Publio Giulio Scapola Tertullo Prisco (in latinoPublius Iulius Scapula Tertullus Priscus;fl.195) è stato un console dell'Impero romano.
Fuconsole ordinario nel195 sotto l'imperatoreSettimio Severo[1]. Un Publio Giulio Scapola Prisco era stato inoltre consolesuffectus nel192 sotto l'imperatoreCommodo[2].
Fu in seguito probabilmente governatore della provincia diDalmazia sotto gliaugusti Severo eCaracalla (dopo il198)[3]
Scapola è uno dei due possibili destinatari della lettera diTertulliano,Ad Scapulam, indirizzata nel212-213 ad unproconsole della provincia d'Africa chiamato, appunto, Scapola; l'altra possibilità è che la lettera fosse indirizzata al cugino,Gaio Giulio (Scapola) Lepido Tertullo, che era stato anch'egli console suffetto nel196 o197[4].
- ^G. Rinaldi,Cristiani e impero romano nell'Africa romana. Note prosopografiche (testo on-line sul sito del Master in studi storico religiosi "Il Cristianesimo nel suo contesto storico" dell'Università degli studi di Napoli "L'Orientale, anno accademico 2005-2006, (PDF) scaricabile daqui), p.12, nota 65, dove sono riportate altre fonti secondarie precedenti. Nelle datazioni consolari pervenute su iscrizioni i nomi dei consoli sono citati con diverse forme: inCILXIV, 169 e inCILIII, 4407 come Scapola Tertullo e Tineio Clemente; inCILIII, 12802 come Scapola Prisco e Tineo Clemente
- ^G. A. Harrer, M. H Griffin,Fasti Consulares, inAmerican Journal of Archaeology, 34,3, pp.360-364. Aveva avuto come collega nel consolato Quinto Tineio Sacerdote. I due nomi sono riportati nella data consolare di un diploma militare inCILXVI, 133, ma nel commento all'iscrizione, i due personaggi sono considerati distinti: il console ordinario del 195, Scapola Tertullo, sarebbe stato fratello del console suffecto del 192, Scapola Prisco.
- ^L'iscrizioneCILIII, 2809 riporta la ricostruzione da parte di Scapola Tertullo del pretorio diScardona in qualità dilegatus Augustorum.
- ^A. R. Birley, "Persecutions and Martyrs in Tertullian's Africa", inUniversity of London Institut of Archaeology Bulletin, 29, 1992, p.53; K. Sallmann, J. Doignon (a cura di),Die Lieteratur des Umbruchs: von der römischen zur chrislichen Literatur, 117 bis 284 n. Chr., C.H. Beck editore, München 1997, p.451.
- William Tabbernee,Montanist Inscriptions and Testimonia, Mercer University Press, 1997,ISBN 0865545219, p. 116.