Nel 1241, secondo ilDiccionario biográfico español, Real Academia de la Historia a Pietro furono destinati i regni diValencia eMaiorca e tutte le signorie al nord deiPirenei[11], mentre al primogenito Alfonso andava ilregno d'Aragona. Nel 1242, alla morte diNuño Sánchez d'Aragona senza discendenza, come conferma laEx Gestis Comitum Barcinonensium[12], Pietro divenneConte di Cerdanya eConte di Rossiglione. Un nuovo progetto di spartizione del regno (Corona d'Aragona), del 1243, come riporta laGran enciclopedia catalana prevedeva che Pietro, alla morte del padre, ottenesse anche tutte le contee diCatalogna[13]. Nel 1257, mentre Alfonso era governatore d'Aragona, il padre, Giacomo I, lo nominò procuratore per laCatalogna[11], e Pietro iniziò ad usare il titolo di erede della Catalogna[13] in tale veste partecipò alle campagne contro i nobili ribelli catalani, nel periodo tra il 1258 e il 1261, combattendo con rigore l'anarchia feudale[13].
Il suo fratellastro, Alfonso, morì, senza eredi, aCalatayud nel Marzo 1260, pochi giorni dopo essersi sposato conCostanza di Béarn e fu inumato nel monastero di Santa María de Veruela, come riportano gliAnales de la corona de Aragon[14]. Nel 1262, il padre, Giacomo I, fece un testamento[15], in cui nominava Pietro suo erede principale, destinandogli i regni d'Aragona e Valencia e le contee catalane, mentre al fratello Giacomo destinava il regno di Maiorca, leContee di Rossiglione e diCerdagna e le altre signorie al nord dei Pirenei[11], che Pietro non accolse troppo favorevolmente, ma accettò con un certo rancore[13].
Pietro partecipò alla campagna di Murcia, soprattutto nella sua prima parte (1265 e inizio 1266)[13].
Nel 1272, suo padre, Giacomo I, fece testamento, riportato nelloSpicilegium sive collectio veterum aliquot scriptorum, Volume 3, dove conferma la volontà di dividere il regno tra Pietro e Giacomo come già espresso nel 1262[20]; forse fu la causa che lo allontanò dal padre per cui fu privato di ogni carica e reddito, finché non si riconciliò con lui l'anno successivo[13].
Nel 1275 partecipò alla repressione della rivolta del fratellastroFerran Sanxis barone di Castro e di altri nobili[13] e Pietro ordinò l'uccisione del fratellastro riportata dallaDescripción de Pomar de Cinca y de la muerte de Don Fernán Sánchez de Castro, hijo ilegítimo de Jaime I el Conquistador[21].
Dopo un regno di sessantatré anni morì a Valencia il 27 luglio1276, suo padre, Giacomo I[22], in cui, secondo i due testamenti citati, lasciava a Pietro, i Regni diAragona e diValencia e le contee catalane, mentre all'altro figlio,Giacomo ereditò il Regno diMaiorca, che comprendeva ancheMinorca (Isole Baleari),Ibiza eFormentera (isole Pitiuse) e la signoria di Montpellier[23]. In novembre Pietro fu incoronato aSaragozza, come Pietro III[11][13].
Appena salito al trono, Pietro dovette domare le rivolte deimoriscos del regno di Valencia che si conclusero nel 1277, con la conquista della città diMontesa[13].
In quel periodo, dopo la morte (1275) dell'erede al trono di CastigliaFerdinando de la Cerda, figlio diAlfonso X e di sua sorellaViolante, quest'ultima chiese al re di proteggere e custodire in Aragona, nella fortezza diXàtiva, i figli di Ferdinando, gli "Infanti de la Cerda",Alfonso e Ferdinando, cosa che Pietro fece, mentre la vedova e madre degli infanti,Bianca di Francia, riparava invece presso il fratelloFilippo l'Ardito, re di Francia, come riporta lastoricabritannica, Hilda Johnstone[24].
A seguito dell'imposizione dell'imposta sul bestiame, i nobili catalani si ribellarono: la rivolta si infiammò soprattutto nelle contee diUrgell, diFoix, diPallars e diCardona, oltre che nella Baronia diErill, e condusse nel 1280 all'assedio diBalaguer, alla cui caduta l'opposizione feudale catalana fu definitivamente sconfitta[13], anche con l'aiuto del fratello Giacomo II, secondoLa web de las biografias[25].
Pietro III, che mirava a riconquistare alla moglie ilregno di Sicilia, grazie aGiovanni da Procida, trovò un ricco alleato inMichele VIII, come riporta lostoricomedievalistabritannico, Charles Previté-Orton[26], e, siccome, anchePapa Niccolò III non vedeva di buon occhio la crescita del potere diCarlo I d'Angiò in Italia e anche nobili e uomini di spicco siciliani erano in contatto e tramavano a favore di Pietro che preparò una grande spedizione marittima (la cui destinazione era sconosciuta)[13]. Nonostante la morte di Niccolò III, sostituito daMartino IV (1281), un francese che doveva la sua elezione a Carlo d'Angiò, Pietro continuò e il 6 giugno 1282 l'armata lasciò Portfangós, pressoTortosa, due mesi dopo iVespri siciliani. La spedizione fece scalo al porto diMaó, da dove avrebbe dovuto dirigersi verso la costa tunisina, in aiuto di Ibn al-Wazīr, signore diCostantina. Ma, mentre la flotta era in navigazione, Ibn al-Wazīr fu decapitato. Nonostante questo contrattempo, Pietro II sbarcò aCollo e vi si fortificò; inviò un'ambasceria al papa chiedendo sussidi per intraprendere una crociata contro i Mori, che gli fu negata[13]. Nel 1282, dopo che i siciliani avevano inutilmente offerto al papa la loro confederazione repubblicana di liberi comuni in feudo al Papa[27], inviarono una delegazione in Nordafrica che, di fronte all'assedio di Carlo d'Angiò a Messina, offrì a Pietro l'ambita corona delRegno di Sicilia, in quanto marito diCostanza, legittima erede del regno normanno. Pietro accettò ed il 31 agosto sbarcò aTrapani, con 600 armigeri e 8.000almugaveri (fanteria da guerriglia che sarebbe divenuta famosa per coraggio e crudeltà);Carlo I d'Angiò, che il 25 luglio aveva messo l'assedio alla città diMessina, dopo lo sbarco aragonese tentò un ultimo vano assalto a Messina e poi si ritirò.[28]. All'occupazione della Sicilia da parte di re Pietro seguì quella diMalta,Gozo eGerba[13]. Pietro il 26 settembre sbarcò inCalabria, dove glialmugaveri, anche siciliani, fecero solo azioni di guerriglia senza reali conquiste territoriali[28]. Alla fine dell'anno si era determinato uno spaccamento del Regno di Sicilia in due parti, la Sicilia (l'isola) in mano agli Aragonesi ed il resto del regno, sul continente, in mano agliAngioini.
Dopo essersi proclamato re di Sicilia[4] (con l'antico titolo federiciano Pietro IRex Siciliae, ducatus Apuliae et principatus Capuae) nominò, sempre nel 1282,Ruggiero di Lauria capo della flotta eGiovanni da Procida Gran Cancelliere del regno aragonese di Sicilia. Al contempo, promise che la successione tra regno aragonese e regno siciliana sarebbe stata separata[27].
A seguito di tutto ciò, nel novembre dello stesso anno, fu scomunicato dalpapa Martino IV[4], che non lo riconobbe re di Sicilia, anzi lo dichiarò decaduto anche dal regno di Aragona che offrì al futuroconte di Valois,Carlo terzogenito (secondogenito vivente) del re di Francia,Filippo l'Ardito[29]. Pietro, allora lasciata la moglie Costanza in Sicilia come reggente, nel maggio del 1283, rientrò in Aragona[13], anche per preparare una tenzone da in territorio neutrale (Bordeaux, che apparteneva al re d'Inghilterra), che prevedeva 100 cavalieri per parte (che non si fece mai), conCarlo I d'Angiò[11].
Nel 1284 il papa Martino IV, oltre all'assistenza spirituale (scomunica e crociata contro la Sicilia) diede una consistente somma di denaro a Carlo I d'Angiò che preparò una flotta in Provenza che avrebbe dovuto unirsi a parte della flotta che l'attendeva nel porto di Napoli e poi incontrarsi adUstica con il resto della flotta composto da trenta galere con l'armata italo-angioina, proveniente daBrindisi. Ma il 5 giugno la flotta siciliano-aragonese, sotto il comando di Lauria si presentò dinanzi al porto di Napoli e il principe di Salerno, il figlio di Carlo I,Carlo lo Zoppo, disobbedendo all'ordine del padre di non muoversi, prima del suo arrivo dalla Provenza, uscì dal porto con la sua flotta napoletana, per combattere il Lauria che lo sconfisse e fece prigioniero lui e parecchi nobili napoletani. Quando Carlo I arrivò a Gaeta e seppe della sconfitta maledisse il figlio, ma dovette rinunciare all'invasione della Sicilia, assediò invanoReggio e poi, per riorganizzarsi, si ritirò in Puglia dove, a Foggia, il 7 gennaio 1285, morì[30].
Sempre nel 1284 il signore diAlbarracínJuan Núñez I de Lara si alleò con il re di Francia Filippo e si ribellò all'autorità di Pietro III, che però lo sconfisse, stroncando la ribellione[13].
Nel 1285 il papa Martino IV, dopo che i maggiorenti francesi ne avevano discusso alle assemblee diBourges (novembre 1283) eParigi (febbraio 1284), aveva proclamato la crociata contro il regno d'Aragona, a cui avevano aderito con entusiasmo siaCarlo I d'Angiò cheFilippo III di Francia, cognato di Pietro III, avendone sposato la sorella,Isabella d'Aragona. La crociata partì nel marzo del 1285, sotto una cattiva stella, per la morte del papa, il 28 marzo a Perugia, dopo che a gennaio era già morto Carlo I d'Angiò; Filippo III era accompagnato dai due figli,Filippo il Bello eCarlo e dal legato del papa. I crociati, un esercito imponente, attraversato ilRossiglione (appartenente alre di Maiorca,Giacomo II, che, dopo iVespri siciliani, nella contesa che oppose il fratello Pietro III alpapa Martino IV, si era schierato dalla parte del Papa e, quando quest'ultimo esautorò Pietro e indisse lacrociata contro l'Aragona, appoggiò il re di Francia,Filippo III l'Ardito, nell'invasione della Catalogna[31]), dove seminarono terribili atrocità, e i Pirenei posero l'assedio aGerona che cadde dopo dieci settimane, il 7 settembre[32]. Però dato che la flotta di appoggio francese, che assicurava i rifornimenti ai crociati, tra la fine di agosto e i primi di settembresubì una terribile disfatta da parte della flotta siciliana-aragonese, comandate da Lauria[4], dopo una settimana gli invasori, in preda alle malattie dovute al gran caldo, si dovettero ritirare e, durante la ritirata, Filippo III il 5 ottobre morì aPerpignano[32].
Pietro III allora ordinò al figlioAlfonso di conquistare il regno di Maiorca. Prima di iniziare l'impresa, nel novembre del 1285, Alfonso succedette al padre Pietro sul trono d'Aragona (con il nome di Alfonso III). Nel corso del 1286 Alfonso portò a termine l'incarico ricevuto dal padre, depose lo zio Giacomo II[31].
Pietro III era morto aVilafranca del Penedès, l'11 novembre 1285 (lo stesso anno del suo avversario Carlo I d'Angiò e circa un mese dopo il cognato Filippo III), lasciando i regni diAragona e diValencia, le contee catalane (inclusaBarcellona) al figlio primogenito,Alfonso mentre, per rappacificarsi con la chiesa, lasciò ilRegno di Sicilia al figlio secondogenito,Giacomo[33] (quando Alfonso III morì (1291), Giacomo II ereditò il trono di Aragona, senza però rinunciare alla corona di Sicilia); la morte di Pietro III e la divisone del regno è riportata nellaCronaca piniatense, che riporta anche che Pietro III fu inumato nelmonastero della Santa Croce, nelle vicinanze diAiguamúrcia[34].
Il suo atteggiamento nei confronti delle questioni occitane, chiaramente favorevole ai nemici della Francia e in contrasto con la prudenza del padre, gli valse la simpatia di molti trovatori che vedevano in lui la loro ultima speranza. Protesse il trovatoreCerverí de Girona, che compose per la sua corte dal 1267, difendendone le opinioni e giustificandone le azioni. Il suo coraggio e il suo spirito cavalleresco furono elogiati daDante nelPurgatorio e il suo intervento in Sicilia in occasione dei Vespri fu ricordato in due novelle delDecameron[13].
NellaDivina Commedia,Dante cita Pietro III nelsettimo canto delPurgatorio: lo incontra accanto ai figliAlfonso III, detto "il Liberale", eGiacomo II, detto "il Giusto", oltre aCarlo I d'Angiò eFilippo III di Francia, fuori dai cancelli delPurgatorio, nella Valletta dei Principi dell'Antipurgatorio, per la continua lotta che li oppose, insieme agli altri monarchi da lui ritenuti colpevoli per la disastrosa situazione politica nell'Europa del XIII secolo. Dante cita ancora Giacomo "il Giusto" nelterzo canto delPurgatorio, dove menziona anche il fratelloFederico, nelle parole di suo nonnoManfredi di Sicilia, che si trova fuori dai cancelli del Purgatorio, nel primo ripiano dell'Antipurgatorio.
Pietro d'Aragona (RePiero di Raona) è l'oggetto del perduto amore diLisa Puccini nella novella narrata daPampinea durante la decima giornata delDecameron diGiovanni Boccaccio[35]. Si tratta della sopravvivenza di un'eco distante, della passione turbolenta (a quanto pare, non ricambiata) che l'avventuriera sicilianaMacalda di Scaletta nutriva per il sovrano aragonese[36]. Questa vicenda storica ci è nota, con diversi tenori, dalle cronache coeve, tra cui spicca la narrazione «velenosa»[37] dell'Historia Sicula diBartolomeo di Neocastro. Enorme è però la disparità di accenti che separa la malevola narrazione di Neocastro dall'episodio boccaccesco, che colloca l'eco di quell'episodio in un ben più rarefatto contestocortese ecavalleresco[36].
Pietro, che sposò una nobile portoghese, Costanza Mendes Pelita de Silva, che gli diede quattro figli:
Pietro
Fernando, che sposò Maria Núñez
Costanza, che sposò Gonzalo Annes Pimentel
Teresa, che sposò Gonzalo Mendez Vasconcellos
Sancho, castellano di Amposta
Teresa, che si sposò tre volte: prima con Garcia Romeu [III], figlio di Garcia Romeu [II]; poi con Artal de Alagón Signore diSástago ePinada cui discende il ramo che si trasferì in Sardegna; infine con Pedro López de Oteiza.
^Costanza di Hohenstaufen anche detta "di Sicilia", non deve essere confusa conCostanza d'Altavilla, anch'essa dettadi Sicilia, bisnonna di Costanza di Hohenstaufen.
^Manfredi era figlio illegittimo dell'imperatoreFederico II di Svevia e zio del precedente re di Sicilia,Corradino di Svevia, che, otto anni prima, aveva spodestato. Nel 1266 Manfredi, alla battaglia diBenevento controCarlo I d'Angiò, oltre che il regno perse la vita, mentre le più influenti famiglie siciliane come iLauria, iLanza e iProcida si rifugiarono in Aragona.