Dal punto di vista morfologico il territorio è pianeggiante. I pochi modesti rilievi che si riscontrano nel territorio comunale si trovano a nord dell'abitato e sono Monte Cirfini (158 m s.l.m.) e Punta Maiorchina (163 m s.l.m.)[5].
Il bacino idrografico principale è quello del Rio Paringianu.
Il nome attuale viene daPuerto Escús[8];escos oescus incatalano è ilparticipio passato arcaico diescondir ossia "nascondere"; Portoscuso significa quindi letteralmente "porto nascosto"[9].
La presenza dell'uomo nel territorio di Portoscuso risale alNeolitico con l'insediamento all'aperto diSu Stangioni e iripari sotto roccia in localitàCrobettana. All'Età del rame appartengono invece le grotte sepolcrali, scoperte nella medesima località, e i circoli megalitici in localitàPiccinu Mortu eSu Medadeddu nonché il villaggio in localitàSa Grutta de Is Abis[5].
In epoca medievale il territorio fece parte delGiudicato di Cagliari, inserito nellacuratoria di Sulcis. Dopo la scomparsa di quest'ultimo nel 1258 divenne parte dei domini deidella Gherardesca, conti diDonoratico. Esisteva all'epoca un modesto scalo, poi abbandonato e in seguito riarmato nel XVIII secolo, denominato Canelles o Canneddas (toponimo che fa riferimento alla presenza dicanneti)[10], di cui rimangono i ruderi di una chiesa intitolata asan Giorgio[11].
più vicina a Iglesias, che l'infanteD. Alfonso fece sbarcare le macchine per la oppugnazione di quella città, e in queste acque che la squadra pisana prese nella stessa epoca alcune navi aragonesi, bruciò gli altri bastimenti raccoltivi dal suddetto conquistatore, e tutta la munizione ammucchiatavi.»
(Vittorio Angius (1841),Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S.M. Re di Sardegna (a cura diGoffredo Casalis))
L'odierno abitato di Portoscuso nasce nel XVI secolo, inperiodo spagnolo, come insediamento di tonnarotti e pescatori sardi, ma anchesiciliani (i primiRais provenivano daTrapani e probabilmente importarono il culto della Madonna d'Itria[13]) eponzesi, e corallaimarsigliesi emaiorchini[14][15][16]. Portoscuso era inoltre un importante scalo commerciale per lo sbarco di merci destinate aIglesias. Sul finire del secolo venne edificata latorre costiera, oggi nota come Torre Spagnola, posta sotto il comando di unalcalde; la torre, data l'esiguità della guarnigione formata da soli due soldati, aveva principalmente una funzione di avvistamento piuttosto che di difesa[14].
A seguito della costruzione di alcune tonnare nella zona, il piccolo borgo originario, composto da baracche abitate durante le stagioni di pesca, iniziò a evolvere in paese.
«Lo stabilimento della Tonnara in questo sito fece che vi soggiornasse in principio un certo numero d’uomini, i quali difendessero gli edificii dello stabilimento e il corredo costoso della pesca dalle aggressioni degli africani [barbareschi]. Per questo vi fu edificata e armata una torre. […] Alcuni fidati nella difesa della torre vi si stabilirono con la famiglia, e vi si formò così una piccola popolazione.»
(Vittorio Angius (1841),Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S.M. Re di Sardegna (a cura di Goffredo Casalis))
La croce commemorativa dell'eccidio diMonte Dolorosu
Nel XVII secolo il paese venne ripetutamente assalito daipirati barbareschi[14]; in una di queste incursioni la torre fu semidistrutta e alcuni dei suoi abitanti, che avevano trovato rifugio presso la zona dove oggi sorge il campo sportivo comunale, furono ivi trucidati o schiavizzati. Tale località oggi è nota col nome diMonte Dolorosu cioè "il monte del dolore"[17]. A ricordo di tale storico evento sono poste sul luogo, da anni, una croce e una lapide in memoria di quegli sventurati.
«Nel 1660 in maggio sei galere moresche essendo approdate in questo seno invasero la tonnara, bruciarono tutte le barche del servigio della pesca, e le
capanne degli scabeccieri e salatori, presero i pesci della mattanza, e del salato che era in terra non lasciandovi più che 400 barili. La peschiera non fu risparmiata perché si tolsero la massima parte delle ancore, che ritengono le gomene dalle quali sono sostenute le reti. Fortunatamente la gente di servigio poté sottrarsi con la fuga, e pochissimi furono sorpresi e condotti in servitù.»
(Vittorio Angius (1841),Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S.M. Re di Sardegna (a cura di Goffredo Casalis))
Nel 1630 la tonnara di Portoscuso fu acquistata all'asta da Blasco Ilarione deAlagón. Nel 1677 venne acquistata dai Genovès che ottennero anche il titolo baronale[18].
Nel 1738, ormai inepoca sabauda, nella tonnara di Su Pranu (il "pianoro"), furono ospitate le numerose famiglie di profughi liguri provenienti daTabarka, appena giunte in terra sarda in attesa che venisse completata la nuova cittadina diCarloforte, sull'isola di San Pietro, dove si sarebbero potute trasferire[17].
Costumi di Portoscuso (xilografia, 1901)Lamattanza – Pesca di tonni (xilografia, 1901)
Portoscuso nel 1821 entrò a far parte della provincia di Iglesias, che rimase operativa fino al 1848. Successivamente il paese fu inserito nella divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 nell'omonima provincia. Furono i Genovès gli ultimibaroni delfeudo e nel 1853 divennecomune autonomo[9]; anche se nel 1863, fu proposto che il comune fosse annesso a quello diGonnesa[19]. Nell'Itinerario dell'Isola di Sardegna, delgeneralepiemonteseAlberto Della Marmora, si trova una piccola descrizione della Portoscuso di metà '800.
«A parte le case dello stabilimento e quelle che ne dipendono, a Portoscuso non ci sono altre abitazioni che siano occupate durante tutto l’anno, se si eccettuano quelle di alcune famiglie povere e una torre che, dopo la soppressione del servizio nel 1850, probabilmente sarà passata alla dogana. Portoscuso è costruita su un suolo pietroso trachitico, simile a quello dell’isola di San Pietro, ma circondato da dune di sabbia finissima che rendono piuttosto faticoso arrivarci dall’interno dell’Isola»
(Alberto Della Marmora, Itinerario dell'Isola di Sardegna, 1860)
Nel 1935 ilgoverno fascista, in previsione di futuri attacchi nemici alle attività minerarie del Sulcis, su Portovesme e la vicinacentrale termoelettrica, fece erigere a Portoscuso un sistema di fortificazioni, ancora visibili a Capo Altano e in altre località del territorio comunale[17]. Nel 1940 venne accorpato a Carbonia, per poi riconquistare l'autonomia nel 1945.
Dopo laseconda guerra mondiale, tra gli anni sessanta e settanta si sviluppò il polo industriale diPortovesme. Tra il 1951 e il 1961 la popolazione crebbe del +42,6%, mentre tra il 1961 e il 1971 del +32,8%, incremento demografico proseguito sino aglianni 1990[21].
Lo stemma e il gonfalone del comune di Portoscuso sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 4 giugno 1979.[22]Lo stemma èsemipartito troncato: nel primo, d'argento, è raffigurata una fabbrica di rosso, con ciminiera fumante; nel secondo, di rosso, la torre di Portoscuso d'argento; nel terzo d'azzurro, un tonno al naturale.Simbolo di Portoscuso è la torre spagnola che si trova all'interno del paese, nei pressi della chiesa della Madonna d'Itria e della Tonnara, e domina il golfo circostante.
Chiesa di Sant'Antonio da Padova: considerata la più antica chiesa del paese, è dedicata aSant'Antonio da Padova, protettore delle tonnare; si trova all'interno dell'antica tonnara.
Chiesa di Santa Maria d'Itria: sita al di fuori della tonnara di Su Pranu, venne edificata intorno al 1655, per volere del marchese Vivaldi Pasqua, e ricostruita nel 1956. Tra gli arredi si segnalano due dipinti sulle pareti laterali e una statua della Vergine in legno policromo del XVIII secolo.[23]
Torre Spagnola: latorre costiera venne fatta erigere dagli spagnoli nella seconda metà del XVI secolo (nel 1577 secondo la Carta di Rocco Cappellino[24]) come difesa daicorsari barbareschi. È realizzata intufo e trachite della zona e sorge sulla cima di un piccolo promontorio. Ha un unico portale d'ingresso a 3,5 metri dal suolo, raggiungibile da una scala dalla cui cima si può vedere la chiesa di Santa Maria d'Itria e la tonnara Su Pranu. Alla fine degli anni cinquanta, durante alcuni scavi, alla sua base furono trovati resti umani e cannoni di epoca tardo-medievale, attualmente custoditi aCagliari. Nel 2017 è stato rinvenuto un'ulteriore cannone di epoca spagnola ai piedi della torre[25].
Tonnara di Su Pranu: la tonnara di Su Pranu risale alla metà del XVI secolo, quando il governo spagnolo autorizzò il mercante cagliaritano Pietro Porta a costruire unatonnara per la pesca deltonno rosso. Nel corso dei secoli furono costruite attorno allo spazio della tonnara numerose strutture, tra cui abitazioni, magazzini, locali per la lavorazione e una chiesa, che circondano una grande piazza. Dopo anni d'abbandono, l'intero complesso è stato acquisito dal comune nel 2006. A seguito dei lavori di restauro, nel 2010 sono stati aperti gli spazi espositivi in occasione della manifestazione "Fiera del Sud-Ovest", mentre nel 2011 sono stati riaperti al pubblico ulteriori nuovi spazi restaurati.
Su Marchesu: in paese trovasi anche la villa "Su Marchesu" o Poggio Maureddu, che fu del nobile sardo Pes di Villamarina conte diVallermosa, marchese diVillamar e barone dell'isola Piana. Nel 1912 questo nobile aveva fatto edificare tale villa, tuttora esistente all'ingresso del paese, per trascorrervi momenti di riposo.
Fontana de Is Piccas: unica fonte superstite delle tre fonti d'acqua che approvigionavano il paese nel XIX secolo[26].
Secondo i datiISTAT la popolazione straniera residente al 31 dicembre 2019 era di 72 persone, pari all'1,5% della popolazione totale. Le nazionalità maggiormente rappresentate erano:
Oltre al centro cittadino, il comune di Portoscuso comprende varie località distribuite al di fuori del perimetro urbano. Tra di esse, le più popolose sono:Bruncuteula,Paringianu ePortovesme.
L'economia di Portoscuso si basa principalmente sulsettore secondario (dove spicca il polo industriale di Portovesme) eterziario. Iltonno pescato dalla tonnara di Su Pranu viene esportato in massima parte inGiappone[32].
Al 2023 Portoscuso è il comune con ilreddito pro capite più alto della provincia del Sud Sardegna, pari a 19.600 €[33]. A livello regionale primeggiaCagliari con un reddito pro capite di 25.315 €[33].
La principale squadra di calcio del paese è l'A.S.D. Portoscuso Calcio che nella stagione 2021/2022 militava inTerza Categoria. È nata nel 1964 e i colori sociali sono il giallo e il rosso[34].
Attualmente il paese ha una squadra dicalcio a 5, denominata anch'essaA.S.D. Portoscuso Calcio, che milita nel campionato regionale di serie C1. I colori sociali sono il giallo e il rosso[35].
Renzo Sanna,Sintesi cronologica di un microcosmo: Portoscuso, Carbonia, G. Cirronis editore, 2012,ISBN9788897397120.
Renzo Sanna,Portoscuso: ieri e oggi, collanaCollana "I luoghi e la memoria", illustrazioni di Gianflorest Pani, Sestu, Zonza, 2001,ISBN9788884700629,LCCN2002450023.
Anna Maria Murtas (a cura di),In Portoscuso, collanaAtlante Sardo, in collaborazione con l'AUSER di Portoscuso, Cargeghe, Documenta, 2013,ISBN9788864542652.