Studiò adAtene e fu fortemente influenzato dallafilosofia diPlatone. La sua opera più famosa è costituita dalleVite parallele,biografie dei più famosi personaggi della classicità greco-romana, oltre aiMoralia, opera di carattere etico e scientifico, influenzata anche dal fatto che nell'ultima parte della sua vita fusacerdote alSantuario di Delfi.
La maggior parte delle notizie sulla vita di Plutarco, a parte qualche informazione tratta dallessico Suda, deriva da riferimenti autobiografici presenti nelle sue opere.
Plutarco nacque aCheronea, inBeozia, intorno al46, si suppone da una famiglia ricca. Il padre, secondo alcuni, è identificabile con uno degli interlocutori delDe sollertia animalium, un certo Autobulo, secondo altri con un tale Nicarco; tuttavia il filologoWilamowitz e, con lui la maggior parte degli studiosi, ritengono che ogni ipotesi sia completamente indimostrabile. Si suppone, comunque, che tenesse molto alla formazione del figlio – il quale più volte ne cita i consigli – e che fosse abbastanza colto.[2]
Plutarco ricordava con stima il fratello Lampria e il bisnonno Nicarco, vissuto ai tempi dellaguerra civile traOttaviano eMarco Antonio, da cui farà desumere le proprie fonti per il suo trattamento delle figure coinvoltevi.
Nel60 si sarebbe stabilito adAtene dove avrebbe frequentato il filosofo platonicoAmmonio[3] e ne sarebbe divenuto il più brillante discepolo. Studiò laretorica, lamatematica e lafilosofia platonica. Nel66 ebbe modo di vedere, durante il suo viaggio greco, l'imperatoreNerone, verso il quale fu sostanzialmente benevolo, probabilmente poiché aveva esentato laGrecia daitributi. Nello stesso periodo, si pensa abbia acquisito lacittadinanza ateniese e che sia entrato a far parte della tribùLeontide[4]. Visitò poiSparta, Tespie,Tanagra, Patre eDelfi. Tornato ad Atene, fu nominatoarconte eponimo, sovrintendente all'edilizia e ambasciatore presso la provincia romana diAcaia. Istituì, inoltre, nella sua casa una specie diAccademia impostata sul modello ateniese.
Nel70 sposò Timossena, una donna di Cheronea colta e di buona famiglia, il cui nome è stato ricavato da una nota occasionale di Plutarco stesso nella quale sostenne di aver chiamato la figlia come la madre[5]. Da lei ebbe cinque figli, che sostenne di aver allevato personalmente: Soclaro e Cherone (che morirono in tenera età), Autobulo, Plutarco e Timossena, l'unica femmina (anche lei morta giovanissima, a due anni: si legga la lettera che Plutarco indirizzò alla moglie, per consolarla della perdita, contenuta neiMoralia). Si dice che Timossena fosse una donna forte e di grande virtù, molto legata al marito (lo affiancò, per esempio, nelle pratiche liturgiche che il suo ruolo di sacerdote del tempio di Delfi gli imponeva). Pare che abbia scritto un breve trattato sull'amore per il lusso, indirizzandolo all'amica Aristilla[6].
Plutarco visitò poi l'Asia, tenne conferenze aSardi e adEfeso, fece frequenti viaggi inItalia e soggiornò anche aRoma, presso la corte imperiale.Eduard von Hartmann ritiene che visse a Roma tra il72 e il92[7]. Certo è che non imparò mai bene illatino[8] e che conobbe l'imperatoreVespasiano, come racconta nelDe solertia animalium.
Tenne a Roma molte lezioni ed ebbe il sostegno delle autorità in quanto divenne presto un convinto sostenitore della politica estera romana. Durante questo soggiorno, gli venne concessa lacittadinanza romana e assunse quindi ilnomen di Mestrio, in onore del suo amico Lucio Mestrio Floro[9]. Successivamente, ebbe daTraiano la dignitàconsolare. A Roma conobbe il filosofo e retoreFavorino di Arles.
La cosiddetta statua del filosofo alMuseo archeologico di Delfi. Inizialmente si pensava potesse rappresentare Plutarco, eletto sacerdote del tempio nel 117
Terminata l'esperienza romana, tornò a Cheronea, dove fu arconte eponimo, sovrintendente all'edilizia pubblica e telearco. Intorno al90 fu eletto sacerdote nelsantuario di Apollo a Delfi e nel117 l'imperatoreAdriano gli conferì la carica diprocuratore.
Eusebio racconta che morì forse nel119, pur se molti indizi portano a date che vanno oltre il120-125.
LeVite parallele (Βίοι Παράλληλοι) sono dedicate aQuinto Sosio Senecione, amico e confidente di Plutarco, al quale lo scrittore dedica anche altre opere e trattati.Costituite da 23 coppie (una è andata perduta), allabiografia di un personaggiogreco viene accostata, generalmente, quella di unromano, ad esempioAlessandro Magno eGiulio Cesare. L'originalità plutarchea sta proprio in questo accostamento, che dimostra sia comel'Ellade avesse prodotto valenti uomini d'azione e sia come i Romani non fossero tutti barbari. Le sue biografie contengono molte informazioni utili alla ricerca storiografica.
Non distorce la realtà ma interpreta i fatti in base ai suoi interessi etici e alla sua impostazione morale. Tutto ciò emerge anche dal suo linguaggio; la sua narrazione risulta avvincente e lo stile s'impronta ai moduli della storiografia drammatica di età ellenistica, infatti pur se per il biografo i termini "tragico" e "teatrale" hanno valenza negativa, li utilizza nella presentazione di personaggi tragicamente atteggiati. La composizione delle Vite Parallele si colloca nella maturità di Plutarco, più o meno furono scritte dal 96 al 120 circa[10]. Quasi tutte le biografie si chiudono con dellesyncrìseis, o confronti, che tendono a trovare similitudini o divergenze. Alle coppie suddette si devono aggiungere 4Vite singole, tramandateci dai manoscritti congiuntamente alle altre.
Agide e Cleomene - Tiberio e Gaio Gracco (9-10)[13]
Timoleonte e Paolo Emilio (11)
Eumene e Sertorio (12)
Aristide e Catone Censore (13)
Pelopida e Marcello (14)
Lisandro e Silla (15)
Pirro e Mario (16)
Filopemene e Tito Flaminino (17)
Nicia e Crasso (18)
Cimone e Lucullo (19)
Dione e Bruto (20)
Agesilao e Pompeo (21)
Alessandro e Cesare (22)
Demostene e Cicerone (23)
Demetrio e Antonio (25)
Tra le biografie qui citate, possiamo affermare come l'accostamento più persuasivo e più insolito sia il parallelo di Demetrio e Antonio. Qui Plutarco mostra una variazione tra i tanti esempi di virtù da imitare, presentando loro come un modello negativo, dando la possibilità al lettore di conoscere il male e distinguerlo dal bene. In Demetrio e Antonio, il biografo di Cheronea vide due genii del male o almeno due esseri accecati dalla propria arroganza e dalla propriahybris: entrambi vissero sotto il segno di Dioniso, e, se con Demetrio siamo nell'epoca in cui la Grecia sta ellenizzando l'Occidente e l'Oriente ed egli è visto come un personaggio da teatro, che affronta la vita e la morte all'insegna della recitazione e dell'apparenza,Antonio è un personaggio molto più complesso, grande generale, amato come nessuno dai propri soldati, capace in guerra di qualsiasi rinuncia.
In un passo delleFamiliarium rerum libri[14]Francesco Petrarca sostiene che Plutarco mise a confrontoMarco Terenzio Varrone con Platone eAristotele, eVirgilio conOmero; tuttavia, di questi due scritti non si ha nessuna notizia, né greca, né bizantina, né latina. A parte ci sono pervenute vite singole, qualiArato eArtaserse (24),Galba (32) eOtone (32): queste ultime due facevano parte di una serie di vite singole di imperatori di cui abbiamo notizia nelCatalogo di Lampria[15] e, in effetti, più che biografie singole, presuppongono narrazioni relative agli altri imperatori che ne fanno un ibrido tra biografia e annalistica. Ancora, frammenti e notizie di altre biografie ci portano a ricostruire che avesse scritto unoScipione Africano (28), le vite dei gloriosi cittadini beoticiEracle (34),Esiodo (35),Pindaro (36),Cratete (37),Daifanto (38) e le vite a parte del messenioAristomene (39) e del poetaArato (40).
Il limite delleVite plutarchee è, comunque, la mancanza di un'analisi rigorosa delle cause e degli effetti delle vicende, elementi caratterizzanti dell'opera dello storico.[16]
Si tratta del gruppo più numeroso ed eterogeneo, una serie ditrattati, di diversa impostazione letteraria, in cui l'autore spazia dalla filosofia alla storia, dallareligione allescienze naturali, dall'arte allacritica letteraria. Il titoloMoralia deriva dal fatto che, nell'ordinamento complessivo delle opere fatto dal monacoMassimo Planude verso il1302, i primi quindici scritti trattano di argomenti etico-filosofici.
Plutarco fu uno degli scrittori più prolifici di tutta laGrecia antica, imitato, per leVite, fin da pochi decenni dopo la sua morte, ad esempio daAminziano, che scrisse sottoMarco Aurelio, peraltro allievo di Sesto, nipote del nostro scrittore.
Con l'avanzare delMedioevo cristiano e loscisma d'Oriente che nel 1054 separò lachiesa greca da quellaromana, l'opera di Plutarco, che scriveva ingreco di etica, fu quasi dimenticata nell'occidente cristiano.I suoi scritti cominciarono a riaffiorare nelXIV secolo, con la ripresa dei contatti tra intellettuali latini e orientali e furono tradotti in latino o in volgare tra ilQuattrocento e l'inizio delCinquecento con l'umanesimo.Molte delle sue opere sono integre, di altre si hanno solo alcuni frammenti, e di molte si conosce solo il titolo. Plutarco intende scrivere le sue opere distaccandosi dal genere storiografico, infatti il suo obiettivo non era quello di occuparsi di imprese famose, di "far storia", quanto invece di delineare le vite, i comportamenti e il carattere dei suoi personaggi. Egli non si considera un teorico pensatore, ma si sente investito da questo ruolo, ritenendo esso più utile di qualsiasi precetto[17].
Le opere di Plutarco hanno influenzato famosi scrittori e autori teatrali, comeShakespeare, che nel suoGiulio Cesare riproduce fedelmente il testo plutarcheo dell'addio diBruto agli amici, eAlfieri, che dalle opere del filosofo trasse le numerose notizie storiche per rivivere le vite di grandi personaggi ed eventi dell'antichità, ricavandone anche una morale anti-tirannica.
PerJean-Jacques Rousseau le opere di Plutarco erano le letture preferite. Plutarco fu perMichel de Montaigne un'inesauribile fonte di ispirazione per i suoi famosiEssais, nei quali vengono citate testualmente e commentate molto frequentemente le testimonianze riportate dal filosofo greco. Inserite in questo celebre quadro di indagine filosofica della condizione umana, compiuto dallo scrittore francese nel XVI secolo, le citazioni del Plutarco risaltano ancor più per quel carattere veridico, enciclopedico e velatamente scettico verso la conoscenza dello scibile che la tradizione gli ha sempre riservato[18].
^Sull'iscrizione alla tribù Leontide, che lo stesso Plutarco ricorda inQuestioni conviviali I, 10,1 (Moralia 628a), si veda anche(FR) Robert Flacelière,Le poète stoïcien Sarapion d'Athènes, ami de Plutarque, inRevue des Études Grecques, vol. 64, 1951, pp. 325-327.
^Consolazione alla moglie, 2 (Moralia 608c). Nello stesso scritto Plutarco ricorda anche il nome della bambina, Timossena (Moralia 611d).
^Menzionato inConsigli agli sposi, 48 (Moralia 145a).
^R. E. von Hartmann,Über die dialektische Methode, Berlin 1868,passim.
ΠΛΟΥΤΑΡΧΟΥ ΒΙΟΙ. Plutarchi vitae, secundum codices parisinos recognovit Theod. Doehner, graece et latine,vol. 1. Parisiis, Editore Ambrosio Firmin Didot, 1857.
ΠΛΟΥΤΑΡΧΟΥ ΒΙΟΙ. Plutarchi vitae, secundum codices parisinos recognovit Theod. Doehner, graece et latine,vol. 2. Parisiis, Editore Ambrosio Firmin Didot, 1862.
ΠΛΟΥΤΑΡΧΟΥ ΤΟΥ ΧΑΙΡΩΝΕΩΣ ΤΑ ΗΘΙΚΑ. Plutarchi Chaeronensis scripta moralia, graece et latine,vol. 1. Parisiis, Editore Ambrosio Firmin Didot, 1868.
ΠΛΟΥΤΑΡΧΟΥ ΤΟΥ ΧΑΙΡΩΝΕΩΣ ΤΑ ΗΘΙΚΑ. Plutarchi Chaeronensis scripta moralia, ex codicibus quos possidet regia Bibliotheca omnibus ab ΚΟΝΤῼ com reiskiana editione collatis emendavit Fredericus Dübner, graece et latine,vol. 2. Parisiis, Editore Ambrosio Firmin Didot, 1856.
ΠΛΟΥΤΑΡΧΟΥ ΑΠΟΣΠΑΣΜΑΤΑ ΚΑΙ ΨΕΥΔΕΠΙΓΡΑΦΑ.Plutarchi fragmenta et spuria, cum codicibus contulit et emendavit Fr. Dübner, cum novo indice nominum et rerum in omnia opera Plutarchi. Parisiis, Editore Ambrosio Firmin Didot, 1855.
Moralia, in fifteen volumes (vol. 13, with an English translation by Harold Cherniss), Cambridge & London, Harvard University Press, 1976.