«La nostra memoria serba sin dall'infanzia un nome allegro: Puškin. Questo nome, questo suono, riempie molti giorni della nostra vita. Accanto ai cupi nomi degli imperatori, dei condottieri, di inventori di armi per uccidere, di torturatori e di martiri, si affaccia un nome, Puškin. [Egli] seppe portare con allegria e gentilezza il suo fardello, sebbene il suo ruolo di poeta non fosse né facile né allegro, ma tragico.»
(Aleksandr Blok, citato in Jurij M. Lotman,Puškin. Vita di Aleksandr Sergeevič Puškin, Ledizioni, Milano, 2012, p. 226.)
Infilologia egli è considerato il fondatore dellalingua letteraria russa contemporanea e le sue opere, tra le migliori manifestazioni delromanticismo russo, hanno ispirato numerosiscrittori,compositori eartisti; dette opere costituiscono tuttora tra le più importanti espressioni della letteratura russa, in quanto nonostante i quasi due secoli passati dalla loro creazione, ci presentano una lingua tuttora viva e attuale. L'Istituto Puškin, che si prefigge la diffusione della lingua russa nel mondo, prende il nome dal letterato.
Puškin nacque aMosca il 6 giugno (il 26 maggio secondo l'alloracalendario giuliano) del 1799. Il padre, Sergej L'vovič Puškin (1767-1848), era unmaggiore in congedo, appartenente a un'antichissimafamiglia aristocratica russa, mentre la madre, Nadežda Osipovna Gannibalova (1775-1836), era la figlia di Osip Abramovič Gannibal (un gentiluomo, a sua volta figlio delmaggior generale russo di origine africanaAbram Petrovič Gannibal - a cui Puškin dedicherà l'incompiutoromanzo storicoIl negro di Pietro il Grande - e della di lui seconda consorte Christina Regina Siöberg, una dama appartenente a una nobile famiglia di originiscandinave etedesche), e di Marija Alekseevna Puškina, una nobildonna imparentata con lo stesso Sergej L'vovič (ciò faceva dei lontani parenti i genitori del poeta)
La madre Nadežda Osipovna
Il futuro poeta venne alla luce in casa Skorcov - dove i Puškin, ridotti in ristrettezze economiche, vivevano in affitto -, sulla Molčanovka, all'attuale numero 10 di via Bauman.[4] Il padre era un uomo dedito alla mondanità e molto avaro;Pëtr Andreevič Vjazemskij, amico di Aleksandr, ne avrebbe tracciato una descrizione corredata da un aneddoto: «Egli era avaro sia con sé stesso sia con i familiari. Un giorno, durante il pranzo, suo figlio Lev ruppe un bicchiere. Il padre avvampò e per tutto il pranzo continuò a brontolare. "Ma come si può prendersela tanto per un bicchiere che costerà venti copeche", disse Lev. "La prego di scusarmi, signore, non venti, ma trentacinque copeche!"»[5] Molto mondana era anche la madre, una donna «dispotica e capricciosa».[6]
Nonostante i rapporti con i genitori fossero piuttosto freddi, il secondogenito Puškin andrà sempre orgoglioso della sua nobiltà "vecchia di 600 anni" e del suo sangue in parteafricano.[7] Non venne educato dai genitori, come s'è detto assidui frequentatori di salotti mondani, bensì dalla nonna materna, dallo zio materno Vasilij, che apparteneva a un circolo letterario d'avanguardia chiamatoArzamas, e dalla baliaArina Rodionovna, il cui nome fu reso celebre dalle liriche che l'autore compose nell'ultimo periodo della sua vita.
L'infanzia, trascorsa a Mosca, lo vide immerso in un ambiente assai stimolante dal punto di vista culturale. Puškin fu messo fin da piccolo a contatto con una realtà in cui si discorreva di letteratura, ed ebbe modo di conoscere, tra gli intellettuali che frequentavano la sua casa,Nikolaj Karamzin, pioniere di un rinnovamento linguistico e letterario della letteratura russa. La sua educazione, come quella dei fratelli, fu tuttavia alquanto disordinata; prima dell'ingresso alLiceo imperiale di Carskoe Selo, Puškin imparò ad apprezzare la lingua e la letteratura francese, avvalendosi della biblioteca paterna. Il poeta non parlerà mai del periodo precedente al liceo, né negli scritti autobiografici né in quelli letterari. Fu «un uomo senza infanzia»: i suoi ricordi più antichi faranno sempre capo a Carskoe Selo, vera culla della sua formazione umana e spirituale.[8]
Nel 1811 Puškin entrò alLiceo imperiale di Carskoe Selo, che diventerà la sua seconda casa: qui conobbe il futuro poetaDel'vig, i futuridecabristi I. I. Puščin e V. K. Kjuchel'beker, oltre a collaborare alla rivista della scuola, "Vestnik" (Notiziario), con primissime poesie in francese.
È in questo periodo, infatti, che cominciò a scrivere versi. Nel 1814 alcune sue poesie comparvero sul "Vestnik Evropy" (Messaggero d'Europa), e prima ancora di lasciare il liceo egli venne invitato a far parte della celebre società letteraria dell'Arzamas, dove si patrocinava la nuova letteratura diKaramzin e dove fu in grado di gareggiare con poeti già molto affermati comeŽukovskij eBatjuškov. Nello stesso periodo conobbeČaadaev.
In una sua opera raccontò l'incontro risalente agli anni liceali col poetaDeržavin, presidente di commissione all'esame finale. Puškin scrive di quanto fosse emozionato nel declamare dinanzi all'anziano poeta una propria poesia. Successivamente viene riportato che Deržavin rimase molto colpito dal giovane Puškin, il quale, però, colto dall'emozione scappò via prima di poter ricevere i complimenti.
Dopo aver completato i suoi studi, senza tuttavia eccellervi, nel 1817, Puškin diventò funzionario del Ministero degli Esteri, anche se di fatto non risulta che abbia mai svolto alcun lavoro ministeriale. ASan Pietroburgo, dove risiedeva in quegli anni, condusse una vita all'insegna del piacere, primo fra tutti quello per le donne. In questo periodo frequentòPavel Aleksandrovič Katenin eAleksandr Sergeevič Griboedov. Ai salotti alternava tuttavia la partecipazione a società letterarie politiche progressiste, come l'Arzamas e laLampada verde tanto che la poesia ispirò i lavori poetici di quel periodo (La libertà,La campagna,Nöel) facendolo cadere in sospetto di attività sovversive tanto che fu confinato da un provvedimento di polizia nella Russia meridionale.
Alcuni epigrammi rivoluzionari avevano infatti cominciato a circolare tra i salotti nobili ancor prima della pubblicazione di quest'opera, ed erano giunti a conoscenza dello stesso zarAlessandro I, che lo obbligò a lasciare la città, e ad assumere un incarico governativo nella sperduta e lontanaEkaterinoslav. Lavorò nel frattempo a un poema epico romantico in sei cantiRuslan e Ljudmila, edito nel 1822, a cura degli amici che erano rimasti nella capitale, che gli valse il rispetto e gli onori della nuova generazione di letterati e le antipatie della vecchia che vedevano nell'opera un'involuzione e un meticciamento della letteratura russa.
Puškin trasse vantaggio dal confino viaggiando al seguito del generale V. F. Raevskij, nominato suo custode, e visitando laCrimea, ilCaucaso e laBessarabia spingendosi, libero sulla parola data al generale con cui nel frattempo aveva stretto un forte legame di amicizia, fino aKamenka eChișinău, inMoldavia, dove il 4 maggio del 1821 fu iniziato inMassoneria nella loggia "Ovidio"[9], che faceva parte della Gran Loggia Astraea, messa al bando l'anno successivo dallo zarAlessandro I[10][11]. Sarà poi segretario della loggia "I cercatori della Manna", fondata a Mosca da Sergueï Stepanovitch Lanskoï nel 1817[12]. Essendo l'odierna capitale moldava situata ai margini dell'Impero russo, questa non godeva di una buona reputazione nei primi decenni dopo la sua conquista, venendo considerata un campo di trasferimento punitivo per detenuti e ribelli[13]. Per questo motivo Puškin, giunto in loco dal 1820 al 1823 in veste di traduttore, scrisse della città[14]:
«Oh Kišinev, oh città oscura! […] Maledetta di Kišinev, la lingua non si stanca mai di insultarti![nota 1]»
Nel 1823 venne trasferito aOdessa alle dipendenze del principeVoroncov,governatore generale della Nuova Russia. Odessa era allora un grande centro commerciale e una città cosmopolita per la presenza di stranieri, in particolaregreci, ed era un ambiente piuttosto stimolante per uno scrittore (tra l'altro qui inizia il poemaGli zingari, pubblicato poi nel 1827). Si profilarono peraltro dissapori con Voroncov il quale, volendo vendicarsi della corte di Puškin verso la moglie Elisabetta, forse coronata da successo stanti le bellissime liriche che l'autore russo le ha dedicato, lo denunciò per attività sovversiva alla polizia. Come prova produsse una lettera, sottratta dallo stesso Voroncov, in cui Puškin scriveva a un suo interlocutore diPietroburgo con frasi giudicate atee. La polizia lo spedì quindi in esilio pressoPskov, nella tenuta materna diMichajlovskoe, dove rimase, senza la possibilità di allontanarsene, fino al 1826. In quell'anno infatti lo zarNicola I, dopo aver represso ilmovimento decabrista, decise di annullare il provvedimento di confino avvisandolo tuttavia, in un'udienza privata, che da quel momento sarebbe stato il suo unico censore, salvo venir meno a quanto promesso quando la polizia intercettò una lettera mandata da Puškin aidecabristi inSiberia e riprese a controllarlo.
Intanto nel 1825 finì il poema drammaticoBoris Godunov (rappresentato solo nel 1831) e il racconto in versiIl conte Nulin, oltre a diverse poesie.
Tornato a San Pietroburgo, l'autore visse il momento più prolifico della sua esistenza di scrittore, coronato nel 1831 con il matrimonio con la bellissimaNatal'ja Nikolaevna Gončarova[15]. La coppia ebbe quattro figli:
Nello stesso anno Puškin incontraGogol', e con lui instaura un forte rapporto di amicizia e reciproca stima, tanto che, quando nel 1836 avvia una sua rivista[16], pubblica al suo interno alcuni dei racconti più belli e famosi di Gogol'. Intanto Puškin e sua moglie cominciarono a frequentare la società di corte e gli eventi mondani. Ne derivò un periodo di grandi problemi finanziari e umiliazioni per lo scrittore, soprattutto a causa della moglie e dei suoi numerosi ammiratori, tra i quali lo zar stesso[17].
Nel 1833 uscì in volumeEvgenij Onegin (con un capitolo censurato) e nel 1834 pubblicòLa dama di picche, nel 1835 l'antologiaPoemi e racconti (che non contiene ancoraLa figlia del capitano né le ultime poesie).
Georges d'AnthèsL'abito che Puškin indossò per il duello
Nel 1837, a seguito d'una lettera anonima che insinuava l'infedeltà della moglie, dopo aver insultato il baronevan Heeckeren, ambasciatore delRegno dei Paesi Bassi e padre adottivo del presunto amante di lei - il barone franceseGeorges d'Anthès, dal 1836, anno in cui fu adottato dal barone, Georges de Heeckeren, marito della sorella di Natal'ja,Ekaterina - Puškin fu sfidato aduello. Fissato per le quattro del pomeriggio dell'8 febbraio 1837, il duello si svolse allaČërnaja Rečka a Pietroburgo, dove oggi si trova l'omonima fermata dellametropolitana e dove una statua del poeta ricorda l'evento. Il barone Georges d'Anthès ferì mortalmente al petto Puškin che morì due giorni dopo la sfida, ad appena 37 anni per complicanze settiche della ferita all'addome. Leggende narrano che d'Anthès si salvò grazie a un bottone che parò il colpo del poeta.
Puskin mostrò pentimento e conseguentemente ebbe funerali religiosi. Dato che il governo temeva rivolte e dimostrazioni popolari, il funerale fu celebrato nella massima semplicità e il corpo di Puškin fu trasportato segretamente nella notte per essere sepolto nella proprietà di famiglia.
Autore assai prolifico, nonostante la breve vita, Aleksandr Puškin fu poeta universale, e nella sua produzione - che passò da un'iniziale fase romantica a una successiva di più accentuato realismo - accolse motivi e forme provenienti da diverse fonti della letteratura classica o contemporanea, russa o straniera, usufruendone soltanto come elementi in grado, fra gli altri, di aiutare l'indagine della realtà nella sua essenza più profonda e nei suoi aspetti più differenti. Contemporaneo del grande Romanticismo europeo, egli ne fu influenzato soprattutto esteriormente, restando in realtà fedele a un'impronta essenzialmente illuministica e settecentesca (fu, ad esempio, un fervente ammiratore di Voltaire). Il complesso della sua opera, pur nella grandissima varietà, possiede una leggerezza che si potrebbe quasi definire mozartiana. L'arte fu per lui un mezzo magnifico tanto di conoscenza come di rappresentazione sia dell'animo individuale sia della collettiva spiritualità di un popolo; adatta pertanto a cogliere i moti della coscienza e a scoprire con intuitiva comprensione il processo storico o a delinearne il paesaggio naturale. Egli seppe anche creare, nella poesia come nella prosa - entrambe esemplari nella loro perfezione costruttiva - un linguaggio equilibratissimo di cristallina purezza e semplicità, che divenne uno strumento fondamentale di rinnovamento per la letteratura russa. Cominciando ad approfondire lo studio dell'uomo in generale e dell'uomo russo in particolare, egli pose inoltre quelle basi che permisero poi agli scrittori di tutto l'Ottocento di pervenire, seguendo le sue tracce, a un livello artistico di dimensione mondiale.
In Russia è chiamato "il poeta onnipresente" e "il sublime".[18]
^Una così netta presa di posizione da parte di Puškin suscitò le forti critiche del moldavoVasile Alecsandri, il quale scrisse come replica: Sei più nero degli zingari, tu che hai mendicato da noi per anni, tu che sei stato accolto e che non ci hai detto neanche "grazie".
Con doni di pane e di sale, col vino della nostra cantina ti abbiamo ospitato. E tu all'alba ridendo, ci hai cacato sui fiori.
[…] Lo vedi allora? renditene conto: non sei stato un cavallo arabo ma un PORCO! (Donatiello).
^"Sono stato massone nella loggia di Kišinev, quella stessa a causa della quale furono soppresse in Russia tutte le logge." Da una lettera di A. Puškin citata in: Raffaella Faggionato,L'alambicco di Lev Tolstoy.Guerra e pace e la massoneria russa, Viella, 2015, Roma, p. 39.
^Tatiana Bakounine,Répertoire biographique des Francs-Maçons Russes, Institut d'Etudes slaves de l'Université de Paris, 1967, Paris, p. 428.
^Incontrata la prima volta a un ballo il 6 dicembre 1828, riuscì a sposarla solo il 18 febbraio 1831, dopo averne chiesto la mano più volte e aver trovato i genitori di lei incerti sul da farsi fino all'ultimo.
^Chiamata "Il contemporaneo" (Sovremennik) viene autorizzata il 14 gennaio 1836, durò meno di un anno.
^Nel suo diario annota d'essere stato nominatovalletto solo perché la moglie potesse partecipare ai balli di corte.