Piazza della Loggia | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Città | ![]() |
Circoscrizione | Zona Centro |
Quartiere | Brescia Antica |
Codice postale | 25121 |
Informazioni generali | |
Tipo | area pedonale |
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Piazza della Loggia, o più semplicementePiazza Loggia, conosciuta anche comePiazza Grande oPiazza Vecchia[1] (Piàsa dela Lògia oPiàsa ècia indialetto bresciano),[2][3] è una delle principali piazze diBrescia, luogo simbolo del rinascimento bresciano e della dominazione veneta su Brescia.[4]
Progettata ed edificata in maniera unitaria a partire dal Quattrocento, presenta una forma nel complesso rettangolare ed è delimitata lungo il suo perimetro da una serie di edifici storici di un certo interesse artistico. Sul lato occidentale si può notare il cinquecentescopalazzo della Loggia, sede dellagiunta comunale di Brescia e su quello meridionale i duemonti di Pietà vecchio enuovo, i quali, edificati tra XV e XVI secolo, costituiscono il primo museo lapidario d'Italia. Sul lato orientale della piazza, invece, si innalzano i portici rinascimentali e latorre con l'orologio astronomico cinquecentesco. Nella sezione nord orientale della piazza, invece, degno di menzione è ilmonumento alla Bella Italia, donato alla città daVittorio Emanuele II a ricordo delleDieci giornate di Brescia, eporta Bruciata, porta difensiva risalente allacerchia muraria d'età romana.
Il 28 maggio 1974 la piazza, mentre era in corso una manifestazioneantifascista disindacati e lavoratori, è stata teatro di unattentato terroristico di matriceneofascista, che ha portato alla morte di otto persone e un centinaio di feriti.
Nel corso del XV secolo Brescia si presentava, di fatto, come una città priva di una pubblica piazza, vista la mancanza di uno spazio funzionale alle adunanze pubbliche.[3][5] L'immagine che emergeva del capoluogo lombardo era dunque«deformata et inordinata»,[6] e l'inaugurazione di una nuova piazza«avrebbe dovuto costituire ad un tempo il luogo di rappresentanza del governo veneziano ed il nuovo centro urbano».[7]
Un primo sviluppo di piazza della Loggia fu dunque promosso sulla base di queste premesse. I lavori, non a caso, furono incentivati dal podestà veneto Marco Foscari, fratello dell'alloradogeFrancesco.[4][5][8] Fu proprio grazie all'intervento del già citato Marco Foscari che, nel corso del 1433,[9] il gran consiglio cittadino votò all'unanimità un provvedimento finalizzato alla demolizione di baracche e casupole, di proprietà del comune, che si trovavano in corrispondenza della moderna piazza:[N 1] all'epoca, infatti, esisteva soltanto il piccolo spiazzo al di fuori diporta Bruciata, vicino allachiesa di San Giuseppe, ritenuto troppo piccolo e, appunto, non idoneo per ospitare eventi di natura pubblica.[5][8]
Dopo aver liberato lo spazio precedentemente occupato da viuzze e casupole, le autorità cittadine procedettero dotando la piazza con nuovi edifici,[10] tra i quali sarebbe stato primario per importanza unaloggia, su modello di altre città italiane.[8] Una prima struttura loggiata fu eretta per l'appunto nel 1436, su disegno dell'architetto ducale Niccolò Lupo.[9][11][12] Questo primo palazzo era dotato di affreschi esterni raffiguranti ivescovi brescianiFilastrio edApollonio, realizzati dal pittore Alessandro d'Ardesio. La struttura, inoltre, era coronata da una statua raffigurantesan Marco, evidente omaggio alla signoria dellaSerenissima.[11][12]
Terminata la porzione occidentale della piazza con l'erezione della già citata loggia, si procedette erigendo nel 1437, questa volta sul lato orientale, una prima torretta dotata di orologio.[11] Essa consisteva sempre in una struttura loggiata ideata dall'architettoLodovico Beretta, progettata in modo che poggiasse direttamente sulle mura fortificate della Cittadella Nuova.[13] In seguito un primo orologio, posto sulla medesima torretta, fu ultimato nel 1447 e decorato, oltre che con le armi dei rettori e della città, anche da due statue scolpite da Andriolo Vigevano raffigurantiMaria e l'arcangelo Gabriele.[13] Lo stesso quadrante venne con ogni probabilità modificato in occasione della costruzione dei portici orientali della piazza, come viene testimoniato anche da unatarsia lignea nelcoro dellachiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano aBergamo, utile, se non altro, a ricostruire almeno parzialmente il nucleo quattrocentesco della piazza bresciana.[11]
Il consiglio cittadino, dopo aver decorato i lati ovest ed est, decise dunque di erigere nel 1465 un muro di pietre lavorate nella porzione meridionale della piazza, in modo che fungesse da supporto per innalzarvi, in futuro, un eventualepalazzo.[11][14] Tuttavia, due eventi inaspettati spinsero le autorità municipali a mutare quanto progettato in precedenza: infatti, nel realizzare i lavori di demolizione delle case in quella porzione di piazza,[N 2] furono rinvenuti sottoterra«certi belli sassi et prede piccade antiquissime, con certi epitaphi et con scripture bellissime all’antiga»,[15] ossiamarmi edepigrafi d'età romana, come riportato dal cronistaIacopo Melga nella sua cronaca.[11][16] Altro fattore di una certa importanza fu l'incendio, in quella stessa zona, di alcune casupole e botteghe di legno. Esse infatti presero fuoco a seguito di alcuni festeggiamenti voluti da parte della popolazione per lapace di Bagnolo del 1484.[11][17]
Alla luce di questi eventi il consiglio generale del Comune di Brescia, coadiuvato dalla sovrintendenza dei deputati alle pubbliche fabbriche Marco Ducco e Tommaso Baiguera, deliberò affinché, tra il 1484 e il 1485, fossero appunto inserite tutte le epigrafi classiche, rinvenute in località carceri eporta Paganora, nell’edificio che si andava costruendo nella parte meridionale della piazza grande.[17][18][19] Fu così creato il cosiddettoLapidarium, nonché primo museo lapidario in Italia.[20][21] In questo stesso edificio, poi, alcuni anni dopo si sarebbe insediato ilMonte di Pietà vecchio, costruito in via definitiva tra il 1484 e il 1489 daFilippo Grassi in eleganti forme venete.[22][23]
Queste disposizioni vanno intese non soltanto da un punto di vista pratico, ossia al fine di reimpiegare di materiali lapidei rinvenuti in loco, ma primariamente e soprattutto in virtù di una certasensibilità umanistica, che al tempo si era appunto consolidata a Brescia: come ha avuto modo di osservare lo studiosoTheodor Mommsen, infatti, questo museo lapidario fu fortemente voluto da una schiera di intellettuali ed umanisti bresciani, i quali avevano senza dubbio una spiccata sensibilità per l'età classica e ilpassato romano della città, tant'è vero che le iscrizioni ed epigrafi romane furono poste nei muri degli erigendi edifici, non casualmente ad altezza dell'osservatore.[21][24] Ulteriore testimonianza di questo clima culturale è il fatto che l'umanistaMichele Ferrarino, nel 1486, definisca la piazza rinascimentale con illatinismoforum e l'edificio della Loggia comebasilica.[25][N 3]
Già a partire dagli anni '60 del Quattrocento si era manifestata la necessità, per le autorità cittadine, di riunirsi in un ambiente sufficientemente grande e che fosse conforme, per decoro e sfarzo, alle cariche che avrebbe dovuto ospitare.[26] Per questo motivo, dunque, fu deliberato il 8 luglio 1467 affinché fosse costruita una sala sopra la preesistente loggia e sopra il corso del fiumeGarza: questo ambiente, utilizzato dai vari Consigli del caso una volta riunitisi, ospitò appunto gli uffici dellaCancelleria, dellaRagionateria e dellaMasseria.[27]
Furono poi cominciati i lavori che, sulla base dei progetti dell'allora ingegnere ducale e di altri tecnici ed architetti, avrebbero portato in seguito alla posa di alcune pietre sul letto del fiume Garza, in modo da potervi erigere, al di sopra, un'eventuale fabbrica molto più grande e stabilizzarla. È solo dal 1489 in poi che, tuttavia, fu ribadita la decisione già precedentemente adottata, ossia di costruire la fabbrica sul lato occidentale della piazza e al di sopra dello stesso Garza.[28] A tal proposito, infatti, tra 1491 e 1492 fu abbattuta del tutto la preesistente loggia per poter quindi costruire un nuovo edificio per le magistrature civiche: si ignora tuttavia se furono reimpiegati i materiali dell'edificio preesistente, nonostante sia comunque evidente che la Loggia rinascimentale costruita sia priva di elementi decorativi risalenti al XV secolo.[29]A questo punto i deputati vollero accuratamente selezionare, tra i vari progetti presentati, il disegno che più fosse ritenuto idoneo per il palazzo:[30] tra le fonti antiche, a tal proposito, l'erudito Baldassare Zamboni avanzò, nel corso del Settecento, l'ipotesi secondo cui il progetto dell'erigenda Loggia sarebbe attribuibile alBramante.[17][31][32]
Stando alle fonti, in ogni caso, pare che il primo progetto per il palazzo doveva consistere in un modellino in legno presentato dall'architetto vicentinoTommaso Formenton: sembra che, tra l'altro, lo stesso Formenton fosse propenso a venire di persona in città, affinché potesse illustrare ancora più chiaramente le sue idee circa il cantiere del palazzo pubblico.[9][21] Infatti, in data 6 novembre 1489, viene registrata la disposizione di condurre daVicenza a Brescia il plastico progettuale: lo stesso Formenton, tra l'altro, si premurò di portare in prima persona il modello ligneo, trasportandolo da Vicenza con un carro trainato da quattro cavalli e accompagnato da un fante ed un aiutante.[9]
L'avvio del cantiere fu inaugurato durante una solenne manifestazione pubblica, appositamente organizzata per celebrare la fabbrica dell'erigendo palazzo: infatti, alla presenza dell'alloravescovo di Brescia,Paolo Zane, così come alla presenza di molti membri del clero, deirettori della città, delle magistrature e di un gran numero di cittadini, fu posata la prima pietra e poi benedetta dallo stesso vescovo, in data 5 marzo 1492.[33][34] Così, appunto, viene narrato dal cronista Elia Capriolo:[35]
(Patrizio Spini, Il suplimento delle Historie bresciane, c. 239.)
In ogni caso, i lavori della fabbrica del palazzo civico si chiusero nella loro prima fase intorno al 1510, periodo in cui Brescia era divenuta dominio francese, sebbene i cantieri fossero già fermi sin dal 1508, anno di costituzione della stessaLega di Cambrai. A questa fase è comunque certo che fosse stato terminato l'ordine inferiore del palazzo, iniziato a marzo 1492 e concluso all'inizio del 1504; la decorazione scultorea per questa porzione, invece, fu eseguita tra l'estate del 1493 e la primavera del 1506.[36]
Le fasi di costruzione e dei lavori del palazzo della Loggia sono piuttosto complesse e legate alle vicende storiche e politiche del momento. Non a caso, alla fine del primo decennio del secolo il clima politico europeo si stava ormai surriscaldando: i fatti dellaguerra della Lega di Cambrai erano alle porte e le prime incursioni francesi a Brescia sono da interpretare come sintomo di un percorso ormai al tramonto. Entro pochi anni si verificò infatti il terribilesacco di Brescia del 1512 ad opera delle truppe francesi, guidati daGaston de Foix-Nemours che, oltre a gettare in rovina la città, dissolse il mito della cosiddettaBrixia magnipotens.[N 4] I grandi cantieri rinascimentali cittadini si interruppero, compreso quello di palazzo della Loggia, il quale doveva ancora avere, alla base dei ponteggi, molti rilievi diGasparo Cairano già predisposti al montaggio sui fronti del secondo livello, tra cui i dueTrofei angolari, e che lì rimasero per un cinquantennio, in attesa della ripresa dei lavori sotto la direzione diLodovico Beretta appunto nel 1549-1550.[37][38] Le priorità cittadine mutano radicalmente, dai fasti artistici e culturali al recupero delle basilari funzioni vitali.[39] Il palazzo della Loggia, in ogni caso, venne terminato soltanto nel 1574, quasi un secolo dopo l'avvio dei cantieri.
Le autorità municipali bresciane, sullo scorcio della seconda metà del Cinquecento,[40][41] promossero con decisione una ripresa dei cantieri dipalazzo della Loggia, ormai fermo da diversi anni per vicissitudini legate ad eventi bellici e politici.[4] In occasione di tale evento fu richiesta la consulenza dell'architettoAndrea Palladio, in visita a Brescia ben quattro volte tra il 1550, il 1562, il 1567 e il 1575.[4][42] In ogni caso, nonostante le importanti consulenze richieste a personaggi del calibro diJacopo Sansovino,Galeazzo Alessi,Giovanni Antonio Rusconi eTiziano, la supervisione dei lavori fu affidata all'architetto brescianoLodovico Beretta, che dal 1550 venne ingaggiato come architetto comunale dalle autorità civiche.[43][44]
Questo rinnovato impulso architettonico e costruttivo in effetti si concretizzò anche e soprattutto per il lato orientale della piazza, forse il meno organizzato sino a quel momento a causa della prossimità delle mura della cittadella nuova: l'importanza di questa porzione di piazza fu ribadita, nel corso del tempo, dall'edificio dellatorre dell'orologio astronomico, dalla Loggetta annessa e dal passaggio aperto, nelle mura della Cittadella, di una porta che collegava la nuova piazza all'edificio delbroletto cittadino, residenza del capitano generale di Brescia.[45]
Un primo cambiamento nel lato orientale della piazza, in tal senso, fu la donazione fatta nel 1517 dalle autorità venete alla cittadinanza bresciana con la quale la stessa Cittadella Nuova veniva di fatto privata della sua funzione militare e resa un bene pubblico: ciò portò appunto ad una smilitarizzazione dell'area diporta Bruciata e dell'annesso ponte levatoio, con la conseguente destituzione nel 1531 dell'ufficio del castellano della stessa porta; in seguito vennero anche costruite svariate case-botteghe in quella stessa area e promossi interventi architettonici quali la costruzione di portale di pietra sopra il volto di porta Bruciata. Gli interventi più consistenti tuttavia furono intrapresi a partire dagli anni 40 del XVI secolo, quando anche questa porzione di piazza mutò in maniera importante e ridefinì il lato prospiciente il palazzo della Loggia.[46]
In generale, i documenti menzionano l'intervento di Lodovico Beretta solo per l'apertura della Strada Nuova, sebbene il parere degli studiosi sia comunque del tutto unanime nel considerare questa fase come interamente progettata ed ideata dallo stesso Beretta. Tra il 1540 e il 1546 vennero sostituite 15 botteghe di legno, situate appunto lungo le mura della cittadella, con 10 botteghe in muratura; altre 5 botteghe lignee, nel corso del 1547, vennero inoltre rase al suolo sempre per lo stesso criterio, ossia per attuare un ampliamento della piazza. In occasione di queste demolizioni le magistrature bresciane vollero anche costruire un nuovo orologio astronomico, deliberando nel dicembre del 1543 appunto l'inizio dei cantieri e incaricando, relativamente al meccanismo interno, l'artigiano Paolo Gennari da Rezzato. I lavori per la costruzione dell'orologio in questione furono terminati nel 1546.[47] In concomitanza di questi interventi architettonici furono anche costruiti i portici e le arcate che poi abbracciarono in effetti la stessa torre dell'orologio rinascimentale: entro il 1548 furono edificati a protezione delle botteghe «i portegi colonnati tutti a una maniera istessa».[48] Questo stesso porticato, terminato tra il 1595 e il 1601 daPier Maria Bagnadore, è caratterizzato da una certa uniformità e da una bicromia marmorea tra i grigi della fascia superiore e daipennacchi dell'ordine inferiore; essendo stati prolungati i portici sino a porta Bruciata, si venne a creare una prospettiva di tipo manieristico e una rottura della simmetria immaginata in origine, poiché la torre dell'orologio era collocata esattamente al centro, con quattro campate alla sua sinistra e altrettante alla sua destra.[49]
Nel 1544 inoltre le autorità civiche decisero di aprire un ingresso per la nuova strada che, oltre a proseguire l'asse mediano della piazza, avrebbe appunto creato un importante collegamento conpiazza del Duomo e il broletto cittadino.[50] Il progetto iniziale prevedeva nel nuovo passaggio la realizzazione di 7 case-bottega per ciascun lato, oltre a costituire anche da un punto di vista militare un'importante arteria di comunicazione tra le due piazze. Nonostante le motivazioni addotte per l'apertura della strada, il permesso fu concesso dalle autorità veneziane solo nel gennaio del 1550, con l'apertura dei cantieri nel 1551 e una loro conclusione nel 1553: i lavori per la costruzione delle case-bottega furono avviati infatti dal 1551, per poi essere messe all'incanto dal novembre del 1552.[50]
Sempre a questa altezza cronologica si presentò la necessità di intervenire anche sugli edifici meridionali della piazza, in particolare sulla struttura delMonte di Pietà vecchio, costruito appunto in un'epoca anteriore a questa fase: per la prima volta il consiglio generale elaborò un progetto di espansione del Monte di Pietà anche in direzione est di questa porzione di piazza, con la successiva istituzione, nel 1553, del "Monte nuovo" o "grande", appunto un nuovo ente di assistenza dalla chiara natura bancaria e che avrebbe dovuto arginare la diffusissima pratica di usura allora diffusasi tra la popolazione. Tuttavia, per ragioni politiche e moralistiche, l'attività prese avvio solo dal 1587 e una sede adeguata venne individuata solamente nel 1595.[51] Seguirono infatti le pratiche burocratiche per la costruzione del nuovo Monte di Pietà, peraltro istituendo due separati amministratori per i rispettivi Monti di pietà bresciani: abbandonando una prima ipotesi di costruzione del Monte di Pietà Nuovo nella piazzetta a nord e in corrispondenza della colonna con Leone di San Marco, l'ubicazione definitiva fu poi quella sul lato meridionale, a fianco appunto al preesistente Monte di Pietà quattrocentesco.[52] Nel dicembre del 1598, infine, l'architettoPier Maria Bagnadore presentò un nuovo disegno per la progettazione del nuovo edificio che, una volta approvato all'unanimità dai deputati pubblici, venne prima trasposto in un modello ligneo per meglio esaminarlo: una volta approvato il progetto complessivo, il Bagnadore diresse i lavori e il tutto venne terminato entro il 1601, come indicato anche dall'iscrizione scolpita al di sopra del portale d'ingresso.[53]
Nei primissimi anni del XVII secolo dunque, con la costruzione dei già citati portici lungo il lato orientale e del nuovo Monte di Pietà lungo il lato meridionale, la piazza assunse di fatto l'aspetto che l'ha caratterizzata poi anche nei secoli successivi per arrivare fino all'epoca contemporanea. L'unico lato rimasto estraneo da questi importanti progetti di "monumentalizzazione", in effetti, fu quello settentrionale: oltre ad aspetti prettamente economici e quindi di risparmio delle magistrature civiche, questa porzione di piazza si poneva in realtà come un'occasione di pausa visiva, anche per permettere ad alcune attività artigianali di esercitare i propri servizi almeno su questa sezione dellaplatea magna; i tre edifici visibili su questa porzione settentrionale, in ogni caso, sono stati tutti uniformati e soggetti ad interventi di abbellimento alla fine del XIX secolo, in modo da risultare anch'essi uniformi con l'ambiente complessivo della piazza rinascimentale.[54]
La diramazione nord orientale della piazza ospita ilmonumento alla Bella Italia, eretto per mano dello scultoreGiovanni Battista Lombardi nel 1864 in sostituzione della colonna veneziana con illeone di san Marco in cima, abbattuta dai rivoluzionari già nel 1797.
La piazza oltre che per la bellezza architettonica e per il ruolo sicuramente centrale nella vita cittadina, è diventata tristemente famosa per la strage che il 28 maggio del1974, durante una manifestazioneantifascista, uccise 8 persone e ne ferì altre 102.
La piazza ospita tre delle quattro cosiddette "statue parlanti" di Brescia,[N 5] un gruppo di sculture di varia epoca su cui i bresciani erano soliti in passato affiggere messaggi anonimi, contenenti critiche contro i governanti. In particolare, sotto il porticato del Palazzo della Loggia è collocata laLodoìga, scultura risalente alla seconda metà del Cinquecento. Tale statua, posta a diretto contatto con la piazza, era considerata dai bresciani come "portavoce" delle lamentele del popolo, che esprimeva le proprie critiche attraverso biglietti e fogli incollati anonimamente sulla statua stessa o sul muro adiacente ad essa. A fare da contraltare alla Lodoiga vi erano i duemacc dèle ure ("matti delle ore"), chiamatiTone eBatista, posti sulla sommità della Torre dell'Orologio. Data la loro collocazione, sovrastante rispetto alla piazza, erano considerati patteggianti il governo cittadino, in aperto contrasto quindi con la Lodoiga.[55]
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