Nella seconda metà deglianni settanta i mafiosi palermitani Nunzio La Mattina, Tommaso Spadaro e Giuseppe Savoca acquistavano grosse partite dimorfina inSvizzera dal trafficanteturco Musullulu Yasar Avni per conto delle altreFamiglie mafiose[3][4] e la trasportavano, via mare o via terra, aPalermo e nelle vicinanze, dove erano attive numerose raffinerie illegali dieroina comuni a tutte le Famiglie[5]: nel1980 gli inquirenti ne scoprirono per la prima volta una in contrada Piraineto diPunta Raisi e un'altra aTrabia, gestite dal mafiosoGerlando Alberti, che venne arrestato insieme a tre chimicimarsigliesi che lavoravano per lui[6][7][8]; nel1982 sarà scoperta un'altra raffineria, aPalermo, in via Messina Marine, gestita dal mafioso Pietro Vernengo[9].
Nel marzo 1980 avvenne uno dei più clamorosi sequestri di eroina dell'epoca: un carico di 40 kg venne ritrovato aCedrate di Gallarate (VA) nascosto nelle custodie deidischi di Esmeralda Ferrara, una cantante diBagheria, che faceva frequenti viaggi negli Stati Uniti per conto di Emanuele Adamita, della famiglia mafiosa deiGambino di New York.[10][8][11]
Secondo i collaboratori di giustiziaTommaso Buscetta eSalvatore Contorno, il traffico di eroina era gestito esclusivamente damafiosi siciliani vicini aiCorleonesi (capeggiati dal bossSalvatore Riina) che si erano trasferiti negliStates (Salvatore Catalano, Gaetano Mazzara, Giuseppe Ganci, Salvatore Mazzurco, Salvatore Lamberti, Frank Castronovo e Salvatore Greco)[12][13][5] mentre il collaboratore di giustiziaFrancesco Marino Mannoia sostenne che il traffico di droga con gli USA sarebbe stato gestito (fino al suo omicidio per mano dei Corleonesi nel1981) dal bossStefano Bontate ed aveva come terminali i fratelliJohn eRosario Gambino diBrooklyn, circostanza invece negata da Buscetta e Contorno[14][15]. Secondo un altro collaboratore di giustizia,Leonardo Messina, se Famiglie omandamenti di più province dovevano intervenire finanziariamente nel traffico di stupefacenti, "la gestione era dei palermitani"[16]: «[...]il mandamento chiama la Famiglia alla quale domanda se vuole partecipare al traffico [...] Qualcuno ha partecipato a titolo personale. [...] Le Famiglie mettono i soldi, per traffici che avvengono aPalermo, aRoma, aNew York, e via dicendo. [...] Ci sono persone che hanno messo 200 milioni ed oggi hanno 200 miliardi [dilire]»[17].
La rete di distribuzione e il riciclaggio del denaro
L'eroina prodotta veniva mandata inNordamerica e inEuropa: secondo dati ufficiali, in quel periodo imafiosi siciliani avevano il controllo della raffinazione, spedizione e distribuzione di circa il 30% dell'eroina consumata negliStati Uniti[18]. Tutte le transazioni economiche che riguardavano il traffico dieroina si svolgevano presso banche diLugano eZurigo, dove il denaro ricavato, attraversoconti correnti, veniva trasferito dagli Stati Uniti ed incassato daimafiosi siciliani, che lo rendevano disponibile per altri acquisti dimorfina base[3][13]: i responsabili delriciclaggio dei profitti inSvizzera erano i mafiosi Leonardo Greco,Alfonso Caruana e Pasquale Cuntrera, che si servivano di insospettabili imprenditori,agenti di cambio econsulenti finanziari (Vito Roberto Palazzolo, Adriano Corti, Franco Della Corte, Oliviero Tognoli e Salvatore Amendolito), i quali aprivano società e conti bancari in territorio elvetico per il trasferimento del denaro sporco[19][20][21].
Nel1976 Salvatore Catalano divenne uncapodecina dopo aver assassinato Licata, il quale vietava ai suoi uomini di partecipare altraffico di droga: gli "zips", guidati da Catalano, avevano preso il sopravvento a Knickerbocker Avenue; nel1979 gli "zips" parteciparono anche all'assassinio diCarmine Galante perché il boss era diventato particolarmente avido nei loro confronti[11][23]. Dopo l'omicidio di Galante, Catalano divenne per breve tempo il capoad interim dellaFamiglia Bonanno ma venne sostituito perché gli riusciva difficile svolgere il suo lavoro ininglese[22][11].
Una foto scattata dall'FBI durante un pedinamento: gli agenti infiltratiJoseph Pistone (alias Donnie Brasco, a sinistra) ed Edgar Robbs (alias Tony Rossi, a destra) insieme a Benjamin "Lefty" Ruggiero (al centro), un pregiudicato dellaFamiglia Bonanno.
Si trattò dell'indagine più complessa mai intrapresa dall'FBI: furono sorvegliati decine dimafiosi, anche ricorrendo agli agenti infiltratiJoseph Pistone ed Edgar Robbs (che agivano sotto copertura con i falsi nomi diDonnie Brasco eTony Rossi)[13], e si scoprì che gli "zips" usavano le loro pizzerie e ristoranti come terminale del traffico dieroina[30][11]. Infatti l'FBI collaborò anche con laDEA, che, sempre attraverso alcuni agenti sotto copertura, contattò uno spacciatore italo-americano diPhiladelphia, Benny Zito, il quale fece da intermediario con la "fazione siciliana" dellaFamiglia Bonanno capeggiata da Salvatore Catalano per l'acquisto di una grossa partita dieroina.[12][11][13] Gli incontri di Zito con i suoi compari consentirono agli agenti di monitorare i movimenti di Giuseppe "Joe" Ganci (socio di Catalano nella gestione di diversepizzerie) e di Gaetano "Tommy" Mazzara (proprietario di un'altra pizzeria), che si incontravano ripetutamente con Salvatore Mazzurco e i suoi soci, i cugini Giuseppe e Salvatore Lamberti, i quali risultarono essere i fornitori della droga richiesta da Zito[12][11][13]. Inoltre l'FBI avviò una collaborazione con lapolizia italiana (in particolare con laQuestura di Palermo, laGuardia di Finanza e laCriminalpol)[23] e con i giudiciGiovanni Falcone eGiusto Sciacchitano (che avviarono numeroserogatorie negli Stati Uniti per sentire testimoni ed acquisire prove, le quali confluiranno poi nel primo grande processo a Cosa nostra, il cosiddettomaxiprocesso di Palermo[31][32][33]): i poliziotti italiani riuscirono a pedinare e a fotografare Gaetano Mazzara e Giuseppe Ganci, arrivati aPalermo dagli Stati Uniti per negoziare l'acquisto dell'eroina dai loro "soci" siciliani: Carlo Castronovo, Leonardo Greco, Giuseppe Soresi e Filippo Nania, tutti mafiosi di rango legati aiCorleonesi[34][12].
L'FBI intercettò anche migliaia di conversazioni telefoniche, effettuate spesso dacabine telefoniche pubbliche, e dovette ricorrere ad un team di traduttori esperti perché la maggior parte dei dialoghi avvenivano insiciliano[35]: vennero intercettate anche le telefonate diGaetano Badalamenti, che allora si trovava inBrasile, il quale parlava in codice con alcuni "zips" appartenenti alla fazione di Catalano, ossia Salvatore Mazzurco e Salvatore Lamberti, riferendosi all'acquisto di spedizioni dicocaina ederoina[36].
Nel1984, sempre attraverso intercettazioni telefoniche, l'FBI scoprì che Badalamenti aveva programmato un incontro aMadrid con il nipote Pietro "Pete" Alfano, proprietario di unapizzeria adOregon, inIllinois, e considerato il "punto di contatto principale negli Stati Uniti" per il traffico di eroina perché risultato anche lui in stretto contatto telefonico con Mazzurco e Lamberti[13][37]. L'8 aprile1984 aMadrid gli agenti dell'FBI e quelli dellepolizieitaliana espagnola arrestaronoBadalamenti e il figlioVito insieme a Pietro Alfano[38]; il 15 novembre gli arrestati furono estradati negliStati Uniti.[39] Il9 aprile vennero arrestati 24 presunti criminali appartenenti al gruppo degli "zips" negliStati Uniti, altri sei mafiosi vennero presi inItalia e due (Adriano Corti e Franco Della Torre, considerati le menti finanziarie dell'organizzazione) inSvizzera[40], coinvolti in quello che divenne noto come il caso "Pizza Connection".[13][20][23]
Il processo controBadalamenti e gli altri 18 imputati[41] iniziò il 24 ottobre1985 aNew York[39]. Prima e durante il processo,cosa nostra statunitense scatenò una vendetta contro gli "zips" imputati, da loro particolarmente odiati: il 16 aprile1984 Cesare Bonventre venne ucciso e fatto a pezzi nelNew Jersey; il 26 novembre1986 scomparve ilmafioso siciliano Gaetano "Tommy" Mazzara, accusato di essere uno dei terminalistatunitensi del traffico dieroina[42], e venne ritrovato soltanto il 2 dicembre in una strada diBrooklyn, chiuso in un sacco della spazzatura, con due fori diproiettile sulla nuca e il corpo orrendamente sfigurato[41]; l'11 febbraio1987 Pietro Alfano venne ferito gravemente da degli spari nel quartiereGreenwich Village diNew York e rimarrà paralizzato[39].
Il processo durò quasi due anni ed è stato il più lungo nella storia giudiziaria degliStati Uniti[41]; furono ascoltati oltre 250 testimoni[41] e l'accusa presentò conversazioni intercettate, migliaia di documenti, parecchi chili dieroina sequestrata e una serie di armi che gli agenti federali avevano sequestrato quando arrestarono gli imputati[43]. I testimoni più importanti furono imafiosi pentitiTommaso Buscetta eSalvatore Contorno, fatti venire dall'Italia a seguito di un accordo con i magistrati italiani[44][45][46], i quali descrisseroCosa nostra e il suo ruolo neltraffico di droga; in particolare Buscetta affermò che non gli risultava un coinvolgimento di Badalamenti nel traffico di eroina[46] mentre Contorno testimoniò che nel1980 era presente ad una riunione tenutasi aBagheria per organizzare la spedizione di una grande quantità dieroina (circa 40 kg) negli Stati Uniti[47], che però venne poi sequestrata aCedrate di Gallarate mentre stava per raggiungere l'aeroporto di Linate, e tra i presenti all'incontro c'erano anche alcuni degli imputati al processo indicati come gli organizzatori del traffico: Salvatore Greco (fratello delboss di Bagheria Leonardo), Giuseppe Ganci, Gaetano Mazzara, Salvatore Catalano e Francesco Castronovo[48][14]. Un altro importante testimone fu l'ex agente infiltratoJoseph Pistone (aliasDonnie Brasco), il quale testimoniò in aula di aver saputo che l'organizzazione in cui si era infiltrato, ossia la fazione dellaFamiglia Bonanno guidata dal bossDominick "Sonny Black" Napolitano, aveva stretto un'alleanza con la fazione siciliana capeggiata da Salvatore Catalano[49].
Il processo terminò il 22 giugno1987[39]. Poco prima di riunirsi in camera di consiglio per il verdetto, uno dei giurati chiese e ottenne di abbandonare l'incarico, perché la sua famiglia aveva ricevuto telefonate minatorie, nonostante l'identità dei dodicigiudici popolari fosse stata tenuta segreta per tutto il procedimento[41].Gaetano Badalamenti e Salvatore Catalano vennero condannati a 45 anni di carcere[50] mentre Joseph Lamberti a 30 anni, Salvatore Mazzurco a 20 anni pertraffico di droga e a 15 per conspiracy (associazione a delinquere), Sam Evola e Pietro Alfano a 15 anni, Emanuele Palazzolo a 12 anni[39]. L'unico assolto di tutti gli imputati fuVito Badalamenti, il figlio diGaetano[41].
Il caso "Pizza connection" venne inserito nella sentenza-ordinanza del procedimento "Abbate Giovanni + 706" (il cosiddetto "Maxiprocesso di Palermo") con cui ilpool antimafia diPalermo rinviava a giudizio numerosi imputati dell'inchiesta americana: Pietro Alfano, Salvatore e Onofrio Catalano, Giovanni Cangialosi, Francesco Castronovo, Lorenzo De Vardo, Calogero Lauricella, Salvatore Mazzurco e Francesco Polizzi[51].
Il16 dicembre1987 venne pronunciata la sentenza di primo grado del Maxiprocesso, che condannava Pietro Alfano a 5 anni di carcere, Salvatore e Onofrio Catalano e Francesco Castronovo a 17 anni mentre Lorenzo De Vardo venne assolto[21].
Uno stralcio d'indagine della "Pizza connection" portò ad un processo che si aprì aRoma nelsettembre1984, che vedeva imputati boss mafiosi ericiclatori di denaro sporco che si muovevano traSicilia,Lombardia,Svizzera eStati Uniti[52]: isiciliani Giuseppe e Alfredo Bono, Nicolò ed Antonino Salamone, Salvatore ed Antonino Enea, ilnapoletanoMichele Zaza e Salvatore Amendolito, uno degli "addetti" al riciclaggio in Svizzera che stava collaborando con le autorità americane[53][54]; vennero tutti condannati a pene fino a 15 anni di reclusione[55].
Un altro processo alla "Pizza connection" si aprì aLugano l'8 settembre1985, che vedeva l'accusa rappresentata dal pubblico ministero Paolo Bernasconi e come imputati i principaliriciclatori di denaro sporco inSvizzera: iticinesi Adriano Corti, Franco Della Torre ed Enrico Rossini, iturchi Musululu Yasar Avni e Paul Eduard Waridel e il boss mafiosoVito Roberto Palazzolo, considerato "il cassiere diCosa nostra"[56][57], il quale venne condannato a tre anni di prigione[58].
Pietro Alfano - alias "Pete" o "Il nipote", diOregon (Illinois). Mafioso siciliano e nipote diGaetano Badalamenti. Arrestato aMadrid, in Spagna, nel 1984, mentre incontrava lo zio. Vittima di un agguato a colpi di arma da fuoco mentre faceva shopping alGreenwich Village l'11 febbraio 1987, un mese prima dell'annuncio del verdetto del processo, rimase paralizzato. Alla fine fu condannato a 15 anni e scontò 7 anni.
Salvatore Catalano - alias "Totò" o "The Baker". Mafioso siciliano ecaporegime dellafamiglia Bonanno. Indicato da Buscetta come "uomo d'onore" della famiglia diCiminna, in provincia di Palermo[5]. Condannato a 45 anni, è uscito dal carcere nel 2009 ed è tornato in Sicilia[59].
Baldassarre Amato - alias "Baldo", diBrooklyn. Mafioso siciliano originario diCastellammare del Golfo, in provincia di Trapani, ecaporegime dellafamiglia Bonanno. Non condannato fino al 3 maggio 1988, un ritardo di 14 mesi reso possibile dal suo avvocato. Amato è stato condannato a 5 anni e a 3 mesi di cauzione condizionale. Alla fine è stato liberato, ma è stato recentemente condannato per omicidio e sta scontando l'ergastolo.
Cesare Bonventre - alias "The Tall Guy". Mafioso siciliano originario diCastellammare del Golfo, in provincia di Trapani, e caporegime della famiglia Bonanno, assassinato nel 1984 prima del processo.
Giovanni Cangialosi - alias "Johnny". Baldwin, diLong Island. Mafioso siciliano. Condannato a 12 anni.
Filippo Casamento - alias "Tizio", di Brooklyn. Mafioso siciliano e socio della famiglia Bonanno. Condannato a 30 anni. Casamento è stato infine rilasciato, ma all'inizio del2008 è stato nuovamente incriminato per attività criminali nell'operazione Old Bridge che colpiva i mafiosi in Sicilia e in America[60].
Frank Castronovo - alias "Ciccio l'americano", di Parlin (New Jersey). Mafioso siciliano e cognato di Tommy Mazzara, nonché cugino di Carlo Castronovo[61]. Condannato a 25 anni.
Gaetano Mazzara - alias "Tommy", diSayreville. Mafioso siciliano, secondo la testimonianza di Buscetta e Contorno era "uomo d'onore" della famiglia dellaNoce[5]. Assassinato il1º dicembre1985 durante il processo.
Salvatore Mazzurco - alias "The Little One" o "The Cousin". Mafioso siciliano. Condannato a 20 anni per conspiracy e 15 anni per lalegge RICO.
Onofrio Catalano - alias "Oliviero". Mafioso siciliano e cugino di Salvatore. Indicato da Buscetta come "uomo d'onore" della famiglia diCiminna, in provincia di Palermo[5].
Lorenzo De Vardo - alias "Larry", delQueens. Mafioso siciliano. Condannato a 4 anni per possesso diarma da fuoco.
Samuel Evola - alias "Salvatore" o "Sam". di Temperance (Michigan). Mafioso siciliano e nipote di Gaetano Badalamenti. Membro dellafamiglia di Detroit. L'ultimo giorno del processo Evola ha deciso di dichiararsi colpevole e ha avuto 15 anni.
Giuseppe Ganci - alias "Joe", "Pino" o "Bufalone". Mafioso siciliano, socio di Salvatore Catalano in numerose pizzerie. È indicato da Buscetta come "uomo d'onore" della famiglia diSan Giuseppe Jato, in provincia di Palermo[5]. Morto di cancro prima dell'inizio del processo, l'11 febbraio1986.
Salvatore Greco, diOakhurst (New Jersey). Mafioso siciliano e fratello di Leonardo, boss di Bagheria. Condannato a 20 anni.[48]
Giuseppe Lamberti - alias "Il cognato". Mafioso siciliano, cognato di Mazzurco e cugino di Salvatore. Indicato da Buscetta come "uomo d'onore" della famiglia diBorgetto, in provincia di Palermo[5]. Condannato a 30 anni.
Salvatore Lamberti - alias "Totò", di Woodmere (New York). Mafioso siciliano e cugino di Giuseppe. Indicato da Buscetta come "uomo d'onore" della famiglia diBorgetto, in provincia di Palermo[5]. Condannato a 20 anni per conspiracy.
Giovanni Ligammari - alias "Johnny", diSaddle River (New Jersey). Mafioso siciliano, condannato a 15 anni. Dopo il suo rilascio nel 1995 dopo aver scontato 8 anni, è tornato nella sua casa della contea di Bergin, nella periferia di New Jersey, dove ha vissuto fino a quando lui e suo figlio Pietro sono stati trovati impiccati nel seminterrato della casa il21 maggio1999. È stato dichiarato un doppio suicidio[62].
Emmanuele Palazzolo - alias "Manny" o "Il cognato", di Milton (Wisconsin). Mafioso siciliano e nipote di Gaetano Badalamenti, nonché cognato di Pietro Alfano. Condannato a 12 anni per conspiracy.
Salvatore Salamone - alias "Sal", diFreeland (Pennsylvania). Mafioso siciliano, è stato assolto dalle accuse di traffico di droga, ma condannato per violazioni valutarie che hanno portato fino a 5 anni di carcere. Successivamente è stato nuovamente processato con l'accusa di traffico di armi, condannato e condannato a 18 anni.
Giuseppe Trupiano - alias "Joe", diOlney (Illinois). Mafioso siciliano e nipote di Gaetano Badalamenti. Condannato a 1 anno per associazione a delinquere.
Giuseppe Vitale - alias "Joe", diParis (Illinois). Mafioso siciliano e nipote di Gaetano Badalamenti. Condannato a 5 anni.
Salvatore Amendolito -Washington. Consulente finanziario italo-americano con ufficio a New York, si occupava di trasferire il denaro sporco dagli Stati Uniti alla Svizzera in collegamento con Oliviero Tognoli. Nel1983 divenne un informatore sotto copertura dell'FBI e poi testimone in diversi processi[63].
Gaetano Badalamenti - alias "Don Tano", "Lo zio" o "Il vecchio".Cinisi,Palermo. Mafioso siciliano e capo della famiglia diCinisi. Condannato a 45 anni, è morto in un ospedale carcerario americano nel 2004.
Leonardo Greco -Bagheria, Palermo. Mafioso siciliano e capo della famiglia di Bagheria, fratello di Salvatore. Era socio dell'imprenditore bresciano Oliviero Tognoli, di cui si serviva per riciclare il denaro sporco.
Carlo Castronovo - Bagheria, Palermo. Mafioso siciliano e cugino di Frank Castronovo. È indicato da Contorno come "uomo d'onore" di Bagheria[61].
Nunzio La Mattina -Porta Nuova, Palermo. Mafioso siciliano e membro di spicco della famiglia di Porta Nuova, era stato prima uno dei vertici del contrabbando di tabacchi, e poi, uno degli elementi di maggior spicco nel traffico di stupefacenti. Anzi, secondo il Buscetta, era stato proprio il La Mattina ad iniziare il traffico della morfina base con ilMedio Oriente e la creazione in Sicilia di laboratori per la produzione di eroina. Si recava regolarmente in Svizzera per trattare partite di morfina base da acquistare presso Musullulu Yasar Avni. Venne ucciso a Palermo nel1983[64].
Antonino Rotolo - alias "Roberto" o "Carlo". Pagliarelli, Palermo. Mafioso siciliano e capo della famiglia del quartiere Pagliarelli di Palermo, accompagnava spesso Nunzio La Mattina in Svizzera e s'intressava anche per conto di altre famiglie della compravendita di morfina base sempre presso Yasar Avni[4].
Faro Lupo - Cinisi, Palermo. Mafioso siciliano, nipote di Randazzo che visse con Alfano fino al 1984 quando tornò in Europa.
Filippo Salamone - mafioso siciliano, imparentato con Salvatore.
Filippo Nania - alias "Fifiddu".Partinico, Palermo. Mafioso siciliano e costruttore edile. Indicato da Buscetta come vicecapo della famiglia diPartinico. Risultò in contatto con Gaetano Mazzara.
Giuseppe Soresi -Borgetto, Palermo. Mafioso siciliano della "famiglia" diBorgetto, in provincia di Palermo. Sospettato di traffico di eroina con i fratelli Lamberti, suoi soci americani.
Oliviero Tognoli -Concesio,Brescia. Imprenditore nel settore dei materiali ferrosi e riciclatore di denaro sporco. Consulente finanziario e investitore di Leonardo Greco e altri boss di Cosa nostra, per i quali deteneva numerosi conti bancari svizzeri[65].
Enrico Rossini -Lugano, Canton Ticino. Proprietario di unasocietà finanziaria, coinvolto insieme a Della Torre nella movimentazione del denaro sporco da New York alla Svizzera e viceversa[4].
Musullulu Yasar Avni -Küsnacht,Canton Zurigo.Mafioso turco, era titolare di una ditta di trasporti marittimi con uffici a Zurigo ma in realtà risultò il principale fornitore dimorfina base a Cosa nostra[4].
Paul Eduard Warìdel -Zurigo, Canton Zurigo. Commerciante d'arte di origini turche. Braccio destro di Yasar Avni, era il tramite tra lamafia turca e siciliana[66][4].
Adriano Corti -Bellinzona, Canton Ticino. Agente di cambio, divenne un informatore sotto copertura della polizia svizzera e contribuì ad arrestare diversi mafiosi turchi che importavano eroina[67].