Nella maggior parte dei casi di interesse pratico la pressione è quella atmosferica, praticamente costante, e per tale motivo il punto di fusione viene indicato con la sola temperatura. Ad esempio comunemente si dice che ilghiaccio fonde a 0 °C, anche se in teoria sarebbe necessario specificare che questo è vero solo ad una certa e ben precisa pressione.
Durante la fusione la sostanza assorbe una certa quantità dicalore, dettacalore di fusione, che usa per rompere ilegami interatomici ointermolecolari che formano ilreticolo cristallino e la temperatura smette di salire finché la sostanza non è completamente liquida: finita la fusione, la temperatura ricomincia a salire.
Solamente i solidi cristallini hanno un punto di fusione ben preciso: isolidi amorfi, come ilvetro, non hanno un punto di fusione ben definito, ma solo un intervallo di temperatura in cui diventano progressivamente sempre più molli fino a liquefarsi. Si parla in questo caso dipunto di rammollimento.
Inoltre molti solidi cristallini non presentano una temperatura di fusione precisa, a pressione atmosferica, perché la loro temperatura didecomposizione è inferiore a quella di fusione.
Determinazione sperimentale della temperatura di fusione
Apparecchiatura utilizzata per la determinazione sperimentale della temperatura di fusione.
Neilaboratori chimici la misura sperimentale del punto di fusione di una sostanza si esegue riscaldando in condizioni controllate un campione di tale sostanza e rilevando visivamente o automaticamente la temperatura a cui si osserva la fusione.
Il campione viene generalmente posto in untubo capillare, in quantità tale da riempirlo per circa5 mm a partire dal fondo. Il capillare viene scaldato da un fluido (solitamente olio al silicone oaria) la cui temperatura sale secondo ungradiente che viene fatto diminuire a mano a mano che ci si avvicina al punto di fusione previsto (se noto). La temperatura a cui avviene la fusione può essere individuata visivamente da un operatore o rilevata automaticamente quando la sostanza fusa è trasparente; in quest'ultimo caso il campione si assume convenzionalmente fuso quando la suatrasmittanza supera la soglia del 90%.
Nel 2024 è stato pubblicato un modello che permette di prevedere teoricamente il punto di fusione in modo universale, per sostanze che variano dai gas nobili ai metalli. Esso si basa su un'equazione parabolica che collega il punto di fusione allacostante di Planck e alle caratteristiche dell'elettrone.[2][3]