la Rizzoli fonda la società di produzione cinematograficaCineriz. Per tutti gli anni cinquanta e sessanta gestirà solo noleggio e distribuzione dei film. Dagli anni settanta sostituirà progressivamente la Rizzoli Film come casa di produzione[14]. Altre società vengono fondate nel settore alberghiero: Ischia alberghi e Lacco Ameno Terme. Nel1960 viene inaugurata la nuova sede di via Civitavecchia (oggi via Rizzoli), alla periferia nordest diMilano (quartiereCimiano). Nel corso degli anni sessanta gli impianti tipografici vengono potenziati e in parte rinnovati, garantendo la richiesta di tirature più elevate. Ogni giorni si stampa un giornale diverso, così gli impianti lavorano a pieno regime ed i costi vengono ammortizzati: lunedì «Annabella» e «Il Calcio Illustrato»; martedì «Candido» di Guareschi e «Bella» (rivista femminile diretta e scritta quasi interamente di persona daGiorgio Scerbanenco); l'intero mercoledì è invece dedicato a «Oggi», il periodico di punta della Rizzoli; giovedì «L'Europeo» e «Sogno»); venerdì i settimanali «Novella» e «La Settimana Incom illustrata» ed il mensile «La Donna». Di sabato e di domenica la tipografia Rizzoli non si ferma: è impegnata a stampare riviste per conto terzi[15]. In dieci anni i dipendenti aumentano da 1.000 a 3.600.
Nel1962 Angelo Rizzoli istituisce la carica didirettore generale, già esistente nelle società per azioni ma non ancora apparsa nelle imprese editoriali. Per la nuova posizione decide di nominare un manager di carriera, Gianni Ferrauto (rimarrà in carica fino al 1970). Il figlioAndrea diventaamministratore delegato, mentre Paolo Lecaldano è il nuovo responsabile del settore libri[16]. In questo periodo nascono nuovecollane editoriali:La Scala,Sidera,Narratori moderni eI classici dell'arte. La collana di maggiore fortuna èLa Scala (nata nel 1961 e tuttora esistente), che comprende narratori sia italiani che stranieri. Porta al successo autori comeLuciano Bianciardi (La vita agra) eGiuseppe Berto (Il male oscuro). Altri autori italiani pubblicati:Michele Prisco,Giovanni Arpino,Alberto Bevilacqua[17],Giorgio Saviane eCarlo Castellaneta. Tra gli stranieri:Angela Carter,Ronald Firbank,Jorge Luis Borges,Alfred Döblin,John Fowles,Jurij Dombrovskij,James Baldwin,R. K. Narayan eMiguel Ángel Asturias[18]. Tra gli scrittori italiani si registrano le acquisizioni diOrio Vergani,Marcello Marchesi,Nantas Salvalaggio,Luce d'Eramo eAlberto Ongaro[19].Nella collana "Saggi" (nata nel 1967) confluiscono le opere diMichel Foucault,Algirdas Greimas,Northrop Frye,Giovanni Getto,Franco Fornari,Elias Canetti eGeorges Bataille[20]. Nel1967 inizia a lavorare per il gruppoEnzo Biagi. Il noto giornalista è direttore editoriale dei periodici Rizzoli. Scrive sul settimanaleL'Europeo ed ha la felice intuizione di trasformare il settimanale letterarioNovella in una rivista dicronaca rosa.
Nel1970 scompare Angelo Rizzoli. La guida della casa editrice passa al figlio Andrea; il nipoteAngelo entra nel consiglio di amministrazione. La Rizzoli è il maggiore editore di periodici in Italia.
Nella nuova organizzazione manageriale del gruppo si registrò l'arrivo diMario Spagnol come nuovo responsabile della Divisione libri (1972-1979). Spagnol si mise all'opera potenziando la "Biblioteca Universale Rizzoli", la collana più prestigiosa della casa editrice. Insieme ad Evaldo Violo, la ristrutturò in sottocollane ampliando la scelta dei generi ed attingendo all'intero catalogo della Casa; la "storica" copertina grigia venne sostituita da una nuova veste vivace e moderna[22]. Nuovi autori italiani:Anna Maria Ortese,Tommaso Landolfi,Romano Bilenchi,Giovanni Testori,Luigi Meneghello,Giorgio Manganelli,Fulvio Tomizza (arrivato dalla Mondadori),Carlo Cassola (dall'Einaudi) eCarlo Cristiano Delforno. Passaggio importante è quello del poetaMario Luzi, inserito nella collana più prestigiosa della casa editrice, La Scala"[23]. Nel1971 apparvero in volume le storie delragionier Fantozzi scritte daPaolo Villaggio. La saga di Ugo Fantozzi raggiunse un larghissimo pubblico. Dai romanzi, poi, fu tratta una serie di film (prodotti dallaCineriz) che incontrò un vasto successo.
Nel secondo semestre del1973 il presidenteAndrea Rizzoli avviò l'acquisizione della società editrice del «Corriere della Sera», il primo quotidiano italiano. L'«Editoriale Corriere della Sera», vera e propria corazzata editoriale, pubblica anche un quotidiano del pomeriggio, ilCorriere d'Informazione e i settimanaliAmica,La Domenica del Corriere,Corriere dei Piccoli. Il pacchetto azionario dell'Editoriale Corriere della Sera era ripartito fra tre soggetti: famiglia Crespi (nella persona diGiulia Maria),Angelo Moratti efamiglia Agnelli.Era sufficiente quindi acquisirne due per diventare i nuovi proprietari. L'operazione si concluse il 12 luglio1974. Andrea Rizzoli non si accontentò del pacchetto di controllo, ma volle per sé il 100% della società editrice. L'investimento superò i 40 miliardi di lire[24]. Le tre quote furono pagate rispettivamente: 15 miliardi e 445 milioni, in contanti, a Giulia Maria Crespi; 13 miliardi, parte in contanti e parte differiti, a Moratti; 13,5 miliardi, somma da devolvere entro 3 anni, agli Agnelli. La società acquirente assorbì la società acquisita: dalla fusione nacque la «Rizzoli-Corriere della Sera» (RCS). I Rizzoli acquistando il Corriere esaurirono la loro liquidità. Per concludere l'acquisizione, dovettero chiedere un finanziamento bancario di 25 miliardi di lire[25]. I Rizzoli accettarono il sostegno finanziario dellaMontedison, che coprì una parte dell'investimento volto all'acquisto del Corriere[26].
L'unica a manifestare dissenso sulla complessa operazione fu la sorella di Andrea,Giuseppina, che deteneva il 29% del pacchetto azionario. AncheAlberto, figlio secondogenito di Andrea, fu contrario. Ma il suo parere contava poco poiché non aveva ancora 30 anni.Nicola Carraro, figlio di Giuseppina e direttore amministrativo del gruppo, cercò di mediare per evitare una spaccatura in famiglia. Un anno dopo l'acquisto, in agosto Carraro (promossoamministratore delegato della «Rizzoli-Corriere della Sera») presentò la verifica finanziaria ed economica delle due società riunite. I conti erano in rosso per 15 miliardi. Ne seguì una furibonda lite con ilpatron Andrea. Alla fine dell'anno (1975) i Carraro uscirono definitivamente dal gruppo Rizzoli. Andrea rilevò la loro quota al prezzo di 24 miliardi di lire. In conseguenza i Rizzoli affidarono l'amministrazione del gruppo a professionisti: la gestione, da familiare, divenne manageriale[27]. Il 10 ottobre la società comunicò ai sindacati che il deficit patrimoniale ammontava a 20 miliardi di lire. Sui 3.500 dipendenti, 500 erano in esubero. L'editore però rassicurò i sindacati: il gruppo intendeva espandersi e consolidarsi.Infatti nel1976 la RCS acquistò il maggiore quotidiano del sud,Il Mattino. Furono effettuate poi nuove nomine ai vertici del gruppo: Lorenzo Jorio responsabile del settore quotidiani e Giorgio Trombetta Panigadi ai periodici (fino al 1978, poi sostituito da Giacomo Casarotto). Nel1977 altre tappe dell'espansione furono l'acquisizione dellaGazzetta dello Sport, il primo quotidiano sportivo italiano, e il controllo azionario di due giornali locali,Alto Adige eIl Piccolo diTrieste, ceduti dalla famiglia Agnelli in un pacchetto unico[28]. Nello stesso anno la Rizzoli acquisìTelealtomilanese, entrando per la prima volta nel mercato televisivo. Si trattava di un mercato molto promettente, soprattutto per quanto riguarda la pubblicità su scala nazionale[29].
In quello stesso anno giunse a scadenza il pagamento della quota acquisita dalla famiglia Agnelli per rilevare ilCorriere. Il suo valore, a causa dell'indicizzazione dei tassi d'interesse, era lievitato da 13,5 a 22,475 miliardi, una somma che la Rizzoli non disponeva.Cercando finanziamenti a medio termine in tutte le direzioni, finì per accettare l'offerta diRoberto Calvi (presidente delBanco Ambrosiano), pervenutagli tramite la mediazione della loggia massonicaP2 diLicio Gelli. In luglio la Rizzoli, finanziata dal Banco, estinse il debito con la Fiat. Cinque giorni dopo il Banco procedette ad un'iniezione di denaro fresco: 20,4 miliardi sotto forma di un aumento di capitale (che passò da 5,1 a 25,5 miliardi)[30]. Roberto Calvi ottenne in pegno da Rizzoli l'80 per cento delle quote del gruppo. L'editore avrebbe potuto riscattare interamente il suo 80% dopo tre anni, ma al valore, maggiorato, di 35 miliardi. Calvi era diventato il vero padrone della Rizzoli. In seguito alla modifica dell'assetto finanziario fu nominato un nuovodirettore generale nella persona diBruno Tassan Din (febbraio 1978)[31][32]. La solidità della RCS dipese ora dalle buone relazioni con la P2 e i partiti politici, commistioni che Angelo Rizzoli aveva sempre accuratamente evitato[33].
Nel1978 Calvi e Gelli scaricarono Andrea Rizzoli dal vertice della casa editrice. Il nuovo consiglio d'amministrazione elesse il figlioAngelo (chiamato da tutti Angelone) come nuovo presidente (16 settembre 1978)[28]. Nel nuovo consiglio d'amministrazione entraronoUmberto Ortolani, avvocato, braccio destro diLicio Gelli, e Bruno Tassan Din. Nel1979 il gruppo RCS era saldamente il maggiore gruppo editoriale italiano con una quota di mercato del 25% (e un fatturato di 1.000 miliardi di lire) e si posizionava al secondo posto in Europa. Ogni giorno pubblicava 1.380.000 copie di quotidiani e quasi due milioni di copie di periodici. Il fatturato pubblicitario si aggirava sui 60 miliardi di lire annuali, a fronte di 3.500 dipendenti, 700 dei quali giornalisti[34][35].
In quell'anno Rizzoli e Tassan Din acquisirono i quotidianiIl Lavoro di Genova,l'Adige di Trento[28] e lanciarono una nuova iniziativa che avrebbe dovuto portare buoni frutti: il quotidiano popolareL'Occhio. Diretto daMaurizio Costanzo, noto giornalista televisivo, e venduto a 200 lire (cento in meno degli altri quotidiani), il nuovo giornale, lanciato con una costosa campagna pubblicitaria e con un'elevata tiratura, doveva trovare spazio nel panorama editoriale italiano come "quotidiano popolare". In poco tempo si rivelò un fiasco, facendo perdere alla RCS altri miliardi. Si rese necessaria una nuova ricapitalizzazione. Questa volta Calvi fece pervenire i finanziamenti attraverso l'Istituto per le Opere di Religione (IOR), banca privata con sede nellaCittà del Vaticano[36]. Nel1980 Telealtomilanese venne fatta confluire in un gruppo di emittenti locali diffuse in tutta la penisola. I Rizzoli ebbero finalmente la loro emittente nazionale. Entro l'anno iniziarono i programmi diPrimarete Indipendente. Tra essi spiccòContatto, il primotelegiornale nazionale prodotto da un'emittente privata.
Nello stesso anno (1980) giunsero a scadenza per Angelone i tre anni che Roberto Calvi gli aveva concesso per riacquistare l'80% delle azioni RCS. Rizzoli però non disponeva delle risorse per rilevare la quota: il deficit del gruppo aveva raggiunto i 150 miliardi. Il Banco Ambrosiano, la banca presieduta da Calvi, predispose un piano di salvataggio del gruppo. L'operazione divenne in seguito nota come «il pattone». Il piano prevedeva un secondo aumento di capitale per ripianare l'intero deficit. Angelone Rizzoli, che possedeva il 90,2% delle azioni (l'80% delle quali era da tre anni in pegno al Banco Ambrosiano), sarebbe rientrato in possesso del 50,2% di azioni; il restante 40% sarebbe passato definitivamente in mano alla banca di Calvi al prezzo di 150 miliardi. Incassato il denaro, la Rizzoli Editore avrebbe potuto pagare i 35 miliardi necessari al riscatto del vecchio 80%, mentre il resto sarebbe servito per sottoscrivere l'aumento di capitalepro quota. Il «pattone» venne siglato a Roma all'Hotel Excelsior il 18 settembre1980[37] da Angelone Rizzoli, Bruno Tassan Din, Roberto Calvi, Licio Gelli e Umberto Ortolani[38].
L'operazione venne perfezionata il 29 aprile 1981. Quel giorno una società dell'Ambrosiano (quindi di Calvi), la «Centrale Finanziaria S.p.A.», effettuò l'acquisto del 40% di azioni Rizzoli. L'investimento invece si rivelò un falso. Calvi ingannò Rizzoli. L'operazione fu comunicata al pubblico e annotata nei conti dell'azienda; in realtà i soldi finirono in conti esteri intestati a Bruno Tassan Din, Licio Gelli e Umberto Ortolani. Calvi, inoltre, nascose alla Rizzoli che oltre all'intervento del Banco c'era anche un conferimento, nascosto, delloIOR, presso il quale erano state depositate le azioni che erano state in possesso di Rizzoli (il suo 80%).
Nello stesso1981 scoppiò lo scandalo dellaP2, cui si aggiunse il crac delBanco Ambrosiano. Le ripercussioni sulla RCS furono enormi: vennero chiusiL'Occhio (che era sempre stato in perdita), ilCorriere d'Informazione, i supplementi settimanali e la rete televisiva. Furono cedutiIl Piccolo (al gruppo Monti),l'Adige,Alto Adige eIl Lavoro.
Nel1982 il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera rende noto il nuovo assetto azionario. Ilcapitale sociale della società ammonta a 24.436.200.000lire, suddivise in 8.790.000 azioni da 2.780 lire cadauna.
Ripartizione delle azioni[39]:
| Persone fisiche o equiparate | Quote (%) |
|---|---|
| Angelo Rizzoli | 32,18% |
| La Centrale Finanziaria spa[40] | 40,00% |
| Totale | 72,18% |
| Società di capitali | Quote (%) |
| Italtrust spa, società fiduciaria della Fincoriz sas[41] | 11,30% |
| Finriz spa[42] | 9,05% |
| Rothschild Bank AG Zurigo della famigliaRothschild | 7,47% |
| Totale | 27,82% |
Sommando le azioni possedute come persona fisica e quelle possedute tramite società di capitali (Italtrust e Finriz), Angelo Rizzoli è proprietario del 52,53% del pacchetto azionario.Il presidente del gruppo conserva quindi la maggioranza assoluta.
La Rizzoli è proprietaria al 100% dell'Editoriale Corriere della Sera, società editrice dell'omonimo quotidiano. Il capitale sociale è costituito da 4.500.000 azioni del valore di mille lire ciascuna.
Infine, la Rizzoli è comproprietaria delle quote azionarie di:
Il 6 agosto1982, a pochi mesi di distanza dalla morte di Roberto Calvi, ilministero del Tesoro e laBanca d'Italia mettono in liquidazione il vecchio Banco Ambrosiano. La nuova banca eredita, attraverso la «Centrale Finanziaria», anche il pacchetto del 40% di azioni di Angelone Rizzoli. Questa posta va in attivo. Tra i passivi, figura il debito di 150 miliardi verso la casa editrice e lo stesso Rizzoli (l'aumento di capitale dell'anno prima, mai versato). Angelone Rizzoli decide di chiedere al Tribunale di Milano di porre la propria impresa sottoamministrazione controllata. La procedura gli permetterebbe di ottenere la sospensione generalizzata dei pagamenti per un anno, e di utilizzare quei 12 mesi ai fini del risanamento dell'azienda. Il Tribunale di Milano acconsente e pone la RCS in amministrazione controllata il 21 ottobre1982.
La società ha un anno di tempo per ripianare tutti i debiti.Ma il nuovo presidente del Banco,Giovanni Bazoli, chiede al gruppo l'immediato rientro dei fidi. La Rizzoli passa dalla posizione di creditrice a quella di debitrice insolvente. Nel febbraio seguente Angelone Rizzoli e Bruno Tassan Din sono tratti agli arresti con l'accusa dibancarotta patrimoniale societaria in amministrazione controllata[37]. Angelone Rizzoli venne ritenuto penalmente responsabile del dissesto, al pari di Tassan Din. Finisce in carcere anche Alberto Rizzoli, fratello di Angelone. Il 18 febbraio1983, giorno dell'arresto, finisce definitivamente l'epopea della dinastia Rizzoli nel mondo dell'editoria. Il successivo 18 agosto il giudice istruttore del tribunale di Milano ordina il sequestro conservativo di tutte le azioni degli imputati Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din.
Dopo l'arresto di Rizzoli, ricopre la carica di presidente del gruppoCarlo Scognamiglio Pasini, 38 anni, docente all'Università Bocconi. Scognamiglio, nominato su proposta diLuigi Guatri, il commissario giudiziale, nonché docente nella stessa università, chiede ed ottiene la proroga di un anno del regime di amministrazione controllata. In maggio viene approvato il bilancio d'esercizio 1982. A fine anno Scognamiglio lascia la presidenza del gruppo al suo vice, Roberto Poli.
L'amministrazione controllata risolleva i conti del gruppo. Le perdite vengono via via ridotte fino ad essere azzerate. Si contano 1200 licenziamenti. Nel1984 scade il termine dell'amministrazione controllata. Il bilancio è in utile di 7 miliardi.[45] Il gruppo, risanato, può trovare un nuovo acquirente. Il Nuovo Banco Ambrosiano offre inizialmente la Rizzoli allaFiat; la trattativa prosegue con la regia diMediobanca.[46] La Fiat si impegna indirettamente attraverso la società finanziariaGemina, che forma una cordata di cui è il vertice. L'alleanza di Gemina prevale sulla seconda offerta, presentata da una cordata guidata dal fiscalistaVictor Uckmar.
Le quote sono così suddivise:
| Nuovi Soci | Quote (%) |
|---|---|
| Gemina[47] | 46,28 |
| Iniziativa Meta[48] | 23,14 |
| Mittel[49] | 11,57 |
| Giovanni Arvedi[50] | 11,57 |
| Vecchi soci | Quote (%) |
| Angelone Rizzoli e Centrale F. | 3,73 |
| Centrale Finanziaria | 2,99 |
| Finriz spa | 0,72 |
Il capitale sociale del gruppo ammonta a lire 66.812.790.000, suddiviso in 96.690.000 azioni.La notizia viene diffusa il 5 ottobre; l'entità dell'offerta non viene resa nota. Anni dopo si verrà a sapere che l'intero gruppo RCS è passato di mano al prezzo di una ventina di miliardi diluiti in poco più di un anno:[51] 9 miliardi di lire per la quota di Angelo Rizzoli,[52] 8 miliardi per il 40% della Centrale, meno di un miliardo per il 10,2% di Tassan Din, al di sotto del miliardo una quota depositata all'estero presso la Rotschild Bank.[53]Gianni Agnelli sostiene nell'ottobre 1984 di essere entrato "malvolentieri" nell'operazione e solo "per un dovere di disinfestazione",[54] in realtà i nuovi soci, che nominanoamministratore delegatoCarlo Callieri, manager Fiat, fanno un ottimo affare: con un investimento complessivo di 110 miliardi ottengono nell'arco di un anno il controllo di un gruppo che nello stesso periodo di tempo produce utili per 37 miliardi.[55]
I nuovi azionisti fanno confluire in unpatto parasociale (denominato «sindacato di blocco azioni Rizzoli editore») il 60% dei loro possessi azionari nella casa editrice.[56] Il patto prevede che le decisioni del sindacato di blocco vengano prese con il voto favorevole di quattro quinti dei membri della direzione. Successivamente si procede ad un aumento di capitale. Dall'acquisizione nasce un gigante editoriale capace di esercitare una posizione dominante nel mercato dei quotidiani in Italia: la Fiat aveva giàLa Stampa e la Montedison possedevaIl Messaggero. A questi due grandi quotidiani si aggiungono ilCorriere della Sera eLa Gazzetta dello Sport della Rizzoli. La Fiat supera il tetto del 20% del mercato dei quotidiani e quindi viola la norma sull'editoria (legge 416/81). In novembre un gruppo di privati impugna il passaggio delle azioni di fronte al Tribunale di Milano.
La Corte d'appello dà loro torto: rileva infatti che non è la Fiat a possedere delle quote di Gemina, bensì la partecipata Sadip. La questione è anche oggetto di un'interrogazione parlamentare. Nella risposta, resa il 21 gennaio 1985, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (all'epocaGiuliano Amato) afferma che la Rizzoli, dopo l'entrata dei nuovi soci, controlla il 19,92% del mercato dei quotidiani e quindi rimane all'interno del tetto del 20% fissato dalla legge. Per fugare ogni dubbio, Carlo Callieri decide di cedere il quotidianoIl Mattino. Nel1985 la partecipazione di Gemina sale dal 46,28% al 62,5%, raggiungendo la maggioranza assoluta.[57] L'assetto proprietario del gruppo Rizzoli "mutò radicalmente in quanto la società Gemina assunse la fisionomia di azionista di maggioranza con relativo controllo assoluto della politica editoriale del gruppo, mentre la quota intestata a Meta e Montedison venne praticamente neutralizzata".[58]
Nel1986 il gruppo viene ristrutturato conGiorgio Fattori, giornalista vicino alla famiglia Agnelli, nel ruolo di amministratore delegato.[54] La nuova struttura societaria è costituita dalla capogruppo,RCS Editori, e da cinque società operative: RCS Libri, RCS Quotidiani, RCS Periodici, RCS Pubblicità e dalla cartiera[59]. I giornali del gruppo vendono bene ed anche la pubblicità è aumentata, così la RCS alla fine dell'anno vede passare gli utili da 29 a 55 miliardi di lire[60]. Quell'anno una quota di azioni RCS è ceduta al prezzo di 2.274 lire cadauna (contro le 708 lire della precedente gestione); nel 1987 un'altra parte passa di mano al prezzo di 5.227 lire cadauna. Il valore delle azioni RCS è aumentato di sette volte nel giro di due anni. Di lì a quattro anni il valore aumenta di dieci volte, tant'è vero che il 10% venduto ai francesi diHachette viene pagato 100 miliardi. Nel1987 RCS vale 893 miliardi.
Nel1990 RCS Editori acquisisce i marchi editoriali dell'IFI (gruppo Fiat):Bompiani,Fabbri Editori,Sonzogno,Sansoni edETAS.Nel1992, dopo alcuni aumenti di capitale, sfiora i 2700 miliardi. L'azienda è in netta crescita[61].
Fonte:L'impero di Romiti.
Il 28 aprile1997 Gemina, che attraversa un momento difficile, scorpora le partecipazioni industriali (tra cui la RCS Editori) e le conferisce in una nuova società, denominata «H.d.P.» (Holding di Partecipazioni Industriali). H.d.P. detiene il 100% delle azioni di RCS nonché la maggioranza diGFT NET (moda e abbigliamento) e dell'azienda di abbigliamento e calzature sportiveFila. Viene stipulato un nuovopatto di sindacato di blocco e consultazione, che sostituisce quello in essere dal 1984. Siglato tra 13 dei maggiori azionisti, il patto di sindacato è regolato da norme molto complesse. Per esempio, si dispone che eventuali nuovi azionisti debbano fare richiesta al patto ed essere accettati; dopo 2-3 anni di "anticamera" se la risposta è positiva si viene invitati ad entrare nel patto di sindacato. Il patto parasociale prevede inoltre che le delibere vadano prese «con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei membri in carica», qualunque sia la percentuale di azioni dagli stessi rappresentata[63]. Ciò significa che i partecipanti al sindacato devono mettersi d'accordo ogniqualvolta si prende una decisione. All'interno del patto non deve emergere un dominatore.
Nel1998 sale alla guida della casa editriceCesare Romiti (maggiore azionista di Gemina), proveniente dalla Fiat[64].
Dopo una prima fase di gestione comeholding diversificata, H.d.P. ha concentrato le proprie risorse nei soli settori dell'editoria e della comunicazione. Dismesse le società GFT NET e Fila, H.d.P. ha posto in essere, con effetto dal 20 maggio2002, un piano di integrazione delle proprie attività con quelle di RCS. Il nuovo marchioRCS MediaGroup nasce il 10 giugno2002. Il gruppo ottiene la quotazione in Borsa[65].
Nel2004, in occasione del rinnovo triennale del patto, laFiat scende nell'azionariato diventando il secondo azionista dopoMediobanca. L'istituto bancario rileva il pacchetto di Gemina, pari al 2,25%, salendo all'11,61% come partecipazione complessiva e superando così il 10,3 della Fiat. Cesare Romiti lascia la presidenza aPiergaetano Marchetti; viene nominatoamministratore delegatoVittorio Colao. Nell'estate del2005 l'immobiliaristaStefano Ricucci si rende protagonista di un tentativo di scalata alla maggioranza del gruppo, arrivando a possedere circa il 20 per cento delle azioni. La scalata fallisce quando Ricucci viene coinvolto nell'inchiesta giudiziaria soprannominataBancopoli.
Nell'estate del2006 l'AD Vittorio Colao rassegna le dimissioni, fortemente contrario al piano di acquisizione del gruppo spagnolo Recoletos. Il 12 settembre2006 viene sostituito daAntonello Perricone. L'acquisto di Recoletos viene perfezionato nell'aprile2007 attraverso la controllata Unedisa. L'operazione comporta un investimento complessivo di 1,1 miliardi di euro. L'anno seguente laConsob punisce RCS con una sanzione da 200.000 euro per la mancata trasparenza nella conduzione dell'affare[66][67].
Il 18 gennaio2008 il gruppoUniCredit esce dal patto cedendo - all'interno del patto stesso - il 2,02% posseduto daCapitalia Partecipazioni S.p.a. Alla data del 26 gennaio 2008, il patto di sindacato controlla il 63,527% del capitale ordinario di RCS MediaGroup[68]. In quell'anno si decide la chiusura della rivistaNewton. È la prima di una serie di chiusure che riguarderanno altre riviste del gruppo. Nel2010 chiude il canale satellitareRaiSat, di cui RCS possiede il 5% del capitale. La Rai, che detiene l'altro 95%, liquida la sua quota pari a tre milioni di€[69].
Nel2012Diego Della Valle esce dal patto dopo 10 anni di permanenza, mantenendo comunque le proprie quote. Viene scelto un nuovo amministratore delegato,Pietro Scott Jovane[70]. In carica dal 2 luglio, deve predisporre un nuovo piano industriale per ridurre i debiti del gruppo. A tale data RCS era ancora il primo gruppo editoriale italiano per fatturato, se si calcolano tutti i rami d'azienda (quotidiani, periodici, libri, TV, radio, pubblicità, Internet, ecc.). Ma il confronto con i concorrenti era reso complesso dal fatto che questi ultimi non coprivano la totalità dei settori a cui era interessata RCS (Arnoldo Mondadori Editore ad esempio non aveva quotidiani e ilGruppo editoriale L'Espresso non editava libri).
Nel2013 la società si trova costretta a varare un aumento di capitale per fare fronte ai debiti; si decide per un aumento di capitale fino a 600 milioni di euro. Viene varato un piano di esuberi che coinvolge anche il principale quotidiano del gruppo, ilCorriere della Sera. I redattori del giornale pubblicano una contro-inchiesta dalla quale emerge che la causa principale dell'indebitamento è stata l'acquisto, effettuato nel2007, dell'editrice spagnola Recoletos. La società fu rilevata al 100%, quando bastava il 51% per acquisirne il controllo. A parere del Comitato di redazione del Corriere, il debito di 880 milioni che pesa sul bilancio RCS deriva soprattutto dal miliardo speso per acquisire la società spagnola.[67][71][72]
Alla data dell'11 luglio 2013, dopo la chiusura dell'asta dell'inoptato[73], il capitale di RCS era suddiviso presuntivamente nelle seguenti quote:[74]
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A quella data il patto di sindacato controlla il 60,544% del capitale ordinario. Con una comunicazione pubblicata il 31 ottobre 2013 i componenti del patto di sindacato hanno convenuto che il Patto non venisse ulteriormente rinnovato e che esso cessasse anticipatamente a far data dal 30 ottobre 2013.

Nel novembre2018 RCS decide di ricorrere ad un arbitrato a Milano per chiedere l'annullamento della vendita a Kryalos, società partecipata dal fondo americanoBlackstone Group, avvenuta alla fine del 2013 per 120 milioni di euro, del complesso immobiliare di cui fa parte il palazzo di via Solferino, storica sede del Corriere. La tesi è che la vendita degli immobili di via Solferino, via san Marco e via Balzan (considerata da molti una svendita tenendo anche conto che il canone d'affitto applicato da Blackstone è di circa 10,3 milioni) sia avvenuta in un periodo di difficoltà finanziarie di Rcs[78] e quindi è da considerarsi nulla in base alla normativa italiana sull'usura.[79] L'iniziativa congela di fatto la vendita degli immobili da parte di Blackstone al gruppo assicurativoAllianz, disposto ad acquistarli per 250 milioni. E dal momento che Allianz si rifiuta di perfezionare la trattativa fino a quando la vertenza non sarà risolta, a sua volta Blackstone cita Rcs davanti a una Corte diNew York chiedendo i danni.[80]
Nel maggio2021 la Camera Arbitrale di Milano emette il lodo definitivo sul contenzioso. Secondo il perito d'ufficio l'immobile valeva 153 milioni, invece dei 120 ai quali fu ceduto e senza cui la continuità aziendale sarebbe stata fortemente a rischio[81]. Il lodo però non ritiene che tale sproporzione fosse rilevante ai fini dell'annullamento della vendita. Con una maggioranza di 2/3 gli arbitri considerano corretta l'operazione e non riconoscono alcun risarcimento a RCS[82]. Il 16 dicembre 2021 il Tribunale di Milano archivia l'inchiesta per usura partita nell'estate del 2019 dall'esposto di un piccolo azionista RCS: il Gip accoglie la richiesta della Procura.[83]
Il 7 giugno2022 viene infine bocciato il ricorso di RCS in Corte di Appello contro l'esito negativo del lodo arbitrale[84]. Rimane aperto un contenzioso negli Stati Uniti, con la richiesta di 600 milioni di dollari, di cui 300 milioni a RCS e 300 milioni ad Urbano Cairo.Il 15 luglio si conclude la vicenda con l'acquisto da parte di Cairo dell'immobile di via Solferino al prezzo di circa 70 milioni di euro, comprensivi anche delle spese processuali al fondo Blackstone[85][86].
A partire dal2015 il gruppo avvia un piano di dismissioni volto a riequilibrare il bilancio. Vengono ceduti i marchiRizzoli eFabbri algruppo Mondadori,Bompiani algruppo Giunti (dopo un breve passaggio in Mondadori).Marsilio eSonzogno ritornano di proprietà di Marsilio Editori S.p.A. (e poi dal 2020 controllate dalgruppo Feltrinelli),Adelphi eFazi ritornano alla proprietà originaria[87].Successivamente vengono dismesse attività non direttamente collegate alla pubblicistica. In settembre viene ceduta la quota di partecipazione del 44,45%, acquisita nel 2007, del GruppoFinelco, proprietario delleemittenti radiofoniche «Radio 105», «Radio Monte Carlo», «Virgin Radio Italia» e «Virgin Radio TV»[88]. In ottobre Pietro Scott Jovane lascia[89] la carica di amministratore delegato a Laura Cioli[90].
Nel mese di aprile2016, intervenute le necessarie autorizzazioni delle competenti autorità regolatorie, è stata perfezionata la cessione allaMondadori Editore dell'intera partecipazione detenuta in Rcs Libri (la transazione era stata stipulata il 5 ottobre 2015) per 127,5 milioni di euro. Rcs MediaGroup mantiene la titolarità del marchio Rizzoli per tutti gli utilizzi esclusa l'attività libraria[91].
Sempre nel2016 il gruppo Fiat Chrysler Automobiles (FCA) decide il disimpegno da RCS. Il 15 aprile l'assemblea dei soci di FCA approva la scissione finalizzata alla distribuzione ai propri azionisti delle azioni di Rcs detenute dal gruppo[92]. La scissione diventa efficace il primo maggio[93], l'azzeramento delle azioni è terminato il 9 giugno[94].
L'8 aprile2016,Cairo Communication,società per azioni presieduta daUrbano Cairo attiva nel settore editoriale, lancia un'offerta pubblica di scambio (OPS) delle azioni RCS[95]. Il 16 maggio 2016, una cordata concorrente,International Media Holding, guidata daAndrea Bonomi e che raggruppa Mediobanca, Pirelli, Unipol e Diego Della Valle (che già detenevano il 25% delle azioni di RCS),[96] promuove a sua volta un'offerta pubblica di acquisto (OPA) sulle azioni RCS. Seguono una serie di rilanci, a esito dei quali, il 15 luglio 2016, l'offerta promossa da Cairo Communication vince raccogliendo il 48,8% del capitale, contro la cordata concorrente[97] che si ferma al 37,7%[98]. Il 3 agosto 2016 Cairo assume le cariche di presidente e amministratore delegato di RCS MediaGroup[99].
Alla fine del 2017, primo esercizio interamente oggetto della nuova gestione, il Gruppo RCS registra un utile di netto di Euro 71,1 milioni, laddove nel periodo 2011-2015 aveva accumulato perdite per 1,3 miliardi. Anche l’indebitamento finanziario netto scende dai 430 milioni dell’agosto 2016 a 287 milioni a fine 2017[100].
Nel2018 il gruppo RCS ritorna sul mercato deilibri attraverso lacasa editrice «Solferino», che pubblica opere di narrativa, saggistica, poesia e libri per ragazzi[101].
L’esercizio 2018 si chiude con un utile netto in crescita a 85,2 milioni: a marzo 2019 il Consiglio di Amministrazione propone quindi ai soci la distribuzione di un dividendo di 0,06 euro per azione: è prima volta in dieci anni[102].
Il 2019 vede, tra l’altro, il lancio della business school del Gruppo, RCS Academy[103].
Nel 2020, nonostante i positivi risultati dell’esercizio 2019, con un utile netto di 68,5 milioni e un’ulteriore riduzione del debito, sceso a 131,8 milioni[104], ), il socioCairo Communication respinge la proposta di distribuzione del dividendo formulata dal Consiglio di Amministrazione, in considerazione degli sforzi da porre in essere per contrastare lapandemia da Covid-19[105].
Nel 2021, con la progressiva uscita dalla pandemia Covid-19, il Gruppo RCS registra una forte crescita dell’utile rispetto all’anno precedente, che si attesta a 72,4 milioni. La posizione finanziaria netta, dopo la lunga serie negativa, torna positiva per 16,7 milioni, con un miglioramento di 76,3 milioni dalla fine del 2020[106].
Nel2023, RCS dà vita ad una nuova casa editrice, «Fuoriscena», dedicata allasaggisticad'inchiesta e alle narrazioni civili.[107]
Dalla fondazione
Dopo i Rizzoli
RCS MediaGroup
Onorari
Oggi la sede del gruppo è in via Angelo Rizzoli 8 (corporate, periodici, pubblicità, digitale), a cui si aggiunge la sede di via Solferino 28/via San Marco 21 (quotidiani). La Rizzoli fu presente sul territorio nazionale con varie librerie distribuite nelle maggiori città; negli anni novanta furono cedute al gruppoFeltrinelli perché considerate non più strategiche[109].
RCS Libri, con tutti i marchi posseduti, è stata ceduta alGruppo Mondadori il 5 ottobre 2015 (tranne il marchioAdelphi). La vendita si è perfezionata nel mese di aprile 2016[110][111].La "storica" libreria Rizzoli inGalleria Vittorio Emanuele II, a due passi dalDuomo di Milano, che resta ancora oggi un punto di ritrovo dell'ambiente culturale meneghino, è stata ceduta nel 2016 alGruppo Mondadori insieme al settore libri.Anche la libreria Rizzoli aNew York, che era stata riaperta il 27 luglio2015,[112] è stata ceduta nel 2016 alGruppo Mondadori.
Aggiornato al gennaio 2014:
RCS MediaGroup è significativamente presente in particolare in Spagna, dove controlla il gruppo spagnoloUnidad Editorial (editore dei quotidianiEl Mundo,Marca edExpansión e di numerosi periodici, tra cuiTelva eActualidad Económica, e ha controllato il gruppo editoriale franceseFlammarion, poi ceduto aGallimard[115]). NegliStati Uniti ha controllatoRizzoli Publications eUniverse Publishing.Ad inizio2007 RCS ha acquisito - tramite Unidad Editorial - il controllo diRecoletos, uno dei più importanti editorispagnoli per 1,1 miliardi di euro.
L'azionariato comunicato allaConsob (a giugno 2023) è il seguente[116]:
Nel maggio2016 l'imprenditore ed editoreUrbano Cairo, presidente diCairo Communication, ha lanciato un'OPAS sulle azioni RCS MediaGroup. Poco tempo dopo il finanziereAndrea Bonomi ha promosso un'OPA concorrente attraverso la cordataInternational Media Holding, formata da quattro soci storici del gruppo (Diego Della Valle, Pirelli, UnipolSai e MedioBanca). Il 15 luglio è risultata vincente l'offerta di Cairo, che ha raccolto il 48,8%, mentre la cordata concorrente IMH si è fermata al 37,7%[117]. Sono stati portati in adesione all'offerta 254.785.320 titoli, rappresentativi del 48,82% del capitale sociale e delle azioni ordinarie RCS oggetto dell'Offerta. Il controvalore complessivo è stato pari a 45.861.357 azioni Cairo Communication e 63.696.330 euro da versarsi in contanti[118]. Dopo oltre 30 anni la casa editrice è tornata sotto il controllo di un unico azionista di riferimento. Pochi giorni dopo Cairo Communication ha raggiunto la soglia del 59,69% del capitale sociale tramite la consegna delle azioni precedentemente date all'OPA perdente[119].
Il gruppo RCS MediaGroup S.p.A. ha registrato nel2016 ricavi consolidati per 968,3 milioni di euro, EBITDA pre oneri e proventi non ricorrenti pari a 100,5 milioni, EBITDA post oneri e proventi non ricorrenti pari a 89,9 milioni, EBIT di 35 milioni di euro, risultato netto positivo per 3,5 milioni di euro e indebitamento finanziario netto di 366,1 milioni di euro.
Nel2017 i ricavi sono diminuiti a 895,8 milioni di euro mentre l'utile netto è stato di 71,1 milioni (il miglior risultato netto dal 2007),[123]. Gli altri dati finanziari: Ebitda di 138,2 milioni ed Ebit di 95,6 milioni.[124]
A inizio maggio 2016 l'azione quotava 59 centesimi, circa la metà rispetto a un anno prima. Il minimo storico (0,448 euro per azione) è stato segnato il 24 luglio 2012. Il 2 agosto 2005 (durante il tentativo di scalata di Ricucci) le azioni raggiunsero il massimo storico di 6,68 euro per azione. Al 14 ottobre 2020 l'azione quota 51,2 centesimi.
| Controllo di autorità | VIAF(EN) 145379021 ·LCCN(EN) n00021466 ·BNF(FR) cb14950920d(data) ·J9U(EN, HE) 987007304165805171 |
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