Confinava a nord con laprovincia di Messina (il cui confine era segnato in buona parte dal corso delfiume Alcantara), ad ovest con laprovincia di Enna equella di Caltanissetta, a sud con quelledi Ragusa (il cui confine era segnato in buona parte dal corso del fiume Dirillo) edi Siracusa. Il territorio provinciale, data la sua vastità territoriale, comprendeva diverse aree storicamente distinte, quali l'Acese (a est, con capo comprensorio attestabile nella città diAcireale) e la costa jonico-etnea (a nord-est, con capo comprensorioGiarre), ilCalatino-Sud Simeto (a sud, con capo comprensorioCaltagirone, la città più popolosa e rilevante della zona), l'area dell'Etna occidentale (a nord-ovest, con capo comprensorioPaternò, la città più grande dell'area) e l'Area metropolitana di Catania.
La provincia, e in particolare la città di Bronte durante l'impresa dei Mille furono teatro di un episodio controverso, noto come laRivolta di Bronte. Nell'agosto del1860, i contadini di Bronte si ribellarono occupando le terre dei latifondisti, dando credito alle promesse di equa ripartizione delle terre da parte diGaribaldi. La rivolta fusoppressa nel sangue daNino Bixio forse perché timoroso di un'eventuale rivoluzione repubblicana.
A seguito dell'unificazione d'Italia con la creazione della provincia etnea del nuovo regno, con R.D. n. 929 del 16 ottobre1862, anche la Camera consultiva di commercio venne trasformata inCamera di Commercio ed Arti e nel dicembre dello stesso anno istituita laBorsa valori. Fu un risultato brillante per l'economia della provincia attirando gli investimenti di finanzieri del più ricco nordEuropa interessati all'attività mineraria zolfifera che facendo capo al porto di Catania ne permetteva l'agevole esportazione. Vennero quindi impiantatebanche e finanziati progetti diferrovie minerarie. La crescita economica e sociale si riscontrava soprattutto nel capoluogo,Catania che alla fine dell'Ottocento appariva dotata di una veste cittadina molto elegante, pur con differenze macroscopiche riguardo ai quartieri di sud-ovest, quelli classici dell'immigrazione della manodopera. Glianni settanta delXIX secolo vedono Catania divenire la capitale dello zolfo isolano; le ferrovie attirano ormai sulla città e sul suo porto anche gli zolfi diVillarosa che prima venivano trasportati adAgrigento e anche grazie a questo il porto di Catania ottiene la categoria di porto di 1ª classe in virtù del volume di merci movimentate. Oltre 20.000 tessitori ormai lavoravano nelle filande del capoluogo, immigrati da tutta la provincia e ilBanco di Sicilia vi aprì la sua prima filiale. La popolazione di Catania passò dai 52 000 abitanti del1834 ai 101.000 del1881. Un rapporto del1887 del Gentile Cusa registra l'assenza di emigrazione verso l'estero dalcatanese, a differenza del resto della Sicilia.
Verso la fine del secolo, anche grazie all'apporto di capitale straniero e ai finanziamenti delle banche, si svilupparono le raffinerie di zolfo e le industrie chimiche a esso collegate, le attività molitorie, come i grandi Mulini Prinzi che importavano grano ed esportavano farine; il cotonificio De Feo impiegava oltre 480 addetti e nel1897 produceva 1500 kg di filati al giorno; estesa era anche la produzione di mobili e dicarrozze. La fine del secolo vide anche la costruzione dellaFerrovia Circumetnea che trasportava merci e viaggiatori dalle zone attorno all'Etna verso Catania e il suo porto e contribuiva all'export dei vini etnei tramite ilporto di Riposto. Vengono anche approntati progetti dilinee tranviarie a servizio delle zone minerarie come latranvia a vapore Raddusa Scalo-Assoro Scalo-Sant'Agostino e in seguito latranvia elettrica Catania-Acireale.
Nei primi decenni delNovecento il movimento complessivo delle merci nel porto, indice di sviluppo e benessere della provincia e dell'area siciliana orientale, era in netta crescita e Catania divenne il riferimento economico dell'intera Sicilia con lo sviluppo nel campo industriale, nelle concerie e nel tessile, ma soprattutto nella raffinazione e commercializzazione dello zolfo che proveniva dall'interno e gravitava per la maggior parte nel capoluogo tanto da far parlare di Catania come dellaMilano del Sud. Secondo una statistica di fine secolo la provincia di Catania esportava zolfi, cereali e frutta dal porto di Catania e vini dal porto di Riposto verso le destinazioni di U.S.A., Francia, Austria e Gran Bretagna e importava cotone grezzo e ferro dalla Gran Bretagna, pelli per le concerie dalla Francia, lana da Austria e Francia, grano dalla Russia e alcool dagli Stati Uniti.
Nell'antichità lo zolfo grezzo veniva raffinato fuori dalla Sicilia. In seguito si iniziò a raffinarlo sul luogo di produzione e Catania divenne il polo di raffinazione del prezioso prodotto. Tra le ragioni che motivarono questa scelta il fatto che a Catania c'era la ferrovia e si stava costruendo il nuovo porto. Alla fine dell'Ottocento erano attive in Sicilia 500 miniere e l'indotto dava lavoro a oltre 200.000 persone.Così accanto alla ferrovia, a Catania sorse la città dello zolfo, a nord della stazione lungo la via Messina con forni di fusione e mulini di raffinazione in grandi capannoni rettangolari con le ciminiere in mattoni alte anche trenta metri. Le raffinerie di zolfo furono costruite fino al 1905, anno in cui l'applicazione, negli USA, del metodo Frasch che estraeva lo zolfo già fuso dal sottosuolo dagli immensi giacimenti solfiferi texani, causò la fine del sogno siciliano e dello sviluppo industriale zolfifero della provincia di Catania. La produzione del "fiore di zolfo" ebbe il suo massimo nel 1899 quando la produzione siciliana raggiunse gli 8/10 di quella mondiale, grazie alle estrazioni massicce condotte nellaSicilia interna, soprattutto nelle grandiminiere diPasquasia, di Floristella e di Grottacalda.Le ciminiere, oggi restaurate a cura della provincia regionale di Catania, danno nome al centro fieristico e congressuale sito nell'attuale viale Africa, esempio mirabile di archeologia industriale.
Lo scoppio della prima guerra mondiale fece crollare rapidamente il traffico mercantile a causa della chiusura dei mercati orientaliImpero ottomano interessati dall'economia catanese e del traffico marittimo con l'Austria. La città e l'intera provincia entrarono quindi in una seria crisi. Anche il commercio dello zolfo andava sempre più ridimensionandosi a causa della concorrenza dello zolfo del Texas prodotto con metodi più moderni e a costi inferiori.
A Catania infine già nel primo decennio del Novecento, agli albori del cinema, sorsero varie case di produzione cinematografica: "Morgana film" (da non confondersi con un'omonima società costituita a Roma), "Etna film", "Katana film", "Sicula film" e "Jonio film". La produzione cinematografica di Catania durerà però solo pochi anni. Vennero presto favorite e finanziate altre sedi e il settore entrò in crisi.
Nel primo dopoguerra vennero individuati alcuni punti fermi per il rilancio dell'economia con un vasto programma di bonifiche e raccolta e canalizzazione dell'acqua d'irrigazione e nella produzione indispensabile di energia elettrica. Vennero quindi approntate e messe in opera le bonifiche del Pantano d'Arci, delBiviere di Lentini, e del corso dell'altoSimeto. Importanti fattori di ripresa dello sviluppo furono inoltre gli interventi di riassetto delporto di Catania con la costruzione del nuovo molo centrale e di attrezzature per il carico e lo scarico delle navi.Il periodofascista produsse comunque globalmente una terziarizzazione della società catanese e a una stagnazione produttiva della provincia, anche a causa della perdita dei suoi commerci verso i paesi esteri, con i quali le relazioni diventavano sempre più difficili a causa dell'embargo e dalla perdita dei mercati orientali seguita ai mutati assetti politici del dopoguerra.
Nel1927 la provincia di Catania venne anche decurtata di una parte del suo territorio nell'ambito della creazione della nuovaprovincia di Castrogiovanni (poi Enna) perdendo la sua giurisdizione sui comuni della sponda occidentale delSimeto fino aNicosia e dellaPiana di Catania oltreCatenanuova.
Nel novembre del1928 un'eruzione dopo aver minacciato i centri diSant'Alfio e Nunziata, investì e sommerseMascali. L'eruzione provocò ingenti danni all'economia agricola e la chiusura della tratta dellaFerrovia Circumetnea e della direttrice Catania-Messina delleferrovie e la strada carrabilestatale. La cittadina mascalese venne quindi interamente ricostruita in un'area adiacente, nello stile dell'allora nascente regimefascista.
Il secondo conflitto mondiale interessò particolarmente l'area dell'ex provincia quando, a seguito dellosbarco in Sicilia, da parte delle truppe statunitensi nel1943, fu sottoposta a intensi e disastrosi bombardamenti alleati che distrussero gravemente le infrastrutture portuali e ferroviarie nelle due direttrici fondamentali Catania–Palermo e Catania–Messina e Siracusa. Bombardati e distrutti anche gli aeroporti di Catania, Gerbini eVizzini. La dura resistenza prima alla piana di Catania e poi sull'asseTroina –Randazzo –Mar Ionio (direttrice della ritirata della divisione tedesca di SS "Göring") oltre a migliaia di vittime di entrambe le parti lasciò il territorio provinciale e cittadino in condizioni disastrose. Proprio il territorio provinciale vide perpetrarsi la prima rappresaglia nazista nei confronti della popolazione civile italiana: laStrage di Castiglione.Dopo il greve periodo dell'occupazione alleata, nel quale si pensò piuttosto alla sopravvivenza e nel quale ebbero origine attività, non proprio pulite di mercato nero, iniziò la ricostruzione. La fine del regime e il caos politico seguito allacaduta di Mussolini, fecero risorgere le istanze autonomiste e proprio Catania divenne una delle roccaforti dell'EVIS. L'esercito autonomista, che aveva la sede operativa nel capoluogo, vi organizzò la lotta armata e i sabotaggi sino al 17 giugno1945, quando, in uno scontro a fuoco con i carabinieri in contrada "Murazzu ruttu" (Randazzo) veniva uccisoAntonio Canepa, insieme con altri due esponenti.La I legislatura dell'Italia repubblicana fu caratterizzata dall'opera di ricostruzione e dalla realizzazione di un piano di riforme. La legge n. 43 del 28 febbraio1949, tramite ilPiano INA-Casa, favorì il rilancio dell'attività edilizia, la riduzione della disoccupazione con la costruzione di alloggi popolari.Un'altra riforma fu quellaagraria del1950 predisposta daAntonio Segni, ministro dell'Agricoltura che il 27 dicembre, laRegione Siciliana, con un'altra legge di riforma, adeguò al territorio dell'isola. Vennero espropriati ettari ed ettari di terreni realizzando così uno degli obiettivi politici diDe Gasperi: creare una classe di piccoli proprietari, migliorare le arcaiche condizioni dell'agricoltura in alcune parti del paese.LaCassa per il Mezzogiorno fu l'altra riforma approvata all'inizio degli anni cinquanta. Il disegno di legge, che fu deliberato dal Consiglio Nazionale dellaDemocrazia Cristiana presieduto da donLuigi Sturzo, produsse la legge 10 agosto1959, n. 646. Essa prevedeva un programma finalizzato di lavori pubblici per un decennio e individuava, come priorità, la sistemazione idraulico-forestale e la bonifica, anche per favorire la riforma fondiaria e assicurare lo sviluppo del meridione.Vennero così costituiti consorzi ed enti di bonifica per completare i mai finiti progetti dell'anteguerra; Ilconsorzio di bonifica del Simeto rese utilizzabili nuove aree da coltivare, canalizzando le acque irrigue e regolò il corso dei fiumi principali che straripando periodicamente riformavano i pantani di sempre, nella Piana di Catania. Neglianni cinquanta nacque laZona industriale di Catania in quello che era stato ilPantano d'Arci, l'edilizia iniziò a svilupparsi su larga scala costituendo le basi per un settore ancor oggi trainante attraendo tuttavia sempre più popolazione, in cerca di lavoro, verso la città di Catania. A seguito della riforma agraria vennero spezzettati i vecchi latifondi e costruite migliaia di case coloniche nella piana di Catania; tuttavia l'esiguità dei frazionamenti non sortirà l'effetto sperato e molte case coloniche verranno abbandonate non molti anni dopo a causa dell'emigrazione verso il nord Italia e spiccatamente a Milano e a Torino. Le aree ricche saranno ancora quelle della produzione agrumaria della zona pedemontana dell'Etna e delle colline a sud della piana.
Lo stemma era stato concesso con regio decreto del 7 luglio 1883.[8]
«Inquartato: il 1° di Catania (d'azzurro, all'elefante d'oro, passante); il 2° di Caltagirone (d'argento, alla croce di rosso); il 3° di Nicosia (di rosso, alla croce d'argento); il 4° di Acireale (d'azzurro, al castello torricellato di due pezzi, la torricella a destra cimata da un pennone bifido, quella a sinistra da un leone nascente, il tutto d'oro). Ornamenti esteriori da Provincia.»
Lo scudo riuniva gli stemmi dei capoluoghi dei circondari originari, compreso Nicosia, ceduto nel 1927 alla provincia di Enna.
Con l'unità d'Italia la provincia di Catania, come tutte le province italiane, fu affidata a unprefetto. Solo dal1889 il presidente delladeputazione provinciale fu scelto dalConsiglio provinciale, che era un organismo distinto: elenchi che mischino i due organi sono totalmente erronei.
Dal 19 ottobre1946 a capo della provincia vi fu un commissario prefettizio e si successero Umberto Mondio e Salvatore Ferro, fino al 18 giugno 1947. La provincia venne poi retta da un Delegato Regionale Provvisorio fino al 22 dicembre 1964.
Nel1964 il governo regionale siciliano decise di creare un consiglio di secondo grado dei liberi consorzi scelti dai consiglieri comunali, e nel1970 si arrivò alla restaurazione della vita democratica nelle province convocando per la prima volta le elezioni, omologandosi al resto d'Italia.
Il 28 marzo2014 fu disposta la soppressione delle nove Provincie Regionali, sostituite da "Liberi Consorzi Comunali ", in seguito all'entrata in vigore della legge approvata dall'Assemblea Regionale Siciliana il 12 marzo 2014.[17] Un'ulteriore legge regionale avrebbe disciplinato compiti e funzioni di questi nuovi Enti, mentre ogni Provincia è stata, nel frattempo, retta da un Commissario straordinario nominato dalla giunta regionale.[18] Dal 2015 l'ente è stato definitivamente sostituito dallaCittà Metropolitana di Catania, in base alla L.R. 15 del 4 agosto 2015.
Aa.Vv.,Guida di Catania e provincia, Catania, Giuseppe Maimone Editore, 1994,ISBN88-7751-082-X.
Elisa Bonacini,Il territorio calatino nella Sicilia imperiale e tardoromana, collanaBritish Archeological Reports, International Series BAR S1694, Oxford, Archaeopress, 2007,ISBN978-1-4073-0136-5.
Attilio L. Vinci,Magica Sicilia, Alcamo (Trapani), Campo Editore, 2018,ISBN978-88-943699-1-5.