
Ilpiano quinquennale (inrusso: "пятилетка" -pjatiletka, quinquennio) è uno strumento dipolitica economica utilizzato (in Russia daIosif Stalin a partire dal 1928) nei paesicomunisti dove l'iniziativa economica è in larga parte gestita daenti pubblici. Un piano quinquennale individua determinati obiettivi da raggiungere in un periodo di cinque anni nei vari ambiti dell'economia, per uno sviluppo anche nel settoreindustriale. Gli obiettivi consistono in una definita quantità fisica di beni che dovranno essere prodotti.
I piani quinquennali furono introdotti per la prima volta nell'URSS sotto la guida diStalin negli anni tra il1929 ed il1933. L'organo principale responsabile della pianificazione economica quinquennale era ilGosplan (dalrusso: Государственный Плановый Комитет -Gosudarstvennyj Planovij Komitet, "Commissione Statale per la Pianificazione"). Il primo piano quinquennale sovietico favorì un enorme sviluppo dell'industria pesante, mentre sfavorì la produzione deibeni di consumo e ilsettore agricolo. A questo primo tentativo seguirono altri piani quinquennali, nei quali i metodi divennero di volta in volta più elaborati e sofisticati, anche grazie all'introduzione di maggiori indicatori di produttività (non solo in termini fisici), al mutamento della lista delle priorità a favore dei beni di consumo, all'aumento dell'uso di incentivi (estesi anche ai dirigenti) e all'autonomia delle strutture locali.
Tale sistema di pianificazione economica è stato adottato anche nellaRepubblica Popolare Cinese e vige ancora oggi, nonostante si sia ormai affiancata all'iniziativa pubblica anche quellaimprenditoriale privata. Ci sono stati esempi di pianificazione economica simile, anche se con alcune differenze, in molti altri Paesi che hanno adottato un'economia socialista, tra cui ilVietnam.
In aggiunta a ciò, diversi Staticapitalisti hanno mutuato lo strumento della pianificazione centrale, applicandolo nel contesto di unaeconomia di mercato, impostando obiettivi economici integrati in un periodo finito di tempo, anche diverso dal quinquennio. Si trovano, così, dei "piani settennali" e dei "piani dodecennali".
Alcuni piani quinquennali non sfruttarono completamente il periodo di tempo loro assegnato: alcuni raggiunsero gli obiettivi prefissati prima di quanto previsto, mentre altri fallirono e vennero abbandonati. In URSS complessivamente ci furono tredici piani quinquennali. Il primo venne approvato nel1928, per il periodo di cinque anni dal1929 al1933, e venne completato con un anno di anticipo. L'ultimo si riferiva al periodo dal1991 al1995 e non venne completato a causa delladissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991.
Stalin ereditò daLenin, e mantenne, laNuova Politica Economica (NEP). Nel1921, Lenin aveva persuaso il X Congresso del Partito ad approvare la NEP in sostituzione delcomunismo di guerra, istituito durante laguerra civile russa. Nel comunismo di guerra lo Stato aveva assunto il controllo di tutti imezzi di produzione, scambio (commercio) e comunicazione. Tutte le terre erano statenazionalizzate (dalDecreto sulla terra, finalizzato nelCodice terriero del 1922, che stabiliva anche lacollettivizzazione come obiettivo a lungo termine). Aicontadini era stato permesso di lavorare le proprie terre e ilsurplus di produzione, che eccedeva i loro bisogni, veniva poi acquistato dallo stato che imponeva le proprie condizioni; ildenaro fu gradualmente sostituito dalbaratto e da un sistema dicoupon.
Con la NEP, lo stato controllava tutte le grandi imprese (fabbriche,miniere,ferrovie) e quelle di media dimensione, mentre furono consentite le piccoleaziende private che impiegavano meno di 20 persone (principalmente commercianti e negozianti) che rimasero fuori del controllo statale. Larequisizione della produzione agricola venne sostituita da un sistema ditassazione (una percentuale fissa del raccolto), e ai contadini fu consentito di vendere il proprio surplus (ad un prezzo regolato dallo stato) anche se furono incoraggiati ad unirsi alle fattorie statali, isovchoz, fondati sulle terre espropriate ainobili dopo larivoluzione del 1917. Nei sovchoz i contadini lavoravano con unsalario fisso come glioperai di unafabbrica. Il denaro ritornò in uso con l'emissione di nuovebanconote sostenute dall'oro.
La NEP fu la risposta di Lenin alla crisi economica seguita all'applicazione del comunismo di guerra. Nel1920, laproduzione industriale e quella agricola equivalevano rispettivamente al 13% e al 20% rispetto ai valori del1913. Tra il 21 febbraio e il 17 marzo del1921, i marinai diKronštadt si eranoammutinati; in aggiunta, laguerra civile russa, che era stata la principale ragione per l'introduzione delcomunismo di guerra, era virtualmente vinta ed i controlli potevano venire allentati.
Neglianni venti ci fu un acceso dibattito traBucharin,Tomskij eRykov da una parte, eTrockij,Zinov'ev eKamenev dall'altra. Il primo gruppo, l'aladestra del partito, riteneva che la NEP fornisse un adeguato livello di controllo dello stato sull'economia, e favorisse uno sviluppo sufficientemente rapido, mentre il secondo, lo schieramento disinistra, era convinto che si dovessero accelerare i ritmi di sviluppo, e che fosse necessario esercitare un maggiore controllo statale. Fra le altre cose, la seconda fazione pensava che iprofitti dovessero essere divisi tra tutta la popolazione e non solo tra pochi privilegiati. Nel1925, al XIV Congresso del Partito, Stalin - come era solito fare nei primi tempi - rimase sullo sfondo pur schierandosi con il gruppo di Bucharin. Nel1927, però, passò dall'altra parte, sostenendo i dirigenti favorevoli ad un maggior controllo statale.
Ogni piano quinquennale trattava tutti gli aspetti dello sviluppo:beni capitali (quelli usati per produrre altri beni, comecarbone,ferro, macchinari),beni di consumo (ad esempio sedie, tappeti, ferri da stiro),agricoltura,trasporti,comunicazioni,salute,istruzione e benessere pubblico. L'enfasi variava da piano a piano, anche se in genere era posta su energia (produzione di energia elettrica), beni capitali e agricoltura. Esistevano degli obiettivi di base e degli obiettivi ottimali. Furono compiuti degli sforzi, in particolare col Terzo Piano, per spostare l'industria versoest e renderla più sicura dagli attacchi nemici durante laseconda guerra mondiale.

Stalin introdusse il Primo Piano nel1928, ed il successo nel raggiungimento degli obiettivi fu dichiarato in anticipo, nel1932. Stalin rese chiare le sue motivazioni nel formulare il piano quando dichiarò che la Russia era di almeno 50 o 100 anni indietro rispetto alle potenze industriali dell'epoca, e che doveva industrializzarsi o "venire schiacciata". Il perno della politica economica in questo periodo fu la collettivizzazione forzata delle terre, secondo cui i possedimenti deikulaki furono sottratti dalle istituzioni e riconvertiti inkolchoz (fattorie cooperative) esovchoz (fattorie di proprietà dello Stato). Queste ultime erano obbligate a vendere una quota del proprio prodotto allo Stato stesso, ad un prezzo fissato dallo Stato, perché venisse redistribuito o alimentasse un mercato i cui proventi sarebbero stati rinvestiti nelle attività industriali pesanti.
Nonostante alcuni problemi con il Primo Piano, il governo andò avanti con il Secondo Piano quinquennale nel1933. Questo portò a un'enorme crescita nella produzione diacciaio (più di 17 milioni ditonnellate), ponendo l'Unione Sovietica non distante dallaGermania come una delle principali nazioni produttrici al mondo. Come successe per gli altri piani quinquennali, il secondo non ebbe un successo uniforme, non riuscendo a raggiungere i livelli di produzione raccomandati in settori cruciali qualicarbone,petrolio ecemento.
I primi due anni del Terzo Piano quinquennale si rivelarono ancor più deludenti in termini di obiettivi di produzione proclamati. Anche così però, il valore di questi obiettivi e della coordinazione di un intero sviluppo dell'economia, partendo da unapianificazione centralizzata, furono innegabili. Iltasso annuo di crescita industriale attorno al 12-13%, ottenuto dall'Unione Sovietica neglianni trenta ha pochi esempi nella storia economica di altre nazioni. Poiché l'economia russa era sempre stata indietro rispetto al resto d'Europa, questi aumenti apparvero ancor più impressionanti. Inoltre, questo alto tasso di crescita venne proseguito dopo laseconda guerra mondiale, con la necessità di riparare le devastazioni belliche, e proseguì fino nei primianni cinquanta, per poi declinare gradualmente.

Dopo laseconda guerra mondiale, l'enfasi fu posta sullaricostruzione, e nel1945 Stalin promise che l'URSS, entro il1960, sarebbe diventata una delle principali potenze industriali.
In quel periodo gran parte delle zone industriali dell'URSS europea erano state devastate dalla guerra. Ufficialmente, 98.000fattorie collettive erano state saccheggiate e devastate, con la perdita di 137.000trattori, 49.000mietitrebbie, 7 milioni di cavalli, 17 milioni di capi di bestiame, 20 milioni di maiali e 27 milioni di pecore. Era stato distrutto un quarto di tutti gli equipaggiamenti in 35.000 fabbriche e stabilimenti; oltre a 6 milioni di edifici, compresi 40.000 ospedali, in 70.000 villaggi e 4.710 città (il 40% degli alloggi urbani), che lasciarono 25 milioni di senzatetto; circa il 40% delleferrovie erano state distrutte; ufficialmente erano morti 7,5 milioni di militari, e 6 milioni di civili, ma, forse, morirono complessivamente circa 20 milioni di persone (in confronto alle 250.000 vittime degli USA). Nel 1945 l'attività mineraria e quellametallurgica erano al 40% dei livelli del1940, la produzione di corrente elettrica era scesa del 52%, laghisa del 26% e l'acciaio del 45%; la produzione di cibo era al 60% dei livelli del 1940. Dopo laPolonia, l'URSS fu la nazione più colpita dalla guerra. La ricostruzione venne ostacolata dalla cronica mancanza dimanodopera causata dall'enorme numero di vittime sovietiche nella guerra. Oltre a ciò, si aggiunge che il 1946 fu l'anno più secco dal1891, e il raccolto agricolo fu particolarmente povero.

USA eURSS non furono in grado di accordarsi sui termini di un prestito statunitense per aiutare la ricostruzione, e questo fu un fattore che contribuì alla rapidaescalation dellaGuerra Fredda. L'URSS ottenne comunque delle riparazioni di guerra dallaGermania, e fece sì che le nazioni dell'Europa Orientale effettuassero dei pagamenti per ricompensare la loro liberazione dainazisti da parte dei sovietici.
Nel1949 venne fondato ilComecon (Consiglio per il mutuo aiuto economico), che legò assieme le nazioni delblocco orientale.
Un terzo dei capitali del Quarto Piano venne speso inUcraina, territorio importante per la produzione agricola e industriale, che era stata una delle zone più devastate dalla guerra.
Nel1947 cessò il razionamento del cibo, ma solo nel1952 la produzione agricola poté superare appena i livelli raggiunti nel 1940. La produzione industriale nel 1952, invece, fu quasi doppia rispetto al 1940.
Il sesto piano fu portato avanti daNikita Khrushchev, dopo la morte di Stalin nel1953.Tra le politiche del sesto piano troviamo laCampagna delle terre vergini, la riforma salariale (1956 -1962), la creazione dipaghe minime e l'incremento della produzione di beni di consumo.
A differenza degli altri, questo piano durò 7 anni. Fu approvato durante il ventunesimo congresso delPartito Comunista dell'Unione Sovietica, nel1959. Si trattò sostanzialmente di un riesame del piano precedente.
L'ottavo piano comportò il raddoppio della quantità di cereali esportati.
Gli scambi commerciali furono favoriti dal miglioramento delle relazioni con gliUSA; ilreddito medio aumentò del 4.5% su base annua.[1]Rispetto al piano precedente, gli investimenti per l'introduzione dei primi elaboratori aumentarono del 420%.[2] Nonostante ciò, per la prima volta i risultati economici fissati dal XXIV Congresso del Partito non furono raggiunti in molti settori, come nel settore agricolo, dove la produzione di grano fu mediamente di 70 milioni di tonnellate inferiore all'obbiettivo prefissato dal Gosplan. In generale, la crescita industriale fu del 43%.
Il Decimo Piano quinquennale, approvato durante il XXV Congresso delPCUS del febbraio1976, conferma il cambio di priorità economiche, già iniziato nel1972, sostituendo allo sviluppo dei consumi personali e dell'industria leggera, sostenuto daAleksej Nikolaevič Kosygin, lo sviluppo dell'industria pesante (in particolar modo il settore energetico), della difesa, dell'agricoltura e lo sfruttamento delle "terre vergini"[3]dellaSiberia, sostenuto daLeonid Il'ič Brežnev. Nelle intenzioni di Brežnev questo piano doveva produrre unsurplus di energia che poteva essere esportata all'estero, grazie al clima didistensione internazionale cominciato appunto nel 1972, in cambio di tecnologie che avrebbero aumentato la produttività delle industrie stesse creando un circolo virtuoso.[4] Si era prevista una crescita industriale del 36%, ma in realtà si arrivò solo al 24%.
Durante l'Undicesimo Piano quinquennale, l'URSS importò una cifra intorno alle 42 milioni di tonnellate digrano all'anno, quasi il doppio rispetto al Decimo Piano quinquennale e tre volte di più che durante il Nono Piano quinquennale (1971-75). La gran parte di questo grano venne venduto dall'Occidente; nel 1985, ad esempio, il 94 percento delle importazioni di grano sovietiche provenivano dal mondo non socialista, con gliStati Uniti che vendettero 14,1 milioni di tonnellate. Comunque, l'export totale sovietico verso ovest fu sempre quasi allo stesso livello dell'import, ad esempio, nel 1984 l'export totale verso l'Occidente fu di 21,3 miliardi di rubli, mentre l'import fu di 19,6 miliardi di rubli.
Il Dodicesimo Piano iniziò con losloganuskoreniye, "accelerazione" dello sviluppo economico (rapidamente abbandonato in favore di un motto più vago,perestroika "ricostruzione") e finì con una profonda crisi economica ed un calo di produzione che coinvolse, praticamente, tutti i settori dell'economia sovietica.
LaLegge sull'impresa di stato del1987 e i decreti successivi circa ilkhozraschyot e l'auto-finanziamento in vari settori dell'economia sovietica, miravano alladecentralizzazione dell'economia pianificata.
Sarebbe dovuto durare fino al 1995, ma a causa del collasso dell'URSS terminò anzitempo, dopo appena un anno.
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