Con l'espressioneprostituzione maschile si indica l'attività di uomini che offrono prestazioni sessuali dietro pagamento di un corrispettivo in denaro, nei confronti di una clientela che può essere sia maschile sia femminile. Rispetto alle lavoratrici sessuali donne, i lavoratori uomini sono stati molto meno studiati dai ricercatori, e se alcuni studi suggeriscono che vi siano differenze tra questi due gruppi nell'ambito lavorativo, si ritiene siano necessarie ulteriori ricerche[1].
I lavoratori sessuali (sex workers) maschi sono chiamati con vari appellativi ed eufemismi comeaccompagnatori,gigolò,rent-boy ("ragazzo in affitto"),modelli,massaggiatori ehustler (slangamericano)[2]. Un uomo che non si consideraomosessuale, ma che si rende disponibile ad avererapporti sessuali con clienti di sesso maschile per soldi, è talvolta chiamatogay for pay (lett. "omosessuale per la paga") orough trade ("commercio scabroso"), mentre chi vende prestazioni sessuali a donne viene spesso chiamatogigolò oaccompagnatore.
I clienti, specialmente quelli che raccolgono i prostituti per la strada o nei bar, sono a volte chiamatijohns otricks[3]. Coloro che lavorano nell'ambito della prostituzione, in particolar modo quella di strada, a volte si riferiscono alla loro attività usando l'espressioneturning tricks.
La figura del protettore è relativamente rara nella prostituzione maschile inOccidente, dove la maggior parte degli uomini che si prostituiscono generalmente lavora in modo indipendente o, meno frequentemente, attraverso un'agenzia[4].
Storia della prostituzione maschile nelle diverse culture
Un uomo cerca di sollecitare un giovane a un rapporto sessuale in cambio di una borsa di monete. Vaso greco del V sec. a.C. conservato alMetropolitan Museum.
La prostituzione maschile è stata rintracciata in tutte le culture avanzate.[5]
Nell'Antico Testamento si attesta che la cosiddetta "prostituzione sacra", ovvero la pratica di vendere favori sessuali in luoghi sacri, era praticata nel mondo antico sia da uomini sia da donne.[6] La presenza di prostituti maschi è attestata, tra molte altre fonti antiche della cultura greco-romana, anche nelNuovo Testamento: le parole greche utilizzate daPaolo di Tarso in 1Corinzi 6:9-10, malakoi e arsenokoitai (maschio da letto) si riferirebbero alla prostituzione maschile.
Secondo l'estetica erotica del mondo greco, l'unico periodo della vita durante il quale era auspicabile e accettato socialmente intrattenere commercio sessuale con uomini adulti era quello adolescenziale tra lapubertà e lo spuntare della primabarba: tale attività era pertanto limitata all'età che andava tra i 12 e i 20 anni.
NellaGrecia antica i prostituti erano in genereschiavi o persone che avrebbero potuto perdere i loro diritti civili[4]. Uno dei casi più noti è quello diFedone di Elide, un giovane catturato durante laguerra del Peloponneso: ridotto in schiavitù e portato adAtene, fu in seguito costretto a prostituirsi. Fu alla fine riscattato per diventare allievo diSocrate e dare così il suo nome alFedone diPlatone (racconta in parte la vita del bel giovane ancheMary Renault in uno dei suoi romanzi storici,Le ultime gocce di vino).
Nella commedia diAristofane intitolataPluto si ironizza su una donna di età avanzata, che spende il suo intero patrimonio per pagare un giovane amante, che ora la rifiuta. Nel libroContro TimarcoEschine attacca l'avversario politico accusandolo di aver praticato la prostituzione durante la giovinezza. L'autore diepigrammiStratone di Sardi fa riferimento al pagamento di cinque dracme per poter ottenere i servizi sessuali di un giovane prostituto.
Sia l'antica Grecia, come detto, sial'antica Roma hanno visto la presenza dibordelli maschili.[4]
La morale romana imperiale cominciò a mutare a partire dal IV sec., quandoAmmiano Marcellino critica aspramente i costumi sessuali di una tribù barbara che vive tra iCarpazi e ilmar Nero, a suo dire propugnatrice dellapederastia greca.[7] Nel 342 gli imperatoriCostantino II eCostanzo II introducono una legge che punisce la passività sessuale maschile con lacastrazione: tale disposizione legale è stata poi ampliata nel 390 daTeodosio il Grande con il divieto della prostituzione omosessuale maschile nei bordelli. Nel 533 infineGiustiniano I decretò come punizione di tutti gli atti sessuali mercenari e omosessuali in genere la castrazione e lamorte sul rogo[8].
Nel mondo arabo pre-islamico la prostituzione maschile era presente e ha continuato a essere tollerata fino al primoMedioevo: in epoca moderna è un fatto raro anche se non impossibile.[9] Servizi sessuali erano spesso svolti dagli addetti aglihammam, ossia i bagni turchi, e dai massaggiatori che vi lavoravano all'interno.
I sacerdotishintoisti eZen giapponesi avevano il divieto di intrattenere rapporti sessuali con le donne, ma avevano il permesso di utilizzare i servizi di giovani prostituti maschi.[10]
La prostituzione maschile, sia nell'Antica Cina sia in Giappone era intimamente interconnessa col mondo del teatro, dove i ruoli dei personaggi femminili sono sempre stati interpretati da attori maschi: questi, addestrati fin dalla primissima infanzia a comportarsi come femmine, diventavano poi a partire dall'adolescenza il nucleo principale della prostituzione maschile in quei paesi.
Gli attori-prostituti del teatroKabuki sono stati i primi a esser denominatiKagema; esemplare a tal riguardo l'interpretazione cinematografica che è stata fatta di questa tradizione inAddio mia concubina. I giovani prostituti maschi durante tutto ilperiodo Edo della storia giapponese erano universalmente conosciuti proprio con l'epiteto di Kagema e i loro clienti erano soprattutto ricchi signori feudali e uomini adulti[11]
InIndia sono definitiHijra i travestiti o transessuali che, spesse volte, si dedicano alla prostituzione: ancor oggi in occasione di matrimoni e nascite vengono chiamati a celebrare il felice evento con danze rituali sacre in quanto portatori di buona fortuna.
Ci sono evidenze storiche date da atti processuali e indagini che descrivono la prostituzione maschile già nel tardoXVII secolo in quelli che oggi sono gliStati Uniti d'America. Con l'espansione delle aree urbane e l'aggregazione delle comunità gay verso la fine delXIX secolo, la prostituzione uomo/uomo è diventata più evidente, includendo bagni, bordelli come la "Paresis Hall" nel quartiereBowery diNew York, e i bar in cui le cosiddette "fate" sollecitano sessualmente altri uomini e ricevono una commissione per la vendita di bevande[12].
ACuba i prostituti maschi sono chiamatiJinetero, letteralmente "fantini"; mentre nei paesi caraibici i giovani prostituti maschi reclutati lungo le spiagge da una clientela composta da entrambi i sessi vengono chiamatiSandy-panky.
Nella sua autobiografia intitolata "The First Lady" la modellatransessualeApril Ashley cita il suo ex marito Arthur Corbett, terzo barone di Rowallan, appassionato dicrossdressing, il quale ancora nei primi anni sessanta affermava di frequentare bordelli maschili in cui pagava i ragazzi per travestirsi da donna e poi masturbarlo.[13] NelRegno Unito gli atti omosessuali maschili non sono stati legalizzati fino al 1967.
La maggior parte delle grandi città hanno una o più aree utilizzate dai prostituti di strada che offrono i propri servizi a potenziali clienti che passano in automobile.
I prostituti possono anche lavorare insaune gay,sex shop osex club privati, oltre che frequentare bar e discoteche; ma solitamente in tali luoghi l'esercizio della prostituzione è vietato dai gestori e proprietari.
Donne benestanti di mezza età provenienti dai paesi occidentali possono recarsi all'estero in cerca di compagnia sessuale maschile;[15] la prostituzione maschile al servizio di donne è diventata ad esempio sempre più visibile inIndia, con relativi pericoli di violenza e ricatti.[16][17]
Il termine toy boy è un termine inglese, letteralmente "ragazzo giocattolo", che oggi indica un ragazzo solitamente giovane, bello e attraente che accompagna a vario titolo e in vario modo una donna. Solitamente la relazione tra i due è di carattere sessuale.
Il termine è nato negli Stati Uniti nel XX secolo e serviva a indicare un ragazzo che era impegnato in una relazione con una donna più grande di età per motivi di soldi o di lavoro e di solito a tempo determinato, a discrezione della donna. In queste relazioni il ragazzo riveste un ruolo subalterno alla donna la quale dirige il rapporto e usa il ragazzo come un oggetto, un giocattolo sessuale. Le relazioni dei toy boy, quindi, hanno solitamente breve durata e un interesse materiale, di solito economico. Per questi motivi, i toy boy sono spesso accomunati ai gigolò e alla prostituzione maschile.
Fattori quali la differenza di età o lo status sociale ed economico tra il lavoratore sessuale e il suo cliente sono stati citati come principali fonti di critica sociale. Ciò può essere collegato anche ai rapporti amorosi che non comportano un pagamento diretto delle prestazioni sessuali, ma che può esser visto da alcuni come una forma di quasi-prostituzione in quanto vi è uno squilibrio di potere molto alto.[18] Il membro più anziano in tali rapporti può esser indicato come "sugar daddy-mommy", mentre il giovane amante può essere definito "kept boy" (ragazzo mantenuto) o "toy boy".[19]
Il prostituto maschio omarchetta è un topos letterario e cinematografico sempre più comune a partire dagli anni sessanta, soprattutto in film e libri con una prospettiva gay. Viene spesso rappresentato come una figura tragica, come inMysterious Skin in cui unadolescente omosessuale si trova ad aver alle spalle una storia di abusi.
Anche se meno frequente, il prostituto con una clientela esclusivamente femminile viene generalmente rappresentato come meno tragico rispetto alla marchetta gay: inBelli e dannati si narra dell'amicizia tra due prostituti, di cui solo uno è omosessuale, mentreGigolò per sbaglio racconta in tono farsesco l'esperienza di un uomo comegigolò.
^Homosexuality. A history, Colin Spencer, 1996, Londres: Fourth Estate, id = 1-85702-447-8.
^Gleich und anders, Robert Aldrich (a cura di), 2007, Hamburgo: Murmann, id = 978-3-938017-81-4.
^Dunne, BrucePotere e sessualità in Medio Oriente 1998. "I prostituti maschi possono accettare di vendere i loro favori per denaro piuttosto che piacere, i bambini possono essere usati come strumenti sessuali senza per questo perdere la loro potenziale virilità; invece per un uomo adulto il desiderio di essere penetrato viene ritenuto del tutto inspiegabile ed è quindi considerata una prova di pazzia. Avere rapporti sessuali con ragazzi o veri e propri prostituti viene parzialmente tollerato in quanto non mette minimamente in discussione il rapporto di potere esistente, cioè quello del dominio maschile (non ne viene indebolita la posizione pubblica come veri uomini); inoltre non minaccia in alcun modo i valori sociali più importanti: laverginità femminile e l'onore familiare".
^See, for example,European Network Male Prostitution Activity Report, November 2003Archiviato il 21 febbraio 2007 inInternet Archive., "Practical experiences of Men in Prostitution" (Sweden, Denmark, Stockholm), pp. 23–26: "Tutti gli uomini intervistati in Danimarca sono consapevoli della percezione negativa data dalla società nei riguardi della prostituzione e di fare tutto il possibile per coprirla e mascherarla. Come risultato, essi vivono una doppia vita e creano sempre più distanza con la società in generale. Isolamento e la sofferenza di non avere nessuno per condividere la propria realtà di prostituzione è un'esperienza comune. Alcuni uomini descrivono di come i clienti sono il loro rapporto sociale principale o addirittura unico, e considerano le loro amicizie sessuali come vere e proprie relazioni o i clienti come figure paterne."
^see Dynes,supra, per una discussione sulla sottile linea di demarcazione intercorrente tra "kept boys" e la prostituzione effettiva.
AA. VV.,Sex Industry. Profili economici e sociali della prostituzione, (a cura di Guido Signorino, Pietro Saitta e Mario Centorrino), edito da Think Thanks, Napoli, 2009, pg. 208,ISBN 9788896367001.
AAVV;"Porneia: voci e sguardi sulle prostituzioni" (Associazione On the Road), Padova, Il poligrafo, 2003, pg. 286 (collana Politiche sociali e sanitarie),ISBN 9788871153438.
Edoardo Ballone,Uguali & diversi: i travestiti come e perché, Milano 1978.
Gavina C.,Senza patente, Bompiani, Milano 1976 (autobiografia di un travestito).