Laprovincia di Pesaro e Urbino è unente localeterritoriale delleMarche che conta 349 799 abitanti[4]. La provincia ha duecapoluoghi[5] nei comuni diPesaro eUrbino[1]. La sigla della provincia è dal 1999 «PU», da quando le rivendicazioni diUrbino furono accolte con la variazione della sigla. La provincia conta 50 comuni.
Nell'Età del ferro, l'attuale territorio provinciale era abitato daiPiceni, popolo che aveva dato unità etnica a tutte le attuali Marche[6]; il centro diNovilara è il più noto insediamento piceno della provincia, per l'antichità degli scavi che lo hanno rivelato, ma successivamente si sono trovati abitati o necropoli picene anche aPesaro, Montegiove diFano, Roncosanbaccio di Fano,San Costanzo,Serrungarina,Canavaccio diUrbino.
Intorno al 391 a.C. i GalliSenoni invasero le Marche settentrionali sino alfiume Esino e anche più a sud, raggiungendo la zona dimonte Conero, e qui si stanziarono. Nel secolo successivo la civiltà gallica delle Marche si fuse con la preesistente civiltà picena, dando luogo ad unakoiné culturale[7].
La romanizzazione della regione iniziò nel 295 a.C. con labattaglia del Sentino, evento che convenzionalmente è considerato la fine della civiltà picena; dopo la battaglia seguì la fondazione diPisaurum (Pesaro - 184 a.C.),Fanum Fortunae (Fano - data precisa sconosciuta) e, fuori dai confini dell'attuale territorio provinciale, diSena Gallica (Senigallia - 288 a.C.),Firmum Picenum (Fermo - 264 a.C.),Aesis (Jesi - 247 a.C.),Potentia (Porto Recanati - 184 a.C.),Auximum (Osimo - 157 a.C. ). eAriminum (Rimini - 268 a.C.), considerata dai Romani parte del Piceno[8]. I Romani chiamarono il territorio conquistato compreso traRimini e l'EsinoAger Gallicus o ancheAger Gallicus Picenus[9]. Nel periodo della dittatura diSilla (circa 80 a.C.), il nomeItalia si estese sino al fiumeRubicone, oltre il quale si estendeva laGallia Cisalpina[10].
Con l'avvento dell'impero, l'Italia venne divisa nelle undiciregioni dell'Italia augustea, senza alcuna finalità politica, ma solo per snellire la burocrazia e semplificare i censimenti dei cittadini, nonché di facilitarne l'arruolamento nelle legioni. L'Ager Gallicus, ad esclusione di Rimini, venne inserito nellaRegio VI, che informalmente era detta "Umbria" o "Umbria et Ager Gallicus". Tale ripartizione, oltre all'attuale territorio provinciale, comprendeva anche i territori appenninici dellaprovincia di Ancona edi Macerata e, fuori dalle Marche, l'attualeUmbria orientale e alcuni territori dellaprovincia di Arezzo[11].
Attraverso il territorio della provincia passavano sia la cosiddetta Protoflaminia, che daCamerino eSassoferrato raggiungeva la costa aSenigallia, sia l'asse principale dellavia Flaminia, nata per unire Roma - attraverso Narni, Terni, Bevagna, Spoleto, Foligno, Nocera Umbra, Fano e Pesaro - a Rimini[12] e ai mercati dellaPianura Padana.
Nel 1210, conpapa Innocenzo III, i territori delle due pentapoli vennero fusi con laMarca Fermana nell'istituzione dellaMarca anconitana, creata dapapa Innocenzo III nel 1210 a seguito della ripartizione in province delloStato Pontificio; il governatore papale risiedeva aFermo. Il potere centrale papale fu però assai blando, per non dire solo teorico, e ciò permise l'affermazione in tutto il territorio deiliberi comuni. Solo con l'attività delcardinale Albornoz, nel XIV secolo, la Chiesa tentò di rendere effettivo il suo dominio. IlDucato di Urbino, pur godendo di ampia autonomia, era legato da vincoli divassallaggio alloStato Pontificio.
La storia medievale e rinascimentale della provincia è fortemente legata alle vicende delle potenti famiglie nobiliari che si contesero il nord delle attuali Marche ed il sud dell'attuale Romagna, facenti perno sulla regione storica delMontefeltro e cioè, tra le principali, appunto iMontefeltro, iMalatesta, idella Rovere, gliSforza. I destini geografici e le peculiari caratteristiche, ancora oggi vive, delle genti di queste terre non possono essere compresi se non si analizzano anche le intricate vicende di queste famiglie.
La provincia di Pesaro e Urbino corrisponde grossomodo a quello dell'antico Ducato di Urbino, fatta eccezione perSenigallia (ora in provincia di Ancona),Gubbio (ora in Umbria) e i sette comuni secessionisti dellaVal Marecchia passati in Emilia-Romagna a seguito del referendum del 2009. Nell'organizzazione amministrativa delloStato della Chiesa, il territorio provinciale coincideva con quello delladelegazione apostolica di Urbino e Pesaro, poi divenuta, nel1860,provincia di Urbino e Pesaro, una delle sei province in cui allora risultavano suddivise le Marche. In vista dell'unità d'Italia, l'assetto territoriale marchigiano fu riformato con ildecreto Rattazzi (decreto 22 dicembre 1860 n. 4495[14]), che ridusse a quattro il numero delle province e che dispose altresì la ridenominazione dell'ente inprovincia di Pesaro e Urbino.
Nel 1796, con l'invasione francese delle Marche, iniziò per l'attuale territorio provinciale un periodo tumultuoso anche dal punto di vista amministrativo: fu inquadrato dapprima in unarepubblica giacobina: laRepubblica Anconitana poi confluita nell'analogaRepubblica romana. Tornata temporaneamente allo Stato papale (1799-1801), passò poi alRegno d'Italia napoleonico, nel quale il territorio fu inserito nelDipartimento del Metauro.
Seguì il periodo risorgimentale, conclusosi con l'ingresso nelRegno d'Italia, in seguito allaBattaglia di Castelfidardo (1860). Poco prima dell'arrivo delle truppe sarde, i patrioti della provincia si erano già ribellati al governo pontificio: già dal marzo del 1859, il Comitato provinciale diede ordine ai vari comitati cittadini di insorgere: la cosa avvenne in tutti i centri il 16 giugno 1859, ad eccezione di Pesaro, dove il legato pontificio Bellà lo impedì e si preparava alla resistenza contro l'esercito sardo[15].
La provincia originaria includeva il territorio di nove comuni dell'altavalle del fiumeMarecchia e della ValConca, in quanto parte delMontefeltro e delDucato di Urbino, che, il 6 luglio1816, fu ricompresamotu proprio daPio VII nella delegazione di Urbino e Pesaro. Nel2009,San Leo,Novafeltria,Maiolo,Talamello,Pennabilli,Casteldelci,Sant'Agata Feltria, a seguito di referendum consultivi nei territori comunali e di approvazione di legge ordinaria che accoglieva il risultato favorevole delle consultazioni, sono stati distaccati dalle Marche e aggregati all'Emilia-Romagna. In quell'occasione si è verificata, quindi, la primavariazione di confini regionali per iniziativa referendaria nella storia dell'Italia repubblicana. Le Marche proposero ricorso allaCorte costituzionale, ritenendo che il Parlamento avesse indebitamente ignorato il parere negativo della regione; nel luglio2010 la Corte si pronunciò sul ricorso giudicandolo infondato[16]. Nel2021, altri due comuni,Montecopiolo eSassofeltrio, passarono allaprovincia di Rimini[17], in quanto il referendum in merito, tenutosi nel2007, aveva avuto esito positivo.
Al medesimo scopo, altri comuni del pesarese-urbinate, ossiaMonte Grimano Terme eMercatino Conca, avevano promosso nello stesso anno una consultazione. A Montegrimano Terme l'esito è stato negativo in quanto i voti favorevoli non hanno raggiunto il 50%+1 degli aventi diritto[18] (i "sì" sono stati 520 su 1 216 aventi diritto, pari al 42,76% degli elettori[19][20]). Anche a Mercatino Conca l'esito è stato negativo in quanto i voti favorevoli non hanno raggiunto il 50%+1 degli aventi diritto[18] (i "sì" sono stati 474 su 965 aventi diritto, pari al 49,12% degli elettori[19][20]).
Dal 31 luglio 1991 al 16 febbraio 2015, ai sensi dell'articolo 1 del vecchioStatuto provinciale del 1991[21], la provincia di Pesaro e Urbino aveva "per sedi di capoluogo le città di Pesaro e di Urbino con le funzioni loro assegnate dal Decreto medesimo", mentre ai sensi dell'articolo 3 del Regolamento del Consiglio (Sede del Consiglio provinciale), il Consiglio provinciale aveva sede sia a Pesaro che nella sede dell'amministrazione provinciale di Urbino. La designazione di Urbino come co-capoluogo fu anche oggetto della sentenza n. 237/2013 della Corte costituzionale, che riconobbe la validità di tale designazione[22].Con l'entrata in vigore dello statuto provinciale nel 2015, il capoluogo fu individuato nella sola città di Pesaro, ove hanno sede gli uffici amministrativi.[23] A seguito di ulteriore modifica statutaria del 23 febbraio 2022, i comuni di Pesaro e Urbino sono stati individuati come co-capoluoghi.[1] Con il decreto legge D.L. 7/2024 (Disposizioni urgenti per le elezioni 2024) il comune di Urbino viene riconosciuto a tutti gli effetti di legge come capoluogo di provincia.[24]
La provincia possiede una densità demografica che è pari a 130,11 abitanti per km², dai 132 del 2008, anche se risulta comunque essere inferiore alla media nazionale. Nella provincia di Pesaro e Urbino solo due comuni degli attuali 50, rispetto ai 67 precedenti, hanno unapopolazione superiore ai 20 000 abitanti, facendo registrare un valore del grado di urbanizzazione pari al 41,5%, valore anch'esso minore del dato medio italiano e di quello delCentro Italia, e che colloca la provincia in 55ª posizione nella relativa graduatoria. Lo studio della piramide dell'età della popolazione mette in evidenza una eccedenza della quota di ultrasessantacinquenni (stabile al 21,5%) rispetto alla media italiana (20%) ed in linea rispetto a quella delCentro Italia (21,4%). Notevole è inoltre la percentuale di maschi presenti sul territorio della provincia (49,1%, 20º valore più alto tra tutte le province). Stabile rispetto al precedente semestre rimane la presenza di stranieri residenti con 7.672 stranieri ogni 100 000 abitanti, di cui il 78,1% extracomunitari con regolare permesso di soggiorno e posizionando la provincia stabile al 26º posto nella relativa graduatoria arrestando il trend in leggera flessione rispetto ai precedenti periodi.
«Stemma: partito: il 1º di Pesaro (d'azzurro, allarovere d'oro, con i rami decussati e ridecussati, attraversata sul tronco da duefedi di carnagione, manicate di rosso, disposte una sull’altra, e da un listello di argento, carico del mottoPerpetua et firma fidelitas; allacampagnainquartata d'argento e di rosso); il 2º di Urbino (d'azzurro, alle trebande d'oro, la prima banda caricata di un'aquila di nero al volo spiegato).»
Lo stemma è stato concesso con regio decreto 25 aprile 1938[25] e riunisce le armi delle due città che danno il nome alla provincia, derivate a loro volta da quelle delle casate deiDella Rovere e deiDa Montefeltro.
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di rosso rosso. La bandiera è un drappo rettangolare partito di bianco e di rosso caricato dello stemma provinciale completo e del nome (talora omesso) dell'ente.
«Alla Provincia di Pesaro-Urbino» — Elenco delle ricompense conferite ai benemeriti in occasione del terremoto calabro-siculo 28 dicembre 1908 con RR. decreti 7 e 21 luglio, 9 agosto, 23 settembre 1910; 23 febbraio, 16 marzo, 27 maggio 1911, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 130 del 30 giugno 1911
«Al centro di un'area strategicamente importante, situata sulla linea Gotica, la comunità provinciale di Pesaro e Urbino, partecipava, con eroico coraggio ed ardente desiderio di libertà, alla lotta partigiana, esponendosi ai violenti rastrellamenti e razzie delle truppe nazifasciste e a devastanti bombardamenti, che provocarono la perdita di un numero elevato dei suoi figli migliori e la distruzione di gran parte del suo patrimonio industriale ed edilizio. Con generoso spirito di solidarietà umana ed encomiabile senso civico offriva rifugio e nascondiglio a numerosi cittadini ebrei, salvandoli dalla cattura e dalla deportazione. Provincia di Pesaro-Urbino, 1943 - 1945» — Decreto del Presidente della Repubblica 31 marzo 2005[26]
Alcuni fattori, come ladensità di popolazione relativamente media della provincia, la presenza di vasti ambienti isolati e ad altimetria piuttosto elevata (soprattutto nell'Appennino più interno), l'istituzione di diversearee naturali protette, un certo grado di rispetto degli abitanti per i luoghi naturali (seppur in pochi casi compromessi da infrastrutture e costruzioni), hanno permesso la conservazione di numerose specie animali e vegetali.
Gufo comune
Tra la popolazione faunistica del pesarese-urbinate, estremamente varia, si possono ricordare alcune specie particolarmente numerose: gliungulati (cervi,caprioli, lelepri, levolpi, gliscoiattoli, icinghiali e numerosi uccelli, tra cuicardellini,gufi,falchi,aquile e infine, nei monti del Furlo illupo.Ilgufo comune, che si trova principalmente nei boschi alpini e centro-nord appenninici, in provincia è presente soprattutto nei rimboschimenti deimonti delle Cesane.
Pino nero, la tipica specie introdotta in alcuni monti nel dopoguerra
Il territorio del pesarese-urbinate è ricoperto per circa il 50% daboschi[27]. Le tipiche essenze provinciali sono la roverella, il cerro, gli ostrieti (ornielli) e i carpini neri. Nei versanti più elevati esso è composto principalmente dafaggi, qualche rimboschimento di conifere (soprattuttopinus nigra epinus silvestris impiantati nel dopoguerra), abeti,aceri efrassini. I boschi presenti inprovincia sono un'importante fonte di reddito, oltre che per il turismo, anche per lo sfruttamento, regolamentato da legge regionale, a scopo casalingo (come legna da ardere).
il Parco naturale del Sasso Simone e Simoncello, di 4.847 ettari;
la riserva del Furlo che è la terza area protetta della provincia e, con i suoi 3.600 ettari di boschi, pascoli e cime incontaminate, fa salire a 10.200 ettari la superficie del territorio di Pesaro e Urbino messo sotto tutela;
il territorio del Parco San Bartolo che è compreso nella provincia di Pesaro e Urbino, ed è delimitato dai fiumi Foglia e Tavollo.
Il territorio della provincia di Pesaro e Urbino è una delle zone vocate per eccellenza allo sviluppo naturale dei funghi epigei ed ipogei[28].La provincia organizza numerosi corsi per la valorizzazione del patrimonio fungino, tra i più consistenti in Italia. I principali funghi ritrovabili in provincia sono[29]:
Il porcino è molto frequente in provinciaAmanita muscaria, un fungo molto presente nei rimboschimenti di conifere
Anche se sono presenti numerose altre specie. I funghi, nella loro generalità, sono un prodotto eccelso che madre natura offre e risultano essere una voce importante anche sotto l'aspetto sociale, economico e del tempo libero. Iltartufo è sicuramente uno dei funghi più importanti del territorio che prolifera nel territorio altocollinare e montano della provincia, sia per quantità e qualità che per le tante le specie commerciabili. Si veda il celeberrimo tartufo bianco diAcqualagna o i mercati di tartufi legati alle cittadine di Sant'Angelo in Vado e Pergola ecc.
Andando dal mare verso l'entroterra si assiste ad un successivo innalzamento dei rilievi montuosi, fino ad arrivare all'appennino umbro-marchigiano. Attraverso laGola del Furlo, si presenta il principale sistema montuoso della provincia, ilGruppo del Catria.I monti più importanti della Provincia sono:
ilMonte Nerone: è una vetta della catena appenninica umbro-marchigiana, situato nei comuni diApecchio,Cagli ePiobbico, la sua vetta raggiunge la quota di1525 m s.l.m. Il dislivello di1200 m, tra le pendici ove sono situati i paesi e la sommità offre una varietà di vegetazione, paesaggio, ampio ed interessante. Nella cima si possono trovare due rifugi per il ristoro e degli impianti sciistici; la vetta è presidiata da strutture dellaRAI e delMinistero della Difesa;
ilMonte Carpegna è un massiccio montuoso sito nell'Appennino marchigiano settentrionale, dove costituisce l'estrema punta nord-occidentale delleMarche, posto in senso longitudinale nordovest-sudest, ai confini tra le regioni diMarche,Toscana edEmilia-Romagna, nella zona delMontefeltro. Si trova per la gran parte del suo territorio condiviso tra le province di Pesaro e Urbino, a sud-est, e diRimini a nord-ovest, anche se una piccola parte delSasso Simone, ad ovest, è inprovincia di Arezzo. Il massiccio del monte Carpegna comprende anche le vette diSan Leo,San Marino, Villagrande,Sasso Simone eSimoncello ed altri rilievi minori nelMontefeltro. La cima più alta è rappresentata dall'omonimo monte, che raggiunge i 1415 metri s.l.m., tra i comuni diCarpegna eMontecopiolo (RN), dove si trovano diversi impianti sciistici, tanto da essere una nota stazione di soggiorno invernale, in provincia di Pesaro e Urbino. Il monte Carpegna è compreso nel territorio del Parco naturale regionale marchigiano del Sasso Simone e Simoncello.
Ilclima del pesarese-urbinate può essere definito di transizione tra ilclima appenninico e quello continentale. Le temperature di gennaio sono comprese da1 °C ai -5° mentre in estate sui 20 °C-25 °C anche più.A partire dalle fasce altimetriche più basse, il clima può essere suddiviso in quattro grandi aree:
area submediterranea – nell'area costiera dell'Adriatico. La vegetazione è composta da olivi, pini marittimi e cipressi;
area subcontinentale – clima di transizione che caratterizza le colline presenti subito dopo la costa, con inverni più rigidi e freddi. La vegetazione è costituita soprattutto da roverella, orniello e rovere;
area appenninica media – a partire dalla zona diFossombrone, con inverni rigidi e, a volte, nevosi (soprattutto nei monti) ed estati medio calde e piuttosto piovose e con vegetazione composta soprattutto da rimboschimenti di conifere (pinus nigra) e daquercia,ornello,carpino nero;
area appenninica – nelle fasce interne, con inverni lunghi e nevosi, estati brevi e fresche. La vegetazione è composta principalmente dafaggio,conifere,cerro eorniello.
Le stazioni di Pesaro e, in minor misura di Fano e di Marotta-Mondolfo, sono di transito per laferrovia Bologna-Ancona.
Laferrovia Fano-Urbino, che collegava la costa all'interno, fu chiusa nel1987. Movimenti per la salvaguardia delle ferrovie, ambientalisti e per la mobilità sostenibile chiedono da anni la riapertura sotto forma di metropolitana leggera. La giunta provinciale in carica ha nel 2011 richiesto, al contrario, a Regione Marche e Ministero competente il definitivo smantellamento.Lalinea Pergola-Fabriano, che collegava i due centri rispettivamente del pesarese e dell'anconetano, è stata chiusa nel 2013 e riaperta il 26 settembre 2021 con la corsa inaugurale effettuata con treno storico composto dacarrozze a terrazzini elocomotiva diesel D.345.
Parallela alla costa corre l'Autostrada A14 Adriatica, che permette il collegamento diretto diTaranto conBologna. Attualmente la sede stradale è a tre corsie per senso di marcia.
Il pesaro-urbinate è terra di attraversamento tra l'Italia settentrionale e quella centrale.Gli assi principali di comunicazione stradale sono l'Autostrada A14 adriatica e laStrada europea E78 (Grosseto-Fano, parzialmente completata), che si sviluppano lungo la Valle del Metauro.
Poiché l'autostrada si caratterizza per un grande traffico di mezzi pesanti, è obiettivo primario della provincia e della regione semplificare pesantemente il traffico su gomma, favorendo la terza corsia su tutta l'Autostrada A14 da Pedaso a Rimini nord.[30]
In provincia è presente l'aeroporto di Fano, aeroporto civile di aviazione generale. Gli aeroporti nazionali ed internazionali di riferimento sono quello di Rimini, a30 km di distanza da Pesaro, quello di Ancona a60 km e quello di Bologna a150 km.
Distanze stradali minime tra i sei comuni più abitati
Secondo i datiISTAT al 1º gennaio2021 la popolazione straniera residente era di 28 795[32] persone e rappresentava il 8,2% della popolazione residente. Invece le comunità straniere più numerose sono[33]:
La maggior parte del territorio provinciale costituisce unametropolia tra le diocesi diPesaro (arcidiocesi metropolitana),Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado eFano-Fossombrone-Cagli-Pergola. Non fanno parte del territorio della metropolia suddetta, i comuni di Belforte all'Isauro, Carpegna, Frontino, Lunano, Macerata Feltria, Mercatino Conca, Monte Cerignone, Monte Grimano Terme, Piandimeleto, Pietrarubbia e parte di Sassocorvaro Auditore, che rientrano nelladiocesi di San Marino-Montefeltro. Mentre Tavoleto e un'altra parte del territorio di Sassocorvaro-Auditore sono nelladiocesi di Rimini. Inoltre il comune di Cantiano fa parte delladiocesi di Gubbio, mentre i comuni di Mondolfo e Monte Porzio fanno parte delladiocesi di Senigallia.
Pesaro è famosa, tra le altre cose, per lo storico Conservatorio, il Teatro e la stagione lirica e per aver dato i natali aGioachino Rossini,Renata Tebaldi nonché per aver formato numerosi altri alti esponenti della musica e della lirica, tra i qualiMario del Monaco. Simbolo di Pesaro è la rosa, fiore un tempo molto usato nelle maioliche artistiche di cui è una delle capitali, con Casteldurante (Urbania) e la stessa Urbino, dove però oggi le botteghe produttrici sono quasi scomparse. Altro riferimento simbolico di origine più moderna è la sfera, scultura diArnaldo Pomodoro, che rimanda al globo terrestre e che campeggia di fronte agli edifici più rappresentativi di Organismi ed Enti mondiali ed europei. Essa è dai pesaresi chiamata simpaticamente "la Palla di Pomodoro". Se Arnaldo è nato nella vicina Morciano di Romagna, suo fratelloGiò Pomodoro, anch'egli scultore di fama mondiale, è invece nativo diOrciano di Pesaro. L'area di Urbino ha dato i natali, tra gli altri, aRaffaello e aBramante.
Il Ducato d'Urbino, conFederico da Montefeltro, esimio mecenate e condottiero, ha precedutoFirenze nel dare il via alRinascimento italiano. La città è ancora sede dell'anticaUniversità degli Studi di Urbino "Carlo Bo" che oggi richiama migliaia di studenti dall'Italia e dal mondo. Essa è stata intitolata a Carlo Bo, letterato ed umanista, rettore per mezzo secolo dell'ateneo ed urbinate d'adozione. Simbolo di Urbino è un'opera architettonica unica nel suo genere, ilPalazzo ducale. Fano, l'anticaFanum Fortunae, è la città natale di uno dei maggiori ingegneri scenografi d'Europa,Giacomo Torelli. Uno dei simboli architettonici della città è l'imponentearco d'Augusto. Tutta la provincia è disseminata di beni culturali, teatri e antiche città d'arte di notevole pregio tra cui citiamoGradara,Cagli,Fossombrone,Mondolfo,Mondavio,Sassocorvaro, e altre.
«Al centro di un'area strategicamente importante, situata sulla linea Gotica, la comunità provinciale di Pesaro e Urbino, partecipava, con eroico coraggio ed ardente desiderio di libertà, alla lotta partigiana, esponendosi ai violenti rastrellamenti e razzie delle truppe nazifasciste e a devastanti bombardamenti, che provocarono la perdita di un numero elevato dei suoi figli migliori e la distruzione di gran parte del suo patrimonio industriale ed edilizio. Con generoso spirito di solidarietà umana ed encomiabile senso civico offriva rifugio e nascondiglio a numerosi cittadini ebrei, salvandoli dalla cattura e dalla deportazione.» — Provincia di Pesaro-Urbino, 1943-1945
Ilgallo-piceno, detto anche gallico-marchigiano[36], appartiene al gruppogallo-italico, che comprende tutto il nord Italia padano esclusa l'area veneta. Tale area, che corrisponde a quella d'influenza celtica, arriva fino all'odiernaSenigallia, entroterra compreso, e all'isola linguistica gallica del Cònero.
Nella parte sud-occidentale della provincia e precisamente aPergola,Cantiano,Serra Sant'Abbondio eFrontone (comuni da sempre fortemente legati all'Umbria ed in particolare storicamente alla città diGubbio) è invece diffuso un dialetto ascrivibile alleparlate mediane umbre nord-orientali. Quelli parlati lungo la media e bassaValle del Cesano, verso il mare, pur appartenendo al gallo-italico, lasciano tuttavia affiorare, via via che ci si avvicina al confine con laprovincia di Ancona, sempre più suoni del dialetto parlato al nord di quella provincia. Infine, le aree pesaresi-urbinati settentrionali al confine con l'Umbria e laToscana, pur essendo anch'esse zone dove si parlano dialetti gallo-italici, tendono, seppur molto debolmente, a virare proprio verso quei gruppi dialettali. Ciò del resto è normale, non esistendo mai dei confini netti tra i dialetti italiani.
Piatti tipicamente pesaresi-urbinati sono: la piada opiadina ocrescia o crostolo a seconda delle zone di produzione ed a seconda delle ricette, farcito con salumi locali comeprosciutto di Carpegna, erbe di campo cotte o verdure gratinate e formaggi come la (casciotta d'Urbino; ipassatelli (pasatej in pesarese) in brodo o nella variante più moderna asciutti; icappelletti (caplétt in pesarese-urbinate) in brodo o asciutti tipici del Natale e delle feste; i piatti a base di pesce dell'Adriatico ed in particolare ilbrodetto (brudet in fanese); lacrescia di Pasqua, torta salata ricca di uova e formaggio; la polenta (pulenta in lingua locale) di mais locale stesa sul panaro e condita con sughi di carne o pesce (aSan Costanzo esiste ancora una delle sagre dedicate più antiche d'Italia); i tacconi (taco'n in lingua locale) tagliatelle corte, spesse e irregolari fatte con farina di fave e condite di solito con sugo di pomodoro, olio extravergine d'oliva ed aglio; le "cristajat" o "crestajat" (da "cresce tagliate"), sorta di maltagliati di farina di mais e grano conditi con lardo, formaggio stagionato e pepe.
La provincia di Pesaro e Urbino vanta una plurisecolare tradizione enologica: famosi sono il biancobianchello del metauro ed ilcolli pesaresi bianco e da notare nelle zone diPergola il tristo di montesecco, un vino adesso non più commercializzato.Per i rossi vi sono il sangiovesecolli pesaresi rosso, lavernaccia di Pergola, unica nel suo genere e svariati tipi di vini di visciole tra cui spicca il famosoVisner (sempre di Pergola). Numerose le cantine (Guerrieri, Mariotti, Fiorini ecc.) che, grazie anche ad un territorio particolarmente vocato, producono vini sempre più di qualità come testimoniano i concorsi enologici vinti un po' in tutto il mondo.
La provincia di Pesaro e Urbino nonostante l'appartenenza alla zona climatica continentale, ha microclimi adatti alla coltivazione di olive pregiate per la produzione di olio. L'unica DOP regionale è presente aCartoceto e nei comuni limitrofi (Mombaroccio,Saltara, e parte diFano. L'olio DOP "Cartoceto" è prodotto prevalentemente con olive dei cultivarRaggiola,Frantoio eLeccino.
L'antica e famosaUniversità di Urbino richiama nella città molti studenti. Inoltre vi è sempre in Urbino la rinomataScuola del Libro, fin dal 1861, da cui sono usciti diversi artisti di grande fama.
Ilrovere e ilcerro sono le querce più tagliate e costose della provincia.
Economia solida con basso tasso di disoccupazione, basata sulla piccola e media industria e sull'artigianato, sull'agricoltura e sul turismo balneare e culturale.[37]Tra le tantissime aziende presenti spiccano quelle di livello nazionale ed internazionale, comeAlluflon,Benelli Armi,Berloni,Biesse,Bikkembergs,Caffè Pascucci,Cooperativa Biologica Montebello,Della Rovere,Dondup,Ernestomeda,Febal,Ferretti,IMAB,ITAMA,Morbidelli,Moretti Compact,moto Benelli,Pershing,Profilglas,Piero Guidi,PICA,Scavolini,Schnell,Siviglia,TVS ecc.L'indice generale delle infrastrutture economiche, fatto pari a 100 quello italiano, risulta pari a 71,7 che decresce rispetto al 74,74 del 2007. Nel 2008 nessun indice soddisfa il minimo della base nazionale pari a 100 quindi questo denota che la provincia è carente di qualsiasi infrastruttura. Le più deficitarie sono leinfrastrutture ditrasporto soprattutto portuali, aeroportuali e ferroviarie, mentre le reti energetico ambientali, le reti bancarie, telematiche e telefoniche presentano indici meno gravosi. Contenuti sono i rapporti fra sofferenze bancarie su impieghi che però risultano comunque superiori al dato nazionale e decisamente bassi sono i fallimenti di imprese dichiarati rapportate al totale delle imprese attive nel 2008 pari a 0,09 che posiziona laprovincia ad un buon 70º posto della graduatoria decrescente.[37]
Ilreddito medio a disposizione dei residenti è pari ad18215,00 € e risulta aumentare il valore di poco più di2000,00 € rispetto al precedente periodo (2008) facendo notare una buona ripresa del tenore di vita della provincia. Confrontato con il dato italiano, che risulta di17623,00 €, con il dato macroripartizionale pari ad18840,00 € e col dato della regione Marche pari ad18595,00 € possiamo dedurre una buona crescita del tenore di vita. Positiva è anche la situazione per quanto concerne i consumi interni pro-capite pari a15377,00 € che risultano crescere anch'essi. Decisamente molto rilevante il valore aggiunto dell'artigianato, infatti, ben il 22,2% in rialzo rispetto al precedente 18,70% dell'interoP.I.L. provinciale è prodotto da questo comparto, un dato che colloca la provincia al terzo posto nella graduatoria nazionale. Il buon tenore di vita di Pesaro e Urbino è confermato anche da una quota di consumi nonalimentari, pari all'82,6%. Il consumo pro-capite dienergia elettrica per usi domestici è tra i più bassi delCentro Italia (1062 kWh ma superiore al dato regionale), mentre il consumo dicarburante è pari a 0,24 tonnellate annue pro-capite, superiore di poco al dato nazionale. Buono appare l'indicatore di automobili circolanti per 1 000 abitanti pari a 86,90 e che pone la provincia al 17º posto nazionale.[37]
Lo 0,63% del P.I.L. nazionale viene prodotto dalle imprese della provincia di Pesaro e Urbino. Espresso in termini relativi questo si traduce in una quota pro capite pari ad26055,00 € in buon rialzo rispetto agli24658,00 € del 2007, e a differenza del periodo precedente tale valore risulta di poco superiore alla media italiana. La provincia non segnala una crescita economica particolarmente significativa. Infatti, nel periodo 2002-2006, il ritmo di crescita del P.I.L. è stato inferiore sia a quello regionale che a quello macroripartizionale, anche se, il confronto con le province delCentro Italia, mostra come Pesaro e Urbino abbia avuto una crescita superiore a quella di molte altre realtà territoriali di quest'area.
La scomposizione settoriale del valore aggiunto mostra come siano l'industria (soprattutto manifatturiera) e soprattutto i servizi (in particolare credito ed attività immobiliari) ad alimentare ilvalore aggiunto provinciale.
Sorprendentemente ilCensis Pesaro annovera la tranquilla provincia tra le prime inItalia per presenza di crimine associato, dovuto principalmente allacaccia di frodo. Il rapporto fra il numero di delitti denunciati su popolazione risulta in linea con la media nazionale. Elevato è il numero di incidenti stradali per mille abitanti (4,8 attuale a fronte del 4,28 nel 2007 e del 3,87 nazionale che vale a Pesaro e Urbino il 32º posto tra tutte le province) con una quota di incidenti mortali del 1,86% (2,04% per l'Italia) stabile rispetto al semestre precedente. Lievemente più consistente rispetto alla media nazionale la percentuale di decessi per disturbi al sistema cardiocircolatorio (41,3%), mentre in linea con la media nazionale sono i decessi per tumori (30%). Tranne per la dotazione per strutture sanitarie, tutti gli indicatori sociali hanno fatto rilevare nel periodo considerato un sensibile miglioramento pur rimanendo al di sotto della media nazionale, l'unico indice ad essere superiore a 100 e quello relativo alle strutture per l'istruzione pari ad un eccellente 204,8 stabile che pone la provincia al terzo posto nazionale.
Nonostante le caratteristiche del territorio, prevalentemente boscoso, il settore agricolo è piuttosto rilevante, soprattutto nelle colline preappenniniche.
In passato l'agricoltura era soprattutto di sopravvivenza, ma dall'ultima parte del Novecento la frutticoltura, la cerealicoltura, l'orticoltura e la viticoltura hanno assunto una particolare importanza.
Infatti il comparto agricolo più importanti è diventato quello cerealicolo e orticolo. La produzione numericamente più rilevante è relativa alleinsalate.
Alcune aree sono interessate dalla coltivazione degli ortaggi (patata, carota, cavolo cappuccio, zucchina, radicchio, sedano, cipolla). Molto importante (anche se in termini nazionali quantitativamente modesta) la produzione di uva, da cui si ricavano vini di alta qualità.
Storicamente molto significativo l'allevamento, in passato uno dei mezzi di sostentamento più importanti nelle vallate appenniniche. Il settore zootecnico più rilevante è relativo al pollame con presenza significativa di allevamenti di razze bovine autoctone come la Marchigiana o Romagnola ed equine come il cavallo del Catria.
Losfruttamento forestale ecologico e lasilvicoltura, soprattutto nelle aree più interne nell'Appennino è rilevante e sostanzialmente portato avanti da piccole aziende solitamente a carattere familiare.
Il turismo nella provincia assume un ruolo primario nell'economia del territorio, le principali attrazioni sono ilmare el'Appennino.Le spiagge di Gabicce Mare, Pesaro, Fano e Marotta, poste in continuazione del litorale riminese, offrono ottimi servizi, bellezze naturalistiche e percorsi storico-culturali; la totalità delle coste della provincia è balneabile.[39] L'entroterra collinare e montuoso rappresenta un vero scrigno di bellezze culturali e paesaggistiche come laRocca di Gradara,Mondavio,Sassocorvaro,Fossombrone,Cagli, i musei, le chiese ed i reperti archeologici di Fano, Urbino, Pesaro ecc. La città diUrbino, consideratapatrimonio dell'umanità dall'UNESCO emonumento nazionaleitaliano, è sicuramente una meta privilegiata. Gabicce Mare fa parte dellaRiviera romagnola.
I comuni della provincia si possono dividere in varie aree, in base all'appartenenza alleUnioni dei comuni (tra cui le Unioni montane) ed alle exComunità montane.
Maurizio Landolfi,Adriatico tra IV e III secolo a.C. L'Erma di Bretschneider, 2000 (pagina 36)
^Venceslas Kruta,I Senoni nel Piceno, in AA.VV.,Piceni. Popolo d’Europa, Roma, De Luca, 1999, (pagina 175).ISBN 9788880164326.
^Tito Livio,Periochae XV: "Colonia(e) deducta(e) Ariminum in Piceno [...]".
^Lorenzo Braccesi,Hellenikòs Kòlpos: supplemento a Grecità adriatica L'erma di Bretschneider, 2001 (pagina 110, testo consultabile su Google libri).Per approfondimenti si veda l'ampia monografia: Ulrico Agnati,Per la storia romana della provincia di Pesaro e Urbino Archiviato il 23 gennaio 2019 inInternet Archive. "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 1999. Inoltre vedi: Luca Antonelli,I Piceni: corpus delle fonti. La documentazione letteraria, editrice L'Erma di Bretscneider, 2003; Adam Ziólkowski,Storia di Roma, Pearson Italia S.p.a., 2006
^abI referendum di distacco-aggregazione previsti dall'art. 132 della costituzione sono approvati qualora voti in senso favorevole un numero non inferiore alla maggioranza degli aventi diritto. (Legge 25 maggio 1970, n. 352, articolo 45)
^abReferendum consultivo 9 e 10 marzo 2008, suprefettura.it, Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo di Pesaro-Urbino, 16 ottobre 2008.URL consultato il 29 aprile 2022(archiviato il 1º maggio 2022).
^rif. Delibera del Consiglio provinciale 31 luglio 1991, n. 172
^abcAA. VV.,Conoscere l'Italia – vol. Marche, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1982, p. 64; Le Regioni d'Italia, Vol X Collezione diretta daRoberto Almagià, pubblicazione sotto gli auspici del Comitato Nazionale per la celebrazione del centenario dell'Unità d'Italia, 1961.
^Pellegrini, carta dei dialetti d'Italia; AA. VV.Conoscere l'Italia vol. Marche (Pag. 64), Istituto Geografico De Agostini – Novara – 1982; Le Regioni d'Italia, Vol X Collezione diretta da Roberto Almagià, Pubblicazione sotto gli auspici del Comitato Nazionale per la celebrazione del centenario dell'Unità d'Italia, 1961
Ingrassetto sono indicate le province il cuicapoluogo è anche capoluogo di regione; incorsivo sono indicate le città metropolitane. Per quanto riguarda leregioni a statuto speciale, in Valle d'Aosta le funzioni della provincia sono espletate direttamente dalla regione; in Trentino-Alto Adige le province sono enti autonomisui generis; il Friuli-Venezia Giulia è diviso inenti di decentramento regionale e la Sicilia inliberi consorzi comunali