PapaPio VII, inlatino:Pius PP. VII, al secoloBarnaba Niccolò Maria Luigi (in religioneGregorio)Chiaramonti (Cesena,14 agosto1742 –Roma,20 agosto1823), è stato il 251ºvescovo di Roma (250º successore di Pietro) epapa dellaChiesa cattolica dall'anno 1800 alla morte; apparteneva all'ordine benedettino. Il 15 agosto 2007, a seguito dell'apertura del processo di beatificazione, gli è stato attribuito il titolo diServo di Dio.
Nacque aCesena, penultimo figlio del conte Scipione Chiaramonti e di Giovanna Coronata Ghini, dei marchesi Ghini, nobile casato diRomagna, Conti,Patrizi diCesena e diSan Marino, Cavalieri di San Giovanni e Frieri dell'Ospedale di Santo Spirito[1]. La madre, donna di profonda religiosità, entrerà in seguito tra lemonache Carmelitane aFano. I Chiaramonti erano esponenti della nobiltà di Cesena al pari dei Braschi, famiglia dipapa Pio VI, con cui avevano stretti rapporti.[2]
Al contrario dei suoi fratelli, non completò gli studi nel Collegio dei nobili diRavenna ma, all'età di 14 anni, entrò nel monasterobenedettino diSanta Maria del Monte nella sua città natale, prendendo il nome di Gregorio. I suoi superiori, resisi conto delle capacità del giovane, lo inviarono prima aPadova e successivamente a Roma al collegio di Sant'Anselmo, nell'abbazia di San Paolo fuori le mura, perché si perfezionasse nello studio dellateologia.
Divenuto professore di teologia, cominciò a insegnare nei collegi dell'ordine aParma (San Giovanni Evangelista) e a Roma. Nel febbraio 1775, con l'elezione a papa del concittadinoAngelo Braschi, fu nominato priore dell'Abbazia benedettina di San Paolo a Roma. Il 16 dicembre 1782, Pio VI lo nominò vescovo diTivoli. Il 14 febbraio 1785, per l'eccellente condotta tenuta in questa carica, ricevette la porpora cardinalizia[3] e la cattedra vescovile diImola.
Qui venne ricordato soprattutto per il suo carisma personale e per il suo amore per la cultura. Il Chiaramonti non faceva mistero di possedere nella sua biblioteca perfino l'Enciclopedia di d'Alembert. Del resto erano note le sue aperture alle idee moderne: nel 1797 suscitò scalpore la sua omelia di Natale, pronunciata nellacattedrale di Imola, in cui sosteneva la conciliabilità delVangelo con lademocrazia: “La forma di Governo Democratico adottata fra di noi, o dilettissimi Fratelli, no non è in opposizione colle massime fin qui esposte, né ripugna al Vangelo; esige anzi tutte quelle sublimi virtù, che non s'imparano che alla scuola di Gesù Cristo, e le quali, se saranno da voi religiosamente praticate, formeranno la vostra felicità, la gloria e lo splendore della nostra Repubblica”.[4]
Alla morte diPio VI il Sacro Collegio, convocato daldecano cardinalGiuseppe Albani, si riunì in conclave aVenezia sotto ospitalità austriaca, poiché in quel periodo Roma eraoccupata dalle truppe francesi. Prima ancora che iniziasse il conclave la situazione politica a Roma era mutata. Il 19 settembre 1799 i francesi avevano abbandonato l'Urbe; il 30 settembre la città era stata occupata dai napoletani, che avevano posto fine allaRepubblica Romana.
I cardinali, appena 35, quasi tutti italiani, si riunirono il 30 novembre 1799 nelmonastero di San Giorgio. Ben presto i voti si concentrarono su due candidati: il cardinaleAlessandro Mattei, arcivescovo diFerrara, antifrancese, e il cardinaleCarlo Bellisomi, vescovo diCesena, la cui posizione era più conciliante. Passarono tre mesi interi senza che si delineasse una soluzione. Per uscire dallo stallo monsignorErcole Consalvi, il segretario del conclave, propose un terzo candidato: il vescovo di Imola, Barnaba Chiaramonti. In poco tempo i voti si concentrarono su di lui. Anche il cardinale e arcivescovo franceseJean-Siffrein Maury ebbe un ruolo decisivo nella sua elezione.
Il 14 marzo 1800 Chiaramonti fu elettopapa all'unanimità. Risultò scontata quindi la scelta del nome pontificale: decise, infatti, di chiamarsi Pio VII in onore del predecessorePio VI, suo concittadino e grande amico a cui doveva la nomina a vescovo di Imola e la porpora cardinalizia. L'imperatore d'Austria chiese al nuovo pontefice la cessione delleLegazioni di Bologna,Ferrara, Imola eRavenna. Pio VII rispose negativamente alle pretese imperiali; decise peraltro di conservare il titolo di vescovo di Imola[5]. Francesco II, contrariato, vietò l'incoronazione del papa nellabasilica di San Marco. Pio VII fu incoronato nellabasilica di San Giorgio Maggiore.
Il nuovo pontefice si trattenne nelVeneto per alcuni mesi, durante i quali visitò quasi tutte le chiese e ricevette l'omaggio di tutte le congregazioni religiose[6]; durante tale periodo effettuò una visita a Padova, dove era stato da giovane aSanta Giustina. Nonostante la contrarietà dell'imperatore d'Austria, che lo voleva residente in Veneto, il nuovo pontefice scelse di recarsi aRoma.
Fatta rotta da Venezia aPesaro sullafregata austriacaBellona, raggiunse la Città eterna seguendo il percorso dellavia Flaminia. AFano rese omaggio alle spoglie di sua madre nel convento di Santa Teresa. In luglio il pontefice fece finalmente il suo ingresso a Roma, accolto dalla nobiltà romana e dal popolo in tripudio. Trovò le casse dello Stato vuote: il poco che i francesi avevano lasciato era stato sperperato dai napoletani. In agosto nominò Ercole Consalvi, cui in gran parte doveva la tiara,cardinale diacono eSegretario di Stato. Nella scelta del nuovo segretario, Pio VII non si fece influenzare dalle potenze straniere, specialmente dall'Impero austriaco, che voleva fosse nominato un prelato di proprio gradimento. Il pontefice iniziò a occuparsi alacremente delle riforme amministrative, divenute ormai improrogabili. Se già prima della salita al soglio aveva dichiarato che la Chiesa non era incompatibile con la democrazia, nel primo anno di pontificato, il 1801, ordinò con il motu proprioLe più colte la liberalizzazione del settore agrario e di alcune antiche corporazioni, sia per venire incontro alle esigenze materiali della popolazione immiserita dagli anni dell'invasione francese, sia per riconoscere le richieste progressiste ormai diffuse in tutta Europa.
Papa Pio VII riceve dal cardinale Ercole Consalvi la ratifica del Concordato del 15 luglio 1801, diJean-Baptiste Wicar,1801[7]
La sua attenzione si concentrò subito dopo sullo stato di anarchia in cui versava laChiesa francese la quale, oltre a essere travagliata dal vasto scisma causato dallacostituzione civile del clero, aveva a tal punto trascurato la disciplina che gran parte delle chiese era stata chiusa, alcune diocesi erano prive di vescovo mentre altre ne avevano addirittura più di uno, e intanto ilgiansenismo e la pratica del matrimonio degli ecclesiastici si stavano diffondendo e fra i fedeli serpeggiava l'indifferenza se non, addirittura, l'ostilità. Incoraggiato dal desiderio delBonaparte di ristabilire il prestigio della Chiesa cattolica in Francia, Pio VII negoziò il famosoConcordato del 1801, sottoscritto aParigi il 15 luglio e successivamente ratificato il 14 agosto dello stesso anno. L'importanza di questo accordo fu tuttavia notevolmente stemperata dai cosiddetti "articoli organici", aggiunti dal governo francese l'8 aprile 1803. Nello stesso periodo volle riportare la salma del suo predecessore in Italia. Con un grande gesto simbolico, dispose i funerali solenni perPio VI, che si svolsero a Roma il 18 febbraio1802.[8]
Nel 1804 Napoleone iniziò a trattare con il papa la propria formale e diretta investitura come imperatore. Dopo alcune esitazioni Pio VII si lasciò convincere a celebrare lacerimonia nellacattedrale di Notre-Dame e a prolungare la sua visita a Parigi per altri quattro mesi ma, contrariamente alle sue aspettative, ne ricevette in cambio solo pochissime concessioni, peraltro di secondaria importanza. Ciò nonostante le acclamazioni entusiastiche del popolo francese verso Chiaramonti, ovunque egli passasse, erano tante e tali che non solo Napoleone se ne infastidì moltissimo (e divenne più scontroso con il pontefice), ma Pio VII capì che la fede, in Francia, stava rinascendo davvero. Dopo essere rientrato a Roma il 16 maggio 1805 convocò il collegio cardinalizio e ai porporati presentò il viaggio come un’esperienza complessivamente positiva.
Nonostante ciò lo scetticismo prese presto il sopravvento quando Napoleone cominciò a non rispettare ilconcordato del 1801, arrivando al punto di pronunciare d'autorità lui stesso l'annullamento del matrimonio del fratelloGirolamo con la moglie,Elizabeth Patterson un'americana diBaltimora. La pressione della Francia montò così rapidamente che il 2 febbraio 1808 Roma fu occupata dal generaleMiollis e, un mese più tardi, le province diAncona,Macerata, Pesaro eUrbino furono annesse alRegno d'Italia. Rotte le relazioni diplomatiche fra Napoleone e Roma, con un decreto emesso aSchönbrunn l'11 maggio 1809 l'imperatore annetteva tutti i territori delloStato Pontificio all'Impero francese.
(Risposta di Pio VII all'ufficiale napoleonico che, entrato alQuirinale, gli intimò di cedere allaFrancia i territori delloStato Pontificio)
Il 10 giugno 1809 su Castel Sant'Angelo veniva issata la bandiera francese. Pio VII tentò un ultimo atto: pur senza nominare l'imperatore, emise una bolla discomunica contro gli invasori. Per evitare un'insurrezione popolare antifrancese, il generaleMiollis, di propria iniziativa (come sostenne Napoleone in seguito), o più probabilmente per ordine del generale Radet, prese in custodia il papa stesso.
Nella notte tra il 5 e il 6 luglio, scalate le mura e forzate le porte delPalazzo del Quirinale, i soldati francesi entrarono nello studio del papa. Alle due di notte lo arrestarono e lo condussero così come si trovava dentro una carrozza già pronta che, in gran segreto, partì per la Francia. Roma si accorse solo l'indomani che il papa aveva lasciato la capitale. Con il solo cardinale pro-Segretario di StatoBartolomeo Pacca al suo fianco, il papa, in un caldo soffocante, fu trascinato senza alcun riguardo attraverso ilLazio e laToscana, proseguendo via Genova, Torino e il Moncenisio fino aGrenoble, in Savoia, dove arrivò il 21 luglio.
Altare nella sala consiliare del Comune diMillesimo dove Pio VII sostò nel 1809 come prigioniero diNapoleone
L’azione dei francesi suscitò il fortissimo sdegno di tutti i monarchi europei e di tutta la cristianità. Napoleone, allarmato, decise di temporeggiare. Il convoglio, ripartito da Grenoble il 1º agosto, cambiò rotta e, invece di puntare su Parigi, toccò Avignone e poi Arles e Nizza. Scopo di Napoleone era tenere Pio VII prigioniero in Italia.Da Nizza il convoglio, invece di proseguire lungo la costa, dove avrebbe incontrato l'ostilità delle folle che si accalcavano e lungo le strade acclamando il Papa ed inveendo contro le guardie, si diresse nell'entroterra. Entrando nella valle delRoia aSospello e superato ilcolle di Tenda, proseguì per Cuneo, Mondovì, Carcare e il Colle di Cadibona, diretto aSavona.[9] Il 17 agosto 1809, dopo 42 giorni di viaggio quasi ininterrotto, il pontefice arrivò infine a Savona, la città designata da Napoleone per la sua prigionia. Il papa rimase confinato nel Palazzo del Vescovado per quasi tre anni, fino al 9 giugno1812. Il cardinale Pacca fu invece rinchiuso nelForte di Fenestrelle inPiemonte.
Fu subito chiesto al pontefice di convalidare l'investitura dei vescovi nominati da Napoleone: Pio VII oppose un deciso rifiuto. Quando i francesi scoprirono che il papa riceveva dei messaggi all'interno del palazzo e riusciva anche a rispondere, gli fu addirittura proibito di leggere e scrivere. Insieme al papa furono espulsi da Roma molti alti prelati, tra cui il Maestro generale deiDomenicaniPio Giuseppe Gaddi, che venne esiliato prima aParigi e poi adAuxerre (inBorgogna). Dopo quasi due anni ininterrotti di prigionia, fu estorta al pontefice la promessa verbale di riconoscere l'investitura dei vescovi francesi.
Nel maggio del 1812, con il pretesto che ibritannici avrebbero potuto liberare il papa se egli fosse rimasto a Savona, Napoleone obbligò il vecchio e infermo pontefice (a causa della febbre che lo affliggeva) a trasferirsi aFontainebleau, vicino a Parigi. Il viaggio lo provò al punto tale che, al passo delMoncenisio, gli fu impartita l'estrema unzione. Superato il pericolo e giunto in salvo a Fontainebleau, fu alloggiato con tutti i riguardi nelcastello per attendervi il ritorno dell'imperatore daMosca.
Appena rientrato, Napoleone intavolò immediatamente una serrata trattativa con il papa che, il 25 gennaio1813, accettò un concordato a condizioni tanto umilianti che, dopo averlo sottoscritto, non riuscì a darsi pace. Chiese ed ottenne di consultarsi con i cardinali, tra cuiBartolomeo Pacca edErcole Consalvi e tre giorni dopo lo rigettò. Comunicò la sua decisione per iscritto direttamente all'imperatore (che la tenne segreta), poi la rese pubblica il 24 marzo dello stesso anno. Nel mese di maggio, infine, osò sfidare apertamente il potere dell'imperatore dichiarando nulli tutti gli atti ufficiali firmati dai vescovi francesi.
Il 19 ottobre dello stesso anno Napoleone fusconfitto a Lipsia. Di fronte alla penetrazione degli eserciti dellaSesta coalizione in territorio francese, l'imperatore decise di fare ricondurre il suo prigioniero a Savona prima che lo liberassero gli alleati. Pio VII partì da Fontainebleau domenica 23 gennaio1814 in forma privata, vestito da vescovo. Fu condotto a Nizza attraverso un percorso tortuoso per aggirare la valle del Rodano, dove il fermento antibonapartista era al culmine. Il lungo percorso del prigioniero si tramutò in un trionfo: folle esultanti si accalcarono al passaggio dell'anziano pontefice attraverso il sud della Francia.[10] Il 16 febbraio Pio VII entrò nuovamente in Savona, tra ali di folla entusiaste dell'ulteriore soggiorno del Pontefice. Fu qui, probabilmente, che gli fu data la notizia che Roma era stata liberata dal dominio francese.
L'entrata di papa Pio VII a Cesena, di Enea Peroni,1839, olio su tela,Cesena
Il precipitare degli eventi, che avrebbero poi portato all'abdicazione in aprile, indussero Napoleone a liberarlo definitivamente. Il generale ordinò che il papa fosse condotto aBologna, ove fece il suo ingresso il 31 marzo, dopo oltre quattro anni di prigionia. Il 2 aprile era già adImola, diocesi che reggeva dal 1785 e che non aveva abbandonato anche se era stato eletto pontefice. Dopo aver celebrato la Pasqua nellacattedrale imolese (10 aprile), si diresse aForlì: gli abitanti gli tributarono un'accoglienza trionfale, tanto che autorità e popolo, impazienti di vederlo, gli andarono incontro fuori delle mura[11]. Entrato in città, il papa accettò l'ospitalità del vescovoAndrea Bratti, con ciò perdonandogli il fatto che, nonostante l'opposizione del suo stesso Capitolo, si fosse schierato al fianco delle autorità politiche francesi[12]. Poi, dopo un passaggio aRavenna, si fermò aCesena, sua città natale, dal 20 aprile al 7 maggio. Il 15 maggio si recò alsantuario di Loreto a rendere grazie per l'avvenuta liberazione.[10]. Il 24 fece il suo ingresso a Roma accolto dalla folla esultante: erano passati esattamente 4 anni, 10 mesi e 9 giorni dalla sua partenza forzata dalla capitale. Una delle prime decisioni di Pio VII dopo il reinsediamento in Vaticano fu, il 7 agosto 1814, la ricostituzione dellaCompagnia di Gesù, soppressa nel 1773 daClemente XIV, con labollaSollicitudo omnium ecclesiarum.
Il1814 fu l'anno delCongresso di Vienna. La Santa Sede inviò il cardinaleErcole Consalvi,Segretario di Stato, che si assicurò la restituzione di quasi tutti i territori sottratti allo Stato della Chiesa. Successivamente veniva soppressa nello Stato Pontificio la legislazione introdotta dalla Francia e venivano reintrodotte le congregazioni dell'Indice e dell'Inquisizione; inoltre, durante il Congresso di Vienna, il pontefice combatté e vinse l'importante battaglia dell'abolizione dellaschiavitù.
Nel 1815 il re di NapoliGioacchino Murat, durante iCento giorni di Napoleone, attaccò lo Stato Pontificio. Tra il 22 marzo e l'inizio di giugno Pio VII si rifugiò fuori dell'Urbe. Prima si trasferì aGenova, poi sostò aTorino (19 maggio), ospite diVittorio Emanuele I, e quindi raggiunsePiacenza e, di qui, seguì lavia Emilia fino aBologna, poiFirenze (1º giugno) per entrare infine nei suoi territori. Il 7 giugno rientrò a Roma. Uno dei suoi primi atti fu la riconferma del cardinale Consalvi come segretario di stato (5 luglio). Nei mesi successivi accolse come rifugiati politici alcuni parenti di Napoleone.
Pio VII incaricò Consalvi di realizzare le riforme contenute nelmotu proprioQuando per ammirabile disposizione, emanato il 6 luglio 1816. Il provvedimento avviava la riforma dell'amministrazione delloStato Pontificio. Le novità più rilevanti riguardavano:
la prossima emanazione di unCodice civile, che fu avviata nel 1817 con la pubblicazione del Codice di procedura civile;
la riforma delcatasto, al fine di rendere più efficace la tassazione soprattutto delle tenute agricole. Iniziato durante il suo pontificato, fu ultimato dal successoreLeone XII, prendendo così il nome diCatasto Piano-Gregoriano.
Nel 1821 Pio VII proibì tutte le società segrete, pena lascomunica, con la bollaEcclesiam a Jesu. Il provvedimento colpì anche iCarbonari.
Il capolavoro diplomatico del Consalvi fu una serie di concordati stipulati a condizioni particolarmente vantaggiose con tutti gli Stati di religione cattolica, a eccezione dell'impero austriaco. Negli ultimi anni del pontificato di Pio VII la città di Roma fu molto ospitale verso tutte le famiglie regnanti, i cui rappresentanti vi si recarono spesso; il pontefice fu particolarmente benigno verso i sovrani in esilio, dimostrando una notevole e singolare magnanimità anche nei confronti della famiglia di Napoleone.
Nel 1815 fu istituita la prima cattedra universitaria diChirurgia presso l'Università La Sapienza nell'antico nosocomio diSan Giacomo in Augusta: il primo direttore ne fu il chirurgoGiuseppe Sisco. Con ilmotu proprio del 1816Quando per ammirabile disposizione (titolo V) fu fondata a Roma l'Università per ingegneri con il fine della supervisione delle strade e delle opere civili, sul modello di quella francese. Ilmotu proprio risulta particolarmente rilevante anche perché sancì l'abolizione perpetua della tortura («l'uso dei tormenti», Titolo 3, art. 96) e la soppressione del rapporto feudale divassallaggio (Titolo 2, art. 29).
Nel 1820 il canonicoGiuseppe Settele, professore di ottica e di astronomia presso l'Università La Sapienza, si appellò al pontefice dopo che laCongregazione per la dottrina della fede (Sant'Uffizio) non aveva concesso l'imprimatur al suo manuale dal titoloElementi di Astronomia perché nel volume II dell'opera vi era un riferimento allateoria eliocentricacopernicana, che veniva esposta come teoria assodata e non come mera ipotesi. Il 16 agosto dello stesso anno Pio VII accolse l'appello del professore pubblicando un decreto di approvazione[17]. Nel 1822 la Congregazione del Sant'Uffizio rimosse il divieto di pubblicazione dei libri che trattano del moto della Terra in conformità con l'astronomia moderna e il papa ratificò la decisione.[18] Con tale affermazione il pontefice chiuse in sede formale la vicenda galileiana.[19]Dall'edizione 1835 dell'Indice ilDialogo dei due massimi sistemi diGalileo Galilei non fece più parte della lista dei libri proibiti.[20] La dimostrazione definitiva della correttezza della teoria eliocentrica arrivò nel 1851 per opera del fisicoJean Bernard Léon Foucault, attraverso l'esperimento delPendolo di Foucault.
Nel 1822 il pontefice emanò, con il sostegno del cardinale Consalvi, un editto a favore dellavaccinazione.[21] Questi tentativi riformatori ebbero molto spesso l'importante collaborazione del cardinal Consalvi, fedele collaboratore del papa. Infine alCampo Vaccino, sede dell'anticoforo romano, vide la soppressione del mercato agricolo e l'inizio dell'interesse antiquario del passato classico, con i primi scavi archeologici sistematici conCarlo Fea, che intraprese scavi anche sul colle capitolino, nonché il riconoscimento papale dellaPontificia accademia romana di archeologia.
Monumento sepolcrale a Pio VII realizzato daBertel Thorvaldsen nella Cappella Clementina, basilica di San Pietro
Notevole fu anche l'accoglienza riservata ai maggiori artisti dell'epoca, fra cui molti scultori. Un anno prima della morte eresse sulPincio l'obelisco, rinvenuto nel XVI secolo e mai innalzato, che l'imperatore romanoAdriano aveva fatto scolpire per l'amato e idolatratoAntinoo, annegato a vent'anni e in seguito divinizzato.
Lo scultore protestanteBertel Thorvaldsen gli costruì lo splendido mausoleo, in cui furono deposte le spoglie del pontefice: tale mausoleo rimane a tutt'oggi la sola opera d'arte dellabasilica di San Pietro eseguita da un artista di fede dichiaratamente non cattolica.
Il pontefice spirò il 20 agosto 1823, pochi giorni dopo avere compiuto ottantun anni, a seguito di una caduta in cui si era rotto il femore, avvenuta il 6 luglio[22]. I costi del mausoleo furono sostenuti dal cardinalErcole Consalvi e l'iscrizione ricorda l'affetto del porporato per il "suo" papa:
(lituano) «PIO VII CLARAMONTIO CAESENATI PONTIFICI MAXIMO HERCULES CARD CONSALVI ROMANUS AB EO CREATUS.»
(italiano) «A PIO VII, CHIARAMONTI DI CESENA, PONTEFICE MASSIMO, ERCOLE CARDINALE CONSALVI, ROMANO, DA LUI STESSO CREATO.»
Il 15 agosto 2007 laCongregazione delle cause dei santi ha concesso al vescovo diSavona-NoliDomenico Calcagno il nulla osta all'apertura del processo diocesano per la beatificazione di papa Pio VII. Da quella data il pontefice assume il titolo diServo di Dio[24]. Con una lettera inviata alla diocesi di Savona-Noli, viene concesso, su richiesta del cardinaleCamillo Ruini,vicario generale per la diocesi di Roma, e dello stesso monsignor Calcagno, di condurre un'accurata indagine sulla vita, le virtù e la fama di santità del pontefice cesenate. Il suo processo di beatificazione avrebbe dovuto, secondo le normative canoniche, essere avviato dalla diocesi di Roma, città in cui il pontefice morì, ma la Curia romana si convinse ad affidare questo iter alla diocesi di Savona-Noli. Pio VII incontrò, infatti, il conforto e la solidarietà della popolazione savonese durante una delle fasi più intense e critiche della sua vita[25].
Domenica 31 ottobre 2021 nelduomo di Savona, con la cerimonia della prima sessione, è iniziata ufficialmente la fase istruttoria della causa di beatificazione. Durante la cerimonia hanno prestato giuramento, davanti al vescovo di Savona-NoliCalogero Marino, gli attori della causa: il delegato vescovile monsignorVittorio Lupi, il postulatore della causa don Giovanni Margara, il vicepostulatore Ilaria Giusto e il promotore di giustizia don Selvaraj Devasahayam, con notaio della cerimonia don Silvester Soosai. La fase istruttoria si avvale del lavoro di ricerca storico-critica su Pio VII condotto da un’apposita commissione formata dai professori Giulio Fiaschini, Giuseppina Vivaldo e Gianfranco Ricci, i quali hanno proseguito sul solco degli importanti studi realizzati da don Giovanni Farris su papa Chiaramonti[26]. Del pontefice, durante la cerimonia, è stata lodata soprattutto la grande spiritualità e l'umanità. Don Margara, postulatore della causa, si è così espresso riguardo Pio VII[27]:
«Storicamente fu l’unico ad adoperarsi presso le potenze alleate per rendere meno dura la carcerazione diNapoleone, del quale fu prigioniero, e accolse a Roma la madre e gli altri familiari dell’imperatore caduto in disgrazia. In lui emergeva lo spirito dimisericordia, che non tiene conto delle offese riconosciute ma perdona chi ferisce e offende. In ragione anche di questa sua testimonianza di fedeltà a Cristo si è ritenuto opportuno avviare la fase di beatificazione. Quello di oggi è un momento formale ma con un significato essenziale e l’inizio di un cammino di discernimento.»
Lungo la strada che congiunge il comunespezzino diBeverino con la frazione diPadivarma, si trova la "Fontana del Papa", ove Pio VII si fermò a bere l'11 luglio 1809 durante il tragitto che lo avrebbe condotto daFirenze aSavona come prigioniero diNapoleone.[28]
AVernante, inprovincia di Cuneo, esiste ancora oggi una fontana conosciuta come la "Fontana di Fontainebleau". Il 12 agosto 1809 Pio VII, passando appunto per questo paese e sofferente per il gran caldo, chiese alle donne del luogo se avessero acqua da offrirgli. Una donna gli porse un bicchiere d'acqua, dicendogli che l'aveva attinta suo figlio poco prima alla fontana. Il papa la bevve e disse che era molto buona, aggiungendo che gli sembrava l'acqua di Fontainebleau.
La località toscanaSosta del Papa, frazione del comune diBarberino Val d'Elsa, ha preso il nome da un fatto di vita quotidiana che il 2 giugno 1815 vide protagonista, suo malgrado, Pio VII: durante il lungo viaggio verso Roma di ritorno dal Regno di Sardegna dove si era rifugiato dopo l'attacco di Gioacchino Murat, re di Napoli, allo Stato Pontificio durante icento giorni di Napoleone, pare che il pontefice fosse stato colto in questa zona da un'improvvisa necessità fisiologica. Fermatosi in una casa colonica del luogo per l'uso dei servizi igienici, la sosta del Pontefice fu limitata al tempo strettamente necessario al bisogno, ma i proprietari dalla casa, compiaciutissimi della clamorosa e inaspettata visita, vollero ricordare l'evento con una lapide. In seguito la località stessa ne prese il nome.
NellaReggia di Caserta è presente un busto di Pio VII datato 1817, realizzato in origine per il convento di San Martino aMonreale. L'opera, firmata dallo scultore palermitano Leonardo Pennino, si rifà al busto scolpito nel 1807 daAntonio Canova, oggi conservato nellaProtomoteca Capitolina di Roma.
Ilpapa è sovrano degli ordini pontifici della Santa Sede mentre il Gran magistero delle singole onorificenze può essere mantenuto direttamente dal pontefice o concesso a una persona di fiducia, solitamente uncardinale.
Il marchese del Grillo, regia diMario Monicelli (1981) - Pio VII è interpretato in chiave comica e al tempo stesso severa daPaolo Stoppa durante l'ingresso delle truppe francesi al Quirinale (in assenza di Alberto Sordi). Curiosamente, al papa romagnolo viene attribuito da Stoppa un marcato accento romano.
Napoléon, regia diYves Simoneau (2002) - Pio VII è interpretato daJohn Wood nel secondo episodio della miniserie televisiva, in cui si narrano gli eventi relativi all'incoronazione di Napoleone.
^Di questo ritratto sono state realizzate, dallo stesso Camuccini, diverse versioni: un dipinto realizzato nel 1815 è attualmente conservato nella Pinacoteca Comunale diCesena, mentre un altro dipinto si trova attualmente nel Museo Nazionale diTarquinia.
^Riabilitazione, un termine inadatto, sudisf.org.URL consultato il 26 giugno 2020. La questione galileiana era stata già risolta in via di fatto nel 1710, quando venne pubblicato con permesso ecclesiastico ilDialogo dei due massimi sistemi.
^ M. L. Righini Bonelli,Rivista di storia delle scienze mediche e naturali, vol. 35-37, 1946, p. 78.
^Lettera di Giuseppe Melchiorri (Roma) aGiacomo Leopardi (Recanati), 9 luglio 1823. Notizie dell'incendio dellabasilica di San Paolo fuori le mura nella lettera del 19 luglio 1823. A causa dell'agonia del papa si preferì non avvisarlo dell'incendio alla basilica avvenuta il 15 luglio.
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