Sorge sulle sponde del fiumeNatisone, tra i primi contrafforti dei montiMatajur e Kraguojnca, a 28,7 chilometri dal capoluogo di provincia[9]. La sua collocazione, tra i primi rilievi fittamente boscosi dellePrealpi Giulie, conferisce al comune una caratteristica di grande pregio paesaggistico.
L'ambiente è prevalentemente montagnoso (rilievi dellePrealpi Giulie) e solo i terreni situati in prossimità del fiumeNatisone hanno caratteristiche pianeggianti. La valle del Natisone, comoda all'inizio, si restringe sempre più avvicinandosi al confine di Stato dove diventa selvaggia e pittoresca, compressa tra i fianchi del monte Mia e del Matajur che scendono ripidissimi verso la carrozzabile.
I principali monti presenti sono:
il monteMatajur che è la cima più alta della zona; i suoi fianchi occidentali fanno parte del Comune di Pulfero mentre la vetta (1641 metris.l.m.) appartiene al Comune diSavogna;
il monte Mia (Mija insloveno) che è alto 1237 metris.l.m.. Sulla sua cima, ricoperta da una fittafaggeta, passa il confine di Stato con laSlovenia; il versante meridionale, quello italiano, scende a picco sul fiumeNatisone ed è ricco di piante dicarpino nero,abete,corniolo e di cespugli diginepro;
il monte Mladesiena/Mladesjena che è alto 711 metri s.l.m; la sua cima, prevalentemente pietrosa, fu utilizzata, durante laprima guerra mondiale, come postazione per i mortai ed i cannoni puntati verso le linee nemiche;
il monte Kraguenza/Kraguojnca che è alto 949 m s.l.m. È ricco di boschi dibetulle edontani e vi si possono osservare anche alberi difrassino,tiglio ecastagno, arbusti diginepro emaggiociondolo e piante dinarciso,mughetto,genziana,croco ed orchidea purpurea. Dalla cima si ha ampia visuale sullacatena del Canin, con il caratteristicoMonte Forato (2499 m s.l.m.), sulMangart (2667 m s.l.m.), sullo Jalovec (2645 m s.l.m.), sul Prisojnik (2547 m s.l.m.) e sul Bavski Grintavec (2347 m s.l.m.);
il monte Vogu/Vogel che è alto 1124 m s.l.m. ed è ricco di boschi di carpino nero, ginepro, pero corvino,faggio edacero di monte. Il versante meridionale è caratterizzato da un esteso ghiaione che, partendo dalla vetta, raggiunge, dopo un dislivello di 900 metri, il villaggio abbandonato di Predrobac. Dal versante settentrionale si può invece osservare la pittoresca valle del Pradolino;
il monte Lubia/Ljubija che è alto 1052 m s.l.m.; è situato nelle vicinanze del monte Vogu ed è ricoperto da fitti boschi dove crescono, in prevalenza, piante difaggio;
il monte Bruna/Nabruna che è alto 1146 m s.l.m.; ha pareti a strapiombo sul Natisone ed è ricoperto da prati ricchi diorchideacee;
Sono presenti e ben visibili anche i monti Kremen (1282 m s.l.m.), Glevizza/Hlevišča (1084 m s.l.m.), Bukuje (1022 m s.l.m.), Nad Dolino (978 m s.l.m.) Uoršič (966 m s.l.m.) e Kladje (832 m s.l.m.)
La zona montagnosa è attraversata dai seguenti sentieri con segnavia:
Il Comune è attraversato, per tutta la sua lunghezza, dal fiumeNatisone che, provenendo dalla Slovenia, entra inItalia dal valico di Stupizza e prosegue la sua corsa nel comune diSan Pietro al Natisone.La zona è ricca d'acqua; importanti sono le sorgenti di Zavadizza, di Arpit e, soprattutto, quella di Poiana che alimenta gli acquedotti di numerosi comuni limitrofi, tra cui quello diCividale del Friuli.Tra gli affluenti del Natisone sono da ricordare il torrente Pradolino, che percorre una valle ricca di fenomeni carsici, il torrente Bodrino, sempre ricco d'acqua anche nella stagione estiva e caratterizzato da numerosissime cascatelle, scivoli d'acqua e piccole forre, il torrente Tarčenščak anch'esso piacevole a vedersi, e i torrentelli Sin, Zejac, Suh potok, Oušonščak, Podorieščak, Stivanščak, Glabošnjak, Javarščak, ecc..[10]
L'area comunale è ricca di cavità e grotte carsiche; il catasto regionale delle grotte del Friuli Venezia Giulia indica la presenza di 122 caverne e pozzi[11].
Le più importanti sono le cavità presenti nelle vicinanze della Bocca del Pradolino; la Šuošterjova Jama ubicata presso la frazione di Specognis[12], interessante sotto il profilo paleontologico e ricca, nel tratto interno, di concrezioni; la grotta di Sant'Andrea a Montefosca[13] e la Sesna Jama di Mersino[14]. Di grande importanza è poi la grotta diSan Giovanni d'Antro (Svet Ivan u Čelè indialetto sloveno locale) che si apre in una parete rocciosa a 348 metris.l.m.. Ha la parte iniziale parzialmente occupata dalle opere murarie di una chiesetta dedicata al Santo che ne ha dato il nome. È stata esplorata per complessivi 4500 metri (di cui 300 metri facilmente percorribili) ed è attraversata dal corso d'acqua che ha scavato, nel corso dei secoli, le gallerie e le salette interne[15]. Fu adibita anticamente a riparo e postazione difensiva dagli abitanti locali; in periodo romano fece parte del sistema di vigilanza realizzato nellaRegio X Venetia et Histria a difesa dalle scorribande barbariche provenienti dall'oriente.[16]Successivamente, dopo la conversione al cristianesimo della popolazione locale, fu dapprima utilizzata dagli eremiti per ritiri di preghiera e poi fu dedicata a luogo di culto con la costruzione della chiesetta ancora visibile in tutta la sua particolarità e bellezza. All'interno della grotta sono stati trovati resti diUrsus speleus (mandibola, denti e vertebre), reperti di ceramica di epoca preromana e romana e resti metallici di epoca medioevale.
Secondo laclassificazione climatica, Pulfero appartiene alla zona E, Gradi giorno 2.426[18][19]. Gode di un tipicoclima temperato delle medie latitudini, piovoso o generalmente umido in tutte le stagioni e con estati calde.
Le precipitazioni si concentrano nei periodi compresi tra marzo e maggio, con un leggero calo nei mesi estivi, e un riacutizzarsi nel periodo compreso tra ottobre e novembre inoltrato.
I dati della stazione meteorologica più vicina sono:
La regione fu abitata sin dai tempi più antichi: nella grotta diSan Giovanni d'Antro e nella Šuošterjova Jama sono stati ritrovati reperti che indicano la presenza umana delneolitico e della tardaetà del ferro[22]; nel "deposito di Čelò" sono stati rinvenuti 13 oggetti inbronzo (asce, falcetti, pani di rame) della fase finale del bronzo antico[23]; sulla riva destra del Natisone, nei pressi di Loch, è stata trovata una fibula ad arco databileVII/VI secolo a.C.[24]. Il fortilizio di Antro fu utilizzato in epoca romana per il controllo della strada del Pulfero che allora era utilizzata per le comunicazioni con il bacino danubiano.[25]
Nelsecolo VII popolazioni slave entrarono inItalia, al seguito degliAvari, ed occuparono e colonizzarono leValli del Natisone. Ebbero diversi scontri, con alterne fortune, con iLongobardi, che dopo il568 avevano occupato quasi tutta la penisola. Presso Broxa, che alcuni identificano con Brischis ed altri con Ponte San Quirino (Broxas dicitur, non longe a Foroiuli....ad ponte Natisonis fluminis), avvenne, nel670, la battaglia tra il duca Vettari e le milizie slave narrata dallo storicoPaolo Diacono nella suaHistoria Langobardorum[26][27]. Le azioni bellicose terminarono dopo la stipula di un trattato che definiva i confini tra le due comunità e lasciava le terre della zona collinosa alle popolazioni slave. Successivamente la popolazione della Benečija (Slavia veneta), dal periodo delPatriarcato di Aquileia sino alla caduta dellaRepubblica di Venezia, godette di un notevole autonomia amministrativa e giudiziaria come riconoscenza dell'azione di controllo e difesa dei confini nord-orientali del Friuli svolta dalle milizie all'uopo costituite.[21] La società era organizzata in due Banche (quella di Merso e quella di Antro), che saltuariamente si raggruppavano nelZbor staresin o "Arengo". Il territorio comunale, con le contrade di Biacis, Brischis,Erbezzo, Lasiz, Mersino, Pegliano,Rodda, Spignon eTarcetta, faceva parte della Banca di Antro che riuniva i propri eletti, per il disbrigo degli affari amministrativi e giudiziari di prima istanza relativi alla popolazione della val Natisone e della valle dell'Alberone, intorno alla lastra di pietra posta sotto i tigli che crescevano nei pressi dell'abitato di Biacis.
La lastra di Antro
Le due Banche di Antro e Merso formavano, insieme, il Grande Arengo che si riuniva, ordinariamente una volta l'anno, nei pressi della chiesetta diSan Quirino e trattava gli interessi generali di tutta laSlavia veneta.[26]
Successivamente, l'arrivo delle truppe diNapoleone e la conseguente imposizione del sistema amministrativo francese, portò alla soppressione di ogni forma di autonomia locale ed alla suddivisione del territorio in "Comuni" previa abolizione delle 36 "vicinie" esistenti. In particolare, nelle Valli del Natisone furono istituiti gli otto comuni di San Pietro, San Leonardo, Savogna, Stregna, Drenchia, Grimacco, Rodda e Tarcetta. Questi ultimi due nel 1928 si fusero per formare il comune di Pulfero. Nel1797, con ilTrattato di Campoformio, laBenečija (Slavia veneta) venne assegnata in amministrazione all'Austria; successivamente, dopo lapace di Presburgo passò, per un breve periodo, alRegno d'Italia napoleonico. Nel1815, dopo la stipula dellaconvenzione di Schiarino-Rizzino tornò all'Austria come parte integrante delRegno Lombardo Veneto. Infine nel1866, a seguito dellaterza guerra d'indipendenza, dopo lapace di Vienna ed ilplebiscito del Veneto del 1866, si staccò dai domini asburgici per passare sotto ilRegno d'Italia sabaudo.
In epoca più recente, il territorio del comune fu interessato dai tragici avvenimenti legati allaprima guerra mondiale. Nella circostanza, sulla cima del monte Matajur e sulla dorsale delColovrat passava l'estrema linea difensiva approntata dalla2ª Armata per la difesa della pianura friulana in caso di ritirata delle truppe combattenti nelle linee avanzate. La mattina del 24 ottobre 1917 il territorio comunale venne sottoposto ai bombardamenti che diedero inizio allabattaglia di Caporetto; successivamente, dopo la conquista della cima delMatajur da parte delle compagnie guidate dal tenenteErwin Rommel ed alla rottura del fronte, venne interessato dalla veloce invasione delle truppe nemiche che, dai valichi di Stupizza eLuico, si riversarono nelle vallate delNatisone e dell'Alberone e proseguirono l'avanzata sino alla linea del Piave.
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica n. 3742 del 6 agosto 1988.[28]Sullo sfondo azzurro dello stemma è raffigurato un castello d'argento, munito di tre torri, poggiato su una montagna verde, movente dalla punta dello scudo, e accompagnato, nei cantoni del capo, dalle lettere maiuscole T e R d'oro.Il gonfalone è un drappo partito di giallo e di verde.
Nei pressi di Antro si trova la chiesetta dedicata ai SantiGiovanni Battista edEvangelista, realizzata all'interno della grotta diSan Giovanni d'Antro che si apre alla mezza altezza di una parete rocciosa. L'ingresso è raggiungibile tramite una scalinata in pietra di 144 gradini che conduce all'anticamera del sacello. All'interno della grotta, sfruttando le pareti rocciose della cavità, sono state realizzate una chiesa (nella sala di San Giovanni), dotata di un altare ligneo in stile barocco scolpito da Jernei Vrtav (italianizzato inBartolomeo Ortari) della scuola diCaporetto, una cappella-presbiterio con altare in pietra e statue delXVII secolo, una canonica ed una loggetta dalla quale si può osservare un magnifico panorama della vallata sottostante. Il pavimento è realizzato in lastroni di pietra e separa il sacello dalla sottostante galleria adibita allo scolo delle acque provenienti dalle zone più interne della grotta. Le opere murarie che si possono ammirare sono quelle realizzate nel1477, in stilegotico sloveno, da Andrej von Lach (della scuola di Skofjia Loka) e consolidate dopo i terremoti del1511 e1513. I primi documenti che indicano la grotta come luogo di culto risalgono all'anno889 e si riferiscono alla donazione dei terreni circostanti la cavità effettuata del reBerengario in favore del Diacono Felice.[26]
A Biacis si può ammirare la chiesa di San Giacomo apostolo, la cui realizzazione iniziale risalirebbe ai secoli XII - XIII. La costruzione attualmente visibile rimonta al1520, quando vennero portate a termine le opere di consolidamento resesi necessarie per riparare i danni prodotti dai terremoti del 1511 e 1513.
A Lasiz è presente la chiesetta di San Donato martire. Fu realizzata nei secoli XII - XIII sulle pendici del monteKraguojnca a 426 metri di altitudine (la prima menzione è dell'anno1294). Il sacello, attualmente vuoto, è ornato con affreschi risalenti alXVI secolo ed anticamente era dotato di un altare ligneo dorato (zlati oltar).
A Pegliano esisteva la chiesa diSan Nicolò, costruita verso il1370 tra i boschi lontano dal paese. Di essa rimangono oggigiorno visibili soltanto ruderi e le mura di cinta; parte delle pietre del sacello diroccato furono utilizzate nel1850 per costruire una nuova chiesa dedicata al medesimo santo.
ARodda si può visitare la chiesetta diSan Leonardo Abate. Fu costruita verso la metà del XVI secolo e consacrata nel1568. È dotata di altare ligneo risalente al1689.
A Rodda è visibile la chiesa di San Zenone. Venne citata per la prima volta nel1455 e consacrata nel1493. Conserva all'interno, un frammento pittorico del XIII-XIV secolo.
A Rodda sorge inoltre la chiesa di Sant'Ulderico. L'edificio venne costruito, instile romanico, presumibilmente nei secoli XIII - XIV in posizione isolata sopra il paese di Tuomaz. Verso la fine del Seicento fu dotata di altare ligneo dorato (zlati oltar).
A Spignon si ricorda la chiesa di Santo Spirito. Fu eretta in montagna verso la seconda metà del secolo XV e fu consacrata nel1547, dopo i lavori di consolidamento resisi necessari per i danni provocati dai terremoti del 1511 e 1513. Venne completamente distrutta nel corso della seconda guerra mondiale e fu ricostruita sulle sue macerie nel 1949.
A nord di Stupizza, a 226 metris.l.m. sulle pendici del monte Vogu, si può visitare il villaggio abbandonato di Predrobac. Il villaggio fu costruito nei secoli passati dagli abitanti delle valli per trascorrere, con il loro bestiame, la stagione estiva in un luogo fresco e dotato di pascoli. Era composto da casoni in pietra corredati di cantine refrigerate dall'aria fresca proveniente dalle adiacenti grotte. L'abitato si è spopolato all'inizio del Novecento ed ora è ridotto a cumuli di rovine sui quali cresce edera, muschio e rovi.
Al 31 dicembre 2015 gli stranieri residenti a Pulfero erano 116, pari al 12,06% della popolazione comunale. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[31]:
Il censimento del1971 riscontrava che il 76,5% della popolazione del comune si dichiarava appartenente allaminoranza linguistica slovena[32]. Pulfero è compreso nell'elenco dei comuni nei quali si applicano le misure per la tutela della minoranza dilingua slovena, a norma dell'articolo 4 della legge n. 38 del 23 febbraio 2001 "Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli - Venezia Giulia" e nel comune, accanto allalingua italiana, è ufficialmente tutelata lalingua slovena[6].
Grotta di San Giovanni d'Antro-Percorso attrezzato
Il 6 gennaio a Biacis e Mersino al tramonto si accende ilKries, falò propiziatorio dal quale si traggono auspici sull'andamento del nuovo anno; la festa si conclude con l'arrivo della Befana a cavallo della scopa.
A carnevale si celebra la ricorrenza con grandi feste mascherate che hanno per protagonisti:
a Montefosca iBlumari, maschere vestite con abiti bianchi, alti copricapi e campanacci, che percorrono di corsa i confini del paese come rito propiziatorio per augurare a tutti un felice anno[34];
a Mersino i Pustje vestiti con costumi a brandelli e cappelli conici multicolori e dotati di pinze allungabili in legno con le quali indispettiscono le ragazze presenti[35], le belle figure[34], ed i giganteschi gallo (petelin) e gallina (kakuoša)[36].
a Rodda i Pustje e l'Arcangelo Gabriele (Anjulac) che cerca di tenere a bada il diavolo (Zluodi)[37];
A maggio a Calla si effettua la premiazione del concorso internazionale di poesie inedite in lingua italiana, slovena e di un altro idioma europeo, che varia di anno in anno, "Calla in poesia - arte senza confine".
La sera del 23 giugno a Cicigolis si accende ilKries (falò) per festeggiare il solstizio d'estate[38].
A luglio a Rodda si celebra la festa di San Ulderico in monte, con visita alla chiesetta e sagra paesana.
A luglio nelle Valli del Natisone vengono tenuti spettacoli itineranti di marionette organizzati nell'ambito del Mittelfest di Cividale del Friuli (Festival internazionale delle marionette).
A luglio a Biacis si festeggianoSant'Anna eSan Giacomo con riti religiosi e intrattenimenti musicali.
A luglio a Pulfero si svolge la "Festa sul Natisone", sagra estiva con intrattenimenti musicali, manifestazioni sportive ed esibizione di gruppi folkloristici locali e regionali.
A Pulfero sono presenti una scuola dell'infanzia (scuola materna) ed una scuola primaria (scuola elementare). Scuole di livello superiore (secondarie di primo e secondo grado) sono disponibili presso San Pietro al Natisone e Cividale del Friuli[39].
Nel capoluogo di Pulfero è ubicato un ristorante, che propone piatti tipici locali, apprezzato anche fuori dall'ambito regionale.[40][41]. Fra i piatti caratteristici del comune vi sono:
gliStrucchi: dolci fatti con sfoglia di farina ripiena di un composto di uvetta, pinoli, noci, zucchero e burro. Si presentano nella versione fritta o lessa[43][44];
ilFrico: un piatto a base di formaggio, considerato la preparazione culinaria più tipica del Friuli. Si presenta in due versioni: friabile o morbido[45];
laBrovada: un piatto a base dirape usato per accompagnare arrosti o carni bollite[46];
ilMusetto: insaccato di carne mista di suino, cucinato soprattutto nella stagione invernale, e servito con il contorno di brovada[47];
ilsalame friulano: insaccato di un trito di carne scelta di suino, lardo e spezie[48];
Il territorio è attraversato dallastrada statale n°54 "del Friuli" che collegaUdine con il confine di stato con laSlovenia e quindi con la cittadina diCaporetto ed il tratto mediano della valle dell'Isonzo. Da essa si dipartono le strade comunali che collegano le vicine frazioni con il fondovalle. La strada statale, ai tempi dei romani, era conservata in buono stato, custodita e fortificata militarmente. Chiamata da essi "Belloja"[21] o "Appia" (dal console romano Appio Claudio Pulcro[58]), serviva da collegamento traAquileia e le regioni danubiane.
In tempi più recenti veniva nominata come "strada del Pulfero".[26]
Il mezzo di trasporto più usato è l'automobile, grazie anche al prezzo scontato della benzina per gli abitanti locali. Il servizio di trasporto pubblico è svolto dagli autobus della società TPL FVG, che collegano Pulfero con il confine con laSlovenia (frazione di Stupizza) e con il resto delFriuli (città diCividale del Friuli) con diverse decine di corse al giorno[59]
La ex stazione di Stupizza della ferrovia Cividale-Caporetto
La ferrovia più vicina al Comune è lalinea Udine-Cividale, gestita dalla società, a capitale interamente regionale, Ferrovie Udine Cividale s.r.l.[60]
Nel1916, durante laprima guerra mondiale, venne costruita, all'inizio per usi prettamente militari, la ferrovia a scartamento ridottoCividale del Friuli - Sužid che percorreva tutta la valle del Natisone con fermate a Ponte San Quirino,San Pietro al Natisone, Brischis, Pulfero, Stupizza, Poiana e Robič. La linea venne interrotta negli ultimi giorni delle offensive ma, subito dopo la firma dell'armistizio, iniziarono i lavori per riattivare il collegamento. Le comunicazioni vennero ripristinate il primo agosto 1921 con la linea prolungata fino aCaporetto. Vennero poi definitivamente interrotte nell'estate del 1932 per le difficoltà economiche che erano sorte e per la mancata prospettiva di un qualsiasi intervento finanziario pubblico. Della ferrovia oggigiorno rimangono solo brevissimi tratti della massicciata dove erano posati i binari ed il fabbricato, ristrutturato, della stazione di Stupizza[61].
Nella valle del Natisone, nei pressi diTarcetta, arrivava un'altra ferrovia a scartamento ridotto che serviva per il trasporto della marna dalle cave situate nelle vicinanze di Oculis, Tarcetta e Coliessa fino allo stabilimento Italcementi di Cividale del Friuli.
Il comune, fino al 1º agosto 2016, ha fatto parte del comprensorio dellaComunità Montana del Torre, Natisone e Collio[63]. Nel dicembre dello stesso anno ha manifestato l'intenzione di aderire allaUnione Territoriale Intercomunale (UTI) del Natisone[64][65] che, tra le funzioni esercitate, ha assunto anche quelle della disciolta predetta comunità[66]. Dal 1º gennaio 2021, a seguito della soppressione delle UTI, è entrato a far parte della Comunità montana Natisone e Torre.[67]
^ab AA. VV.,Valli del Natisone Nediške Doline - Ambiente, Cultura popolare, Arte, Tradizioni popolari, Lingua, Storia, San Pietro al Natisone, Cooperativa Lipa editrice, 2000, p. 134.
^ AA. VV.,Valli del Natisone Nediške Doline - Ambiente, Cultura popolare, Arte, Tradizioni popolari, Lingua, Storia, San Pietro al Natisone, Cooperativa Lipa editrice, 2000, p. 135.
^ AA. VV.,Valli del Natisone Nediške Doline - Ambiente, Cultura popolare, Arte, Tradizioni popolari, Lingua, Storia, San Pietro al Natisone, Cooperativa Lipa editrice, 2000, p. 137.
^ AA. VV.,Valli del Natisone Nediške Doline - Ambiente, Cultura popolare, Arte, Tradizioni popolari, Lingua, Storia, San Pietro al Natisone, Cooperativa Lipa editrice, 2000, p. 136.
^ AA. VV.,Valli del Natisone Nediške Doline - Ambiente, Cultura popolare, Arte, Tradizioni popolari, Lingua, Storia, San Pietro al Natisone, Cooperativa Lipa editrice, 2000, p. 141.
Tarcisio Venuti,Chiesette votive del 400 e 500 nell'area culturale friulano-slovena, San Pietro al Natisone, Cooperativa Lipa editrice, 2000;
Autori Vari,Sulle strade di Andrea da Loka, San Pietro al Natisone, Cooperativa Lipa editrice, 1995;
Roberto Dapit,La Slavia friulana, San Pietro al Natisone, Cooperativa Lipa editrice, 1995;
Olinto Marinelli,Guida delle Prealpi Giulie, Società Alpina Friulana, Udine, 1912; riedizione a cura della sottosezione "Val Natisone" delC.A.I., Atesa editore, 1977;
Autori Vari,Valli del Natisone Nediške Doline - Ambiente, Cultura materiale, Arte, Tradizioni popolari, Lingua, Storia, San Pietro al Natisone, Cooperativa Lipa editrice, 2000, (a cura dei comuni delle Valli del Natisone);
Autori Vari,Pasquale Gujon - Il Patriarca del Matajur, Cividale del Friuli, Most società cooperativa a.r.l., 2009.