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LoStreptococcus pneumoniae, anche dettopneumococco e un tempo noto comeDiplococcus pneumoniae oDiplococcus lanceolatus obacillo di Fraenkel, è unbatteriogram-positivo appartenente al genereStreptococcus ed è il principale responsabile dellapolmonite negli adulti.
All'esamemicroscopico si presenta costituito da duecocchi che si uniscono ad un'estremità creando una caratteristica forma a "fiamma".
Le specie patogene sono dotate di capsula gelatinosa polisaccaridica. Lo pneumococco è il maggiore responsabile dellepolmoniti contratte in comunità. La polmonite cui dà luogo è definitapolmonite lobare perché interessa in genere soltanto un lobo polmonare.
Il terreno di coltivazione dev'essere dunque un agar sangue addizionato conproteine dellasoia o con cuore e cervello dibue, con un contenuto diglucosio limitato perché, essendo un batterio fermentante, trasforma il glucosio inacido lattico e ciò può causare un abbassamento delpH in grado di arrestare la crescita. È un batterio autolitico, quando invecchia va naturalmente in lisi, per questo motivo le sue colonie sono piatte o leggermente concave, dal momento che la porzione centrale è quella più vecchia. Questa caratteristica è utilizzata per la diagnosi: anche una goccia ditaurocolato oglicocolato di sodio (sali biliari) possono causare la lisi completa della colonia. Un'altra prova è quella fatta con l'optochina (etil-idrocupreina) a cui questo streptococco, a differenza degli altri, è sensibile.
La terapia delle infezioni penumococciche si avvale dell'associazioneAmoxicillina-acido clavulanico ecefalosporine di terza generazione, anche se stanno emergendo ceppi resistenti alle penicilline per modifiche delle proteine che le legano (PBP).[2] La prevenzione, invece, avviene attraverso l'utilizzo delvaccino.
Gli pneumococchi di solito raggiungono i polmoni per via inalatoria o per aspirazione. Si localizzano neibronchioli, proliferano e danno origine a un processo infiammatorio che inizia negli spazi alveolari con l'essudazione di un liquido ricco diproteine. I fluidi agiscono come terreno di coltura per ibatteri e facilitano la disseminazione agli alveoli vicini, causando tipicamente unapolmonite lobare.
Tale batterio fu utilizzato per i suoi esperimenti di genetica molecolare dal biologo ingleseFrederick Griffith nei primi anni del Novecento (precisamente nel1928). Grazie agli importanti risultati raggiunti da questi esperimenti, la comunità scientifica riconobbe nel1944 che ilDNA è il "fattore modificante" individuato da Griffith stesso nel corso degli esperimenti. Tale risultato, che verrà definitivamente accettato solamente dopo ulteriori verifiche sperimentali quali quelle condotte daAlfred Hershey eMartha Chase nel1952, fecero sì che l'idea che la trasmissione dei caratteri genetici fosse dovuta alle proteine tramontasse.
Gli esperimenti di Griffith riguardavano due varianti diDiplococcus pneumoniae. La prima variante (IIIS o "Smooth") presenta le due cellule batteriche circondate da una capsula di polisaccaridi ("ceppo capsulato") ed è patogena per l'uomo. La seconda variante (IIR o "Rough") non presenta alcuna capsula e non è patogena.
Griffith compì i suoi esperimenti su alcune cavie da laboratorio. Iniettando il ceppo patogeno, i topi contraevano il morbo e morivano poco dopo. Il decesso non avveniva, invece, quando nei corpi degli animali veniva iniettato il ceppo non patogeno. Il topo non contraeva il morbo nemmeno quando veniva iniettata la variante patogena precedentemente trattata (e quindi uccisa) ad elevata temperatura. Tuttavia, quando veniva iniettato il ceppo patogeno trattato con calore (per uccidere i batteri) insieme a quello non patogeno, i topi, in alcuni casi, contraevano comunque il morbo.Le ipotesi che si presentarono nella mente di Griffith furono due: la prima, quella di una "resurrezione" del ceppo patogeno, apparve subito altamente improbabile; la seconda, quella che prevedeva la presenza di un "fattore modificante", fu invece abbracciata. Studi successivi ed anni di ricerche porteranno a stabilire che questo "fattore modificante" altro non è che il DNA.
Il vaccino protegge il soggetto per almeno 9 anni dalla somministrazione[2] e sono disponibili due tipi:
Il vaccino "coniugato" (legato cioè ad una proteina per aumentarne l'efficacia) eptavalente - protettivo nei confronti di 7 sottotipi, responsabili della quasi totalità dei casi di meningite e sepsi da pneumococco. È il vaccino più indicato nell'infanzia.
Il vaccino 23-valente - protettivo nei confronti di 23 sierotipi responsabili del 90% dei casi di polmonite, utilizzabile solo per adulti e bambini di oltre 2 anni d'età.
Il vaccino è raccomandato in tutti i soggetti a rischio:
Pazienti affetti da: malattie broncopolmonari croniche, cardiopatie importanti, disturbi delle difese immunitarie, neoplasie, anemie congenite, malattie che richiedano terapie a lungo termine conacido acetilsalicilico o con farmaci che abbassano le difese immunitarie, assenza di milza, diabete, malattie renali croniche.
Soggetti soprattutto anziani che frequentano comunità assistenziali riabilitative.
Bambini che frequentano una collettività infantile (asilo nido, scuola materna, spazio gioco).
In gran parte delle regioni italiane il vaccino viene somministrato gratuitamente dalleASL su richiesta del genitore, oppure viene somministrato in regime di copayment (cioè con partecipazione alla spesa da parte del genitore).