Contraddistinta dal suo aspetto tipicamenteveneziano, Pirano è il centro amministrativo dell'area circostante nonché uno dei principali centri turistici della Slovenia.
Pirano è situata lungo le coste nord-occidentali dellapenisola istriana, a breve distanza dal confine tra la Slovenia e la Croazia. La cittadina si sviluppa lungo il vertice di una piccola penisola, Punta Madonna, protesa pittorescamente sulmare Adriatico. Al livello marittimo, Pirano si trova nella parte sud-est delGolfo di Trieste, già parte delGolfo di Venezia.[3]
Pirano confina a sud, lungo l'omonimoVallone ("baia") e il fiumeDragogna, con laCroazia, a nord (nel mare) con l'Italia e a est con i comuni diIsola d'Istria eCapodistria. La massima elevazione è a 289 ms.l.m., costituita dal monte Mogoron (Baretovec pri Padni).
La località di Pirano viene citata per la prima volta dall'Anonimo Ravennate nelVII secolo, col nome diPiranòn (Πιρανὸν). Non sono note informazioni sulla nascita e lo sviluppo dell'insediamento originario, anche se si può supporre sia stata fondata nel periodo finale dell'Impero Romano con l'arrivo di popolazioni che sfuggivano alle invasioni barbariche. Secondo la tradizione, Pirano sarebbe infatti sorta, come Venezia, come insediamento per profughiaquileiesi fuggiaschi di fronte agliUnni.[5] Stando alle descrizioni diTeopompo eFloro, l'area di Pirano sarebbe stata conosciuta dai Greci fin dalIV secolo a.C., e sarebbe poi stata incorporata allo stato romano insieme al resto dell'Istria nelII secolo a.C.. Alla caduta dell'Impero d'Occidente sarebbe nato un primo nucleo abitato che, per la sua favorevole posizione, passò indenne daisommovimenti della fine del V secolo e di quello successivo. L'Istria entrò a far parte delRegno ostrogoto e poi all'Esarcato d'Italia, a seguito della riconquista dell'Italia da parte dell'Impero romano d'Oriente. Successivamente l'Istria venne annessa alRegno longobardo sotto reAstolfo. Quando nel774Carlo Magno divenne re dei Longobardi, dopo aver sconfitto reDesiderio, l'Istria restò autonoma fino a che non venne conquistata nel788 daPipino, figlio di Carlo. Durante l'età carolingia lamarca d'Istria, inclusa Pirano, fu parte delRegnum Italiae, restando a lungo nell'orbita dellamarca di Verona. Insieme a quest'ultima venne assegnata alduca di BavieraEnrico da suo fratelloOttone I di Sassonia, che voleva garantirsi libero accesso alla penisola italiana nel caso volesse intervenire controBerengario II d'Italia. Nel978 l'imperatoreOttone II assegnò alduca di CarinziaOttone la marca di Verona, dalla quale la marca d'Istria venne scorporata e assegnata almargravio di CarniolaPoppo I nel 1040, per volontà dell'imperatoreEnrico III.
Sul finire dell'età bizantina iniziarono a emigrare nelle campagne istriane i primi nuclei di slavi, che dovettero consolidarsi sul territorio durante la dominazionecarolingia (iniziata nel788) tanto da indurre un dignitario locale, che partecipava alPlacito del Risano come rappresentante di un "castello", a protestare per l'insediamento di genti slave in varie zone dell'entroterra istriano.
IlXII e ilXIII secolo, dopo altri periodi di turbolenza, dal graduale avvicinamento della cittadina allaRepubblica di Venezia, allora in piena ascesa economica e demografica, prima sotto forma di rapporti commerciali e diplomatici, poi mediante una vera e propria unione politica, suggellata in modo definitivo nel 1283. Ebbe così inizio il lungo sodalizio fra Pirano e laSerenissima, che ebbe termine solo con la caduta di quest'ultima nel 1797.
Circondata da possenti muraglie, Pirano resistette a vari assalti pirateschi o di nemici di Venezia, respingendo due assedigenovesi nel 1354 e nel 1379.
Dotata di un proprio statuto fin dal 1270, Pirano si resse anche nel periodo veneziano in maniera semi-autonoma: a capo del territorio era preposto un delegato veneziano, che abbinava le funzioni giurisdizionali a quelle di governo vero e proprio; a suo fianco, un consiglio dei nobili locali ne condivideva ed indirizzava le scelte.
Una serie di epidemie che colpirono Pirano in questi secoli: l'ultima fu la grandepestilenza che nel 1558 ridusse di due terzi i suoi abitanti.
L'economia piranese fu legata ai commerci e alle vicine saline di Fasano, Strugnano eSicciole, anche se i rapporti con le vicine località diCastelvenere,Buie eCapodistria rimasero sempre turbolenti per motivi di confine o di diritti di sfruttamento dei vari territori.
Mura di Pirano
AllorchéTrieste divenne il porto principale dei domini degliAsburgo, il declino di Venezia segnò anche il regresso dell'industria salinaria e per Pirano iniziò una lenta parabola discendente, finché - dopo la caduta della Serenissima nel 1797 - passò all'Austria, salvo una breve parentesinapoleonica, durante la quale fu sottomessa al distretto di Capodistria.
Nei primi decenni dell'Ottocento l'attività salinaria riprese l'antico vigore: Pirano divenne un porto succedaneo di Trieste e fu in quel periodo che - versoPortorose - sorse il cantiere navale cittadino. Città abitata in maniera quasi esclusiva da italiani, Pirano partecipò alle lotte fra italiani e slavi (sloveni e croati) per l'esercizio del potere nella penisola istriana, insorgendo nel 1894 contro l'imposizione di tabelle bilingui (italiano - slovene) da parte del governo austriaco.
Nella seconda metà del XIX secolo, Pirano risentì positivamente dei flussi turistici, che fecero della vicina Portorose uno dei luoghi di maggior richiamo dell'interoImpero Austroungarico.
Evacuata in parte durante laGrande Guerra, Pirano venne in seguito assegnata all'Italia. Il periodo italiano non fu caratterizzato da particolari eventi.
Alla fine dellaseconda guerra mondiale, dopo l'occupazione tedesca, Pirano venne inserita nella zona B delTerritorio Libero di Trieste, soggetto all'amministrazione militarejugoslava. A seguito delMemorandum di Londra del 1954, la quasi totalità della popolazione autoctona di Pirano fu costretta aesodare e fu sostituita da popolazioni jugoslave dell'interno, in maggioranza slovene ma anche croate e bosniache.
L'esodo causò una vera e propria cesura nella storia piranese: i pochi italiani rimasti coltivarono le antiche memorie cittadine, ma il volto della città venne completamente stravolto: la lingua, le antiche credenze popolari, le feste religiose, le tradizioni artistico/artigianali sparirono quasi completamente. Solo in anni recenti, dopo l'indipendenzaslovena, si è sviluppato timidamente un tentativo di recupero delle antiche radici, per lo meno sotto il profilo della conoscenza storica e diffusione.
Chiesa di San Giorgio, è situata in posizione scenografica sul tessuto urbano piranese e fu ricostruita nelle forme attuali nella prima metà del XVII secolo. Il campanile, copia ridotta di quello diSan Marco a Venezia, è sormontato da una statua dell'Arcangelo Michele.
È presente una comunità di italiani autoctoni che rappresentano una minoranza residuale di quelle popolazioni italofone che abitarono per secoli ed in gran numero, la penisola dell'Istria e le coste e le isole delQuarnaro e dellaDalmazia, territori che furono dellaRepubblica di Venezia. La presenza degli italiani a Pirano è drasticamente diminuita in seguito all'esodo giuliano dalmata, che avvenne dopo la seconda guerra mondiale.
La minoranza italiana è composta da circa 700 persone, pari a poco più del 4% della popolazione complessiva (le persone di madrelingua italiana sono invece 1174, il 7% del totale dei residenti). Tuttavia è opportuno segnalare che alla voce "lingua d'uso" all'interno del censimento sloveno del 2002, 1 871 piranesi (11% popolazione) hanno dichiarato di utilizzare la lingua italiana quale lingua di comunicazione. Nella cittadina trova sede laComunità degli Italiani di Pirano "Giuseppe Tartini" che aderisce all'Unione Italiana.
La festa religiosa, cancellata dallo stato socialista e da poco tempo recuperata, si celebra il 23 aprile persan Giorgio, patrono del paese, in occasione della ricorrenza che racconta come il santo abbia salvato il paese da un'onda anomala. Fino agli anni '40 del XX secolo si svolgeva unaprocessione, "infiorando" le strade e stendendo dei drappi bianchi da casa a casa, chiamati "cieli" (a mo' di cielo).
La località di Pirano si snoda su un'area di 1 km². Altri popolosi centri abitati sono i sobborghi diPortorose eSanta Lucia (o Lucia) accresciuti in epoca più moderna.
L'abitato si divide in due storici rioni:Punta eMarciana (oMarzana) divisi dall'insenatura del porto e dallo spazio che fu dell'anticomandracchio; li circondano numerose contrade e piccole frazioni.
La festa del comune cade il 15 ottobre e celebra la fondazione del primo "distaccamento navale Capodistria" nel 1944.
Nell'ottobre 2010, una listasocialdemocratica guidata daPeter Bossman, un medico sloveno di origineghanese, ha vinto le elezioni per il rinnovo dell'amministrazione comunale, facendo di Bossman il primo sindaco di colore eletto in un paese dell'Europa dell'Est.[10]
^Sull'origine del toponimo sono state formulate varie ipotesi. Secondo taluni il nome è di origine celtica, derivando dalla radicepyrn, col significato dimonte alto. Secondo altri il toponimo deriva dabior-dun, col significato di "insediamento in una collina", mentre il suffisso latino in-anum farebbe presupporre un predio romano. C'è infine chi avanza l'ipotesi che il nome sarebbe di origine traco-greca, derivando dalla radiceπυρ (pyr, fuoco), forse per l'esistenza di un antico punto luminoso per i naviganti.