Iltoponimo Portovenere è conosciuto internazionalmente come la variante più diffusa, nonostante lo stesso statuto comunale, in virtù della tradizione storica consolidata, preveda la forma staccata del suo toponimo (Porto Venere) in tutti gli atti e documenti comunali ufficiali[5]; l'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), ente capofila e di rilevazione per lo Stato italiano, trascrive invece nei suoi documenti e censimenti la forma attaccata.
Il comune di Portovenere[6] sorge all'estremità meridionale di un promontorio, il quale, distaccandosi dalla frastagliata linea di costa dellariviera ligure di levante, va a formare la sponda occidentale delgolfo della Spezia, detto anche "golfo dei Poeti". Alla fine di questa penisola si trovano tre piccole isole: laPalmaria, ilTino e ilTinetto; solo l'isola Palmaria, che sorge proprio di fronte al borgo di Portovenere al di là di uno stretto braccio di mare, è in piccola parte abitata.
Molto note sono le spiagge del comprensorio, grazie all'acqua cristallina e alla forte corrente delmar Ligure, che in prossimità della costa raggiunge repentinamente discrete profondità. Da segnalare le spiagge del lato nordovest dell'Isola Palmaria, citate peraltro nellaGuida Blu delTouring Club Italiano eLegambiente. Sul borgo antico del paese, sullafalesia e sulle isole dell'arcipelago insiste ilparco naturale regionale di Porto Venere, gestito dall'omonimo ufficio comunale.
Nel territorio comunale, è ubicata lastazione meteorologica di Isola di Palmaria, i cui dati possono essere ritenuti simili a quelli che si verificano a Portovenere e nelle zone limitrofe.
Particolarità: molto evidenti in primavera, estate e autunno sono le "termiche", ovvero i venti che soffiano influenzati dalle condizioni climatiche; di notte/prima mattina soffia il vento di terra, in dialetto chiamato "avaxia", proveniente da NE. Nella tarda mattinata si alza il "Maestralino", proveniente da NW, che entra dalle Bocche di Portovenere anche con una certa forza allietando dalla calura estiva il paese e i numerosi yacht in rada. In autunno il Maestralino prende anche il nome di "Provenzaccia" poiché proviene dallaProvenza (derivazione del Mistral), freddo e carico di umidità.
Il comprensorio Portovenere-Isola Palmaria è l'unico punto di ridosso nelmar Ligure tra l'Isola d'Elba e leIsole di Hyères, inFrancia. Questo dato di fatto fa comprendere lo storico ruolo strategico svolto da Portovenere nella storia marinaresca.
«A quelli che giungono dal mare appare nel lido il porto di Venere e qui nei colli che ammanta l’ulivo è fama che anche Minerva scordasse per tanta dolcezza Atene sua patria…»
Anche se le origini più antiche del borgo vengono fatte risalire al VI secolo a.C. e alla presenza dei popoliLiguri[7], le prime datazioni storiche di Portovenere risalgono aClaudio Tolomeo (150 d.C.[7]) e all'Itinerario Marittimo (Itinerarium Maritimum Imperatoris Antonini Augusti) dell'imperatoreAntonino Pio del 161 d.C.[8] nel quale il borgo viene definito comevicus (scalo) e poicastrum sito tra le località diSegesta Tigulliorum (l'odiernaSestri Levante) eLuni[8].
Il nome latino del borgo (Veneris Portus[7]) deriva daltempio dedicato alla deaVenere Ericina[7], che sorgeva sul luogo stesso sul quale oggi è lachiesa di San Pietro[7]. La dedica a Venere era probabilmente legata al fatto che, secondo il mito, la dea era nata dalla spuma del mare, abbondante proprio sotto quel promontorio.
In epocaromana, e poibizantina, il borgo antichissimo (castrum vetus[7]) sorgeva sull'odierno piazzale Spallanzani, ma è oggi pressoché del tutto scomparso. I pochi reperti tardo romani rimasti consistono in una cisterna circolare sulla Punta di San Pietro, in alcune murature rinvenute sotto il piazzale Spallanzani e soprattutto con l'aula dell'antico sacello paleocristiano (incluso nella goticachiesa di San Pietro).
Da semplice borgo di pescatori, alla metà del VI secolo Portovenere divenne base navale della flotta bizantina[7]. Più tardi costituirà uno dei caposaldi marittimi della resistenza alla conquista longobarda[9].
Il borgo di Portovenere fu assalito e devastato nel 643 daRotari, re deiLongobardi nel corso della sua campagna di conquista della Liguria[7].
Anche dopo la fine del regno longobardo, nell'Impero carolingio Portovenere mantenne la sua importanza come scalo portuale.
Nell’ottobre del 801 il diplomatico ebreo Isacco, rientrato daBaghdad dove era stato ambasciatore diCarlo Magno presso il califfoHārūn al-Rashīd, in viaggio verso laFrancia, si fermò a Portovenere dove fece sbarcare l'elefanteAbu l-Abbas, dono del califfo a Carlo Magno[10].
Come tanti altri borghi costieri liguri, tra i secoli VIII e XI dovette via via subire e difendersi dalle razzie dinormanni esaraceni; nei secoli successivi deiturchi[7].
Dal X secolo Portovenere fu possedimento feudale deiSignori di Vezzano[11] (vassalli deiVescovi di Luni) che poi, verosimilmente nel 1139[11] lo cedettero, insieme alle isole prospicienti, allaRepubblica di Genova che intendeva farne un proprio caposaldo fortificato nell'estremo levante ligure.
Come testimoniano alcuni documenti, già nel 1113[7]Genova, per arginare l'espansione diPisa, aveva inviato una colonia di suoi cittadini[12] ed aveva edificato il quadrangolare castello sulla punta meridionale del promontorio dell'Arpaia[11], accanto al luogo della chiesa di San Pietro. Sempre nello stesso periodo genovese vennero costruiti lachiesa di San Lorenzo e il borgo nuovo (castrum novum[7])[13].
Sono del 1161[7] le muraguelfe che racchiudono entrambi i borghi, il vecchio e il nuovo, le tre torri, la porta di accesso originale. Infine, nel 1162, fu sancito formalmente il passaggio delle due chiese sotto la giurisdizione delvescovo di Genova confermando di fatto il completo dominio genovese sul borgo[7]. Portovenere diventò così per Genova approdo fortificato e colonia di cittadini genovesi nel levante ligure con il duplice compito di essere base dellaguerra di corsa contro le navi pisane e della penetrazione genovese inval di Vara e inLunigiana[14]. La Repubblica di Genova, infatti, si serviva anche di corsari per combattere sia Pisa che il flagello di Saraceni e Turchi.
A Portovenere nacquero o ebbero base numerosicorsari:Trapelicino, Amiceto da Fino, Stefanello da Portovenere, Simonino Cavalleri, Giovanni e Simone Barbavara,Giacomo eBaldassarre Bardella,Giuseppe Graffigna detto ilCardinalino,Jacopo Gattilusio. La pirateria fiorì nelgolfo della Spezia, allora chiamato Golfo di Venere, considerato rifugio ideale per dedicarsi a questa attività. La domanda sempre più crescente di naviglio e di equipaggi diede origine a una fiorente cantieristica e ad una grande domanda di equipaggi coraggiosi da imbarcare in questa marineria commerciale e corsara[15]. La presenza a Portovenere del famoso mercante prateseFrancesco Datini favorì lo smercio del bottino, piazzato altrove con buon guadagno per i corsari.
Le fortificazioni dell'oppidum di Portovenere subirono numerosi assalti nel corso della secolare guerra tra Genova e Pisa dando prova d'invulnerabilità, come nel 1242 in occasione dell'assalto a opera del fuoruscito genoveseAnsaldo De Mari e dellabattaglia delTino, descritta dal poeta e notaioUrsone da Vernazza[16].
Nel 1251 con il sostegno di papa Innocenzo IV viene siglata la decennalepace di Portovenere tra la repubblica genovese e laRepubblica di Venezia.
In una notte del gennaio del 1340 divampò un incendio improvviso che distrusse ilcastrum vetus nel piazzale di fronte alla chiesa di San Pietro.
Nel tardo XIV secolo le discordie interne nella Repubblica di Genova ne provocarono l'inevitabile declino e la fine dell'indipendenza: la base di Portovenere venne in possesso diCarlo VI di Francia e poi delRegno d'Aragona, secolare nemico di Genova e dei suoi commerci.
Dal XIV secolo, col sorgere dellaSpezia a capoluogo, il borgo comincia a perdere importanza politica e commerciale; rimane però una delle principali fortezze della repubblica genovese, e sarà di nuovo poderosamente munita nei secoli XVI e XVII contro le incursioni turche.
Poco tempo dopo, nel 1437, il dogeTomaso Fregoso recuperò definitivamente a Genova il possesso di Portovenere.
Nel novembre del 1461 il dogeLodovico Fregoso affida adAntonio Biassa la custodia della rocca di Portovenere contro gli assalti dei Milanesi.
Ilre Ferdinando II, minacciato dallepretese di conquista di Carlo VIII sul suo regno, aveva inviato, con un forte contingente navale di 35 galee e 14 navi, il fratelloFederico allo scopo di occupare Portovenere e sbarrare così il passo alle navi delre francese. Le forze aragonesi cannoneggiarono ripetutamente il borgo e poi tentarono lo sbarco. Alla difesa di Portovenere parteciparono non solo la guarnigione di quattrocento armigeri comandata da Giacomo Balbi, ma anche le donne del borgo capitanate dal famoso corsaro portovenereseJacopo Bardella, il quale consigliò loro di spalmare di sego gli scogli a fior d'acqua. E lo sbarco si risolse in una catastrofica serie di cadute degli invasori che dovettero fuggirsene con gravi perdite (Battaglia di Portovenere, 17 luglio 1494).[7]; le due chiese del borgo riportarono gravi danni dalle artiglierie nemiche. Dopo la vittoria nella battaglia, fu deciso di demolire completamente le macerie delcastrum vetus e di lasciarne libero lo spazio per garantirsi una più facile difesa dai possibili assalitori.
Agli inizi del XVII secolo, per il costante pericolo dei predoni turchi e anche per le nuove tensioni con il governospagnolo, il Senato genovese dispone nuove difese nel territorio di Portovenere: la batteria di San Francesco ed il forte di Sant'Ambrogio e, nei pressi dellaPalmaria, la fortezza diTorre Scola eretta nel 1606[7]. Nei primi anni del XVII secolo anche la porta del 1161 di accesso al borgo viene protetta da un potente bastione difensivo[18].
Nel 1628 il governo genovese fa costruire la "Casetta della salute" per insediarvi la funzione di controllo sanitario sulle navi in arrivo. Il piccolo edificio è stato demolito negli anni sessanta del XX secolo.
Perduta la sua antica importanza militare, ancora ai primi del XVIII secolo il borgo manteneva la sua funzione di scalo marittimo, soprattutto per il commercio del vino della Palmaria e del marmoPortoro.
Alla caduta della Repubblica di Genova, nella nuovaRepubblica Ligure Portovenere fece parte, dal 2 dicembre, del Dipartimento del Golfo di Venere, conLa Spezia capoluogo. Dal 28 aprile 1798, con i nuovi ordinamenti francesi, il suo territorio rientrò nel VII cantone come capoluogo della Giurisdizione di Golfo di Venere e dal 1803 era il centro principale del III cantone del Golfo di Venere nella Giurisdizione del Golfo di Venere.
Quando poi la Liguria fu annessa all'Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814, Portovenere era inserita nelDipartimento degli Appennini. È in questo periodo storico che, nel 1812[7], venne realizzata nel golfo la strada litoranea denominata Strada napoleonica per volere diBonaparte (oggistrada provinciale 530) che collega il centro marinaro a La Spezia attraversando i paesi diFezzano,Le Grazie e Terizzo.
Apprezzata località di villeggiatura e meta di artisti e letterati di fine Ottocento e inizio Novecento (tra i suoi visitatori più celebri vi fu LordByron). Portovenere non fu immune all'ondata diviolenze fasciste che sconvolse l'Italia tra il 1920 ed il 1923. Il 12 luglio 1921 una squadraccia spezzina giunse a Portovenere in vaporetto per compiere una spedizione punitiva: viene assassinato a colpi di pistola e pugnale ilcomunista Giacomo Bastreri[19].
Nel 1926 su di un'area di approdo delcastrum vetus è stata costruita la Locanda San Pietro, innovativo albergo di architetturadéco diBibbiani eGuidugli, che a lungo ha ospitato personalità della cultura e del teatro nazionale[20].
Portovenere è ancora oggi una meta turistica di punta del panorama spezzino e ligure.
«D'azzurro, a tre torri quadre di pietra al naturale, merlate di tre pezzi alla guelfa, chiuse e finestrate di due di nero, fondate ed allineate sopra una campagna al naturale, obliqua da sinistra a destra, e sostenenti ciascuna un pennone ai colori di Genova (d'argento alla croce di rosso). Ornamenti esteriori da Comune.[21]»
Lo stemma è stato riconosciuto con il decreto delCapo di Governo del 19 aprile 1933.[21][22]
Le torri simboleggiano i tre nuclei principali del paese (Castello, Borgo Nuovo e San Pietro) corrispondenti ai tre insediamenti storici che hanno formato il centro abitato.[21]
Oltre allo stemma e al gonfalone comunale è lacroce di San Giorgio ad essere un simbolo civico e storico della comunità di Portovenere, vessillo riportato nello stemma comunale (sono dei colori di Genova le bandiere delle tre torri) che vuole sottolineare l'alleanza secolare del borgo con l'anticaRepubblica di Genova. Tale "obbiettivo" è citato pure nello statuto comunale.[23]
Veduta di Portovenere in vicinanza del "Giardino Pantesco". Adestra è visibile laChiesa di San Pietro e l'isola della Palmaria, asinistra le mura fronte mare delCastello Doria.Nella parteinferiore è parzialmente visibile il cimitero di Portovenere.Chiesa di San Pietro nel capoluogo. Eretta tra il V secolo e il XIII secolo[24] in stilegotico genovese, è arroccata sulla roccia del promontorio delle Bocche di Porto Venere. La chiesa di San Pietro è il "cristiano tempio" citato daEugenio Montale in una suggestiva poesia, dedicata a Portovenere.
Convento di San Francesco, risalente ai primi del XVII secolo. Convertito in Ospedale Militare a metà del XIX secolo fu poi adibito a Municipio, poi a scuola elementare.
Abbazia di San Venerio sull'Isola del Tino. Il primo impianto religioso fu edificato nel VII secolo[11] e seguì una nuova edificazione nell'XI secolo[11]. Abbandonata nel XV secolo[11][26], è oggi sede di un piccolo museo archeologico dove sono conservati oggetti e manufatti dell'epoca romana e della vita monastica[11][26].
Ruderi sull'Isola del Tinetto di un oratorio paleocristiano[26] e di una chiesa risalente all'XI secolo[26], forse legata al culto di san Venerio[26], e con modifiche strutturali databili al XII e XIII secolo[26]. Sempre sul Tinetto, nella zona d'approdo a levante dell'isola, è presente unsacello del V o VI secolo[26].
Muro a secco ciclopico e "Giardino Pantesco".Dettaglio delmuro a secco ciclopico, su cui la chioma degli ulivi sotto l'azione dei venti, si è sagomata, creando ununicum a queste latitudini.
Prima degli anni trenta del XX secolo, le facciate delle case torri di Portovenere erano di colore rosa per il rivestimento dicocciopesto impermeabile alla salsedine marina. Fra gli edifici più importanti si contano:
Torre Capitolare e porta del centro storico di Portovenere. Collegata alla cinta muraria che sale alcastello Doria, la medievale porta d'accesso al borgo vecchio reca l'iscrizioneColonia Januensis 1113[11], data d'inizio della dominazione dellaRepubblica di Genova. A sinistra della porta sono collocate due misure genovesi di capacità risalenti all'anno 1606[11]. La Torre Capitolare risale al 1161[11], con il tipico paramento a bugnato e con aperture a bifore e trifore.
Cinta muraria e torri, genovese, a merlatura guelfa (1161).
Antico complesso conventuale di San Francesco, oggi sede del Municipio e di alcune abitazioni private.
"Muro Ciclopico" e "GiardinoPantesco", imponentemuro a secco semicircolare al cui interno sono presenti ulivi secolari le cui chiome oggi modellate dal vento formano un perfetto connubio con le pietre magistralmente disposte a proteggere l’orto dai venti diLibeccio eMaestrale.
Castello Doria. La fortezza è situata sull’altura rocciosa che domina il borgo marinaro ed è considerata una delle più maestose architetture militari edificate dallaRepubblica di Genova nelLevante ligure. Edificato nel 1161, il castello fu al centro di successivi lavori di ampliamento e di rimodernamento tra i secoli XV e il XVII[27].
Forte Cavour. Situato sulla vetta dell'isola dellaPalmaria, l'opera fu portata a compimento nel 1861[28], su disegno del Genio delRegno di Sardegna, anche se già esisteva un analogo progetto difensivo durante ladominazione napoleonica. Di proprietà militare la fortezza, in abbandono, non è visitabile.
Forte Umberto I. Voluto dalRegno d'Italia, è situato nella punta nordorientale della Palmaria. La fortezza venne realizzata tra il 1887 e il 1890 ed è di proprietà dellaProvincia della Spezia che, dopo un restauro, ne ha fatto la sede di un centro culturale legato al mare con spazi espositivi, congressuali e laboratori didattici nel campo dell'archeologia subacquea e della scienza marina[29].
Batteria Semaforo sull'isola della Palmaria. La stazione semaforica fu installata dallaRegia Marina negli anni Trenta del XX secolo sul luogo dove esisteva una torre genovese d'avvistamento contro le incursioni deipirati turchi; i dati meteo marini della stazione registrarono dal 1932 al 1962 e pubblicati dall'Istituto idrografico della Marina.
Torre Scola, realizzata nel XVII secolo dalla Repubblica genovese sullo scoglio presso punta Scola, a nord est della Palmaria.
Tra i luoghi naturali del territorio di Portovenere celebri sono legrotte marine di Byron (cala dell'Arpaia) e le grotte Azzurra (semi sommersa) e delTinetto; la cavità dei Colombi e la parete del Tino; la secca di Dante e le cale Piccola e Grande.
La grotta di Byron prende il suo nome dal poeta ingleseGeorge Gordon Byron che in questo luogo traeva ispirazione e meditazione per le sue opere letterarie[30] - è situata presso lo sperone di roccia sottostante lachiesa di San Pietro e l'antica postazione difensiva; la cavità marina ha una profondità minima di cinque metri e una massima di venti lungo il fianco[30].
Secondo i datiIstat al 31 dicembre 2019, i cittadini stranieri residenti a Portovenere sono 127[32], così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative[33]:
Un impianto di convogliamento della fognatura, dotato di griglie e pompe, spinge i reflui in una condotta sottomarina che fuoriesce a circa 200 m oltre la punta di San Pietro. La forte corrente e l'elevata profondità dello scarico (35 m circa) contribuiscono alla rapida dispersione del fluido.
Il dialetto portovenerese è il dialetto del Golfo dei Poeti che più si avvicina al genovese. È parlato esclusivamente nel borgo, mentre nelle restanti frazioni del comune (Le Grazie, Fezzano) si parla un dialetto di transizione con lo spezzino (molti fenomeni linguistici sono tuttavia presenti anche in tali varianti).
Presenta molte caratteristiche proprie dei dialetti liguri in generale, come ad esempio:[34]
trasformazione del nesso BI (BL latino), in G palatale (spesso accade anche per il nesso -BBI-):gianco (bianco), ragia (rabbia), gagia (gabbia),cangià (cambiare),gée (biete)
trasformazione del nesso PI (PL in latino) in "c" dolce:cian (piano),cén (pieno),ciü (più),ciassa (piazza),cianze (piangere)
trasformazione del nesso FI (latino FL) in SCI:asciùa (il fiore, che in ligure è femminile),sciuscià (soffiare, dal tardo lat. subflare),sciama (fiamma). Fenomeno che non accade invece nello spezzino.
frequente assibilazione del nesso CI/CE (anche quando doppio -CC-) in S sorda (Sole):sento (cento),lansà (lanciare),assà (acciaio)
la Z sorda (poZZo) viene sostituita da S sorda:atension (attenzione)
la Z sonora (aZZurro) viene pronunciata come S sonora (ż):zèo (zero). Nei dialetti liguri scrivere Z equivale a scrivere S dolce
il suono "uò", dal latino Ŏ, è spesso mutato in "è" (a differenza delØ/êu tipico del genovese, diffuso invece a Biassa-Campiglia, alle 5 Terre e in alcune parti della Val di Vara)
il nesso 'AL + D, T, S (sorda), Z' invece diventa 'AU':caudo (caldo),caussa (calza), fausso (falso). Tuttaviaatro (altro) rimane come in genovese
scempiamento delle consonanti doppie:rato (ratto),'ndormise (addormentarsi). Per semplicità di scrittura ed evitare fraintendimenti, come in spezzino, si può mantenere la doppia S nel nesso SS (es. passo = paso)
il nesso -GG- è spesso mutato in S sonora (spesso scritta "Z"):ormezo (ormeggio),azünze (aggiungere). Maagiüstà (aggiustare),agiornà (aggiornare)
Differenze rispetto allo spezzino:
Mantenimento del suono[ʃ] ("sci", "sce"):pescio (pesce),nescio (scemo). Fino ad "estremizzare" il fenomeno, tipico del genovese, in termini come:cascia (cassa, mescolino),sciortie (sortire, uscire),scimexe (cimice),sprèscia (pressa, fretta),poscibile (possibile),pasción (passione),tascia (tassa).Sì ecosì rimangono invece invariati come in italiano (genovese:scì ecuscì)
La C dolce intervocalica è spesso mutata in/ʒ/ (G di garaGe) (per la trascrizione di questo suono si usa la X genovese o la J):noxe (noce),dexe (dieci),cüxina (cucina),vixin (vicino),sèxoa (suocera)
Solito fenomeno accade talvolta anche per la G e S dolce intervocalica:cuxina (cugina),prixon (prigione),gexa (chiesa),mèximo (medesimo),raxon (ragione). Entrambi i fenomeni sono ampiamenti diffusi nel genovese
Troncamento delle parole che in italiano terminano in-aio (latino -ARUS),-ale (latino -ALIS),-ere,-olo,-are, -ore alla vocale tonica:zenà (gennaio),mà (male o mare),canà (canale),mesté (mestiere),raviè (raviolo),odó (odore),pescaó (pescatore),süó (sudore) etc.. Accade anche per i termini tipici liguri comefriscè (frittella). Queste parole hanno inoltre ilsingolare e ilplurale invariato.
Caduta frequente delle T e D intervocaliche (come in genovese):estae (estate),sciortia (uscita),stranüo (starnuto),caciaó (cacciatore),nüo (nudo),dio (dito). In spezzino invece spesso la T è sostituita da una D, ma non viene elisa se non in pochi termini:partia/o (partita/o),nio (nido)
Assenza della preposizione articolata sul/ sulla/ sui/ sulle sostituita daente+articolo:ent'u,ent'a,ent'i,ent'e (es.ent'u mà, nel mare o anche sul mare). In spezzino si usaensimo a + articolo
Pronomi personalimi (io),ti (tu) al posto dime (io),te (tu) spezzini e lunigianesi
Articolo determinativo maschile davanti a consonante U (come in genovese):U can (il cane),U giasso (il ghiaccio)
Presente infinito dei verbi troncato:andà (andare),amà (amare),sentì (sentire),vegnì (venire). Non si assiste al fenomeno di allungamento della vocale tipico genovese: es.sentï, andä.
Presenza di genere e numero nei participi passati:andào/ andàa/ andài/ andàe (andato/ andata..),vegnüo/ vegnüa/ vegnüi/ vegnüe (venuto/ venuta..) etc..
Non si assiste alla sostituzione delle I con le E:finì (finire),ripete (ripetere), rispetto allo spezzinofenie,repete.
Le O chiuse contenute nelle parole sono spesso pronunciate come U:funtana (fontana),munte (monte) (anche se questo tratto sta via via scomparendo per via delle modernizzazione del dialetto e dell'inevitabile contatto con lo spezzino che non presenta tale fenomeno)
Particelle proclitiche dei verbi:
assente per la prima persona singolare:mi son (io sono)
TE per la seconda persona singolare:tite sigia (tu sia)
U / A (U L' / A L' davanti a vocale) per la terza persona singolare (a seconda che il soggetto sia maschile o femminile/neutro):U gh'ha ([egli] ha),U L' è ([egli] è),A gh'è (c'è),A L' ariva (arriva)
assente per la prima persona plurale:niatri femo (noialtri facciamo)
A per la seconda persona plurale:A voé ([voi] volete)
I per la terza persona plurale (I L' davanti a vocale):I fan ([essi] fanno),I L' en ([essi] sono).
Confronto con l'italiano, lo spezzino e il ligure genovese
Le declinazioni dei verbi sono pressoché simili a quelle del dialetto spezzino. Si hanno tuttavia alcune differenze nel portovenerese in particolare nel modo indicativopresente (verbi con infisso -isc-, come finire),imperfetto (per la prima declinazione), nell'indicativofuturo e nel modocongiuntivo pres. econdizionale.
Modo indicativo presente (verbi con infisso -isc-)
Sulle rocce dell'Arpaia è collocato il bronzo diMadre Natura, madre feconda in atto di ammirare il mare. L'opera è dello scultore napoletanoRaffaele Scorzelli che per Portovenere ha anche eseguito laPorta del cielo per la vicinachiesa di San Pietro (1992).
Nel Palazzo comunale è una raccolta di vari dipinti relativi a Portovenere e alla sua storia.
Tradizionale è la processione dellaMadonna Bianca lungo le vie del borgo e la suggestiva illuminazione a fiaccole romane del promontorio di Punta San Pietro: l'icona della Madonna Bianca, a ricordo della cessazione dell'epidemia di peste (17 agosto 1399), viene portata in processione lungo le vie del borgo.
Piazza Spallanzani, prospiciente la Chiesa di San Pietro, è sede di spettacoli teatrali.
Portovenere è una delle borgate marinare che partecipano ogni anno alPalio del golfo.
A Portovenere esisteva la Grotta dell'Arpaia (ora crollata), nota come Grotta di Byron, da cui si dice che nel 1822 il poeta ingleseGeorge Byron fosse partito a nuoto attraversando ilgolfo della Spezia fino aSan Terenzo per visitare l'amico poetaPercy Bysshe Shelley a Lerici. II fatto, nonostante non sia mai avvenuto, ha fornito lo spunto per far nascere la manifestazione di nuoto in acque libere denominataCoppa Byron.
Panorama di Portovenere visto dall'Isola diPalmaria
Portovenere confina a nord con il comune dellaSpezia mentre a sud, ovest ed est è bagnato dalmar Ligure. Oltre al capoluogo, fanno parte del territorio comunale le due frazioni diFezzano e delleGrazie, nonché l'arcipelago spezzino formato dalle isolePalmaria,Tino eTinetto per un totale di 7,66 km2[23].
Portovenere è un paese essenzialmente turistico che vive di commercio, ristorazione e attività legate alla ricettività turistica. La località ha ottenuto dalla FEE-Italia (Foundation for Environmental Education) il conferimento dellaBandiera blu per la qualità dei servizi delporto turistico (Porticciolo di Portovenere) nel 2021. Nella vicina località diPanigaglia si trova un impianto dirigassificazione digas naturale liquido importato inItalia.
Dal comune diLa Spezia un servizio ditrasporto pubblico locale gestito dall'ATC garantisce quotidiani collegamenti bus con Portovenere e per le altre località del territorio comunale.
Nei mesi estivi è attivo un servizio di trasporto marittimo con l'ausilio di battelli e traghetti che collegano il porticciolo di Portovenere con i centri vicini diLerici,La Spezia e le principali località delleCinque Terre.
Un servizio di trasporto locale, tramite barcaroli, collega continuamente Portovenere alla vicina isola dellaPalmaria.
U.S. Fezzanese Calcio, militante nel campionato diSerie D, le cui partite casalinghe vengono disputate presso l'impianto sportivo "Miro Luperi" diSarzana.
A.S.D. Forza e Coraggio 1914, militante nel campionato diPromozione.
^I toponimi dialettali sono citati nel libro-dizionario del professor Gaetano Frisoni,Nomi propri di città, borghi e villaggi della Liguria del Dizionario Genovese-Italiano e Italiano-Genovese, Genova, Nuova Editrice Genovese, 1910-2002.
^Portovenere, presso La Spezia, è una muraglia di case addossate alla roccia ed alte come torri, quasi uno scenario di torri accostate l'una all'altra,Guido Piovene, Viaggio in Italia, Mondadori,Milano, 1957
^abcdefghijkFonte dallaGuida d'Italia-Liguria del Touring Club Italiano, Milano, Mondadori, 2007.
^La colonia genovese mandata in quell'anno a Portovenere era composta di alcune nobili famiglie, fra cui i Demarini, i Di Negro, i Defornari, gli Interiana, i Dona e altri.U.Mazzini, Storia del golfo di Spezia
^Le case-fortezza genovesi del borgo nuovo sono costruite in schiera contigua così da formare un sistema difensivo perfettamente integrato; solo poche e strette scalinate, facilmente controllabili, si aprono tra le case per consentire la discesa al mare.
^Teofilo Ossian De Negri,Storia di Genova, Giunti Martello Ed., pag.316
^In una lettera del1488 il governo di Genova intima alle comunità di La Spezia, Porto Venere e Lerici di moderare l’attività di Corsa o Piratesca dei seguenti corsari:Jacopo Bardella, Luca Seigalensa, Domenico Botarino, Pandolfo Amoroto, Acelino De Blaxia, Gatino Gato, Maione De Adano, Pellegrino De Costantino, Domenico De Tasarotis, Tommaso De Croxello, Iacopo Vinte detto Fraudalia, Roderico De Pisano.
^Ursone da Sestri,Historia de victoria quam Ianuenses habuerunt contra gentes ab imperatore missas
^T.Ossian De Negri,Storia di Genova, Giunti Martello editore
^Il bastione del 1604 è stato quasi totalmente demolito nelXX secolo.
^Soprattutto nel secondo dopoguerra in occasione delle stagioni teatrali e concertistiche tenute sul piazzale della chiesa. L'albergo ha chiuso la sua attività intorno agli anni '80 del XX secolo; dopo lunghi anni di abbandono, è in corso un progetto per il recupero dell'edificio.
^abcdPorto Venere, suaraldicacivica.it.URL consultato il 6 novembre 2011.
^Portovenere, suArchivio Centrale dello Stato.URL consultato il 5 aprile 2025.
^ Mauro Minola, Beppe Ronco,Castelli e Fortezze di Liguria. Un affascinante viaggio tra storia e architettura, Recco, Edizioni Servizi Editoriali, 2006.