La sua opera più famosa èSe questo è un uomo, il resoconto delle proprie esperienze nell'anno vissuto nel campo di concentramento nella Polonia occupata dai nazisti: il libro è considerato un classico della letteratura mondiale. Laureato inchimica, pubblicò il libroIl sistema periodico, una raccolta di racconti principalmente autobiografici, nel quale ogni capitolo ha il nome di un elemento chimico, che svolge un ruolo preciso all'interno della storia; anche in altre sue opere appaiono riferimenti diretti e indiretti a questa scienza.[4]
Levi morì per le ferite riportate nella caduta dalle scale dello stabile dove viveva. La sua morte fu ufficialmente rubricata come suicidio.
Primo Levi nacque a Torino - in un appartamento di Corso re Umberto 75 dove abiterà per tutta la vita[5] - il 31 luglio1919, figlio primogenito di Cesare Levi (1878-1942) ed Ester Luzzati (1895-1991),[6] sposatisi nel 1918 e appartenenti a famiglie di origini ebraiche. I suoi antenati erano ebrei piemontesi provenienti dalla Spagna e dalla Provenza;[7] il nonno paterno era un ingegnere civile, il nonno materno un mercante di stoffe. Il padre Cesare, ebreo praticante,[8] laureato in ingegneria elettrotecnica (nel 1901) e dipendente della società Ganz, era spesso lontano dalla famiglia per ragioni di lavoro, principalmente all'estero (in particolare in Ungheria). Nondimeno esercitò sul figlio una profonda influenza, trasmettendogli gli interessi per la scienza e la letteratura (Levi raccontò che il padre gli aveva comprato un microscopio e regalato molti libri) che diverranno tratti salienti della personalità di Primo Levi, nonché elementi della sua futura produzione letteraria. Nel 1921 nacque la sorella Anna Maria, cui Levi restò molto legato per tutta la vita.[9]
Primo Levi assieme alla sorella Anna Maria nel 1928 aTorre Pellice
Dopo le scuole elementari presso la scuola Rignon di via Massena, ricevette lezioni private per un anno; era di salute cagionevole. Nel 1930 s'iscrisse alGinnasio D'Azeglio di Torino e successivamente, tra il1934 e il1935, frequentò illiceo, noto per aver annoverato negli anni precedenti tra i propri insegnanti e studenti diverse figure distintesi per la loro opposizione al regime fascista, tra cuiAugusto Monti,Franco Antonicelli,Umberto Cosmo,Norberto Bobbio,Zino Zini eMassimo Mila. Levi era uno studente con un buon rendimento, timido e diligente, molto interessato a biologia e chimica, meno a storia e italiano; manifestò insofferenza per l'astratto sapere letterario che gli veniva insegnato. Strinse amicizia con alcuni compagni di corso (in particolare con Mario Piacenza) accomunati dall'interesse per la chimica; con altri compagni invece fondò una sorta di gruppo sportivo-fan club intitolato al corridoreLuigi Beccali.[10]
Negli anni del Ginnasio fu compagno diFernanda Pivano; nel Liceo frequentò il Corso B, solo maschile, a differenza di Fernanda Pivano che, nel corso A, ebbe come supplente di lingua italiana in Ia Liceo,Cesare Pavese;[11] Levi fu allievo diAzelia Arici, con cui rimase in contatto nel corso della sua vita e cui dedicò un necrologio pubblicato sul quotidianoLa Stampa.[12] Nel corso del liceo nacque il suo amore per la montagna. Nel 1936-1937 fu uno dei redattori del numero unico delD'Azeglio sotto spirito, rivista della scuola, su cui pubblicò la sua prima poesiaVoi non sapete studiare, in cui racconta le sue disavventure nel tentativo di raccogliere un erbario su indicazione della professoressa di scienze.[13] In quel periodo maturerà in Levi l'intenzione d'intraprendere una carriera nella chimica, annunciando la propria decisione in tal senso al padre nel giorno del suo sedicesimo compleanno, il 31 luglio 1935.[10]
Negli anni giovaniliLevi presso la tenuta della nonna aSuperga, qualche mese prima dell'arresto
Nel 1937, dopo essere stato rimandato in italiano a giugno, si diplomò alLiceo classico Massimo d'Azeglio, superando l'esame di maturità a settembre,[14][15] e si iscrisse al corso di laurea inchimica presso l'Università di Torino. Il padre di Primo si era iscritto di malavoglia al partito fascista. Nel novembre del 1938, entrarono in vigore in Italia leleggi razziali dopo quelle in Germania, dove già l'antisemitismo si era manifestato attraverso atti di violenza e sopraffazione. Tali leggi avevano introdotto gravi discriminazioni ai danni dei cittadini italiani che ilregime fascista considerava "di razza ebraica". Le leggi razziali ebbero un determinante influsso indiretto sul suo percorso universitario e intellettuale.
«Nella mia famiglia si accettava, con qualche insofferenza, il fascismo. Mio padre […] si era iscritto al partito di malavoglia, ma si era pur messo la camicia nera. Ed io fuibalilla e poiavanguardista. Potrei dire che le leggi razziali restituirono a me, come ad altri, il libero arbitrio.[16]»
Le leggi razziali precludevano l'accesso allo studio universitario agli ebrei, ma concedevano di terminare gli studi a coloro che li avessero già intrapresi. Negli anni dell'università frequentò circoli di studenti antifascisti; leggeva Darwin, Mann, Tolstoj. Pur in regola con gli esami, a causa delle leggi razziali ebbe difficoltà a trovare un relatore per la sua tesi, finché nel1941 si laureò con lode, con una tesi compilativa in chimica (L'inversione di Walden, relatore il professoreGiacomo Ponzio[17])[18]: in realtà discusse una tesi e due sottotesi, una delle quali, in fisica sperimentale, avrebbe dovuto essere la tesi principale se agli ebrei non fosse stato impedito di svolgere ricerca in laboratorio. Il diploma di laurea riporta la precisazione «di razza ebraica».
In quel periodo suo padre si ammalò ditumore. Le conseguenti difficoltà economiche resero affannosa la ricerca di un impiego. Levi fu assunto in maniera semi-illegale da un'impresa (non appariva ufficialmente nei libri paga, pur lavorando in un laboratorio), con il compito di trovare un metodo economicamente conveniente per estrarre le tracce dinichel contenute nel materiale di scarto di una cava d'amianto presso Lanzo (l'Amiantifera di Balangero, anche se Levi, nel suo raccontoNichel, non la nomina mai). A questo periodo si fanno con probabilità risalire i primi esperimenti letterari come la poesia "Crescenzago" o il progetto di un racconto di montagna. Nel1942, si trasferì aMilano, avendo trovato un impiego migliore presso la sede milanese, situata in via Meucci aCrescenzago, dellaWander AG, una societàsvizzera produttrice di alimenti speciali e prodotti farmaceutici, dov'era incaricato di studiare alcuni farmaci contro il diabete. Qui Levi, assieme ad alcuni amici, venne in contatto con ambientiantifascisti militanti ed entrò nelPartito d'Azione clandestino.
La Resistenza e il campo di concentramento di Auschwitz
«Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di quello che eravamo, rimanga.»
Dopo l'8 settembre 1943 si rifugiò in montagna, unendosi a un nucleo partigiano operante inValle d'Aosta. Il periodo di militanza fra i partigiani delCol de Joux è stato quello che Levi stesso ha giudicato un'esperienza di giovani ben intenzionati, ma sprovveduti, privi di armi e di solidi contatti, come Levi afferma in una lettera aPaolo Momigliano Levi.[19] La sua esperienza partigiana è stata oggetto di due saggi usciti a pochi mesi di distanza nel 2013 e di una dura polemica giornalistica.[n 2] Poco dopo, all'alba del 13 dicembre 1943, venne arrestato insieme a due compagni dallamilizia fascista nel villaggio di Amay, sul versante versoSaint-Vincent del Col de Joux (tra Saint-Vincent eBrusson). Interrogato, preferì dichiararsi ebreo piuttosto che partigiano e per questo fu trasferito nelcampo di Fossoli,[20] pressoCarpi, inprovincia di Modena.
Il 22 febbraio1944 Levi e altri 650 ebrei, donne e uomini, furono stipati su un treno merci. Nel suo vagone, racconterà, c'erano 45 persone, tra cui una madre con un neonato; viaggiarono per 5 giorni e arrivarono nella notte alcampo di concentramento di Auschwitz inPolonia. Levi fu qui registrato (con il numero 174517) e subito condotto al campo di Buna-Monowitz, allora conosciuto comeAuschwitz III, dove rimase fino alla liberazione da parte dell'Armata Rossa, avvenuta il 27 gennaio1945.
Levi attribuì la propria sopravvivenza a una serie di incontri e coincidenze fortunate. Innanzitutto, leggendo pubblicazioni scientifiche durante i suoi studi, aveva appreso untedesco elementare, e riusciva quindi a comprendere gli ordini impartitigli; di grande importanza fu parimenti l'incontro conLorenzo Perrone, un civile occupato come muratore, il quale, esponendosi a un grande rischio personale, gli fece avere regolarmente del cibo. In un secondo momento, verso la fine del1944, fu esaminato da una commissione di selezione, incaricata di reclutare chimici per la Buna, una fabbrica per la produzione digomma sintetica di proprietà del colosso chimico tedescoIG Farben.
Durante una visita al memoriale del campo di Buchenwald
Insieme ad altri due prigionieri (entrambi poi deceduti durante lamarcia di evacuazione) ottenne, superato l'esame, un posto presso il laboratorio della Buna, dove svolse mansioni meno faticose ed ebbe la possibilità di contrabbandare materiale con il quale effettuare transazioni per ottenere cibo. Nel far ciò, si avvalse della collaborazione di un altro prigioniero al quale fu molto legato,Alberto Dalla Volta, anch'egli italiano. Infine, nel gennaio del1945, immediatamente prima della liberazione del campo da parte dell'Armata Rossa, si ammalò discarlattina e venne ricoverato nel Ka-be (dal tedescoKrankenbau, in italiano "infermeria del campo"); i tedeschi evacuarono il campo e abbandonarono i malati, così Levi scampò fortunosamente allamarcia di evacuazione da Auschwitz, nella quale sarebbe morto Alberto. Fu uno dei venti sopravvissuti dei 650 ebrei italiani arrivati con lui al campo.
Il viaggio di ritorno in Italia, narrato nel libro di memorieLa tregua, sarà lungo e travagliato. Levi fece l'infermiere per qualche mese aKatowice, in un campo sovietico di transito; a giugno iniziò il viaggio di rimpatrio, che si protrasse fino a ottobre: percorse un itinerario che dallaRussia Bianca lo condusse in patria attraverso Ucraina, Romania, Ungheria, Austria e Germania.[21]
Giunto aTorino, si riprese dal punto di vista fisico e riallacciò i contatti con i familiari e gli amici superstiti dellaShoah; trovò lavoro nella fabbrica di vernici Duco-Montecatini adAvigliana, vicino a Torino, da cui si dimise nel 1947.
L'esperienza nel campo di concentramento lo aveva segnato profondamente: l'incubo vissuto nellager lo spinse a scrivere un testo che testimoniasse la sua esperienza adAuschwitz, destinato a diventare infine il suo primo libro,Se questo è un uomo. Cinque capitoli della futura opera furono pubblicati tra il 29 marzo e il 31 maggio 1947 neL'amico del popolo, organo della Federazione comunista vercellese e in seguito sarebbero stati rivisti. La pubblicazione su questo periodico si deve all'interessamento diSilvio Ortona, amico dell'autore, e fu preceduta, nel numero 26 della stessa rivista uscito il 22 giugno 1946, dalla pubblicazione della poesiaBuna Lager, che di fatto segnò la prima pubblicazione in assoluto di Levi.[22] In seguito conobbeLucia Morpurgo (1920-2009) che diventò sua moglie a settembre 1947: questo incontro, insieme al lavoro di chimico, gli permise di superare il momento più doloroso del ritorno e di dedicarsi alla stesura diSe questo è un uomo. NeIl Sistema periodico Primo Levi definisce il suo scrivere "un’opera di chimico che pesa e divide, misura e giudica su prove certe, e s'industria di rispondere ai perché".[23] Nel1947 terminò il manoscritto, ma molti editori, tra cuiEinaudi, lo rifiutarono; la scelta editoriale di non accettare il testo per la pubblicazione presso Einaudi venne presa daNatalia Ginzburg, all'epoca consulente della casa editrice torinese.[24] Fu pubblicato da un piccolo editore, De Silva, a cura diFranco Antonicelli. Nonostante la buona accoglienza della critica, inclusa una recensione favorevole diItalo Calvino sul'Unità, incontrò uno scarso successo di vendita. Delle 2500 copie stampate ne furono vendute solo 1500, soprattutto a Torino.
Seduto alla scrivania mentre legge, 1960
L'opera di Primo Levi fu uno dei primissimi memoriali di deportati ebrei nei campi di sterminio nazisti. Sette furono i deportati ebrei autori di racconti autobiografici pubblicati in Italia nei primi anni del dopoguerra: Lazzaro Levi alla fine del 1945,Giuliana Fiorentino Tedeschi,Alba Valech Capozzi,Frida Misul eLuciana Nissim Momigliano nel 1946, e infine nel 1947 Primo Levi eLiana Millu. A essi vanno aggiuntiLuigi Ferri, la cui deposizione (in tedesco) è resa nell'aprile 1945 di fronte a uno dei primi tribunali chiamati a giudicare sui crimini nazisti;Sofia Schafranov, la cui testimonianza è raccolta nel 1945 in un libro-intervista diAlberto Cavaliere, eBruno Piazza, il cui memoriale, scritto negli stessi anni, sarà però pubblicato solo nel 1956.[25] Prima diSe questo è un uomo, Levi aveva scritto con il dottor Leonardo De Benedetti,[26][27] su richiesta delle autorità russe,Rapporto su Auschwitz, il primo saggio che descriveva le condizioni sanitarie nei campi di concentramento. Levi abbandonò quindi il mondo della letteratura e si dedicò alla professione di chimico. Dopo una breve esperienza come lavoratore autonomo con un amico, trovò impiego presso laSiva, una ditta di produzione di vernici diSettimo Torinese, di cui, in seguito, assunse la direzione fino al pensionamento. Nel 1948 nacque sua figlia Lisa Lorenza, nel 1957 il figlio Renzo.
Nel 1955, una mostra sulla deportazione aTorino incontrò uno straordinario riscontro di pubblico: Levi si rese conto del grande interesse per la Shoah, soprattutto tra i giovani. Partecipò a numerosi incontri pubblici (soprattutto nelle scuole). Aveva intanto riproposto nel 1955Se questo è un uomo a Einaudi, che decise di pubblicarlo nel giugno1958: questa nuova edizione, con modifiche e aggiunte, in particolare la parte introduttiva dove Levi racconta il suo arresto, incontrò un successo immediato. Dal1959 collaborò alle traduzioni delle sue opere ininglese e intedesco: quest'ultima traduzione era particolarmente significativa per Levi (uno degli obiettivi che si era proposto scrivendo il suo romanzo era far comprendere al popolo tedesco che cosa era stato fatto in suo nome e di fargliene accettare una responsabilità almeno parziale). Incoraggiato dal successo internazionale, nel1962, quattordici anni dopo la stesura diSe questo è un uomo, incominciò a lavorare a una nuova opera sul viaggio di ritorno da Auschwitz: quest'opera fu intitolataLa tregua, scritta metodicamente (a differenza diSe questo è un uomo) e vinse la prima edizione delPremio Campiello (1963);[28] incontrò un buon successo tra la critica. Nella sua produzione letteraria successiva, prendendo spunto dalle proprie esperienze come chimico, l'osservazione della natura e l'impatto della scienza e della tecnica sulla quotidianità diventarono lo spunto per originali situazioni narrate in racconti pubblicati suIl Giorno.
In questo periodo, la sua vita è nettamente divisa in tre impegni: la fabbrica, la famiglia, la scrittura. Compì numerosi viaggi di lavoro in Germania e Inghilterra. Nel 1965 tornò ad Auschwitz per una cerimonia commemorativa.
Fece molti viaggi di lavoro in Unione Sovietica; nel1975 decise di andare in pensione (abbandonando la direzione della fabbrica, ma restandone consulente per due anni) e di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura e agli incontri nelle scuole. Nello stesso anno uscì la raccolta di raccontiIl sistema periodico, in cui episodi autobiografici e racconti di fantasia vengono associati ciascuno a un elemento chimico. L'opera gli valse il Premio Prato per la Resistenza. Il 19 ottobre 2006 laRoyal Institution delRegno Unito scelse quest'opera come il miglior libro di scienza mai scritto.[29]
Nel1978 pubblicòLa chiave a stella. Questa raccolta di racconti il cui protagonista è il medesimo personaggio, Libertino Faussone, rappresenta un omaggio al lavoro creativo e in particolare a quel gran numero di tecnici italiani che hanno lavorato in giro per il mondo a seguito dei grandi progetti di ingegneria civile portati avanti dall'industria italiana dell'epoca (anni sessanta eanni settanta). Nel luglio del1979La chiave a stella vinse ilpremio Strega.[30] Claude Lévi-Strauss elogiò il romanzo.
Nel1982 tornò al tema dellaseconda guerra mondiale, raccontando inSe non ora, quando?, le avventurepicaresche di un gruppo di partigiani ebrei di origini polacche e russe che tendono imboscate ai tedeschi sul fronte orientale e giungono ad attraversare i territori delReich sconfitto, sino a Milano, da dove alcuni prenderanno la via dellaPalestina per partecipare alla costruzione dello Stato diIsraele. Il libro vinse nel 1982 ilPremio Campiello e ilPremio Viareggio.[31]
Tornò per la seconda volta ad Auschwitz, provando grande emozione. Prese posizione, con un articolo suLa Repubblica, contro Israele,[32] che aveva invaso il Libano. Intraprese la traduzione deIl processo, su invito diGiulio Einaudi, e poi di due opere di Lévi-Strauss.
Nella raccolta di saggiI sommersi e i salvati (1986), prendendo spunto dai molti dialoghi con i giovani, in incontri pubblici e scambi epistolari, tornò per l'ultima volta sul tema dell'Olocausto, cercando di analizzare con distacco la sua esperienza, chiedendosi perché le persone si siano comportate in quel modo ad Auschwitz e perché alcuni siano sopravvissuti e altri no. In particolare estese la sua analisi alla "zona grigia", come egli la definì, rappresentata da tutti coloro che a vario titolo e con varie mansioni avevano partecipato al progetto concentrazionario nazista.
«È ingenuo, assurdo e storicamente falso ritenere che un sistema infero, qual era il nazionalsocialismo, santifichi le sue vittime: al contrario, esso le degrada, le assimila a sé, e ciò tanto più quanto più esse sono disponibili, bianche, prive di un’ossatura politica o morale. Da molti segni, pare che sia giunto il tempo di esplorare lo spazio che separa (non solo nei Lager nazisti!) le vittime dai persecutori, e di farlo con mano più leggera, e con spirito meno torbido, di quanto non si sia fatto ad esempio in alcuni film. Solo una retorica schematica può sostenere che quello spazio sia vuoto: non lo è mai, è costellato di figure turpi o patetiche (a volte posseggono le due qualità ad un tempo), che è indispensabile conoscere se vogliamo conoscere la specie umana […].[33]»
Primo Levi venne trovato morto l’11 aprile1987 nell'atrio del palazzo di corso Re Umberto 75 aTorino, dove viveva. Il corpo fu rinvenuto alla base della tromba delle scale dello stabile, a seguito di una caduta. Benché l'ipotesi di gran lunga più accreditata sia quella delsuicidio,[34][35][36][37] alcuni sostennero che la caduta potesse essere stata provocata dalle forti vertigini di cui Levi soffriva.[35][38]
Levi ebbe una molteplicità di interessi, perlopiù riconducibili alle aree dellascienza e dellaletteratura, come si può constatare daL'altrui mestiere. La sua cultura scientifica si estendeva anche alla biologia: era attirato in particolare dall'etologia, e dedicò molti racconti[40] e articoli a vari animali; seguiva con passione lafisica e commentò molti degli avvenimenti scientifici del suo tempo, come l'allunaggio e ildisastro di Chernobyl, si espresse sulla minaccia nucleare, edialogò pressoché da pari a pari con[senza fonte]il noto fisicoRegge; alla chimica dedicò un'attenzione divulgativa particolare, con numerosi riferimenti alla sua esperienza lavorativa e alla vita comune. Si confrontò anche con i primi computer, imparando a usarli comeeditor di testo. Mostrò nei suoi scritti una cultura scientifica particolarmente profonda, che aveva contaminato anche il suo lessico e stile letterario, in cui si individuano frequenti riferimenti ad aspetti scientifici e uso comune di terminologia scientifica (comelimite superiore); si focalizzò sul tentativo (ad esempio neLa chiave a stella) di rinobilitare la materia, il lavoro manuale e l'uso dei sensi, contrapposti all'erudizione astratta. Tale concretezza, aderenza alla realtà e sobrietà si riflettono nella sua attività di scrittura, che considera procedere su una linea di continuità rispetto al lavoro di chimico.
«Lo stesso mio scrivere diventò un’avventura diversa, non più l’itinerario doloroso di un convalescente, non più un
mendicare compassione e visi amici, ma un costruire lucido, ormai non più solitario: un’opera di chimico che pesa e divide, misura e giudica su prove certe, e s'industria di rispondere ai perché. Accanto al sollievo liberatorio che è proprio del reduce che racconta, provavo ora nello scrivere un piacere complesso, intenso e nuovo, simile a quello sperimentato da studente nel penetrare l’ordine solenne del calcolo differenziale. Era esaltante cercare e trovare, o creare, la parola giusta, cioè commisurata, breve e forte; ricavare le cose dal ricordo, e descriverle col massimo rigore e il minimo ingombro.»
La sua opera è pertanto considerata un anello di giunzione tra cultura scientifica e cultura umanistica, la separazione tra le quali risultava assurda a Levi.[41] Egli coltivò infatti una passione amatoriale per lalinguistica, mentre si cimentò professionalmente nella traduzione dal tedesco e dal francese perEinaudi. Leggeva libri classici, di scienza e di fantascienza (Darwin,Huxley,Mann,Sterne,Tolstoj,Werfel).
Levi non era religioso: «La mia è la vita di un uomo che è vissuto, e vive, senza Dio, nell'indifferenza di Dio»,[8] affermò, intervistato da Giuseppe Grieco, contrapponendosi al credenteElie Wiesel; «io, il non credente, e ancor meno credente dopo la stagione di Auschwitz»,[42] anche se dichiarò di provare invidia per i credenti. Dopo la terribile esperienza del lager radicalizzò il suoateismo: «C'è Auschwitz, dunque non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo»:[43] parlò di vicinanza alla posizionematerialistica diLeopardi, anche in conseguenza della propria adesione alla scienza. Pur non essendo religioso, fu interessato alla cultura e alla tradizione ebraica: accettava la propria identità ebraica, ma non la fede.
Lo stile letterario di Primo Levi, inSe questo è un uomo, si sviluppa in una narrazione asciutta e priva di retorica, sintetica ed esauriente quanto basta per comprendere i sentimenti e lo sfondo sociale dell'ambientazione dell'opera: stile che ben si adatta al vasto pubblico a cui Levi intende rivolgersi, in special modo nella trattazione di un argomento di estrema importanza, come quello della prigionia in un lager. Tuttavia l’opera è nutrita di una profonda conoscenza dei classici, appresa sia al Liceo sia grazie a moltissime letture personali.
Esistono differenze significative tra le varie opere, soprattutto rispetto aSe questo è un uomo. L'opera prima fu infatti composta sotto lo stimolo di testimoniare quanto vissuto, il cui ricordo era ancora molto recente all'epoca dei fatti; per le opere successive, a partire daLa tregua, Levi compone i propri libri in modo molto più sistematico, dandosi precise scadenze e scrivendo regolarmente in orari prestabiliti.
Opere. Volume I: Se questo è un uomo. La tregua. Il sistema periodico. I sommersi e i salvati, Collana Biblioteca dell'Orsa n. 4, Torino, Einaudi, 1987, pp. LXVII-827,ISBN978-88-06-59920-1.
Opere. Volume II: Romanzi e poesie, Collana Biblioteca dell'Orsa n. 6, Torino, Einaudi, 1988,ISBN978-88-06-59973-7.
Opere. Volume III: Racconti e saggi, Collana Biblioteca dell'Orsa n. 8, Torino, Einaudi, 1990,ISBN978-88-06-11752-8.
Opere, a cura di Marco Belpoliti, Edizione speciale per la Biblioteca di Repubblica-L'Espresso, Roma, 2009.
Opere. Volume 1: Se questo è un uomo, La tregua, Storie naturali
Opere. Volume 2: Vizio di forma, Il sistema periodico, La chiave a stella, Pagine sparse 1946- 1980
Opere. Volume 3: Lilìt e altri racconti, Se non ora, quando?, Ad ora incerta, Altre poesie, L'altrui mestiere
Opere. Volume 4: Racconti e saggi, I sommersi e i salvati, Pagine sparse (1981-1987), La ricerca delle radici
Opere complete I-II, a cura di Marco Belpoliti, Introduzione di Daniele Del Giudice, redazione di Ernesto Franco, Torino, Einaudi, 2016,ISBN978-88-06-20772-4.
Opere complete III: Conversazioni, interviste, dichiarazioni, a cura di Marco Belpoliti, Torino, Einaudi, 2018,ISBN978-88-062-3597-0.
Storie naturali, come Damiano Malabaila[45] e dal 1979 col proprio nome, Torino, Einaudi, 1966; con uno scritto di Italo Calvino, Torino, Einaudi, 2022,ISBN 978-88-06-25486-5.
Tutti i racconti, Torino, Einaudi, 2005,ISBN 88-06-17917-9. [Contiene:L'ultimo Natale di guerra, due racconti sparsi mai pubblicati in volume singolo,Il sistema periodico,Lilit e altri racconti,Vizio di forma,Storie naturali]
Autoritratto di Primo Levi.La colpa di essere nati, il diavolo nella storia, lager nazista e lager comunista, la nascita di Israele, perché scrivere. Conversazione critica, conFerdinando Camon, Edizioni Nord-Est, 1987; col titoloConversazione con Primo Levi, Milano, Garzanti, 1991,ISBN 88-11-52070-3; Collana Quaderni della Fenice, Parma, Guanda, 1997,ISBN 978-88-774-6994-6
Primo Levi per l'ANED, l'ANED per Primo Levi, Milano, Franco Angeli, 1997,ISBN 88-464-0197-2.
inGiovanni Tesio,Primo Levi. Ancora qualcosa da dire. Conversazioni e letture tra biografia e invenzione, Novara, Interlinea, 2018,ISBN 978-88-685-7156-6.
Prefazione aAnna Bravo eDaniele Jalla (a cura di),La vita offesa. Storia e memoria dei lager nazisti nei racconti di duecento sopravvissuti, Milano, Franco Angeli, 1986.ISBN 88-204-2393-6
Come personaggio, Primo Levi è protagonista di quattro pellicole basate sulle sue memorie autobiografiche inSe questo è un uomo eLa tregua. Nei due filmLa tregua (1997) ePrimo (2005), a interpretare la figura dello scrittore torinese sono rispettivamente gli attoriJohn Turturro (nel 1997) eAntony Sher (nel 2005). Nel documentarioLa strada di Levi (2006), che ripercorre a 60 anni di distanza l'itinerario descritto neLa tregua, Primo Levi è presente come voce recitante (interpretato daUmberto Orsini), mentre nel docu-dramaQuesto è un uomo (2021) è interpretato daThomas Trabacchi.
Nel 2007 l'Università degli Studi di Torino gli ha dedicato l'Aula magna dell'Istituto Chimico dove aveva studiato e si era laureato. Accanto all'Aula magna, nell'atrio della Biblioteca dedicata aGiacomo Ponzio, è posta una lapide in suo ricordo.[47]
Il 12 ottobre 2011, in ricordo dello scrittore torinese, laInternational Astronomical Union conferisce il nome di Primo Levi aun pianetino dal diametro di 14 km, scoperto nel 1989 fraGiove eMarte (identificato inizialmente con il numero "4545").
Nel 2019 è stato celebrato il centenario di Primo Levi (1919 - 2019). IlCentro internazionale di studi Primo Levi diTorino[49] insieme ad un comitato organizzativo, ha dedicato allo scrittore un'imponente mostra[50] dal temaI mondi di Primo Levi - Una strenua chiarezza. La mostra composta da pannelli, tavole, video ed una installazione era divisa in sei differenti sezioni:Carbonio,Il viaggio verso il nulla,Il cammino verso la casa,Cucire parole,Cucire molecole,Homo faber eIl giro del mondo del montatore Faussone.
^Secondo Ian Thompson[1] e secondo il racconto fatto dallo stesso Levi aGiovanni Tesio,[2] il nome proprio completo dello scrittore era "Primo Michele". Il secondo nome, che riprendeva quello del nonno paterno morto suicida, non risulta attestato sui documenti ufficiali dello scrittore (ed in particolare in quelli relativi alcurriculum scolastico[3]), né indicato nelle edizioni dei suoi libri, né in generale utilizzato nell'ambito della sua attività pubblica.
^Si tratta deIl lungo viaggio di Primo Levi di Frediano Sessi (Marsilio) ePartigia. Una storia della Resistenza di Sergio Luzzatto (Mondadori). La polemica ha riguardato i giornalisti Gad Lerner, Paolo Mieli, Francesco Borgonovo, Edoardo Castagna e gli storici Giovanni De Luna, Guido Crainz, Guido Bonfiglioli, Alberto Cavaglion e verteva sull'opportunità di rivangare una vicenda definita dallo stesso Levi un "segreto brutto", dimenticato per oltre 38 anni, cioè l'esecuzione di due compagni partigiani da parte dei capi della banda per ruberie e grassazioni commesse dai due. Secondo la tesi di Luzzatto, all'esecuzione assistette probabilmente lo stesso Levi e la vicenda lo gettò in un profondo sconforto, togliendogli la voglia di combattere. Levi accennò a questo episodio solo inOro, uno dei 21 racconti della raccoltaIl sistema periodico (1975)
^Quadri dei risultati degli esami di maturità, libretto universitario, diploma di laurea e certificato di laurea ,cfr. Roberta Mori e Domenico Scarpa (a cura di),Album Primo Levi, Giulio Einaudi editore, 2017, pp. 15, 300. e in Maria Vittoria Barbarulo,La pergamena nel cassetto, Centro Internazionale di studi Primo Levi.
^ Giorgio Brandone (a cura di),D'Azeglio sotto spirito, inRaccolta dei numeri unici del Liceo D'Azeglio, Torino, Liceo Classico Massimo D'Azeglio, 2017.
Giorgio Brandone e Tiziana Cerrato (a cura di),I luoghi di Levi tra letteratura e memoria, Torino, Liceo Classico Massimo D'Azeglio, 2007,ISBN9788890360602.
Frediano Sessi,Il lungo viaggio di Primo Levi. La scelta della resistenza, il tradimento, l'arresto. Una storia taciuta, Collana Gli specchi, Venezia, Marsilio, 2013,ISBN978-88-317-1464-8.