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Poggio Imperiale

Coordinate:41°49′N 15°22′E41°49′N,15°22′E (Poggio Imperiale)
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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vediPoggio Imperiale (disambigua).
Poggio Imperiale
comune
Poggio Imperiale – Stemma
Poggio Imperiale – Veduta
Poggio Imperiale – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Puglia
Provincia Foggia
Amministrazione
SindacoAlessandro Liggieri (lista civica) dal 10-6-2024
Data di istituzione18 gennaio 1761
Territorio
Coordinate41°49′N 15°22′E41°49′N,15°22′E (Poggio Imperiale)
Altitudine73 m s.l.m.
Superficie52,88km²
Abitanti2 517[1] (30-11-2024)
Densità47,6 ab./km²
Comuni confinantiApricena,Lesina,San Paolo di Civitate,San Nicandro Garganico
Altre informazioni
Cod. postale71010
Prefisso0882
Fuso orarioUTC+1
CodiceISTAT071040
Cod. catastaleG761
TargaFG
Cl. sismicazona 2(sismicità media)[2]
Cl. climaticazona D, 1 401GG[3]
Nome abitantipoggioimperialesi, terranovesi
Patronosan Placido martire
Giorno festivo5 ottobre
SoprannomePorta della Puglia e del Gargano
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Poggio Imperiale
Poggio Imperiale
Poggio Imperiale – Mappa
Poggio Imperiale – Mappa
Posizione del comune di Poggio Imperiale nella provincia di Foggia
Sito istituzionale
Modifica dati su Wikidata ·Manuale

Poggio Imperiale è uncomune italiano di 2 517 abitanti[1] dellaprovincia di Foggia inPuglia.

Il paese è conosciuto nel dialetto locale con il nome diTarranòve[4] (Terra nuova), a causa della sua fondazione relativamente recente.

Origini del nome

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Il nome del comune è composto dalle parole "Poggio", riferimento alla collina su cui è posto, e "Imperiale", in onore del principe fondatorePlacido Imperiale.

Storia

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Busto marmoreo del principe Placido Imperiale

La storia di Poggio Imperiale è legata aPlacido Imperiale, principe diSant'Angelo dei Lombardi (nell'alloraPrincipato Ulteriore). Nel1753 il principe divenne proprietario del Feudo A.G.P. (Ave Gratia Plena) che comprendeva diversi territori appartenenti all'attuale Comune di Lesina e, attratto dalla posizione strategica di una collina ricadente nel feudo, tra i centri abitati di Lesina e Apricena, decise nel1759 di costruirvi una grande masseria con alcune case coloniche. Attorno a queste prime costruzioni nacque Poggio Imperiale. Il principe fece arrivare nel nuovo villaggio alcune famiglie provenienti daSan Marco in Lamis,Bonefro,Portocannone,Foggia,Bari e Francavilla, primi abitanti del neonato paese.

Due anni più tardi, il 18 gennaio 1761, il principe stipulò un capitolato con 17 famigliealbanesi (89 persone)[5], originarie diScutari, che erano stati sistemate aPianiano (frazione diCellere), in cui si offriva[6]:

«Detti capi di famiglia albanesi […] spontaneamente con giuramento [..] hanno asserito […] alle seguenti capitolazioni, cioè: Primieramente detto Eccellentissimo Signor Principe don Placido promette di dare alle suddette famiglie albanesi tomoli trenta di grano per ciascun mese, del peso e misura di Puglia, dal giorno che arriveranno in detto luogo di Poggio Imperiale e sino alla raccolta dell’anno 1762.
Di più promette detto Eccellentissimo Signor Principe darli paia sette di bovi, terre per orti per anni quattro senza pagare, che possino portare armi non proibite dalle Regie Prammatiche, che li sbirri non li diano molestia. Case franche per anni cinque, territori franchi per anni tre, le legne franche sempre alla riserva delle difese proibite. Il pascolo franco sempre nelli territori dell’Università.
Il cappellano mantenuto da detto Eccellentissimo Signor Principe, e sarà parroco, li spetterà la congrua assegnata dal Concilio, cioè ducati cento l’anno, [...].
Per ogni famiglia si assegnano due pecore, due capre e sei somari in comune per tutte la famiglie e dette pecore e capre ce li concede detto Eccellentissimo Signor Principe gratis e senza pagamento alcuno. Il medico franco per anni quindici.
Ed all’incontro detti Capi di famiglia albanesi [...] promettono e s’obbligano il grano di sopra [...], e le sopradette paia sette di bovi ed ogni altra spesa che facesse per essi detto Eccellentissimo Signor Principe pagarlo al medesimo Eccellentissimo Signor Principe fra quattro anni da questo suddetto dì in avanti per la rata di ogni anno.
E terminati detti anni di franchigia delle case e territori, debbano detti Capi di famiglia albanesi insolidum pagarne l’affitto nella maniera che pagheranno gli altri cittadini e vassalli di esso Eccellentissimo Signor Principe.
Tutto il grano che avanzerà a dette famiglie del debito che si dovrà pagare al detto Eccellentissimo Signor Principe sia a loro libero arbitrio di venderlo a chi li piacerà.
E finalmente si è convenuto per patto espresso e speciale, che se mai dette famiglie albanesi non volessero commorare in detto luogo concedutolo da detto Eccellentissimo Signor Principe, e se ne volessero da quello andare, in tale caso debbano detti Capi di famiglia albanesi, siccome li medesimi insolidum promettono e s’obbligano di pagare al detto Eccellentissimo Signor Principe tutto ciò che avranno ricevuto, ed anche quelli animali, franchigia ed affitti di case, affitti di territori, di pascolo e di qualunque altra cosa che avessero ricevuto in dono da esso Eccellentissimo Signor Principe sino al giorno della partenza [..].»

(Matteo Fraccacreta,Teatro topografico storicopoetico della Capitanata e degli altri luoghi più memorabili e limitrofi della Puglia, Tomo IV, Napoli, 134, pp. 84-88)

Questi esuli, fedeli dellareligione cattolica, per sfuggire ad una recrudescenza del fanatismo religioso da parte delpascià di Scutari, si erano rifugiati in Italia.[7] A queste prime famiglie se ne aggiunsero altre 20 (75 persone)[8] come dall’atto stipulato il 4 febbraio del 1761.[9] Le famiglie erano accompagnate da due guide spirituali, don Marco Micheli, originario di Bria, della diocesi di Scutari, e don Simone Vladagni, nato intorno al 1724 a Scutari.[10]

Separatamente sopraggiunse un gruppo di albanesi con due sacerdoti di rito greco: Simone Bubici con la moglie e cinque figli e Stefano Teodoro con tre figli.[10]

Negli atti della prima visita pastorale che il vescovo di Lucera, Giuseppe Maria Foschi, compì al nascente paese nel marzo del 1761, si evince che una parte degli albanesi non trovò di gradimento il sito, sia per lamalaria che arieggiava nella zona, sia per l’accoglienza della comunità italiana - che non fu tra le più incoraggianti - e insieme a don Micheli, dopo poche settimane dal loro arrivo, decisero di lasciare il luogo e fare ritorno a Pianiano. Il resto della colonia, compreso il sacerdote Vladagni, abbandonò Poggio Imperiale subito dopo la visita pastorale, anche per le disposizioni impartite dal vescovo, che vietava al sacerdote albanese di celebrare nella chiesa diSan Placido le Sacre Funzioni.[11] Il 23 marzo del 1761, la colonia albanese di Poggio Imperiale risulta tornata a Pianiano, fatta eccezione per le famiglie di Simone Gioni, Primo Cola e Michele Zadrima, che decisero di restare.[9]

Gli albanesi non giunti con la colonia di Pianiano emigrarono verso Roma dopo un anno circa per lo scarso raccolto dopo l'inverno gelido.[9] Rimasero a Poggio Imperiale Simone Bubici con la moglie e cinque figli maschi, Giuseppe Teodoro con tre figli e tre figlie, Giovanni Bubici con la moglie e la madre e Giovanni Spenser (o Spencer). Venne poi da Barletta la famiglia Mauricchi originaria di Scutari e altri da altre località.[12] Conservarono la lingua, l'usanza e anche le "bassette".[13]

Nel1764, inoltre, raggiunsero il borgo anche numerose famiglie dalPrincipato Ultra delRegno di Napoli (daMorra,Lioni,Nusco,S. Angelo,Carbonara), che posero le basi per la costituzione di una consistente comunità amministrativa.

Il villaggio già conosciuto comeTarranòve fu all'origine dipendente daLesina. Ottenne l'autonomia dal vicino centro lagunare il 18 gennaio 1816. In tale anno il paese contava 794 abitanti.

Le prime abitazioni del piccolo borgo sorsero nella parte più alta della collina, concentrate lungo l'attuale via Albanesi. Da questa via, nella parte più vicina alla Chiesa di San Placido, si accedeva alla dimora del fondatore, conosciuta comePalazzina.

Nel 1886, in occasione del centenario della morte del fondatore Placido Imperiale, fu posto nella piazza a lui dedicata un busto marmoreo raffigurante il Principe stesso.

Monumenti e luoghi d'interesse

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Santuario di San Nazario Martire

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A pochi chilometri dal centro abitato, sorge presso una sorgente di acqua termale che origina il torrente Caldoli. Si racconta che il luogo fosse sacro già agliantichi greci. La sua notorietà è legata soprattutto alla tradizione che lo vuole visitato dalmartire protocristiano Nazario, il quale avrebbe lavato i suoi piedi nella sorgente appoggiandosi su un cippo marmoreo. Questo cippo è ancora oggi conservato nel Santuario e, con il passare del tempo, è stato levigato dalla mano dei fedeli che si recano ivi in pellegrinaggio devozionale.[14].

Chiesa di San Placido Martire

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La Chiesa Parrocchiale diSan Placido Martire, costruita nella seconda metà del '700, si affaccia sulla piazza centrale del paese, in direzione nord. A seguito di un crollo verificatosi negli anni 60, ha subito un intervento di ristrutturazione che ha completatamente snaturato il suo aspetto originale, conservando tuttavia alcune opere ed elementi architettonici.

Interno

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Si presenta con due navate: la centrale, con l'altare maggiore; la laterale, con l'altare in marmo policromo dedicato allaMadonna di Pompei (fino al 2006, anno dell'ultima ristrutturazione, questo altare aveva nella parte superiore una edicola dedicata alla Vergine del Rosario. Sempre fino a quell'anno trovava inoltre posto, nella navata laterale, l'altare dedicato a San Michele Arcangelo, protettore del comune garganico).

Degno di nota è il dipinto delPatrono, (olio su tela) risalente al XVIII secolo, donato dal Principe alla comunità terranovese e attribuito al napoletanoFrancesco De Mura. Attualmente questa opera d'arte è posta nella navata laterale, al di sopra dell'altare della Madonna di Pompei. Prima dei lavori maggiori degli anni 60, la tela era invece posta sulla parete frontale, al centro dell'altare maggiore.

Al suo interno sono inoltre conservati i simulacri di san Placido, san Michele Arcangelo, sant'Antonio da Padova, Maria Immacolata, Madonna del Carmine, san Giuseppe e Gesù verso il Calvario, tutti realizzati adOrtisei. Di particolare rilevanza artistica è il simulacro diSanta Filomena di Roma V.M., in legno policromo delXIX secolo, realizzato dall'artista napoletano Giuseppe Catello e di recente restauro.

Esterno

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Domina la facciata esterna l'imponente campanile, struttura più alta di tutto il paese. Si distinguono due ingressi: il più grande, che dà accesso alla Chiesa; il minore, un tempo utilizzato per accedere al campanile. Prima del crollo degli anni '60 era visibile il tetto spiovente; dopo i lavori di ristrutturazione invece, per dare spazio alla costruzione di un appartamento per il parroco al piano superiore, è stato realizzato un terrazzo.

Motivo ricorrente, che richiama le finestre laterali dell'edificio, è una semiluna con convessità rivolta verso l'alto. Oltre che sulla parete laterale (lato est), questa figura è ripresa sulla facciata anteriore, al di sotto della torre campanaria. Da questa semiluna si stagliano fasce orizzontali, che completano la metà sinistra della facciata stessa. Le fasce orizzontali sono riprese anche nella metà superiore del campanile, come elemento di unione con la facciata sottostante.

Attualmente, seppur non totalmente in ottimo stato, la facciata anteriore è tinteggiata di giallo, mentre le pareti laterali sono bianche. In origine, invece, l'intero edificio si presentava di colore bianco, come la maggior parte delle costruzioni dell'epoca.

Altri luoghi di interesse

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  • Chiesa delSacro Cuore di Gesù, edificata nella prima metà del XIX sec. come oratorio confraternale dell'omonima confraternita. Conserva al suo interno la coeva statua lignea policroma raffigurante il Sacro Cuore di Gesù e il manichino vestito della Vergine Addolorata, utilizzato nelle processioni della Settimana Santa. Entrambe le opere sono di scuola napoletana.
  • Piazza Placido Imperiale, dove è sita ladamiera fissa più grande d'Europa[15][16]. Nella piazza è inoltre possibile ammirare il busto marmoreo del Principe Imperiale (1886) e il monumento ai caduti di tutte le guerre. Al di sotto della superficie della piazza stessa sono ancora oggi visibili, tramite apposite aperture vetrate, le sottostantifosse granaie, dove fino ai primi anni del secolo scorso veniva stipato il grano raccolto.
  • Corso Vittorio Veneto, conosciuto come "il viale": ricostruito nel 2010 interamente inpietra di Apricena, è sede della mostra permanente delle pietre estratte dal bacino marmifero diApricena, Poggio Imperiale e Lesina. Nella pavimentazione sono infatti presenti otto ovali in pietra, abbracciati da blocchi di marmo convertiti a panchine; ogni ovale è realizzato con una varietà diversa di pietra qui estratta, con scolpite indicazioni riguardanti la tipologia e poesie di artisti locali.
  • Palazzo De Cicco, del XIX sec., la cui facciata principale è situata sul corso Vittorio Veneto. Presenta un imponente cornicione realizzato interamente in pietra, al centro del quale è possibile scorgere lo stemma della famiglia De Cicco. Si notano sul retro due torrette cilindriche, tipiche dell'architettura pugliese delle masserie fortificate, che si affacciavano un tempo sui campi e sugli uliveti retrostanti.
  • Palazzina del Principe Imperiale, edificata nel XVIII sec., situata di fianco alla chiesa matrice in Piazza Imperiale, rappresenta, insieme alle caselle della retrostante strada, detta via "albanesi", il primo nucleo abitato della cittadina. Già residenza del Principe, l'edificio venne utilizzato in seguito come sede del primo municipio. Una lapide posta di recente sulla sua facciata ne ricorda l'origine e la storia.

Società

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Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[17]

Etnie e minoranze straniere

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Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 231 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:

Lingue e dialetti

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Niente fonti!
Questa voce o sezione sull'argomento centri abitati della Puglianon cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.

Il dialetto di Poggio Imperiale, localmente denominato"tarnuésë", costituisce un caso linguistico non ancora ben approfondito. Si tratta di una parlatache, al pari dello stesso comune, è definibile come relativamente “nuova”, perché originatasi anch'essa a partire dal 1759, anno dei primi insediamenti nell'attuale territorio. Anche la popolazione che vi si stabilì era pertanto “nuova”, proveniente in maggioranza dall'esterno del feudo (paesi limitrofi,Campania,Basilicata,Calabria,Albania, ecc.), e fu ovviamente necessario raggiungere ben presto un'unità linguistica oltre che amministrativa.

Fondamentale al riguardo è stato l'apporto del Principe Placido Imperiale e del suoentouragenapoletano, o comunque campano, e la conseguente venuta di numerose famiglie delPrincipato Ultra, corrispondente grosso modo alle attuali province diAvellino eBenevento: ne è conseguito che a prendere il sopravvento fu una parlata di tipo napoletano, o meglio “napoletaneggiante”, considerata da un lato “più pura e attuale” per l'epoca, e dall'altro un linguaggio “colto”, “forbito”, che distingueva i proprietari terrieri, i professionisti e gli amministratori dal resto della popolazione, e che nel giro di poche generazioni è divenuta il dialetto dell'intera comunità. A ciò si può aggiungere inoltre che il “napoletano” si è ulteriormente affermato a Poggio Imperiale in relazione alle frequentazioni dei suoi abitanti a Napoli per motivi di studio, ma anche per l'apprendimento delle arti e dei mestieri.

Di conseguenza, mentre tutti i linguaggi del Gargano andrebbero classificati nel gruppo pugliese settentrionale, in particolare nel sottotipo “dauno”, Poggio Imperiale è invece linguisticamente esterno al promontorio, presentando appunto una fenomenologia tipologicamente campana: ne è la prova il fatto che i dialetti parlati nei centri viciniori, comeLesina,Apricena,San Nicandro Garganico oSan Paolo di Civitate, presentano ancora oggi delle diversità rispetto al "tarnuésë", nonostante la naturale tendenza all'omogeneizzazione.

Le differenze più rilevanti attengono alla pronuncia vocalica, perché mentre nel foggiano (già a Lesina), come quasi in tutta la Puglia, nonché in parti di Abruzzo e Molise, è presente il cosiddetto “isocronismo sillabico”, che prevede la pronuncia chiusa di tutte le vocali in sillaba libera, terminante cioè con vocale, (ad es. “bé-ne”, “có-sa”), ed aperta di tutte le vocali in sillaba complicata, terminante per consonante, (ad es. “ròt-to”, “strèt-to”), a Poggio Imperiale vigono condizioni tipicamente campane, peraltro assai vicine all'italiano standard (ad es. “bène” ma “méttere”, “còsa”, ma “sótto”, ecc.), tra l'altro con molte delle difformità proprie del campano rispetto all'italiano standard ("vèro"contro italiano "véro", nonché i suffissi in -etto/-etta, pronunciati sempre aperti come "sigarètta"). Differenze si registrano, seppure in misura meno rilevante, anche nel lessico (ad es. “midollo” è reso a P.I. con mëdùllë, mentre a Lesina mëdòllë, “ossa” diventa òssërë a P.I. mentre jòssë ad Apricena), e nella cadenza, percepita spesso da chi proviene da fuori come “napoletana” o al massimo “molisana”.

La colonia albanese poco ha lasciato delle sue tradizioni e del suo folklore, per la breve permanenza che ha avuto in questo paese. È rimasto solo qualche piccolo ricordo, nelle parole comekakagljë “balbuziente”, ochjatràtë “infreddolito” e poche altre, citate qualche volta dagli anziani.

I pastori d'Abruzzo sono stati quelli che più profondamente hanno influenzato la lingua e le usanze durante il periodo della loro transumanza, perché essi si fermavano per circa tre quarti dell'anno nel territorio di Poggio Imperiale: le parole riflettono o le modeste usanze di casa:u ddaccialardë “il tagliere”,u tavelérë “la spianatoia”, rescekarà (con la s schiacciata alla napoletana sc)“risciacquare”,u fukarilë “il focolare” o “il camino”,o le attività di campagna:u necchiarekë“il prato non coltivato”,l'acchje “la bica di frumento”,i listrë “la resta del frumento". Inoltre c'è da ricordare a lòtë“il fango",a pertòsë “l'occhiello”, u kacciakarnë “il forchettone”,u zurrë “il becco”. Altri fenomeni, come la palatizzazione di si (trascì “entrare”), di s (ruscë “rosso”, ma cusì per “così”), e ancora di c (vascë, cascë vrascëper “bacio”, “cacio e “brace”), nonché l'uso della formaiévë pe pèrsë per “era perduto”, sono fatti tipicamente appenninici e pastorali.

Dal napoletano è derivata una terminologia più o meno tecnica: il teniere ricorrente nelle prammatiche del Regno di Napoli, per indicare “il calcio del fucile”,a mórra, per indicare una gran quantità di uomini e animali,a cùnnele, per indicare “la culla” etc.

Nelle forme verbali è da notare la contrapposizione tra un napoletaneggiante àmma fa' festë (con il rafforzamento della m nella prima persona plurale), contro un appenninicomagnàmë “mangiamo” (dove non avviene questo rafforzamento della m nelle stesse condizioni).

Il pugliese di tipo foggiano è pure presente con pochi fatti, ma anche questi sostanziali: c'è da notare facimë “facciamo”,nzònghë “non sono”,l'è ddittëcon due d per “l'ha detto” e così via.

Economia

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La principale risorsa economica di Poggio Imperiale è l'agricoltura. Le attività agricole preminenti sono l'orticoltura (specialmente delpomodoro), lacerealicoltura e, non in misura minore, la coltivazione dell'olivo e dellavite. Sono presenti alcune imprese di trasformazione dei prodotti orticoli e olivicoli.

Importante è anche l'attività estrattiva dellapietra di Apricena, che conta su circa quaranta imprese, operanti nel bacino estrattivo di Apricena e Poggio Imperiale.

Nel settore manifatturiero si rileva la produzione di materiali elettrici; vi sono inoltre attività operanti neltessile, nellegno, nellaplastica e nellacarpenteria metallica.

Dal2007 è in funzione unparco eolico di proprietà della multinazionale inglese International Power. L'impianto è costituito da 15 aerogeneratori Vestas V80 da 2 MW ciascuno.

Amministrazione

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Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

PeriodoPrimo cittadinoPartitoCaricaNote
24 settembre 198831 maggio 1990Giuseppe CaroppiPartito Socialista Democratico ItalianoSindaco[18]
31 maggio 19908 settembre 1992Giuseppe Caroppi-Sindaco[18]
14 settembre 199224 aprile 1995Giuseppe CristinoPartito Democratico della SinistraSindaco[18]
24 aprile 199514 giugno 1999Onorato D'Amatolista civicaSindaco[18]
14 giugno 199914 giugno 2004Onorato D'AmatoForza ItaliaSindaco[18]
14 giugno 20048 giugno 2009Rocco Lentiniolista civicaSindaco[18]
8 giugno 200926 maggio 2014Rocco Lentiniolista civicaSindaco[18]
26 maggio 2014in caricaAlfonso D'AloisoPartito DemocraticoSindaco[18][19]

Gemellaggi

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Note

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  1. ^abBilancio demografico mensile anno 2024 (dati provvisori), sudemo.istat.it,ISTAT.
  2. ^Classificazione sismica (XLS), surischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), inLegge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A,Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151.URL consultato il 25 aprile 2012(archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ AA.VV.,Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, Garzanti, 1996, p. 502.
  5. ^Ecco i cognomi dei capifamiglia: Cabascio (Kabashi), Calumetti (Calmet), Colezzi, Giona (Gjoni), Kalà (Halla), Kubini, Lindi, Natale, Pali, Pietro, Sterbini, Zadrima (Xadrima).
  6. ^Una strada di Poggio Imperiale, chiamata appunto Via 18 gennaio 1761, ricorda ai posteri il giorno del patto stipulato a Napoli tra Placido Imperiale e gli albanesi.
  7. ^Gli albanesi di Scutari a Pianiano, suarbitalia.it.URL consultato il 7 settembre 2018.
  8. ^Ecco i cognomi dei capifamiglia: Carucci (Karuçi), Codelli, Cola (Kola), Ghezza (Ghega), Ghidi, Giaca (Gjoka), Locorezzi (Logoraci), Micheli, Milani, Nicoli, Midi (Mida), Milani, Nemani (Remani), Prenca (Brenka), Zanco (Zanga).
  9. ^abcLa fondazione di Poggio Imperiale, suweb.tiscali.it.URL consultato il 7 settembre 2018.
  10. ^ab Alfonso De Palma,Poggio Imperiale. Noterelle paesane, Foggia, Edizioni «Il Richiamo», 1984, p. 37.
  11. ^Archivio della Diocesi di Lucera: Atti della Visita Pastorale del vescovo di Lucera, Giuseppe Maria Foschi, Marzo 1761
  12. ^L'ultimo a morire di questo gruppo il 15 febbraio del 1832 era Gregorio Maurizio di Scutari che lasciò suo figlio Michele e tre figlie. Antonio Bubici morì nel 1768 e lasciò il figlio Primiano. Nicola Bubici morì nel 1818 e lasciò il figlio Vincenzo. Nicola Teodoro morì nel 1803 e lasciò il figlio Felice; Giovanni Spenser morì in una data imprecisata e lasciò i nipoti Giovanni e Concetta Spencer che al momento della stesura del libro di San Severino di Puglia, nel 1834, erano ancora viventi.
  13. ^San Severino di Puglia, p. 88
  14. ^L'antico canto devozionaleLu péde de Sante Lazzare e come ce adòre e come ce préij (Il piede di San Nazario come si adora e come si prega) testimonia il radicamento della tradizione.
  15. ^La Dama | L'inviato speciale, suilgiornalino.org.URL consultato il 14 agosto 2015(archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  16. ^ Amedeo Zullo,Stampasud - Il primo giornale di informazione on line di Capitanata, sustampasud.it.URL consultato il 14 agosto 2015.
  17. ^Statistiche I.Stat -ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
  18. ^abcdefghhttp://amministratori.interno.it/
  19. ^FoggiaToday

Voci correlate

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