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Quattro tempora

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LeQuattro tempora sono quattro distinti gruppi di tre giorni presenti nelrito romano dellaChiesa cattolica, originariamente legati allasantificazione del tempo nelle quattro stagioni e attualmente destinati a invocare e a ringraziare la provvidenza di Dio Padre per i frutti della terra e per il lavoro dell'uomo nell'ambito del mistero di Cristo come celebrato nel tempo.[1]

A ogni singola stagione corrisponde una delle Quattro tempora, che si compone dei medesimi giorni, ossia il mercoledì, venerdì e sabato di una stessa settimana. Le tempora d'inverno cadono fra la terza e la quarta domenica diAvvento, le tempora di primavera cadono fra la prima e la seconda domenica diQuaresima, le tempora d'estate cadono fraPentecoste e lasolennità della Santissima Trinità e le tempora d'autunno cadono fra la III e la IV domenica di settembre, cioè dopo l'Esaltazione della Santa Croce, il 14 settembre. Le tempora d'inverno, primavera, estate e autunno sono anche chiamate, rispettivamente, Tempora d'Avvento, di Quaresima, di Pentecoste e di settembre. Dopo lariforma liturgica le tempora di primavera cadono fra la terza e la quarta domenica diQuaresima, le tempora d'estate cadono dopo lasolennità della Santissima Trinità[2].

Erano tutti giorni caratterizzati da amore, preghiera e penitenza:elemosina unita a digiuno ascetico (l'agape apostolica) e astinenza.[3],opere di Misericordia.
Considerati particolarmente idonei per l'ordinazione del clero, con il decretoPaenitemini dipapa Paolo VI fu abolita l'obbligatorietà deldigiuno, attribuendo alleConferenze episcopali la facoltà di sostituirlo con le cosiddette opere di carità ed esercizi di pietà[4].

Simbologia

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Ciascuna delle Quattro Tempora ha un segno adatto che, quale primizia stagionale, può essere offerto come gesto votivo, ed esattamente:

  • l'olio in inverno;
  • i fiori in primavera;
  • le spighe di grano in estate;
  • i grappoli d'uva in autunno.

Quattro Tempora nel rito romano

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Nei quasi due millenni delrito romano le Quattro Tempora hanno preso diverse forme. Esistevano solo a Roma prima dell'epoca diGelasio I (492-496).[5] Si sono estese altrove con l'adozione altrove in Occidente di tale forma e rimasero sconosciute in Oriente.[6]

Le date delle celebrazione variavano ancora nell'XI secolo,[7] e sarebbeGregorio VII (1073–1085) che le ha fissate ai mercoledì, giovedì e sabato dopo il 13 dicembre (Santa Lucia), dopo il mercoledì delle ceneri, dopo la Domenica di Pentecoste e dopo il 14 settembre.[5] Michael Kunzler attribuisce la fissazione delle date aGregorio I (590–604).[8]

Il Messale Romano del 1593 indicava le date così: "I Quattro Tempi vengono celebrati mercoledì, giovedì e sabato dopo la Domenica III d'Avvento, dopo la Domenica I di Quadragesima, dopo martedì di Pentecoste e dopo la festa dell'Esaltazione della Santa Croce".[9]

I giorni delle Tempora erano destinati a uno sforzo ascetico di digiuno, preghiera e elemosina all'inizio delle quattro stagioni dell'anno e dovevano servire come preparazione per l'amministrazione degli ordini sacri, per la quale il sabato delle quattro Tempora era particolarmente adatto.[6]

A riguardo della revisione della liturgia del rito romano dopo ilConcilio Vaticano II, Michael Kunzler osserva: "Il nuovo ordinamento dell'anno liturgico ha fondamentalmente mantenuto le « le quattro tempora »; spetta alle conferenze episcopali regolarle «quante al tempo e al modo di celebrarle», affinché esse «possano essere adattate alle diverse situazioni locali e alle necessità dei fedeli». Viene mantenuto il carattere penitenziale della liturgia delle «quattro tempora», ma si deve pure prendere coscienza della responsabilità verso il prossimo e verso i problemi del mondo".[8]

Origini

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Questi periodi didigiuno non appaiono nelle prime registrazioni cristiane: per la prima volta sono menzionati negli scritti disan Filastrio,vescovo di Brescia (morto nel387) (De haeres., 119). Egli le pone in relazione con le maggiori feste cristiane.

L'osservanza cristiana delle Quattro Tempora trae origine da un'ordinanza ecclesiastica diRoma, diffusasi poi al resto della Chiesa d'Occidente. Erano conosciute comeieiunium vernum, aestivum, autumnale et hiemale (digiuno di primavera, d'estate, di autunno e d'inverno), così che, per citare le parole dipapa Leone I (440 -461) la legge dell'astinenza potesse esser applicata a ogni stagione dell'anno. Ai tempi di Leone I, il mercoledì, il venerdì e il sabato erano già giorni di speciale osservanza. Tre di questi periodi erano digiuni preparatori per le tre maggiori festività (Natività,Pasqua ePentecoste), era pertanto necessario aggiungerne un quarto "per amore della simmetria".

Da Roma le Tempora si diffusero gradualmente in tutto l'Occidente. Né laGallia né laSpagna le ebbero molto prima dell'VIII secolo.

InBritannia però comparvero prima e fonti cristiane ne attribuiscono la ragione alla presenza di sant'Agostino di Canterbury, un romano che agiva sotto la diretta autorità dipapa Gregorio Magno.

NellaChiesa ortodossa, le Tempora non sono mai state osservate.

Variazioni di calendario

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L'Ordo Romanus fissò le Tempora di primavera alla prima settimana di marzo, quindi associate approssimativamente alla prima domenica di Quaresima; le Tempora estive alla seconda settimana di giugno, dopoPentecoste; le Tempora autunnali alla terza settimana di settembre dopo l'Esaltazione della Santa Croce e le Tempora invernali nell'ultima settimana piena di Avvento, dopo la festa diSanta Lucia (13 dicembre).

Altre norme prevalsero in diversi paesi, fino a quando gli inconvenienti della mancanza di uniformità richiesero l'adozione di una nuova norma sottopapa Urbano II neiConcili di Piacenza e diClermont, svoltisi nel1095.

Le Tempora avevano inizio il primo mercoledì dopo il giorno delle Ceneri (allora la prima domenica di Quaresima), Pentecoste, l'Esaltazione della Santa Croce e Santa Lucia. Questo comportava, ad esempio, che se il 14 settembre cadeva di martedì, le Tempora cadevano il 15, 17 e 18 settembre. Perciò, le Tempora di settembre potevano cadere nella seconda o nella terza settimana di settembre. Questa comunque fu sempre la terza settimanaliturgica di settembre, considerando la prima domenica di settembre quella più prossima al 1º settembre (29 agosto piuttosto che 4 settembre). Per semplificare il calendario liturgico,papa Giovanni XXIII stabilì che per terza domenica dovesse intendersi la terza domenica dall'inizio del mese. Quindi se il 14 settembre cadeva di domenica, le Tempora sarebbero state il 24, 26 e 27 settembre. (Questa regola è seguita dai Cattolici che osservano il calendario liturgico del1962).

LaChiesa cattolica prescriveva il digiuno e l'astinenza in tutti i giorni delle Quattro Tempora[10], e i fedeli erano invitati aconfessarsi. Il 17 febbraio1966,papa Paolo VI con il decretoPaenitemini escluse le Quattro Tempora dai giorni di digiuno e astinenza obbligatori.
LaCostituzione Apostolica conclude:

«le nostre norme e prescrizioni al presente e per l'avvenire vogliamo che siano stabili ed efficaci, nonostante - in quanto è necessario - le Costituzioni e gli Ordinamenti Apostolici emanati dai Nostri Predecessori, e tutte le altre prescrizioni anche se degne di particolare menzione e deroga.»

(Costituzione ApostolicaPaenitemini, 17 febbraio 1966[4])

Ad eccezione di privilegi e indulti, nel documento non sono esplicitamente annullate o abrogate le norme e prescrizioni pregresse e vigenti al tempo dell'approvazione.
Inoltre, non è indicata una validità in perpetuo dellaPaenitemini, interpretabile come una sua vigenza entro un tempo indeterminato, fino ad eventuale diversa disposizione.

NellaChiesa anglicana le Tempora furono rese opzionali nel1976.

Ordinazione del clero

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La regola che fissa l'ordinazione del clero nelle Quattro Tempora è da ricercarsi nei documenti tradizionalmente associati apapa Gelasio I (492 -496). Nella Chiesa primitiva le ordinazioni avevano luogo secondo la necessità. Si ritiene che Gelasio sia stato il primo che volle assegnare le ordinazioni a tempi particolari. Troviamo questa regola sancita daEgbertoarcivescovo di York negli anni732 -766 e stabilita definitivamente come legge della Chiesa con il pontificato dipapa Gregorio VII, circa nel1085.

Culinaria

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Secondo alcuni etimologisti latempura giapponese dovrebbe il suo nome alle Quattro tempora, e la sua invenzione si fa risalire alsecolo XVI, con i primi contatti tra igiapponesi e i marinaiportoghesi che recavano con loromissionari gesuiti; poiché in questo tempo i cattolici mangiavano solo verdure e pesce e si dedicavano alla preghiera chiesero ai locali di preparare loro un piatto adatto alletempora. Da qui il terminetempura che i giapponesi utilizzano ancora oggi per questo piatto.[11][12] Un'altra teoriaetimologica invece ricollega il termine "tempura" alla parolaportoghesetempero: condimento, spezia.[13]

Note

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  1. ^Dal n.1814 del Benedizionale in lingua italiana.
  2. ^Benedizionale, n. 1815;Messale romano, III ed., p. LXIII.
  3. ^Le Quattro tempora delMissale Romanum a.D. 1962 promulgatum, nella versione italiana secondo la traduzione proposta dalle CEI, sumaranatha.it.URL consultato il 1º marzo 2019(archiviato il 28 settembre 2008).
  4. ^abCostituzione ApostolicaPaenitemini, suw2.vatican.va, Roma, 17 febbraio 1966.URL consultato il 1º marzo 2019(archiviato il 12 settembre 2015).
  5. ^abCATHOLIC ENCYCLOPEDIA: Ember Days, suwww.newadvent.org.URL consultato il 20 novembre 2022.
  6. ^abLiturgia.Introduzione generale, suliturgia.diocesifrosinone.it.URL consultato il 20 novembre 2022.
  7. ^A Catholic Dictionary. Aeterna Press; 1928. p. 592.
  8. ^ab Michael Kunzler,La liturgia della Chiesa, Editoriale Jaca Book, 2003,ISBN 978-88-16-40640-7.URL consultato il 20 novembre 2022.
  9. ^(LA) Chiesa cattolica,Missale Romanum, ex decreto sacrosancti Concilij Tridentini restitutum, Pii 5. pont. max. iussu editum. Cum kalendario Gregoriano, et missis sanctorum ex praecepto s.d.n. Sixti 5. pont. max. nuper editis, & suo loco positis, apud Iuntas, 1593.URL consultato il 20 novembre 2022.
  10. ^Codice di diritto canonico del 1917, can. 1252§2
  11. ^Echi tridentini... in gastronomia: il tempura giapponese, sumessainlatino.it, 7 dicembre 2009.URL consultato il 24 aprile 2015.
  12. ^Tempura, inTreccani.it –Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.URL consultato il 24 aprile 2015.
  13. ^La voce tempura sugli Oxford dictionaries

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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