A causa di queste vicissitudini storiche, la composizione etnica di Pola cambiò nei secoli, soprattutto dopo laSeconda guerra mondiale, a cui seguì l'esodo della gran parte della popolazione italiana, che all'epoca costituiva la larga parte dei residenti a Pola. Oggi la maggioranza dei cittadini di Pola ècroata (il 77,37% della popolazione totale, stando al censimento del 2011), seguita daiserbi (6,01%), dagliitaliani (4,43%), daibosgnacchi (3,5%) e daglisloveni (0,9%).
Pola ha avuto un tessuto industriale molto forte, formato principalmente dacantieristica navale,industrie manifatturiere,industrie alimentari, industrie edili eindustrie metallurgiche, che vede le sue origini nel periodo asburgico e il massimo sviluppo nel periodo dell'ex Jugoslavia; dall'indipendenza croata e dall'inizio della privatizzazione delle industrie statali, tuttavia, la città ha vissuto un periodo di progressiva decadenza, che ha determinato il fallimento di molte industrie del passato.
A Pola sono presenti numerose aree turistiche frequentate perlopiù nella stagione estiva, tra cui leisole Brioni. Pola è anche la destinazione finale dell'itinerario ciclisticoEuroVelo 9, che inizia aDanzica, inPolonia. Il monumento più importante presente in città è l'Arena di Pola, che funge anche da simbolo della città e che è tra glianfiteatri di età romana meglio conservati al mondo.
L'area su cui si estende il comune di Pola misura 51,65 km2, di cui 41,59 km2 di terra e 10,15 km2 di superficie marina, che è costeggiata dagli isolotti disabitati diSan Girolamo,Cosada eVeruda. Nel punto in cui è sorta la città è stato realizzato un porto ben protetto dalle insenature circostanti, la cui profondità massima è di 38 metri, che è aperto verso nord est grazie a due imbocchi, uno verso il mare e l'altro verso ilcanale di Fasana.
Protetta dai venti freddi provenienti da nord grazie alla catena delleAlpi, che distano circa 200 km e che ne mitigano le escursioni termiche grazie anche alla presenza del mare, Pola ha unclima subtropicale umido (Classificazione dei climi di Köppen) con temperature gradevoli d'estate e non troppo gelide d'inverno. Le estati sono spesso calde durante il giorno e relativamente fresche alla sera, sebbene siano relativamente comuni picchi di caldo.
L'umidità è consistente, e la temperatura media d'estate è di +23 °C durante luglio e agosto, mentre in inverno è di +6 °C durante gennaio e febbraio, con 240 giorni all'anno dove la temperatura è superiore a +10 °C. Ci sono due venti che soffiano su Pola: labora,vento catabatico freddo di provenienza est/nord-est che soffia d'inverno con particolare intensità; loscirocco,vento caldo proveniente da sud-est che porta piogge. Su Pola soffia anche ilmaestrale, vento estivo che spira dal mare verso l'entroterra.
Quelli che seguono sono i dati climatologici salienti di Pola[3][4]:
Sito preistorico appartenente alla cultura dei castellieri situato a Moncodogno, non lontano da Pola
Le prime prove di presenza umana nei pressi di Pola hanno una datazione che si aggira a circa un milione di anni fa. Tali testimonianze si riferiscono a fossili diHomo erectus rinvenuti a San Daniele (cro.Šandalja), località poco distante da Pola[5]. Sempre nei dintorni della città istriana, sono state rinvenute delleceramiche neolitiche databili tra il 6000 e il 2000 a.C., dimostrando la presenza di un insediamento abitato stanziale.
I reperti trovati a Pola ascrivibili a un periodo storico successivo a quelli precedentemente citati risalgono ell'età del bronzo medio, che sono databili tra il 1800 e il 1000 a.C. e che appartengono allacultura dei castellieri, la quale si sviluppò inIstria per poi espandersi successivamente inFriuli (chiamaticjastelîr infriulano),Venezia Giulia,Dalmazia,Veneto e nelle loro zone limitrofe. Gli insediamenti dei castellieri trovati vicino a Pola, che sono chiamati "gradina" (cr.gradište), sono delle tombe atumulo[6]. Di questa cultura preistorica sono stati trovati oggetti, nei dintorni di Pola, in osso lavorato, oggetti che servivano a lisciare o a perforare vari materiali, come ad esempio pelli, aghi per cucire e pendagli in bronzo a spirale.[7]
Il tipo di materiale archeologico trovato nei dintorni di Pola dimostra che i castellieri stanziati in questa zona avessero contatti commerciali con diversi insediamenti umani situati lungo le sponde delDanubio.[7] Gli abitanti dell'Istria che vissero nell'età del bronzo hanno poi dato origine agliIlliri, tant'è che sono conosciuti come "proto-illiri", ovvero una delle popolazioni che hanno poi dato origine agli Illiri propriamente detti.[7]
Porto delmar Illirio, dal serpente Della biondaArmonia non guari lunge, Astiro[8] fabbricaronvi; cui diede Alcun Greco fra gli esuli un tal nome, E che in linguaggio lor Pola fu detta.»
(Callimaco, traduzione dell'abateAlberto Fortis,1771. Questo stralcio dell'opera di Callimaco si riferisce a quella leggenda dellamitologia greca, mai confermata da prove storiche, che vorrebbe la fondazione di Pola ascritta agliantichi Greci)
Ceramiche risalenti all'epoca dell'antica Grecia che appartenevano a una statua diApollo sono state trovate nei dintorni di Pola a testimonianza che i suoi antichi abitanti avessero contatti costanti con la cultura greca.[9] Lamitologia greca vorrebbe, senza però che si siano state trovate prove storiche, che Pola fosse stata fondata daGiasone con il nome diPolai durante il suo tentativo di fuga, il cui percorso si sviluppò anche nel mare Adriatico settentrionale.[10]
In età preromana la zona di Pola era popolata dagliIstri, tribù "venetica", che aveva legami con gli Illiri e che è ricordata daStrabone nelle sue opere come una popolazione vissuta in Istria fino alI secolo a.C..[11][12] In particolare, su Pola, Strabone scrive:
«Dopo il Timavo c'è il litorale degli Istrî fino a Pola, che appartiene all'Italia. […] Sono dunque i Veneti e gli Istrî che abitano la regione transpadana fino a Pola.»
Capitale e massimo centro degli Istri eraNesactium, che era situata a una decina di chilometri dal moderno abitato di Pola, e che a sua volta era sorta sull'antica capitale dei castellieri già nota comePola. La penisola istriana venne conquistata dagli antichi Romani nel177 a.C., dopo di cui iniziò il processo diromanizzazione della regione.[12] La capitale degli istri Nesactium fu in seguito ridenominata dai romaniAlba Julia, fermo restando che restò in uso anche il nomePola, antica denominazione usata ai tempi dei castellieri e poi giunta sino a noi. Il centro abitato diAlba Julia fu poi elevato al rango dicolonia intorno al46 a.C..[12]
A partire dall'elevamento al rango dicolonia la città crebbe costantemente toccando l'apice con il raggiungimento dei 30 000 abitanti.Alba Julia diventò un importante porto con una vasta area sotto la sua amministrazione diretta. Pola fu città fiorente, dotata di prestigiose strutture urbane (fra cui un ampioforo, unarco trionfale, unanfiteatro e dueteatri) e ornata ditempli a cui si aggiunsero, nei primi secoli dell'era volgare, alcunebasiliche paleocristiane. La presenza romana della zona di Pola è testimoniata da numeroseepigrafi latine, che ci offrono un'idea della prosperità raggiunta da questo centro nell'antichità.
Reliquiario d'avorio risalente all'XI secolo conservato al museo archeologico di PolaLa Concattedrale dell'Assunzione della Beata Vergine Maria, che fu realizzata nel V secolo
Dopo leinvasioni barbariche del V secolo e lacaduta dell'Impero romano d'Occidente, di cui Pola faceva parte, la città entrò, durante il secolo successivo, nell'orbita dell'Impero romano d'Oriente[14]. Pola si costituì in libero comune nel1177, anche se la città era già nell'ambito della sfera di influenza della Repubblica di Venezia, cui doveva pagare un tributo annuale.
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente Pola fu prima conquistata dagliOstrogoti, divenendofoederate civitatem nel 493 d.C. e restandoci nel 538 d.C., quando entrò a far parte dellaVenetikà, distretto dell'Esarcato d'Italia costituito nel584 dall'imperatoreMaurizio, scorporandolo dalla precedenteeparchiaAnnonaria. Così, Pola accrebbe gradualmente la sua importanza, fino a diventare il maggior porto militare dell'Impero bizantino[15].
In tale periodo fu realizzata laConcattedrale dell'Assunzione della Beata Vergine Maria nello stesso punto in cui in epoca romana sorgeva un tempio dedicato aGiove Conservatore, poi trasformato in una piccola chiesa e infine, nel V secolo, nella moderna basilica, che fu dotata di tre navate, grande il doppio rispetto alla chiesetta precedente.
Pola fu conquistata nel 1148 dallaRepubblica di Venezia, assoggettamento che fu preannunciato nel 1150 da un'alleanza anche militare. Pola entrò ufficialmente a fare parte dei dominii veneziani nel 1331, in particolare di quelli marittimi, che erano chiamatiStato da Mar, restandoci per quasi cinque secoli (tranne una breve parentesi avvenuta nel corso dell'anno 1192 quando fu parte dellaRepubblica di Pisa) fino allacaduta della Repubblica di Venezia, che avvenne nel1797.[17]
Mappa delle zone di influenza della Repubblica di Venezia intorno all'anno1000
Pola subì anche una serie di assedi da parte dellaRepubblica di Genova, storica nemica di quella veneziana, nel1267, nel1379 e nel1397, che però non portarono ad annessioni nei domini marittimi genovesi, che erano chiamatiPaesi d'oltremare[18]. Analoghe azioni, oltre che dai genovesi, furono compiute dalRegno d'Ungheria e dall'Arciducato d'Austria, attacchi che portarono spesso a distruzioni di parte del centro abitato.
Per la sua posizione strategica Pola era utilizzata come scalo intermedio traVenezia e l'Oriente. La galee veneziane provenienti dall'Oriente scaricavano a Pola i loro cannoni per ridurre il proprio pescaggio, in considerazione dei bassi fondali delCanal Grande di Venezia; le galee veneziane, nel tragitto inverso dirette quindi in Oriente, sostavano a Pola a caricare i cannoni.
Pola seguì la Repubblica di Venezia nel suo lungo e costante declino che ebbe inizio nel XVI secolo dopo lacolonizzazione europea delle Americhe e la scoperta di nuove rotte commerciali esterne alMar Mediterraneo.
La crisi economica di Pola fu accelerata a causa della guerra civile tra le varie famiglie dominanti polesi, tra cui iSergii.
Mappa della rete commerciale, di cui Pola risultava uno snodo importante, e dei possedimenti dellaRepubblica di Venezia tra il XV e il XVI secolo, nel periodo di massima espansione
Questi ultimi, durante il loro periodo di splendore, ridiedero il nome aPorta Aurea, che divenneArco dei Sergi.
Pola subì in questi secoli anche diverse epidemie, soprattutto dimalaria e ditifo, che falcidiarono gran parte della popolazione. Tutti questi eventi portarono la popolazione di Pola a scendere a 3 000 abitanti verso la metà del XVIII secolo, perlopiù concentrati a est del centro storico, area ora coperta dalBosco Siana.
Sotto la corona austriaca Pola tornò a prosperare economicamente, poiché il suo porto divenne il più importante dell'Impero austriaco e fu utilizzato anche come cantiere navale e come base navale quando, nel 1859, fu scelto come base daHans Dahlerup, ammiraglio danese al servizio dell'Impero austriaco.
Successivamente Pola crebbe come importanza, soprattutto economica, divenendo un importante centro industriale, di riferimento per l'intera zona. Leisole Brioni, situate a nord ovest di Pola, diventarono una rilevante meta turistica tanto da diventare il luogo di villeggiatura dellaCasa d'Asburgo.
La costruzione dell'Arsenale di Pola fu iniziata nel 1853 insieme a vari potenziamenti del porto, che proseguirono nei decenni successivi. La città divenne ufficialmente sede dell'arsenale dell'Impero austriaco, e quindi iniziò la costruzione delle navi dellaRegia-Imperiale Marina Austro-Ungarica, che prima erano assemblate all'interno dell'Arsenale di Venezia. Nell'arco di meno di mezzo secolo Pola, che nella prima metà dell'Ottocento non arrivava a contare 18 000 abitanti, si trasformò in una città moderna giungendo a più di 41 000 residenti verso la fine del secolo.
Come conseguenza dellaTerza guerra d'indipendenza italiana, che portò all'annessione delVeneto alRegno d'Italia, l'amministrazione imperiale austriaca, per tutta la seconda metà del XIX secolo, aumentò le ingerenze sulla gestione politica del territorio per attenuare l'influenza del gruppo etnico italiano temendone lecorrenti irredentiste. Durante la riunione del consiglio dei ministri del 12 novembre 1866 l'imperatoreFrancesco Giuseppe I d'Austria tracciò un progetto di ampio respiro mirante allagermanizzazione o slavizzazione dell'aree dell'impero con presenza italiana:
«Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l'influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nelTirolo del Sud, inDalmazia e sulLitorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno. Sua maestà richiama gli uffici centrali al forte dovere di procedere in questo modo a quanto stabilito.»
La politica di collaborazione con iserbi locali, inaugurata dallozaratino Ghiglianovich e dal raguseo Giovanni Avoscani, permise poi agli italiani la conquista dell'amministrazione comunale diRagusa nel 1899.
Nel 1909 lalingua italiana venne vietata in tutti gli uffici pubblici e gli italiani furono estromessi dalle amministrazioni comunali[28]. Queste ingerenze, insieme ad altre azioni di favoreggiamento al gruppo etnico slavo ritenuto dall'impero più fedele alla corona, esasperarono la situazione andando ad alimentare le correnti più estremiste e rivoluzionarie. Tale decisione politica provocò anche la scomparsa della tipica parlata di questo territorio, lalingua istriota, sostituita daldialetto istroveneto, piuttosto simile al triestino.
Con lo scoppio dellaPrima guerra mondiale Pola fu dichiarata"Zona di guerra"[29] e una parte dei suoi abitanti di etnia italiana venne internata neiBarackenlager dellaStiria.
Vi furono molte incursioni italiane, sia aeree, sia di mezzi d'assalto dellaRegia Marina italiana, in una delle quali venne fatto prigioniero e poi giustiziato sulpatibolo cittadino il 10 agosto 1916 il patriotacapodistrianoNazario Sauro. Durante laPrima guerra mondiale il porto fu la base principale per lecorazzate monocalibro e le altre forze navali dell'Impero austroungarico[30].
L'ultima incursione italiana nella città istriana, avvenuta il 1º novembre del 1918 e ribattezzataImpresa di Pola, portò all'affondamento della corazzataViribus Unitis pochi giorni prima della firma dell'armistizio che pose fine alla guerra (armistizio di Villa Giusti), con gli incursori ignari che poche ore prima l'Impero austro-ungarico aveva ceduto la propria flotta agli slavi i quali, una volta costituito un proprio Comitato dipendente daZagabria, denominatoStato degli Sloveni, Croati e Serbi,tentarono in tutti i modi di opporsi alla volontà della maggioranza della popolazione che voleva l'annessione all'Italia.[senza fonte] L'armistizio di Villa Giusti fu reso pubblico il 4 novembre 1918 e il giorno successivo le truppe italiane sbarcarono nella vicinaFasana.
Cartina dellaDalmazia e dellaVenezia Giulia che mostra i confini previsti dalPatto di Londra (linea rossa) e quelli invece effettivamente ottenuti dall'Italia (linea verde). In fucsia sono invece indicati gli antichi domini dellaRepubblica di VeneziaSegnata in rosso, la provincia italiana di Pola (1923-1947) nell'ambito del Regno d'Italia
Il passaggio di sovranità territoriale causò un'iniziale flessione dell'economia, che fu dovuta anche al ritiro della burocrazia e alla presenza militare austro-ungarica, la quale forniva lavoro al cantiere navale e alle industrie del suo indotto. Ciò causò a sua volta un calo del numero di abitanti, dopo di cui seguì una fase di ripresa economica e sociale grazie all'insediamento della burocrazia statale italiana[33].
A Pola furono attivate, tra le altre, la scuola elementareDante, le scuole tecniche, le scuole magistrali, il ginnasio-liceoCarducci, lo stadioLittorio con la squadra delGrion Pola, fondata nel1918 quando ilfascio era ancora un simbolomazziniano, compagine sportiva che si alternò tra laPrima Divisione, laSerie B e laSerie C. Per quanto riguarda l'editoria, in città si pubblicavaIl Corriere Istriano, che contribuì a diffondere lacultura italiana.
Durante i primi anni dell'appartenenza di Pola all'Italia, soprattutto all'inizio dell'epoca fascista, molti croati decisero di emigrare nelRegno di Jugoslavia a causa della politica diitalianizzazione perpetrata dal regime.
Vista aerea di Pola durante l'epoca fascista
Nell'agosto1933 fu inaugurata la stagione lirica estiva dell'Arena di Pola. La prima opera rappresentata fuNozze istriane diAntonio Smareglia, compositore polese. Le rappresentazioni attirarono spettatori da tutta l'Istria e anche da Trieste viapiroscafo. Il 1º giugno del 1939 la Scuola di pilotaggio di 2° periodo venne portata a Puntisella, promontorio della vicina isola diCosada, dove il 1º giugno del 1940 la Scuola di 1° periodo diventò Scuola di 2° periodo e di addestramento idrovolanti.
L'arsenale di Pola venne dato in concessione all'industria privata "Cantiere Scoglio Olivi", che nel corso deglianni trenta entrò nell'orbita deiCantieri Riuniti dell'Adriatico. La funzione militare della città venne quindi rivolta prevalentemente alle scuole e ai centri di addestramento più che alla realizzazione di navi, la cui costruzione era passata ad altriarsenali, tra cui alcantiere navale di Fiume.
A Pola avevano la loro sede le scuoleCREM (CorpoRealiEquipaggi diMarina), ilReggimento San Marco, la scuola sommergibilisti, la scuola nautica dellaGuardia di Finanza, un gruppo di idrovolanti e anche un reparto provvisto di nave avente funzione di bersaglio semovente per le esercitazioni degliaerosiluranti diGorizia. Il 29 aprile del 1942 nacque la «Sezione Collegamenti II Armata», avente sede all'idroscalo di Puntisella, che era dotata di dueCANT Z.501 e di unCANT Z.506. A metà aprile 1943 la 149ª Squadriglia venne trasferita a Puntisella di Pola insieme a CZ 506. Sempre a Pola aveva sede, inoltre, la Scuola Allievi Ufficiali e Sottufficiali di complemento dei Bersaglieri.
Bandiera in uso durante l'appartenenza italiana della città (1923-1947)[34]
Stemma in uso durante l'appartenenza italiana della città
La Zona d'operazioni del Litorale adriatico fu affidata alGauleiterFriedrich Rainer e al suoGruppenfuhrer SSOdilo Lothar Globočnik (nato a Trieste nel 1904 da famiglia slovena originaria diTržič – all'epoca chiamata Neumarkt –, nell'AltaCarniola) già Comandante delle SS e della Polizia del distretto diLublino, ed edificatore delcampo di sterminio di Sobibór e delcampo di sterminio di Treblinka nonché responsabile, tra l'altro, anche dellaRisiera di San Sabba. Pola divenne poi una delle basi dellaWehrmacht e degliU-Boot, vista la presenza del porto e dell'arsenale. Anche a Pola nacquero le primeformazioni partigiane italiane, che combatterono contro l'occupazione nazista scrivendo pagine di grande eroismo, come l'ufficialeGiuseppe Callegarini, trucidato il giorno di Natale del 1944, medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Resistenti che lottarono dovendosi però guardare anche dai partigiani slavi, ostili agli italiani da un punto di vista etnico e sostenitori dell'annessione di Pola alla Jugoslavia.
Pola subì il primo bombardamento aereo nel 1942. Il 9 febbraio1944, verso le ore 11:30, Pola subì invece la prima incursione aerea conbombardamento a tappeto. Nonostante la massima parte della popolazione fosse riuscita a salvarsi nei rifugi antiaerei, i morti furono più di settanta, tra cui Aldo Fabbro, venticinquenne polese calciatore del Napoli.
Nella primavera1945, dopo la ritirata dei tedeschi, Pola fu occupata militarmente daipartigiani jugoslavi tra il 5 maggio e il 20 giugno. Il Comitato Popolare di Liberazione (CPL) annunciò l'annessionede facto di Pola allaJugoslavia. La redazione e la tipografia deIl Corriere Istriano furono utilizzati per stampareIl Nostro Giornale, quotidiano filo-jugoslavo inlingua italiana. Dopo questi eventi, iniziò l'esodo, diventato di massa dopo la sua annessione alla Jugoslavia, dell'etnia autoctona italiana di Pola.
I confini orientali italiani dal 1945 a oggi. Si noti in rosso laLinea Morgan, che divise la regione nel maggio 1945 inZona A eZona B in attesa delle decisioni delTrattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate. Pola era un'exclave nell'Istria meridionale, e faceva parte della "Zona A".Memoriale che ricorda lastrage di Vergarolla. È situato nei pressi della cattedrale di Pola
Pola, essendo un'exclave della Zona A della Venezia Giulia, quindi interamente confinante con la Jugoslavia, diventò raggiungibile solo via mare. La Zona B della Venezia Giulia, comprendente il resto dell'Istria eFiume, furono invece assegnati all'occupazione militare diretta jugoslava. Il 12 giugno, anziché il 10 come previsto, gli Alleati entrarono a Pola. La città iniziò ad attirare rifugiati italiani dal resto dell'Istria, rimasta sotto occupazione jugoslava.
Rinacquero in città tutti i partiti, associazioni, sindacati italiani, già soffocati dal fascismo, e poi repressi dai nazisti e dai titini.In agosto nacque la sezione dellaDemocrazia Cristiana di Pola, con Attilio Craglietto, già preside delliceo Carducci e fondatore, in maggio, del Comitato Cittadino Polese per difendere l'italianità della città, e con donEdoardo Marzari, già presidente delCLN di Trieste. Vennero fondate anche sezioni delPartito Socialista, delPartito d'Azione, delPartito Liberale.
Il Comitato Cittadino Polese si trasformò in Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) e prese contatti con il CLN di Trieste e i giuliani residenti a Roma. Guido Miglia diresse il nuovo quotidianoL'Arena di Pola, contraltare aIl Nostro Giornale, filojugoslavo, diretto daDomenico Cernecca.[37] Nacque anche il settimanaleDemocrazia.Nei due brevi anni di occupazione alleataMario Mirabella Roberti, direttore del Museo dell'Istria, riuscì a far ricostruire il Tempio di Augusto e il Duomo, appena prima che la città passasse nuovamente agli jugoslavi.
Il 22 marzo1946, giunsero in città i commissari (un russo, un francese, un inglese e uno statunitense) dellaCommissione per lo studio dei confini della Venezia Giulia, emanazione della Conferenza Alleata dei Ministri degli Esteri per la definizione dei confini. Per l'occasione in piazza Foro si confrontarono una manifestazione spontanea della popolazione polese per l'Italia e una manifestazione filojugoslava, composta in realtà principalmente di persone venute dai paesi dell'interno della Jugoslavia con pullman organizzati dai comunisti stessi. La polizia del Governo Militare Alleato separò le due fazioni evitando in tal modo lo scontro.
Nel1946,Carlo Schiffrer pubblicò unaCarta dei limiti nazionali italo-jugoslavi, in cui riporta, per la popolazione del vasto distretto di Pola, un totale di 87 787 abitanti, di cui 54 074 (64%) italiani, 27 102 (32%) serbo-croati, 771 sloveni, 1 110 altri stranieri. Nell'area urbana di Pola, quella occupata dagli angloamericani, la popolazione era italiana per quasi il 90%.
Aree annesse all'Italia nel 1920, passate al Territorio Libero di Trieste nel 1947 con i trattati di Parigi e assegnate definitivamente alla Jugoslavia nel 1975 con il trattato di Osimo
Allaconferenza di Parigi, già nell'estate 1946 apparve chiaro che il compromesso avrebbe annesso la maggior parte dellaVenezia Giulia e l'Istria, e con essa Pola, allaJugoslavia, mentreGorizia eMonfalcone sarebbero rimaste all'Italia. Trieste, con il territorio circostante, sarebbe divenuta invece uno Stato indipendente.
Il 26 luglio1946 il CLN di Pola raccolse 9 496 dichiarazioni familiari scritte, poi diventati complessivamente 28 058 abitanti su un totale di circa 31 000, di voler abbandonare Pola qualora fosse stata annessa allaJugoslavia. Le firme del CLN di Pola furono citate daDe Gasperi nel suo discorso alPalazzo del Lussemburgo aParigi per tentare di evitare la cessione di questi territori.
Domenica 18 agosto1946, alle ore quattordici e quindici minuti, sulla spiaggia di Vergarolla dentro il porto di Pola, dove almeno 2 000 italiani erano confluiti per assistere alle gare della "Coppa Scarioni", organizzata dalla società sportiva e patriotticaPietas Julia (avente un richiamo all'antico nome romano di Pola), diverse mine e altri ordigni, forse ventotto, per un totale pari a 9 tonnellate di tritolo, già disattivate e disinnescate da tre squadre di artificieri inglesi e italiani, scoppiarono improvvisamente.
I morti accertati furono almeno 65, oltre 5 persone identificate come disperse; imprecisato il numero dei feriti; fra le vittime molte donne e bambini, essendo presenti centinaia di famiglie. Tale atto è conosciuto come "strage di Vergarolla".
L'indagine alleata stabilì che la strage di Vergarolla non poteva essersi trattato di un incidente e che gli ordigni erano stati reinnescati, e indizi "gravi e concordanti" additavano l'OZNA come responsabile dell'attentato, ma in seguito nessun tribunale ha mai stabilito ufficialmente che cosa fosse successo. La decisione collettiva dell'esodo qualora la città fosse stata abbandonata agli jugoslavi era già stata manifestata prima dello scoppio (28 058 firme di polesani su circa 31 000 abitanti attestavano la volontà di restare italiani, e quindi di emigrare da Pola), ma la decisione finale a Parigi non era ancora definita e i polesani non avevano abbandonato la speranza di evitare un'occupazione straniera.
Tuttavia la strage convinse i polesani che, qualora fossero restati in città, in caso di passaggio alla Jugoslavia, avrebbero corso un serio pericolo. Solo nel1997, grazie all'interessamento della piccola comunità italiana rimasta a Pola, venne collocato un cippo nel parco del Duomo, con la laconica iscrizioneVergarola - 18.08.1946 - 13 h. - Grad Pula - 1997 - Città di Pola (recando l'orario sbagliato).
Nell'inverno tra il 1946 e il 1947, il CLN di Pola convinse il governo italiano a inviare la motonaveToscana e altri sei motovelieri al giorno, per il trasporto delle masserizie della moltitudine in procinto di abbandonare la città. Altri venti vagoni ferroviari al giorno sarebbero partiti da Pola per l'Italia, attraversando tutto il territorio istriano già sotto occupazione jugoslava. Nacque l'ipotesi di far esodare una comunità di coltivatori aFertilia, in Sardegna, e di ospitare i lavoratori dell'arsenale al porto di Taranto.
Un'ultima carta, per gli italiani dell'Istria, fu quella proposta dall'avvocatoFranco Amoroso, diParenzo, molto vicino al CLN di Pola, già promotore del plebiscito e spesso non in sintonia con De Berti. Amoroso propose che l'Italia rinunciasse aGorizia eMonfalcone, e che le offrisse al nascenteTerritorio Libero di Trieste, a condizione che la Jugoslavia avesse fatto lo stesso con la costa occidentale dell'Istria. Lo Stato libero sarebbe nato in tal modo molto più forte e gli italiani dell'Istria occidentale, costituendo la maggioranza assoluta della popolazione, sicuramente sarebbero rimasti nelle proprie terre. Anche gli italiani già fuggiti sarebbero potuti tornare nei paesi di origine. La proposta non ebbe però seguito.
La naveToscana durante l'abbandono della maggioranza degli italiani di Pola (1947)
Il 10 febbraio1947, giorno della firma del trattato di pace,Maria Pasquinelli, un'insegnante di origine toscana, uccise il generale ingleseRobert William Michael De Winton, comandante della guarnigione britannica di Pola. Lo freddò a colpi di pistola fuori dal portone del Governo Militare Alleato, in viale Carrara. In un suo documento, la Pasquinelli si riferì agliirredentistiNazario Sauro e aGuglielmo Oberdan per giustificare il proprio gesto.
Il 20 marzo1947 il piroscafoToscana compì il suo ultimo viaggio, accompagnando le ultime partenze.Come previsto, 28 000 dei 31 000 abitanti di Pola abbandonarono beni e proprietà piuttosto che divenire jugoslavi.
Intanto nelle case rimaste vuote si installarono rapidamente nuovi abitanti sfollati da altre parti della Jugoslavia. Per altri sei mesi, 1 000 "operatori indispensabili" restarono ancora nella città deserta, in attesa del 15 settembre1947, entrata in vigore del trattato di pace, quando l'abitato avrebbe dovuto essere ceduto definitivamente alla Jugoslavia.L'Arena di Pola terminò le pubblicazioni il 14 maggio, una settimana dopo che una manifestazione di parecchie centinaia di filo-jugoslavi, divenuti ormai la maggioranza nella città, aveva minacciato la redazione. Il giornale si trasferì prima a Trieste e poi a Gorizia, venne spedito per posta ai pochi ultimi italiani rimasti e, successivamente, diventò settimanale. L'ultima autovettura contarga automobilistica italiana fu immatricolata il 28 agosto1947, con codicePL 3271[38].
La prima conseguenza di questo esodo per la città fu il cambio di nome: dall'italianoPola si passò al croatoPula. Il comune diVieste, comune italiano inprovincia di Foggia, offrì formalmente parte del proprio territorio per consentire agli esuli di Pola di fondare laNuova Città di Pola, ma il progetto non ebbe seguito[39]. Il nome italiano della città fu ripristinato dopo ladissoluzione della Jugoslavia, che permise l'introduzione ufficiale del bilinguismo.
Alla data di entrata in vigore del trattato di pace, il 15 settembre1947, il Governo Militare Alleato si trasferì con il piroscafoPola a Trieste, e la città di Pola passò direttamente all'amministrazione jugoslava.
A Pola, ormai deserta, rimasero qualche centinaio di italiani. Per il resto, la città venne ripopolata da slavi provenienti da altre parti della Jugoslavia, cambiando il nome ufficialmente inPula. Molti slavi, con carri e povere masserizie, percorsero l'intera Jugoslavia per raggiungere la città. Le famiglie degli italiani "rimasti" hanno dato vita al "Circolo Italiano" (culturale, sociale, ricreativo, sportivo) situato in un edificio di via Carrara, nel centro storico della città, tuttora molto attivo e da decenni gemellato con il comune diImola, che si trova inprovincia di Bologna. Pola fu quindi oggetto di un processo dicroatizzazione.
L'ultimo censimento del 2001, basato sull'uso della lingua, segnala una popolazione totale di 58 594 abitanti indicando che la maggioranza è dilingua croata corrispondente all'88,38% della popolazione (51 785 abitanti), mentre le minoranze etniche che seguono sono: 2 856 dilingua italiana (4,87%), 983 dilingua serba (1,68%), 593 dilingua slovena (1,1%), 475 dilingua bosniaca (0,81%), oltre a minoranze meno rilevanti numericamente. La città di Pola è oggi ufficialmente bilingue, e siaPola chePula sono nomi ufficiali.
Durante le trattative per l'adesione della Croazia all'Unione europea molti esuli hanno chiesto al Governo italiano di riaprire la questione degli immobili abbandonati in seguito all'esodo, ma il governo ha ritenuto che la situazione non potesse più essere oggetto di trattative.
LaComunità degli Italiani di Pola ha sede in via Carrara, nel centro storico, da sempre il punto di ritrovo per tutti gli italiani del comune. Tale circolo è stato frequentemente e ripetutamente oggetto di vandalismi e tentativi di incendio[40].
Un gruppo di esuli provenienti da Pola hanno continuato a ritrovarsi, in Italia, costituendo un'associazione denominataLibero Comune di Pola in Esilio, con un proprio sindaco e un proprio Consiglio comunale eletto con voto assembleare.
Il simbolo di Pola è unacroce latina di coloreoro i cui bracci terminano sui bordi dello stemma. La croce è collocata su unoscudo di coloreverde. Di questa composizione è fatta sia la bandiera della città sia lo stemma, con quest'ultimo che è anche arricchito dafregi instile rinascimentale. Lo stemma è completato da ungiglio ed è adornato da unnastro di colorebianco.
Chiesa di Sant'Antonio - PolaCappella di Santa Maria FormosaL'Arena di Pola nel 1728Scorcio dell'interno dell'Arena di PolaScorcio dell'interno dell'Anfiteatro di PolaIl museo che si trova sotto l'Anfiteatro di PolaSulla sinistra il Tempio di Augusto, risalente all'epoca romana, affiancato dalPalazzo Comunale di Pola, che risale al XIII secoloDisegno dellaPorta GeminaLa Facoltà di Filosofia dell'Università di Pola
Pola ha unastoria politica millenaria che ha portato alla formazione di una cultura che si è costituita grazie alle etnie dominanti che si sono succedute nella città provenienti dall'Europa centrale e dalMediterraneo. A Pola sono stati di riferimento gliantichi Romani, alcunipopoli barbarici, iFranchi, ibizantini, gliitaliani e infine icroati. Sono stati importanti, ma mai maggioritari, anchetedeschi einglesi. Tale stratificazione di etnie ha portato a una cultura variegata che si è riflessa anche sullastoria dell'architettura di Pola.
Lacappella bizantina di Santa Maria Formosa o di Santa Maria del Canneto[41] è stata costruita nelVI secolo, sicuramente prima del 546, con una forma architettonica dicroce greca ispirandosi alle analoghe chiese realizzate aRavenna. La cappella di Santa Maria Formosa è stata voluta dal diacono Massimiliano, che poi diventò arcivescovo di Ravenna. La cappella superstite, insieme a un'altra piccola cappella risalente al medesimo periodo, facevano parte del complesso della basilica e dell'abbaziabenedettina di Santa Maria del Canneto, fondata nel VII secolo e andata distrutta alla metà del XIII secolo di cui rimangono i resti antistante la cappella, all'abbazia dipendeva ilmonastero benedettino di Sant'Andrea[42] sulloScoglio Sant'Andrea, che venne demolito nel XVI secolo. I pavimenti e i muri sono decorati con mosaici del VI secolo, decorazioni che furono ispirate dalmausoleo di Galla Placidia di Ravenna. Sul muro oltre la porta è collocato un pannello in pietra scolpita. Nel XV secolo tutte le pitture murarie, soprattutto quelle più antiche, furono restaurate. Nel 1605 i veneziani decisero di spostare alcune opere d'arte e quattro colonne dialabastro orientale dalla cappella di Santa Maria Formosa allabasilica di San Marco.
LaCattedrale dell'Assunzione della Beata Vergine Maria, chiamato comunementeDuomo di Pola, fu anch'esso costruito nel VI secolo, quando Pola diventò sede arcivescovile. Dell'epoca in cui fu innalzato rimangono alcune aree della chiesa dove i fedeli possono pregare inlatino e possono seguiremesse in rito tridentino. Il Duomo di Pola fu ingrandito nel X secolo. Dopo la distruzione avvenuta nel XVI secolo per opera dei genovesi, la cattedrale fu subito ricostruita mantenendo le porzioni architettoniche romaniche e bizantine sopravvissute, tra cui resti di mura, alcune colonne originali e una finestra che si trova lungo lanavata principale. L'area dell'altare e sulle pareti di un locale posto a sud si possono ancora vedere frammenti del pavimento originale a mosaico del V e del VI secolo con ancora leggibili le iscrizioni che citano i nomi dei mecenati che pagarono all'epoca il pavimento della cattedrale. Le finestre delle navate laterali furono ricostruite instile gotico dopo la distruzione di quelle originali del VI secolo, che furono distrutte in un incendio avvenuto nel 1242. Il campanile, che si trova di fronte alla chiesa, fu realizzato, tra il 1671 e il 1707, anche grazie a pietre prelevate dall'Arena di Pola. Queste ultime vennero anche usate per la realizzazione delbattistero, che risaliva invece al V secolo e che si trovava di fronte alla cattedrale. Il battistero fu poi demolito nel 1885.
Altro edificio religioso degno di nota è la chiesa ortodossa di San Nicola. Avente un'architettura poligonale provvista a ogni lato di un'abside, è stata ricostruita nel X secolo su un preesistente e omonimo edificio fondato nel VI secolo. Nel 1583 fu assegnato alla comunità ortodossa di Pola, che si stabilì in città proveniente daNauplia, comune delPeloponneso, inGrecia, e daCipro, all'epoca a maggioranza ortodossa e facente parte dei domini marittimi dellaRepubblica di Venezia, che erano chiamatiStato da Mar. La chiesa di San Nicola conserva alcune icone risalenti al XV e al XVI secolo, e un'iconostasi dell'artista greco Tomios Batos risalente al XVIII secolo.
Lachiesa di San Francesco venne eretta nel 1314 in tardostile romanico con influenzegotico. Tale fusione di stili si vede, in modo particolare, neirosoni. Architettonicamente è formata da una singolanavata avente treabsidi lungo i tre muri perimetrali. Caratteristica di questa chiesa è l'avere duepulpiti, di cui uno che è rivolto verso la strada. L'altare maggiore è adornato da unpolittico di legno realizzato nel XV secolo da un artista emiliano. L'adiacente monastero è invece stato realizzato nel XIV secolo, con ilchiostro che ospita reperti romani.
Altro edificio religioso degno di nota è lachiesa della Madonna del Mare, oggiGospa od Mora, sopra l'Arsenale, a lastre di marmo bianco e rosa, consacrata dagli austriaci nel 1898 come chiesa della marina.
Ilforo romano di Pola venne costruito nelI secolo a.C. nei pressi del mare. Qui era presente ilCapitolium, vale a dire il tempio che nelle città romane era dedicato alle tre principali divinità dell'Olimpo latino:Giove,Giunone eMinerva, che erano chiamate, nel complesso, la "Triade Capitolina". Sono presenti anche resti di dueteatri, il contesto urbanistico ha seguito l'evoluzione architettonica dell'antica Pola romana: il più piccolo, risalente alII secolo d.C., ha un diametro di 50 metri ed è situato nei pressi del foro romano, mentre il secondo, che è quello più grande, ha un diametro di 100 metri, risale alI secolo d.C. ed è ubicato ai margini meridionali della città.
In seguito l'area del foro romano, all'epoca centro amministrativo e commerciale della città, si trasformò gradualmente nella moderna piazza centrale di Pola, che risale al Medioevo e che anche oggi ricorda il suo nome: piazza Foro. Oggi piazza Foro rappresenta per Pola, oltre al millenario centro amministrativo, anche il suo centro legislativo. Parte del tempio di Augusto è giunto sino a noi venendo incorporato nella parte posteriore delPalazzo Comunale, che risale al XIII secolo. Il centro storico di Pola, che ha un'urbanistica risalente al medioevo, è costituito da edifici realizzati perlopiù tra ilMedioevo e ilRinascimento, che spesso sono accompagnate da pavimentazione di epoca romana.
Altri edifici civili degni di nota sono la Facoltà di Filosofia dell'Università di Pola, costruita dagli austriaci nel 1915 come liceo femminile, poi divenuto il ginnasio-liceo "Carducci", la parte storica del porto, tra Punta Cristo e Punta Fisella, con ilcantiere navale di Scoglio Olivi, e ilPalazzo della Banca d'Italia, notevole esempio diarchitettura razionalista.
L'acquario di Pola è il più grande della Croazia, localizzato nella Fortezza di Verudella, realizzata nel 1886 dagli austro-ungarici a 3 km dal centro storico verso la piccola penisola che costituisce una delle due coste prospicienti che formano la baia di Pola. L'inizio dei lavori di trasformazione dell'antica fortezza in acquario è avvenuta nel 2002. L'esposizione comprende circa 60 vasche al piano terra e un fossato al primo piano. Su un'area di circa 2.000 m2 si possono vedere specie acquatiche presenti in natura nel Mar Adriatico settentrionale e meridionale, pesci tropicali e antartici e le specie più rappresentative dei laghi e dei fiumi europei. Dal tetto della fortezza i visitatori possono vedere il panorama dell'intera città di Pola. Nell'acquario di Pola è anche possibile vedere la prima tartaruga marina in difficoltà salvata al centro della Croazia.
La città di Pola è conosciuta per la presenza di diversi monumenti d'epoca romana che hanno un ottimo stato di conservazione. Il più celebre, visto che la sua rilevanza travalica i confini nazionali croati, è l'Arena di Pola.Anfiteatro romano risalente alI secolo d.C., è tra le quattro arene romane meglio conservate al mondo (le altre sono l'Arena di Verona, l'Arena di Arles e l'Arena di Nîmes), tant'è che è ancora oggi usata per spettacoli teatrali[43]. Gli altri monumenti romani ancora ben conservati a Pola sono l'Arco dei Sergi e ilTempio di Augusto e della dea Roma, che insieme all'Arena di Pola erano tra le architetture presenti nel foro romano di Pola che venne realizzato, insieme agli altri tre monumenti citati, ai tempi dell'imperatoreAugusto.
Quasi tutte le porte cittadine romane giunte sino a noi di Pola risalgono alla metà dellaII secolo d.C., che rimpiazzarono quelle precedenti, costruite anch'esse ai tempi diAugusto. Sono tutte costituite da due archi, da colonne, da unarchitrave orizzontale e da fregi. LaPorta Gemina è un'altraporta cittadina di Pola, oltre all'Arco dei Sergi, risalente all'epoca romana e in origine chiamatoPorta Aurea, che un tempo caratterizzavano le mura difensive romane, poi andate completamente demolite all'inizio del XIX secolo.
Altra architettura militare presente a Pola è ilcastello, fortezza veneziana che sovrasta l'abitato provvista di imponenti mura difensive. Situato sulla sommità del colle principale della città, che si trova in corrispondenza del centro storico.
Nei dintorni di Pola sono presenti alcuni siti archeologici ascritti all'epoca romana e formati perlopiù da resti di ville romane e di templipagani. Lungo i fondali del tratto di mare di fronte alla città è possibile trovare, grazie all'archeologia subacquea, reperti di navi affondate durante la Prima guerra mondiale. Nel territorio del vicino comune diValle sono state scoperte improntefossili didinosauri.
La via Sergia, in croatoUlica Sergijevaca, strada principale che porta dall'Arco dei Sergi a piazza Foro.
Piazza Dante Alighieri, in croatoDanteov Trg, con la chiesa della Madonna della Misericordia, la cui abside dà verso via Sergia, e il palazzo delle Poste, in stile fascista.
VialeGiovanni Carrara, in croatoCarrarina Ulica. In Epoca Jugoslava era denominataUlica Mate Balote.
Targa bilingue croato-italiano su edificio pubblico a PolaCartello stradale bilingue croato-italiano a Pola
L'area metropolitana di Pola raggiunge i 90 000 abitanti circa, con la popolazione compresa all'interno dei confini comunali della città che arriva (dato del censimento 2011) a 57 765 persone[45]. In particolare, l'area metropolitana di Pola include le municipalità di (nome italiano/nome croato)Barbana/Barban (2 802 abitanti),Fasana/Fažana (3 050 abitanti),Lisignano/Ližnjan (2 945 abitanti),Marzana/Marčana (3 903 abitanti),Medolino/Medulin (6 004 abitanti),Sanvincenti/Svetvinčenat (2 218 abitanti) eDignano/Vodnjan (5 651 abitanti).
Da notare, nel grafico soprastante, il drastico calo di abitanti di Pola nel 1948, che fu causato dall'esodo della maggioranza dell'etnia italiana, che all'epoca costituiva la larga parte dei residenti a Pola: lasciarono infatti Pola 28.058 abitanti (tutti di etnia italiana) su circa 31.000 residenti totali, che furono gradualmente e contestualmente sostituiti da nuovi abitanti di origine slava[46].
Oggi la maggioranza dei cittadini di Pola sonocroati (rappresentanti il 77,37% della popolazione totale in base al censimento del 2011). Le più consistenti minoranze etniche sono iserbi (6,01%), gliitaliani (4,43%), ibosniaci (3,5%) e glisloveni (0,9%)[45].
Nel 1910 Pola aveva 58 562 abitanti totali, di cui il 45,8% eranoitaliani, il 15,2%croati, mentre il resto della popolazione era per la maggior parte di etnia tedesca[47]. Come già accennato, la presenza italiana a Pola è drasticamente diminuita dopo laSeconda guerra mondiale, con il passaggio della città allaJugoslavia, in seguito all'esodo giuliano dalmata.
Oggi la città, come la maggior parte dell'Istria, adotta ufficialmente il bilinguismo (italiano e croato). L'attuazione di questa disposizione varia a livello comunale, quindi i singoli provvedimenti che si riferiscono all'applicazione della lingua italiana nei vari ambiti cambiano da comune a comune. Nel1947 ilserbo-croato venne imposto come lingua ufficiale, ma fu con le sollevazioni antitaliane organizzate nel1953, che portò poi nell'anno successivo alritorno di Trieste all'Italia, che vennero distrutte tutte le scritte, le insegne e i cartelli in italiano, che scomparvero completamente da Pola.
Dopo anni e in seguito a numerose richieste, con la protezione delle minoranze garantita dallaCostituzione della Croazia, è stato ufficialmente ripristinato in parte il bilinguismo (la città si chiama ora ufficialmenteGrad Pula - Città di Pola). Tra le tante iscrizioni sistematicamente bilingui vi sono le targhe commemorative che ricordano l'uccisione di cittadini polesani e di partigiani da parte di fascisti tra 1943 e 1945.
Nella città polesana, è presente la localeComunità degli Italiani di Pola fondata nel1946. Lo storico sodalizio aderisce all'Unione Italiana.
La città di Pola è divisa in sedici Comitati locali[58] (Mjesni odbori) a cui afferiscono i rioni (četvrti):
Città Vecchia (Stari Grad) a cui afferiscono i rioni cittadini di: Città (Grad), San Martino (Sveti Martin), Port'Aurea (Portarata) e Arsenale (Arsenal): 4.803 ab.
Castagner (Kaštanjer) a cui afferisce il rione cittadino di: Castagner (Kaštanjer): 5.166 ab.
Monte Zaro (Monte Zaro) a cui afferisce il rione cittadino di: Monte Zaro (Monte Zaro): 3.502 ab.
San Policarpo – Sisplaz (Sv. Polikarp – Sisplac) a cui afferiscono i rioni cittadini di: San Policarpo (Sveti Polikarp), Ospedale della Marina (Mornarička bolnica) e Sisplaz (Sisplac): 7.776 ab.
Veruda (Veruda) a cui afferiscono i rioni cittadini di: Veruda, Valsaline e le zone turistiche cittadine di Monsival, Saccorgiana e Verudella: 5.698 ab.
Stoia (Stoja) a cui afferiscono i rioni cittadini di: Musil, Vergarola, San Pietro (Sveti Petar), Baracche (Barake) e Valcane (Valkane) e le zone turistiche cittadine di: Valovine e Stoia (Stoja): 1.622 ab.
Nuova Veruda (Nova Veruda) a cui afferiscono i rioni cittadini di: Monte Paradiso (Vidikovac) e le zone turistiche cittadine di: Marina Veruda, Fischerhutte e Bunarina: 2.748 ab.
Siana (Šijana) a cui afferiscono i rioni cittadini di: Siana (Šijana) e Monteghiro e i sobborghi Valica Illiria (Valica-Ilirija), Vidrian (Vidrijan) e Vernal: 6.897 ab.
Stignano (Štinjan) a cui afferisce il rione cittadino di: Stignano (Štinjan) e le zone turistiche cittadine di: Puntacristo (Puntakristo), Puntisella (Puntižela), Valdežunac e Camulimenti e le isole di: San Girolamo (Sv. Jerolim), Cosada (Kozada) e Santa Caterina (Sv. Katarina): 1.366 ab.
Veduta di Marina di VerudaFaro dell'isola di Porer
Monte Grande (Veli Vrh) a cui afferiscono i rioni cittadini di: Monte Grande (Veli Vrh), Paganor e Carsiole (Karšiole) e il sobborgo turistico di: Vallelunga: 2.944 ab.
Bussoler (Busoler) a cui afferiscono i sobborghi di: Bussoler (Busoler), Scattari (Škatari), Sichici (Šikići), Valmade, Moteserpo-Comunal (Monteserpo- Komunal), Kaiserwald e Campi d'Altura (Valtursko polje): 2.366 ab.
Valdibecco (Valdebek) a cui afferiscono i sobborghi di: Valdibecco (Valdebek) e Dolinka: 2.266 ab.
Arena (Arena) a cui afferiscono i rioni cittadini di: Arena (Arena), Croatia e Stazione ferroviaria (Kolodvor): 4.971 ab.
Monteparadiso (Vidikovac) a cui afferiscono i rioni cittadini di: Monte Rizzi (Monte-rizzi) e Drenovica: 5.883 ab.
Grega (Gregovica) a cui afferiscono i rioni cittadini di: Pragrande, San Michele (Sveti Mihovil), Ospedale (Bolnica) e Grega (Gregovica): 2.680 ab.
Monvidal (Monvidal) a cui afferisce il rione cittadino di: Monvidal: 2.044 ab.
Lungo lacosta adriatica di pertinenza del comune di Pola ci sono numerose aree turistiche frequentate perlopiù nella stagione estiva, tra cui le isoleBrioni, già soggiorno turistico del marescialloTito. Pola è una popolare destinazione balneare di livello internazionale che offre servizi di balneazione, pesca,immersione in relitto evela.
Il porto di Pola, che si trova nel quartiere di Marina di Pola (cro.Marina di Pula) e che è ricavato in una baia ben protetta dalle correnti marine, è servito da diverse linee di navigazione[60]. Ha una profondità compresa tra i 4 e 6 metri, una lunghezza di 40 metri e possiede 194 posti barca[60].
Nella città istriana è situato l'aeroporto di Pola, che è unaeroporto internazionale avente destinazioni dirette principalmente verso altre città dell'Istria. Si compone di due parti: una civile conterminal aeroportuale passeggeri e una militare, dove è situata la Base aerea 92 di Pola e il 22º stormo dell'aeronautica militare croata, composto dalMiG-21 bis/UM. L'aeroporto di Pola, che nel1990 ha registrato il suo picco di traffico, con 670 000 passeggeri, per quasi dieci anni, a causa della guerra in Croazia, non ha mai superato nemmeno il decimo di quel record. Tuttavia, da un po' di anni a questa parte, il suo traffico è in continua ascesa, attestandosi nel2007 a 377 341 passeggeri all'anno.
Dal 2015 Pola è anche presente unidroscalo situato nelle acque marine nei pressi della costa, che è adibito a servizio diidrovolanti le cui destinazioni sonoFiume, le isole diArbe e diLussino, che sono situate entrambe nelQuarnaro[61][62].
Pola possedeva un sistema tranviario elettrico che era stato realizzato nel 1904 durante la crescita economica che avvenne nell'epoca austroungarica. Dopo laPrima guerra mondiale, durante l'epoca fascista, la necessità di possedere questo tipo di infrastruttura declinò ed esso venne completamente smantellato nel 1934.
Attualmente la città possiede una rete di autobus urbani gestiti dall'azienda municipalizzataPulaPromet d.o.o.[63]
Pola è il più importante scalo di autobus extraurbani dell'Istria. È situato alla periferia della città poco più a ovest dell'Arena di Pola. Da qui parte un ramificato servizio di linee di autobus cittadini, regionali e internazionali. Pola è sede di diverse aziende di autobus tra cui la compagnia che gestisce le linee urbane di Pola. C'è anche una linea garantita e diretta che collega Pola aTrieste eVenezia, la cui frequenza aumenta durante la stagione primaverile e soprattutto quella estiva.
La città ospita due squadre di calcio quasi omonime, ilNogometni klub Istra 1961 e ilNogometni klub Istra. Pola è sede di diverse società sportive quali l'OK OTP Banka Pula (pallavolo), l'RK Arena (pallamano), il KK Stoja e il KK Pula1981 (pallacanestro), l'SK Arena (nuoto), il JK Istarski borac e la JK PulaFit (judo), il VK Istra (canottaggio), il Smrikve Tennis Club (tennis).
^Wilkes, J. J. The Illyrians, 1992,ISBN 0-631-19807-5,page 183,"... We may begin with the Venetic peoples, Veneti, Carni, Histri and Liburni, whose language set them apart from the rest of the Illyrians...."
^Quest'ultimo accordo provocò le proteste di molti patrioti, tra cuiUgo Foscolo, nato sull'isola diZante, isola facente parte dell'arcipelago delleisole Ionie, che rimase anch'essa sotto il dominio veneziano fino al 1797, i quali accusarono laFrancia di commerciare con i popoli un tempo appartenenti alla Repubblica di Venezia, e che il motivo di tale abolizione fosse stata la conquista forzosa di nuovi mercati. In particolare quest'ultimo denunciò gli atti di Bonaparte nel romanzo epistolareUltime lettere di Jacopo Ortis. Laflotta veneziana, oggetto di cessione insieme alla città, costituì il nucleo originario di quella che, nel secolo successivo, fu la flotta dell'impero austriaco.
^Die postalischen Abstempelungen auf den österreichischen Postwertzeichen-Ausgaben 1867, 1883 und 1890, Wilhelm Klein, 1967.
^Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867. V Abteilung: Die Ministerien Rainer und Mensdorff. VI Abteilung: Das Ministerium Belcredi, Wien, Österreichischer Bundesverlag für Unterricht, Wissenschaft und Kunst 1971.
^Dall'Annuario Generale 1929 delTouring Club Italiano a pag. 725 è citataPola (PL). Queste sigle automobilistiche furono assegnate nel1926 con la riforma delcodice della Strada, riforma voluta dalgoverno fascista perché fino al 1925 in luogo della sigle alfabetiche c'era un numero di 1 o 2 cifre. Pola, in particolare, aveva il numero70, quindi la centesima automobile immatricolata a Pola era codificata sulla targa con i numeri 70-100. Cfr.Annuario del Touring del 1923-24 a p. 165, nel paragrafoNumeri delle targhe d'auto e moto).
^Da un atto deliberativo del 1947 della Giunta Comunale diVieste (comune italiano in provincia di Foggia), si evince che Vieste fu l'unico Comune italiano che offrì formalmente la propria disponibilità a cedere parte del proprio territorio per consentire agli esuli di Pola di fondare la “Nuova Città di Pola”. Ulteriori particolari di queste vicende sono state illustrate dallo storico scrittore ed esule fiumano Carlo Cesare Montani. Una lapide commemorativa è presente sulle mura del Barbacane, presso la rotonda di Marina Piccola, in direzione Via Pola.
^Come lamentato in un'interpellanza parlamentare dal presidente dell'Unione Italiana (e in alcuni casi, come aParenzo e aRovigno, è stato bruciato iltricolore italiano).