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Pirateria

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vediPirateria (disambigua).
Disambiguazione – "Pirata" e "Pirati" rimandano qui. Se stai cercando altri significati, vediPirata (disambigua) oPirati (disambigua).
La tipicabandiera pirata delXVII-XVIII secolo con drapponero,teschio e tibie incrociate è chiamataJolly Roger. Prima di unabbordaggio veniva nascosta e sostituita con una diversa, sfruttando la sorpresa[1].

Lapirateria è l’attività deipirati,[2] cioè coloro che compionoviolenze oatti illegali in ambitonautico.Storicamente essi sono perlopiùmarinai che assaltano, saccheggiano, derubano o affondano navi, spesso dopo aver abbandonato la precedente vita civile suimercantili per scelta o per costrizione.

L'attività è altrimenti nota con la locuzione "correre ilmare",[3]dal latinocŭrrĕre.

La pirateria è antica quanto lanavigazione, ma nellacultura popolare è riferita soprattutto ai secoliXVI-XIX (specie 1600 e 1700) ovvero alla pirateria nautica più documentata (segnatamente quella occidentale).

Le aree considerate ad alto rischio di pirateria sono cambiate nel tempo. Tra queste ci sono state ilMare Caraibico, la zona dellostretto di Gibilterra, ilMadagascar, ilMar Rosso, ilGolfo Persico, illitorale delMalabar nonché tutto il tratto dimare traFilippine,Malaysia eIndonesia dove spadroneggiavano i pirati filippini. Il fenomeno piratesco si deve essenzialmente apovertà,istituzioni deboli o assenti nonché posizioni strategiche per il controllo della navigazione.

IlMar Cinese Meridionale ospitava all'inizio del XIX secolo la più temuta e numerosa comunità di pirati (si stima circa 40.000), ma la locuzione "epoca d'oro della pirateria" si riferisce soprattutto allapirateria caraibica del'600-'700 (calata drasticamente nell'800).

Stereotipo piratesco tipico delle opere di fantasia: occhio bendato,pappagallo,uncino, gamba di legno,sciabola d'arrembaggio, Jolly Roger sufeluca, giacca, denti marci, ghigno, orecchini e barba[4].

Verso la fine del XVII secolo vennero indicati come pirati, dagli stampatori, quei tipografi che producevano copie illegali di libri[5] , nei tempi moderni l'utilizzo del termine pirateria per situazioni diverse da quella nautica originaria, si è estesa coprendo per estensione l'appropriazione indebita:pirateria informatica,pirateria di contraffazione,pirateria aerea,pirateria stradale,plagio.

Etimologia

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Il termine "pirateria" deriva dal sostantivo "pirata", ereditato dallatinopirata[6], che si configura, ancora prima, come prestito dalgreco anticoπειρατής (peirātḗs), daπεῖρᾰ (peîră, “prova, tentativo, complotto”).

Nella maggior parte delle lingue europee, il termine mantiene la sua derivazione greco-latina, sebbene la sua semantica possa variare, in base ai contesti e agli argomenti trattati.

Storia

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Origini

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guerra piratica di Pompeo.
Mappa generale delBellum piraticum con i relativi comandanti, per area territoriale.

Vi sono esempi di pirati nel mondo antico con iPopoli del Mare (come gliShardana) o classico tra iGreci e iRomani, quando ad esempio gliEtruschi erano conosciuti con l'epiteto grecoThyrrenoi (da cui deriva ilMar Tirreno) e avevano la fama di pirati efferati; all'inizio del primo secolo a.C. il giovaneGaio Giulio Cesare fu preso prigioniero da pirati che veleggiavano nelle acque intorno all'isola diRodi, con grandi flotte di navi enormi, secondo un famosoaneddoto riferito da autori comeSvetonio (nelleVite dei Cesari, libro I) ePlutarco (nelleVite parallele).Gneo Pompeo Magno condusse una vera e propria guerra contro i pirati, con il sostegno delSenato romano. I pirati erano quasi semprecondannati a morte pubblicamente.

Antichità

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Nel mondo antico non sussisteva una chiara distinzione fra la pirateria come modernamente intesa e laguerra di corsa[7] (quest'ultima peraltro proibita nel diritto marittimo internazionale solo nel 1856 con iltrattato di Parigi).

Man mano che le città-stato della Grecia crebbero in potenza, attrezzarono delle navi scorta per difendersi dalle azioni di pirateria. Fra esseRodi, che secondo Strabone nell'VIII secolo a.C. si assunse compiti di "polizia del mare" navigando fino inAdriatico «per la salvezza delle genti».

A sua voltaAtene, la maggior potenza navale ellenica, dovette spesso occuparsi di proteggere i suoi traffici dai pirati. Nel cosiddetto "decreto Tod 200" (325/24 a.C.) si progettò addirittura la fondazione di una nuova base navale perché «vi sia protezione dai Tirreni», cioè gliEtruschi dellaVal Padana che controllavano l'Alto Adriatico e da lì partivano per le loro scorrerie.

IlMar Mediterraneo vide sorgere e consolidarsi alcune fra le più anticheciviltà del mondo ma, nello stesso tempo, le sue acque erano percorse anche da predoni del mare. L'Egeo, un golfo orientale del Mediterraneo e culla della civiltà greca, era un luogo ideale per i pirati, che si nascondevano con facilità tra le migliaia di isole e insenature, dalle quali potevano avvistare e depredare le navi mercantili di passaggio. Le azioni di pirateria erano inoltre rese meno difficoltose dal fatto che le navi mercantili navigavano vicino alla costa e non si avventuravano mai in mare aperto. L'attesa dei pirati, su una rotta battuta da navi cariche di mercanzie, era sempre ricompensata da un bottino favoloso. I pirati attaccavano spesso anche i villaggi e ne catturavano gli abitanti per chiedere un riscatto o per rivenderli come schiavi[8].

Questa è la descrizione che ne fa lo storicoCassio Dione Cocceiano al tempo dellaguerra piratica di Pompeo del67 a.C.:

«I pirati non navigavano più a piccoli gruppi, ma in grosse schiere, e avevano i loro comandanti, che accrebbero la loro fama [per le imprese]. Depredavano e saccheggiavano prima di tutto coloro che navigavano, non lasciandoli in pace neppure d'inverno […]; poi anche coloro che stavano nei porti. E se uno osava sfidarli in mare aperto, di solito era vinto e distrutto. Se poi riusciva a batterli, non era in grado di catturarli, a causa della velocità delle loro navi. Così i pirati tornavano subito indietro a saccheggiare e bruciare non solo villaggi e fattorie, ma intere città, mentre altre le rendevano alleate, tanto da svernarvi e creare basi per nuove operazioni, come si trattasse di un paese amico.»

(Cassio Dione Cocceiano,Storia romana, XXXVI, 21.1-3.)

Destinata a grande fortuna fu la definizione diCicerone del pirata come "communis hostis omnium", nemico comune di tutti[9], che sarà ripresa nel medioevo nella formulazione, erroneamente attribuita aBartolo da Sassoferrato, dei pirati come "hostes humani generis", nemici dell'umanità[10].

Medioevo

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NelMedioevo pirati europei furono per esempio:Maio "Matteo - Madio" di Monopoli, 1260 (pirata italiano medievale che navigava nel Mediterraneo preferibilmente tra Puglia e Grecia),Enrico "il Pescatore" di Malta,Ruggero da Fiore,Andrea Morisco,Awilda, ilDuca Barnim VI di Pomerania,Gottfried Michaelsen, iVitalienbrüder,Hennig Wichmann,Cord Widderich,Magister "Mastro" Wigbold,Eustachio il Monaco eKlaus Störtebeker, pirata germano nato nel 1360 aWismar e morto nel 1401 adAmburgo, terrore delmar baltico.

NelMediterraneo all'Alto Medioevo risalgono le attività piratesche diVandali,Vichinghi eDanesi, mentre alBasso Medioevo quelle diSlavi eSaraceni con relativi prodromi nei secoli precedenti.

Assieme a questi si aggiungono anche i corsari diMalta.

I pirati più conosciuti nelMedioevo furono iVichinghi, che dallaScandinavia attaccarono e depredarono principalmente tra l'VIII e ilXII secolo le coste e l'entroterra di tutta l'Europa occidentale e successivamente le coste delNord Africa e dell'Italia. La mancanza di poteri centralizzati nell'Europa nel Medioevo vi favorì la pirateria.

I Vichinghi

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Lo stesso argomento in dettaglio:Vichinghi.
Vichinghi imbarcati in una miniatura delXII secolo

Navigatori esperti, i guerrierinorreni originari dellaScandinavia pianificavano i loro attacchi in anticipo e di solito riuscivano a sorprendere le loro prede grazie alla velocità e alla mobilità, elementi chiave delle incursioni norvegesi che le rendeva difficili da prevenire.

Il primo attacco registrato da parte dei vichinghi si ha nel 793, testimoniato da Simone di Durham. Esso racconta del saccheggio della chiesa diLindisfarne, dove sono stati rubati tutti i tesori.[11] Incursioni di questo tipo erano comuni fra i norvegesi. Questi pirati erano provvisti di grandi navi che usavano per scontri in mare oltre che per saccheggiare le città e i monasteri, idrakkar. Tra i tesori più ricercati vi erano le copertine deicodici miniati,crocifissi d'oro e calici d'argento. I monasteri erano preferiti ad altri obbiettivi a causa della loro lontananza dalle città, la vicinanza all'acqua e l'assenza di eserciti o guardie a difenderli. Potevano essere fatti prigionieri più facilmente.

Nel 795 i pirati nordici fecero irruzione per la prima volta aIona[12], un'isola al largo della Scozia. Venne attaccata nuovamente nel 802 e 806 dove si riporta l'uccisione di sessantotto persone fra monaci e laici. Valfridio Strabone,abate di Reichenau, riporta in un manoscritto contenente molte delle sue opere, racconti dettagliati di un guerriero irlandese aristocratico che donò la sua vita a Dio. Costui era Blathmac e durante un attacco al suo monastero da parte dei pirati nel 825, venne lasciato in vita per ricavare informazioni riguardanti i prossimi obiettivi da depredare. Al rifiuto di fornire tali informazioni, i pirati lo assassinarono brutalmente[13].

Leisole britanniche non erano gli unici obiettivi di caccia da parte dei pirati norvegesi. Durante l'impero deiFranchi, il flusso di Vichinghi non cessò di aumentare. Ovunque ci furono cristiani vittime di massacri, incendi, saccheggi e i Vichinghi continuarono nella conquista di tutto il loro percorso, senza trovare resistenza. PreseroBordeaux,Périgueux,Limoges,Angoulême eTolosa. Le città diAngers,Tours eOrléans vennero annientate e una flotta imponente di navi pirata che risaliva su per laSenna portò la paura in tutta la regione.Rouen fu rasa al suolo; Parigi,Beauvais eMeaux furono prese e ogni città fuassediata.

Entro la fine delIX secolo, i Franchi avevano pagato l'equivalente di dodici tonnellate di argento, grano, bestiame, vino, sidro e cavalli per evitare il saccheggio delle loro città e dei monasteri.

I pirati norvegesi si svilupparono nei primi anni dell'epoca vichinga. Dopo un primo periodo dinomadismo, stabilirono basi stabili sulle coste, insediandosi con le loro famiglie in posti come Jorvik (York),Islanda,Novgorod (Russia) eNormandia. La pirateria mise le basi per l'esplorazione finché la civiltà norvegese raggiunse ilNord America.
Famosi per la loro abilità di navigatori e per le lunghe barche, i vichinghi in pochi secoli colonizzarono le coste e ifiumi di gran parte d'Europa, le isoleShetland,Orcadi,Fær Øer, l'Islanda, laGroenlandia eTerranova; si spinsero a sud fino alle coste delNordafrica e a est fino alla Russia e aCostantinopoli, sia per commerciare sia per compiere saccheggi.

Il loro declino avvenne in coincidenza con la diffusione delCristianesimo in Scandinavia; a causa della crescita di un forte potere centralizzato e al rinforzarsi delle difese nelle zone costiere dove erano soliti compiere saccheggi, le spedizioni predatorie divennero sempre più rischiose, cessando completamente nell'XI secolo, con l'ascesa di re e grandi famiglienobili e di un sistema semifeudale.

I Vichinghi, nell'immaginario moderno, sono associati a falsi miti, tra i quali che fossero molto alti (secondo studi moderni erano solo di media statura), che indossasseroelmi con le corna, che vivessero solo per depredare (anzi erano anche commercianti o semplici esploratori), usassero i teschi come tazze nonché fossero selvaggi e sporchi. Il cuore della società vichinga era in realtà basato sulla reciprocità, sia a livello personale e sociale sia a livello politico. Riguardo all'igiene, erano in realtà considerati "eccessivamente puliti" dalle popolazioni britanniche per la loro abitudine di fare almeno un bagno a settimana e usavano pettini esapone.Storicamente inesatto invece il fatto che portassero elmi dotati di corna.
Ciò non toglie che effettivamente i Vichinghi terrorizzassero chiunque fosse da loro assalito; spesso trucidavano la popolazione locale, depredando tutti i beni e il bestiame, schiavizzavano i bambini e le donne, talvolta arrivando a commettereinfanticidio, secondo le loro usanze belliche.

I Mori

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Monumento dei quattro Mori

Verso la fine delIX secolo, iMori si erano instaurati lungo le coste dellaFrancia meridionale e l'Italia settentrionale. Nell'anno 846 i Mori saccheggiarono Roma e danneggiarono il Vaticano. Nel 911, ilVescovo di Narbona fu impossibilitato al ritorno in Francia per via del controllo che i Mori esercitavano su tutti i passi delle Alpi[14]. Dall'anno 824 all'anno 916 i pirati Arabi razziarono per l'intero Mediterraneo. NelXIV secolo gli assalti dei pirati Mori e Arabi costrinsero il DucatoVeneziano diCreta a chiedere al Gran Duca di tenere costantemente in allerta la sua flotta navale[15].

I Narentani

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Dopo le invasioni compiute dagliSlavi della exprovincia romana della Dalmazia nelV eVI secolo, una tribù chiamataNarentani prese il comando, a partire dalVII secolo, sulmare Adriatico. Le loro incursioni aumentarono al punto che viaggiare e commerciare attraverso l'Adriatico non era più sicuro[16].

I Narentani furono liberi di attaccare e saccheggiare nel periodo in cui la Marina Veneziana era impegnata in campagne militari fuori dai propri mari, ma al momento del suo ritorno nell'Adriatico, i Narentani abbandonarono i loro assalti, e furono costretti a firmare un trattato con i Veneziani e a riconoscere ilcristianesimo. Negli anni 834-835, rotto il trattato precedentemente stipulato, attaccarono nuovamente ai danni di commercianti veneziani di ritorno daBenevento. Seguirono quindi, negli anni 839 e 840, dei tentativi di punirli da parte dei militari veneziani che andarono completamente falliti.

Successivamente gli attacchi ai danni dei Veneziani si fecero più frequenti e videro anche la partecipazione degliArabi. Nell'anno 846, i Narentani saccheggiarono lalaguna di Caorle passando alle porte di Venezia. I Narentani rapirono degli emissari del vescovo di Roma, che facevano ritorno dal Consiglio Ecclesiastico diCostantinopoli. Questo causò delle azioni militari da parte dei Bizantini che riuscirono a sconfiggerli e convertirli al cristianesimo. Dopo le incursioni da parte degli Arabi, sulla costa adriatica nell'872 e il ritiro della Marina Imperiale, i Narentani hanno continuato le loro scorrerie nelle acque Veneziane, provocando nuovi conflitti con gli italiani nell'887-888.

I Veneziani inutilmente continuarono a combattere contro di loro nel corso dei secoliX eXI.

Corsari Catalani

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Il programma di espansione dell'Aragona era incentrato prevalentemente sulle attività marinare di pirateria e di corsa. Molte furono le lamentele da parte di diverse regioni vicine e lontane, attestando così l'efficacia di tali attività.

Nel 1314 due ambasciatori marsigliesi accusarono i pirati Catalani di aver venduto alcuni commercianti e marinaiprovenzali, dopo averli privati di beni e imbarcazioni. Attorno al 1360, sempre da parte dei marsigliesi, si ha notizia dell'invio allaRegina Giovanna I di Napoli di ambasciatori per la richiesta di risarcimento di danni conseguenti a razzie catalane, che ammontavano a ben 40.000 fiorini d'oro[17]. I Re Aragonesi non sempre mantenevano un atteggiamento chiaro nei confronti degli alleati, ai quali da un lato promettevano amicizia, mentre permettevano che i propri sudditi si volgessero contro di loro per saccheggi e attacchi ai mercantili. Il controllo sul movimento dei porti aragonesi era rigido e veniva precisato da speciali norme che stabilivano le regole e le precauzioni secondo le quali si doveva navigare. L'editto reale del 1354 prevedeva infatti che nessuna imbarcazione potesse salpare dalla spiaggia diBarcellona o da altri porti del Regno, senza una licenza o un lasciapassare e che soltanto le navi armate potessero trasportare merci pregiate.[18]

Una organizzazione così minuziosa dell'attività mercantile sottolinea la volontà di programmare anche il commercio in funzione dei problemi dell'offesa e della difesa e quindi della pirateria e della guerra di corsa.

Museo della Pirateria diLanzarote

Rappresaglie ufficiali

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Fuil Re Enrico III (1216-1272) a emettere le prime conosciutelettere di marca (o di corsa).

Ve ne erano di 2 tipi: in tempo di guerra il re emetteva lettere di corsa che autorizzavano i corsari ad attaccare le navi nemiche, e in periodo di pace i mercanti che avevano perso le navi o il carico per colpa di pirati potevano richiedere una lettera di marca speciale che permettesse di attaccare navi appartenenti allo Stato d'origine del pirata, per recuperare le perdite.

La gravità di questo fenomeno è testimoniata da provvedimenti cruenti ed esemplari come quello preso dal Re Enrico III nei confronti di William Maurice, condannato per pirateria nel 1241, il primo ad essere impiccato e squartato per atti di pirateria[19].

Imbarco per la Terra Santa

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Lo stesso argomento in dettaglio:Saraceni e Ordine di San Giovanni.

L'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, detti anche Cavalieri del Santo Sepolcro, fu fondato nell'XI secolo durante lecrociate con l'intento di difendereGerusalemme, in mano ai cristiani, dagli attacchi delle forze dell'Islam (tra i cui attacchi vi era anche la "Corsa barbaresca" alle coste corrispondenti all'attuale area diIsraele). Esiste una miniatura che mostra icrociati che caricano le navi per il viaggio inTerra Santa. I cavalieri costruirono anche ospedali dove ricoverare i crociati feriti.

I pirati barbareschi

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Lo stesso argomento in dettaglio:Corsari barbareschi.

NelMar Mediterraneo operò lapirateria barbaresca, ad opera deicorsari barbareschi, provenienti dalle regioni "barbaresche" (cioè a maggioranzaberbera che si affacciano sul Mediterraneo), che cominciarono a operare dal 1400.

Le scorrerie degli arabi nel Mediterraneo iniziarono con l'occupazione delcantiere navale diAlessandria d'Egitto ('642) e la successiva costruzione del cantiere navale diQayrawan, pressoTunisi ('690 circa)[20][21].

GliStati barbareschi (Algeri, Tripoli e Tunisi) eranocittà-Statomusulmane situate sulle coste del Mediterraneo, la cui principale attività era rappresentata dalla guerra marittima di corsa, soprattutto ai tempi dellecrociate, guerre religiose che videro scontrarsi, a partire dalla fine dell'XI secolo, cristiani e musulmani.

Fino a circa il 1440, il commercio marittimo nelMare del Nord e nel Mar Baltico fu seriamente in pericolo di attacchi pirati.

Pirateria moderna

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Lo stesso argomento in dettaglio:Pirateria nei Caraibi, Corsaro, Bucaniere e Filibustiere.
Lettera di marca delcapitano Kidd,XVII secolo.
La vecchiaPort Royal, centro della pirateria neiCaraibi nelXVII secolo. Fu distrutta da un terremoto nel 1692.
Lo spagnoloAmaro Pargo è stato uno dei più famosi corsari del periodo d'oro della pirateria.

I musulmani continuarono anche nelRinascimento a depredare navi, e finirono progressivamente solo nelXIX secolo, partendo sempre e solo dalle coste marocchine, algerine, tunisine o libiche, ma senza essere pirati; ciò è dimostrato dal fatto che icorsari barbareschi non aggredivano naviglimusulmani ma rapinavano esclusivamente imbarcazionicristiane.

La pirateria moderna iniziò realmente solo nelXVII secolo nelMare Caraibico e in meno di mezzo secolo si estese a tutti i continenti; ilMare delle Antille fu il centro della pirateria perché là i pirati godevano di una serie di appoggi e favori sulla terraferma, perché le numerose isole presenti erano ricche di cibo e i fondali bassi impedivano inseguimenti da parte delle già lente navi da guerra.

Tra le cause dello sviluppo della moderna pirateria vi fu l'azione dellaFrancia e dell'Inghilterra che, per contrastare laSpagna nelMare dei Caraibi, finanziaronovascelli corsari che saccheggiassero i mercantili spagnoli. Successivamente, sia per il venir meno dell'appoggio anglo-francese, sia per una acquisita abitudine allo stile di vita libero e indipendente, molti corsari divennero pirati[22].

Un pirata del 1700 in un dipinto di Howard Pyle (1905).

Nel 1717 e 1718 reGiorgio I di Gran Bretagna offrì il perdono ai pirati nella speranza di indurli ad abbandonare la pirateria, senza effetto. Si organizzò allora una sistematica "caccia ai pirati" da parte di navi corsare, specificamente autorizzate dai governi per combattere i pirati. Infatti, sebbene nel momento della massima espansione, attorno al 1720, i pirati dell'Atlantico non superassero il numero di4 000, essi furono in grado di porre una pesante minaccia sullo sviluppo capitalistico dei commerci tra Inghilterra e colonie.

Ciò fu reso possibile, oltre che dalla oggettiva difficoltà di opporsi alla pirateria, da alcune cause più generali. Con iltrattato di Utrecht, la fine dellaguerra di successione spagnola e il nuovo equilibrio tra potenze che si creò a partire dal 1714, le marinerie militari di Francia, Spagna e Inghilterra furono molto ridotte e fino al 1730 circa vi fu anche una certa diminuzione dei commerci internazionali. La disoccupazione che colpì i marinai, la drastica diminuzione dei salari, e il contemporaneo peggioramento delle condizioni di vita sui vascelli, spinse un gran numero di marinai verso la pirateria che prometteva guadagni più facili e condizioni di vita più umane.

Pirateria nelle isole Canarie

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Affresco che rappresenta l'attacco di Charles Windon a San Sebastián de La Gomera (1743).

A causa della situazione strategica di questo arcipelago spagnolo come crocevia di rotte marittime e ponti commerciali traEuropa,Africa eAmerica[23], questo fu uno dei luoghi del pianeta con la più grande presenza di pirati.

leisole Canarie videro attacchi e saccheggio continuo di corsariberberi,inglesi,francesi eolandesi[23]; e pirati e corsari che da questo arcipelago lanciavano incursioni neiCaraibi. Pirati e corsari comeFrançois Le Clerc,Jacques de Sores,Francis Drake,Pieter van der Does,Morato Arráez eHoratio Nelson attaccarono le isole. Tra i nati nell'arcipelago spiccò soprattuttoAmaro Pargo, che fu beneficiato dal monarcaFilippo V di Spagna per le sue incursioni commerciali/corsare[24][25].

Pirateria in Estremo Oriente

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Nei mari dellaMalaysia e dell'Indonesia imperversavano gliOrang Laut, pirati-pescatori, "nomadi del mare" le cui origini furono nelle lussureggiantiIsole Riau, indonesiane. Questi pirati nelMedioevo furono assoldati dai signori locali per la difesa dei propri territori in cambio di benefici commerciali, come accadde durante l'epoca Srivijaya, regno malese formato da città-stato che fra ilVII e ilXIII secolo esercitò unatalassocrazia basata sull'appoggio degliOrang Laut a bordo di imbarcazioni agili e veloci (prahos) per assalire i mercantili.
IlMar Cinese Meridionale dal Medioevo alXIX secolo fu infestato da gruppi di pirati che in particolare imperversavano nell'odiernaTaiwan. DalXIV alXVII secolo iwakō, banditi-pirati giapponesi, colpirono l'arcipelago nipponico, le coste dellaCina e la penisola diCorea[26]. Tra i pirati dell'Estremo Oriente si ricorda la figura femminile diChing Shih, che riunì una flotta poderosa[27].

Pirateria nel Golfo Persico

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Il famoso pirata araboRahmah ibn Jabir al-Jalhami
DhowQawasim

La pirateria nelGolfo Persico risale ad epoche molto antiche. Già nell'VIII secolo a.C. nel Golfo c'erano i pirati. Le navi che a quei tempi navigavano nel Golfo erano solite costeggiare la costa, ancorando al calare della notte e proseguendo il viaggio all'alba. Il pericolo rappresentato dai pirati era così grave che intorno al 690 a.C. il re assiroSennacherib inviò una spedizione contro di loro e li costrinse a stabilirsi nella regione diGerrha ad Hasa, sulla costa araba di fronte alBahrein.[28]

Altri scrittori greci e romani parlano spesso dei pirati che infestavano i mari, e Plinio descrive gli arcieri che erano tenuti sulle navi per difenderle dagli attacchi dei pirati. Nellìantico manuale di navigazionePeriplo del Mar Rosso risalente alI secolo sono menzionati i pirati. Nel 116 d.C., l'imperatore romanoTraiano, emulando le gesta di Alessandro, dopo aver sconfitto iParti, guidò una spedizione navale nel Golfo e devastò la costa dell'Arabia, da dove proveniva la maggior parte dei pirati. Durante il periodo sasanide il reShapur II (310 - 319) inviò una forza navale contro gli arabi di Hajar, l'attuale Hasa, come rappresaglia per la loro attività piratesca.[28]

AncheMarco Polo, il famoso viaggiatore veneziano, che visitò Hormuz nel 1271 fece delle osservazioni sui pirati affermando che nelVII secolo le isole delBahrein erano controllate dalla tribù piratesca di Abd-ul-Kais e nelIX secolo i mari erano così pericolosi che le navi cinesi che navigavano nel Golfo Persico trasportavano dai 400 ai 500 uomini armati e rifornimenti per sconfiggere i pirati.[29]

Agli inizi delXVI secolo i portoghesi conquistarono la regione. Nel 1507 conquistaronoMascate, nel 1515 preseroHormuz e nel 1521 conquistarono ilBahrain. Dopo l’instaurazione del dominio portoghese nel Golfo, per qualche tempo la pirateria sembrava essere quasi cessata. Essa tuttavia riprese verrso la fine del secolo dopo che il potere del Portogallo in Oriente cominciò a scemare.[28]

Lo scenario politico dell'inizio delXVIII secolo nel Golfo Persico vedeva il declino del potere portoghese nell'area, l'indipendenza dell'Oman dalle compagnie commerciali europee e l'assassinio nel 1747 diNadir Shah per mano dei suoi stessi ufficiali. Tutti questi fattori diedero stimolo alle tribù arabe che abitavano la costa occidentale del Golfo; fra queste iQawasim emersero prepotentemente per svolgere un ruolo chiave negli affari politici del Golfo nel XVIII secolo.[30]

Sulla base delle loro innate capacità marinare e approfittando del favorevole momento politico, i Qawasim formarono la flotta più potente del Golfo Persico e stabilirono un vero e proprio monopolio dei commerci marittimi nel Golfo. Questa situazione pose i Qawasim in forte competizione con laCompagnia britannica delle Indie orientali e quindi con il governo britannico.[31]

Accusati dai britannici di praticare estensivamente la pirateria i Qawasim furono colpiti duramente con delle campagne militari prima nel 1809 e successivamente nel1819. Questa seconda azione ebbe un esito disastroso per i Qawasim e i loro alleati che dovettero arrendersi e firmare nel 1820 untrattato di pace che di fatto pose fine alla loro autonomia e spianò la strada per una dominazione britannica nella regione.[32]

Occorre dire che, in tempi recenti, sulle accuse di pirateria mosse dai britannici ai Qawasim, si è acceso un dibattito. L’opinione comune di scrittori inglesi comeLorimer[33] e più tardiKelly[34] era che gli inglesi fossero motivati dal desiderio di mantenere aperta un'importante via commerciale e postale (lungo il Golfo Persico) e che invece i Qawasim, erano principalmente motivati da considerazioni di saccheggio piratesco. L'attuale emiro diSharja,Sultan bin Muhammad Al-Qasimi, nel suo libroThe myth of Arab piracy in the Gulf, pubblicato per la prima volta nel 1986, ha contestato l'accusa di pirateria. Secondo lui i Qawasim erano dei proto-nazionalisti arabi preoccupati di creare una nazione nel Golfo, interessati solo marginalmente ai proventi della pirateria e molto più influenzati dal desiderio di mantenere il loro commercio dalla spietata concorrenza della Compagnia delle Indie Orientali. Probabilmente entrambe le motivazioni addotte sono incomplete e le parti in causa avevano motivazioni più sottili legate ad un ambito politico più ampio.[35]

Gli inglesi da un lato erano impegnati in un'aspra rivalità con la Francia durante tutto il periodo in esame e avevano perso le colonie americane nellaguerra d'indipendenza. Essi erano pertanto determinati a consolidare la loro posizione nell'emisfero orientale e le rotte commerciali per l'India avevano nel Golfo Persico un tratto di estrema importanza. Inoltre lacampagna d'Egitto diNapoleone aveva pesantemente messo in pericolo la rotta terrestri verso l'India e anche dopo la sconfitta di Napoleone, i britannici, desiderosi di rendere sicura questa rotta, colsero l'opportunità della lotta ai "pirati" Qawasim per consolidare la loro posizione nella regione.[35]

I Qawasim, d'altra parte, se anche erano mossi dall'obiettivo politico di unificare la parte araba del Golfo, volevano anche espandere la loro quota del commercio nel Golfo e l'Oceano Indiano nord-occidentale. Entrambi questi obiettivi furono il risultato dell’adesione dei Qawasim al Wahabismo, in un momento in cui il crollo del potere persiano diede loro la possibilità di affermarsi come potenza navale predominante nel Golfo, e quando la rivalità tribale sulla terra si unì allo zelo per l’espansione, il Wahabismo offrì ai Qawasim l’opportunità di affermarsi come gruppo predominante sulla terraferma, legittimando al tempo stesso il loro attacco alle navi facendo appello allajihad contro i miscredenti inglesi.[35]

Pirateria contemporanea

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La pirateria è un fenomeno presente anche nel mondo contemporaneo. I pirati d'oggi hanno armi sofisticate, ma usano le stesse antiche tecniche di abbordaggio. Attaccano navi mercantili o da crociera; in alcuni casi uccidono i marinai e s'impossessano del carico, o prendono in ostaggio l'equipaggio e chiedono un riscatto. Si calcola che le perdite annue ammontino tuttora tra 13 e 16 miliardi di dollari[36][37], in particolare a causa degli abbordaggi nelle acque degli oceaniPacifico eIndiano e negli stretti diMalacca e diSingapore, dove transitano annualmente più di50 000 cargo commerciali.

Mentre il problema si presenta saltuariamente anche sulle coste delMediterraneo e delSud America, lapirateria nei Caraibi e inAmerica del Nord è stata debellata dallaGuardia costiera degli Stati Uniti. Nelgolfo di Aden eCorno d'Africa è presente lapirateria somala. Anche ilgolfo di Guinea è soggetto ad attacchi di pirateria.

Caratteristiche

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Lo stesso argomento in dettaglio:Pirateria nei Caraibi, Corsaro, Lettera di marca, Bucaniere e Filibustiere.

Spesso si tendono a confondere pirati, corsari,bucanieri efilibustieri (soprattutto nellinguaggio comune). La differenza è sottile, perché si tratta sempre dirazzie,furti erapine sul mare.

"Pirata" è il più generico: letteralmente è "assalitore" (come da etimo), ma in senso stretto è chi agisce per sé o il proprio equipaggio. Anche "corsaro" è "predone" (uno dei significati di "corsa" dal latino è "saccheggio", tanto che già in latinocursarius è sinonimo di "pirata", e tuttora "correre il mare" è "far pirateria"), però nella storia è chi non agisce solo per sé bensì anche per un governo (di cui si batte bandiera, con cui si condivide bottini e da cui si ha autorizzazione mediante "lettera di corsa"). In altre parole, i corsari sono pirati legalizzati.

“Bucaniere” e “filibustiere” sono vocaboli che si riferiscono all'epoca d'oro della pirateria (fra'500 e'800, la caraibica fra'600 e'700). I bucanieri sono icoloni anglo-francesi delle Antille di inizioXVII secolo, che dagli indigeni imparano aboucanier (termine di origine indigena, con stessa radice da cui "barbecue", passato in Europa dal francese), cioè "friggere carni su graticola (boucan)", finché le rivendicazioni coloniali spagnole li spinsero a diventare pirati sempre più organizzati, la "Fratellanza della Costa" con capitale Tortuga (decaduta dopo il 1685, espugnata nel 1720). Il filibustiere è intermedio fra pirata e corsaro: come il secondo è tollerato (ma senza lettera di corsa), come il primo è "libero saccheggiatore" (inglesefreebooter, olandesevrijbuitier; franceseflibustier, italiano "filibustiere") cioè dipende solo da se stesso e non da governi legittimanti. Anche i filibustieri si danno un'organizzazione, laFilibusta, per la protezione della pirateria antispagnola internazionale (ma questa 'libertà' è tale che a differenza dei bucanieri non hanno una Tortuga, pur condividendone azioni e idee).

Pirati, corsari, bucanieri e filibustieri etimologicamente sono rispettivamente assalitori, saccheggiatori, friggitori e liberi saccheggiatori.

Codice piratesco

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Lo stesso argomento in dettaglio:Codice piratesco.
Pirati combattono per un tesoro in un dipinto del 1911 tratto daHoward Pyle's Book of Pirates (1921) di Howard Pyle[38].

Ogni compagnia piratesca aveva un proprio codice per governare lo stile di vita dei pirati.[39] Tali regole servivano per dare ordine e disciplina a bordo della nave, ma anche per regolamentare la divisione dei beni rubati e per concedere risarcimenti ai pirati rimasti feriti nelle operazioni.

I pirati prendevano decisioni sempre in maniera collettiva e pertanto anche il capitano di una ciurma era soggetto a sottostare alle regole che, di fatti, erano un contratto tra ambo le parti; solo la fase del combattimento era affidata alle decisioni e all'intraprendenza del singolo che per questo si poteva distinguere dagli altri marinai a bordo.

Tesori

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È piùleggenda cherealtà il fatto che i pirati nascondesserotesori in isole disabitate, anche se non lo si può escludere, in attesa di poterli smerciare senza rischio. I tesori dei pirati più ricercati del mondo sono il tesoro degliInca, iltesoro sepolto nell'Isola del Cocco (al largo della costa pacifica costaricana) e il tesoro del pirataWilliam Kidd[40][41].

Democrazia

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I pirati dei Caraibi delSeicento eSettecento seguivano pratiche sorprendentemente democratiche a bordo delle loro navi. Le decisioni venivano prese collettivamente tramite votazioni, il bottino era diviso equamente e il capitano poteva essere destituito se ritenuto incapace. Le regole di convivenza erano stabilite in anticipo e rispettate per mantenere l'efficienza. Secondo alcuni studiosi, come l'antropologo David Graeber, i pirati potrebbero essere considerati pionieri di pratiche democratiche, anche se altri storici vedono la pirateria solo come un'attività criminale priva di ideali politici.[42]

Nella cultura di massa

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La pirateria nell'immaginario collettivo si associa soprattutto alcolonialismo e all'esotico (caraibico seicento-settecentescoin primis), ed è piena di luoghi comuni prevalentemente falsi.[43][44][45][46][47][48][49]

In linea di massima: tutto vero per attributi, ovvero ciò che i pirati hanno (ad esempio copricapo, simboli macabri, armi fino ai denti anche in senso letterale); tutto falso per azioni, ovvero ciò che essi fanno e di cui danno prova (epiche imprese d'armi bianche, romanticismi, galanterie, camminate su passerelle per far cadere in mare, sepolture di tesori, mappe, eroismi vari...). Spesso ogni capitano pirata aveva un proprio vessillo.

Nella storia sono quasi zero i casi dellacamminata sull'asse; invece si tratta prevalentemente di un luogo comune cinematografico-letterario. Lo stesso vale per l'uso di galeoni e di altre navi grandi come vascelli pirata: il galeone tendeva più a subire pirateria che non a praticarla. Imbarcazioni enormi sono invece un mito hollywoodiano, in quanto esse sono pratiche ed epiche su grande schermo (scontri più emozionanti, maggior visibilità, maggior spazio per tanti attori). Nella storia, viceversa, le navi pirata avevano per lo più dimensioni contenute: facilità di "mordi e fuggi", navigazione su bassi fondali (inagibili a mezzi più grandi); a essere più grandi erano invece le prede, in quanto più veloci nel muoversi in avanti ma meno facilmente manovrabili, quindi più impacciate e vulnerabili.

I tesori non erano il bottino tipico (lo erano invece provviste, attrezzature, armamenti, qualche schiavo di colore, tessuti, tutti elementi che non avrebbe senso seppellire), perché al tempo dell'Impero spagnolo coloniale la spagnola Flotta del Tesoro era quasi incontrastata nonostante le incursioni piratesche, e le riserve caraibiche di metalli preziosi erano in progressivo calo una volta annientati gli Indios (nelle cui zone erano in gioco non solo oro e argento, ma anche vari prodotti come zucchero di canna, tuberi, mais, carne, frutti tropicali, tabacco o cotone). Decisamente pochi i casi di sepoltura di tesori, per nasconderli in attesa di smaltirli (tipico lo scialacquo) o di farci una vita da sultano (raro, perché spesso si moriva prima di averne il tempo). Nella storia non sono documentate mappe indicanti luoghi di sepoltura di tesori.

Riguardo agli arrembaggi la realtà storica ha ben poco a che spartire con cinema e letteratura: scopi dell'assalto sono saccheggio e rapina, mentre uccisioni e distruzioni sono strumentali e mai fini a sé; con ciò si punta tutto soltanto sul minacciare e sull'incutere paura.

Non è vero che i pirati portassero sempre pappagalli parlanti sulla spalla. Questo pennuto era sì ricercato come souvenir esotico e quindi animale da compagnia tra marinai, ma non per questo c'era sempre di mezzo fra pirati e non era per forza l'animale più diffuso quando lo si teneva (altre volte scimmie, ma più spesso gatti per poter far piazza pulita di topi). Il pappagallo è quindi una mezza verità, non necessariamente una falsità.

Falsi gli elmi dotati di corna per i predoni, navigatori e guerrieri vichinghi: è un mito creato dal Romanticismo.

Complessivamente i pirati del passato non avrebbero avuto aure romantiche neanche potenzialmente: non erano necessariamente lupi di mare; molti non sapevano nuotare; generalmente avevano problemi col pesce; nel Mediterraneo abbordavano e arrembavano dopo lunghi avvistamenti da riva (ove peraltro si consumavano le piraterie più impegnative e sussistevano basi irrinunciabili per relative attività), non lunghe traversate in alto mare che sfociassero in spettacolari combattimenti.

In sintesi, raramente quei predoni erano in perfetta simbiosi con nautica e mare, tant'è che solitamente personale specializzato e attrezzature adatte erano frutto di sequestri; infatti sostanzialmente i briganti marittimi erano invece abili soltanto nei vizi e nelle violenze. Fra l'altro reperti archeologici subacquei porterebbero stature medie piratesche intorno al metro e sessantacinque.

Letteratura

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L'isola del tesoro diRobert Louis Stevenson (frontespizio di un'edizione del 1911).

Celeberrimo sul tema rimane tuttoraL'isola del tesoro diRobert Louis Stevenson, che ha avuto numerose trasposizioni filmiche e ha dato origine ai principali stereotipi di questo filone, tra i quali il "tesoro nascosto".

In lingua italiana il successo dei romanzi diEmilio Salgari, pubblicati anch'essi a partire dal 1883, determinò una grande attenzione sia suipirati della Malesia sia suicorsari delle Antille - i protagonisti dei due suoi cicli più letti - e influenzò notevolmente la successiva filmografia nazionale.

Elementi pirateschi scaturiscono anche daPeter Pan diJames Matthew Barrie, soprattutto per l'antagonistaCapitan Uncino che segna lo stereotipo del pirata con protesi uncinata al posto di unamano.

Filmografia

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Locandina del filmL'isola del tesoro (Treasure Island) diVictor Fleming (1934).

Un gran numero di pellicole ha avuto per protagonisti e antagonisti pirati, corsari, bucanieri e filibustieri, tanto che i "film sui pirati" sono considerati un vero e propriosottogenere deifilm avventurosi soprattutto di tipo "cappa e spada", che ha goduto, specialmente tra gli anni trenta e cinquanta del Novecento, di grande popolarità. Alcuni film e programmi possono avere riferimenti pirateschi senza che i pirati siano personaggi. Segue un elenco parziale.

Note

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  1. ^Focus Storia, n. 87, gennaio 2014, p. 80.
  2. ^Pirata, inTreccani.it –Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.URL consultato il 20 febbraio 2017.
    «pirata (ant. pirato) s. m. [dal lat. pirata, gr.πειρατής, der. diπειράω «tentare, assaltare»] (pl. -i, ant. -e).»
  3. ^Correre il mare > significato, suDizionario italiano De Mauro,dizionario.internazionale.it.URL consultato il 27 settembre 2021.
  4. ^Non esistevani i pirati come tu li conosci, suusandculture.wordpress.com, 7 dicembre 2013.URL consultato il 5 gennaio 2021.
  5. ^ Alessandro Y. Longo,Copyright e disobbedienza civile, suwww.indiscreto.org, 19 febbraio 2025.URL consultato il 26 febbraio 2025(archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2025).
  6. ^Sostantivo maschile, inflesso secondo la prima declinazione.
  7. ^Pirateria, inDizionario di storia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011.URL consultato il 19 settembre 2021.
    «È importante notare che nell’antichità spesso il concetto di p. si confondeva con quello di rappresaglia, di guerra marina, ma anche di difesa del proprio commercio, talché il fenomeno veniva considerato del tutto ordinario.»
  8. ^Godevano della peggior fama i pirati cretesi. Essi erano individui che aCreta non godevano di pieni diritti, non avevano la cittadinanza o non erano liberi, così cercavano fortuna nella pirateria. Attaccavano le navi anche d'inverno, le assalivano in mare e nei porti. Se erano respinti, tornavano a saccheggiare città e villaggi. ("Alla larga da Creta",Focus storia, n. 131, settembre 2017, pag. 29-33).
  9. ^Cicerone,De officiis, I, 4.
  10. ^ Filippo Ruschi,Spazi anomici e nemici assoluti. Un itinerario di filosofia del diritto internazionale, inQuaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, vol. 47, 2018, p. 752.
  11. ^Anglo saxon chronicle, 793.
  12. ^History | Overview: The Vikings, subbc.co.uk,BBC.URL consultato il 5 gennaio 2021.
  13. ^ Valfridio Strabone,Manoscritto poetico contenente le opere dell'abate ed erudito di Reichenau, seconda metà del sec. IX.
  14. ^ Stephen Batchelor,Medieval History for dummies, John Wiley & Sons, 2010, p. 95.
  15. ^Creta News, sucretanews.com(archiviato dall'url originale il 28 agosto 2011).
  16. ^ Sonia G. Benson, Laurie Edwards, Elizabeth Shostak,Pirates Through the Ages Reference Library, Jennifer Stock, 2011.
  17. ^ Anna Unali,Marina pirati e corsari Catalani nel Basso Medioevo, Cappelli Editore, 1983, p. 22.
  18. ^A. De Capmany,Ordenanzas navales, pp. 56-57.
  19. ^ H. Thomas Milhorn,Crime: Computer Viruses to Twin Towers, Universal Publishers, 2004,ISBN 1-58112-489-9.
  20. ^Pietro Martini,Storia delle invasioni degli arabi e delle piraterie dei barbareschi in Sardegna, Fratelli Frilli editori, 2009; prima edizione 1861.
  21. ^Rinaldo Panetta,I Saraceni in Italia, Mursia 1973.
  22. ^Pirati ebucanieri scampati alla caccia delle potenze europee, ripararono inMadagascar sull'Île Sainte-Marie dove s'insediò una comunità di stampo socialista, dettaLibertalia, nella quale erano banditi la proprietà privata, la schiavitù, la tortura, e ogni discriminazione etnica, religiosa e sessuale. ("Il paradiso dei fuorilegge" inFocus storia, settembre 2017, n. 131, pp. 53-57).
  23. ^abLa piratería, inEnciclopedia Virtual de Canarias.URL consultato il 5 gennaio 2021.
  24. ^(ES) Manuel Fariña González,La evolución de una fortuna indiana: D. Amaro Rodríguez Felipe (Amaro Pargo).URL consultato il 10 giugno 2016(archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  25. ^(ES)Amaro Pargo: documentos de una vida, I. Héroe y forrajido (PDF), Ediciones Idea, novembre 2017, p. 520,ISBN 978-84-16759-81-1.URL consultato il 20 marzo 2018.
  26. ^wakō, inSapere.it,De Agostini.URL consultato il 5 gennaio 2021.
  27. ^La mappa delle canaglie, inFocus storia, n. 131, settembre 2017, pp. 66-67.
  28. ^abc Charles Belgrave,The PIrate Coast, Librairie du Liban Beirut, 1960, pp. 1-12,ISBN 0906527538.
  29. ^Gazetteer of the Bombay Presidency, Volume 13, Parte 2, Government Central Press, 1882, pp. 433-434.
  30. ^Mubarak Al-OtabiOp. citata, pag. 24-25.
  31. ^Mubarak Al-OtabiOp. citata, pag. 26-27.
  32. ^ John Barrett Kelly,Britain and the Persian Gulf. 1795-1880, Oxford, The Clarendon Press, 1968,, pp. 99-166,ISBN 0198213603.
  33. ^ John Gordon Lorimer,Gazetteer of the Persian Gulf Oman and Central Arabia, Calcutta, Superintendant Government India, Printing Press, 1915, pp. 653, 796.URL consultato il 10 febbraio 2024.
  34. ^John Barrett KellyOp. citata, pag. 18-19.
  35. ^abcMubarak Al-OtabiOp. citata, pag. 164-167.
  36. ^(EN)Foreign Affairs - Terrorism Goes to Sea, suforeignaffairs.org.URL consultato l'8 dicembre 2007(archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2007).
  37. ^(EN)Piracy in Asia: A Growing Barrier to Maritime Trade, suheritage.org.URL consultato il 18 dicembre 2007.
  38. ^Focus Storia, n. 68, giugno 2012, p. 25.
  39. ^STORICA National Geographic, n. 140, Ottobre 2020, p. 96.
  40. ^ David Cordingly,Storia della pirateria, pp. IX, XVIII, 3, 8-9, 112, 137, 178, 186-187, 194-195, 198-200, 202, 256,ISBN 978-88-04-68706-1.
  41. ^Non esistevano i pirati come tu li conosci, suusandculture.wordpress.com, 7 dicembre 2013.URL consultato il 19 ottobre 2021.
    «perché seppellire un tesoro? Sarebbe stato controproducente e faticoso, anche perché i pirati sarebbero dovuti tornare in seguito per recuperarlo, e infatti non era abitudine diffusa. Esistono solo casi isolati, come quello del capitano Kidd: un altro esempio è la leggenda del tesoro dell’Isola del Cocco»
  42. ^I pirati democratici, inInternazionale, n. 1581, 20 settembre 2024, pp. 96-98.
  43. ^ Exquemelin,Bucanieri nei Caraibi, pp. 5-14 (Confronti tra Romanticismo e Storia pirateschi).
  44. ^ Cavarretta e Revelli,Pirati, p. 71.
    «Siamo distanti anni luce dalla romantica figura del filibustiere di cinema e libri (pirateria mediterranea).»
  45. ^ David Cordingly,Storia della pirateria, pp. IX-XVIII, 3-26, 108-129,165-185, 253-256.
  46. ^ Philip Gosse,Storia della pirateria, pp. 315-317 (tecniche di attacco pirata nell'antichità).
  47. ^MEDITERRANEO. GUERRA AI PIRATI, inFocus Storia Wars, n. 18, settembre 2015, pp. 17-18.
    «Chi vive sulla terra ha paura di chi arriva dall'acqua. Ne ha motivo: dall'alba della Storia, quando i misteriosiPopoli del mare razziavano le coste dell'Egitto, fino alle incursioni deipirati barbareschi delXVIII secolo, il profilarsi all'orizzonte di una snella nave armata portava con sé una minaccia di morte, saccheggio e schiavitù. Ma le incursioni sulla terraferma costituivano il più impegnativo e spettacolare tra gli atti di pirateria: di norma, i predoni del mare si limitavano all'impresa assai meno rischiosa di assalire le navi mercantili sorprese nel loro raggio d'azione, incapaci di difendersi efficacemente […]. Se la letteratura e il cinema ci hanno abituato a spettacolari abbordaggi in alto mare, la realtà era invece completamente diversa: una vedetta appostata su un promontorio, che segnalava ai compagni in attesa l'avvicinarsi di una preda; qualche decina di uomini armati che mettevano in acqua un'imbarcazione veloce - spesso spinta a forza di remi - per uscire all'improvviso da un'insenatura ben protetta e lanciarsi verso la più lenta nave da carico, ormai incapace di fuggire; un breve inseguimento, l'abbordaggio, la cattura, spesso l'assassinio dell'equipaggio… […] La pirateria […] è efficace quando possiede basi sicure sulla costa: per questo la si deve combattere più per terra che per mare. Carattere soltanto apparentemente paradossale»
  48. ^Non esistevano i pirati come tu li conosci, suusandculture.wordpress.com, 7 dicembre 2013.URL consultato il 19 ottobre 2021.
  49. ^La vera storia dei pappagalli e dei pirati, sulinkiesta.it,Linkiesta, 20 novembre 2015.URL consultato il 19 ottobre 2021.

Bibliografia

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  • Philip Gosse,Storia della pirateria, introduzione diValerio Evangelisti, Bologna, Odoya, 2008,ISBN 978-88-6288-009-1.
  • Ignazio Cavarretta e Eletta Revelli,Pirati. Dalle origini ai giorni nostri, dai Caraibi alla Somalia, Roma, Nutrimenti, 2009,ISBN 978-88-95842-27-1.
  • Massimo Carlotto,Cristiani di Allah, Edizioni e/o, 2008,ISBN 978-88-7641-818-1.
  • Fausto Biloslavo e Paolo Quercia,Il Tesoro dei Pirati. Sequestri, Riscatti, Riciclaggio. La dimensione economica della pirateria somala, inRivista Marittima, Ministero della Difesa, marzo 2013,SBN LO11481008.
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  • Hakim Bey,Le repubbliche dei pirati. Corsari mori e rinnegati europei nel Mediterraneo, ShaKe editore, 2008,ISBN 978-88-88865-49-2.
  • Peter T. Leeson,L'economia secondo i pirati. Il fascino segreto del capitalismo, Garzanti, 2010,ISBN 978-88-11-68173-1.
  • Lorenzo Striuli,L'Insicurezza marittima nel Golfo di Guinea, in Quercia Paolo (a cura di),Mercati insicuri. Il commercio internazionale tra conflitti, pirateria e sanzioni, Aracne, 2014,ISBN 978-88-548-7320-9.
  • Gaetano Baldi, Ferdinando Pelliccia e Daniela Russo,Quel maledetto viaggio nel mare dei pirati. Tutto quello che non è stato detto sul sequestro del rimorchiatore italiano Buccaneer, LiberoReporter Ed., 2010,ISBN 978-88-905343-2-4.
  • Gaetano Baldi,Dossier pirateria. Vol. 1: Pirateria somala. Un vorticoso giro d'affari, LiberoReporter Ed., 2011,ISBN 978-88-905343-5-5.
  • Anna Unali,Marinai pirati e corsari catalani nel Basso Medioevo, Cappelli Editore, 1983,SBN CFI0003243.
  • Laura Balletto,Mercanti, pirati e corsari nei mari della Corsica (sec. 13.), Genova, Università di Genova, 1978,SBN CFI0468353.
  • David Cordingly,Storia della pirateria, traduzione di Adria Tissoni, Milano, A. Mondadori, 2003,ISBN 88-04-51649-6.
  • Sonia G. Benson, Laurie Edwards e Elizabeth Shostak,Pirates Through the Ages, Reference Library, 2011,ISBN 1-4144-8662-6,ISBN 978-1-4144-8662-8.
  • Antonio Ferraiuolo,Breve storia della pirateria, Passerino, 2019,ISBN 978-8-8353-4137-6.
  • Matteo Liberti,Storia segreta dei pirati, Newton Compton, 2021,ISBN 882275283X.
  • Mubarak Al-Otabi,The Qawasim and British Control of the Arabian Gulf, sudocplayer.net, University of Salford, 1989.URL consultato il 4 dicembre 2022.
  • Mitch Williamson,Piracy in the Persian Gulf, inWeapons and Warefare, 5 novembre 2015.URL consultato il 10 febbraio 2024.

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