Gliapsidi sono i punti di maggiore e minore distanza di unoggetto celeste dalfuoco ove giace il corpo attorno a cui essoorbita. Nella modernameccanica celeste il fuoco è anche il centro di attrazione gravitazionale, che coincide con ilcentro di massa del sistema. Storicamente, neisistemi geocentrici, gli apsidi erano misurati dal centro dellaTerra.
Il punto di massimo avvicinamento al fuoco prende il nome diperiapside opericentro, mentre il punto di massimo allontanamento è dettoapoapside oapocentro. La linea che congiunge il periapside all'apoapside è dettalinea degli apsidi e coincide con l'asse maggiore dell'ellisse.
La media geometrica delle due velocità limitanti (quella raggiunta al periastro e quella all'apastro) è, velocità che corrisponde a un quantitativo dienergia cinetica tale che, in qualunque posizione dell'orbita, aggiunta all'energia cinetica preesistente, permetterebbe al corpo orbitante di raggiungere lavelocità di fuga locale, che equivale alla radice quadrata del prodotto delle due velocità limitanti.
Apsidi deipianeti interni (immagine superiore) edesterni (immagine inferiore) delsistema solare; il perielio è marcato con un punto verde, l'afelio con un punto rosso.
Gli apsidi sono designati in maniera differente a seconda del corpo centrale. Per indicare gli apsidi di uno specifico corpo orbitante sono state adottate delle terminologie specifiche, che fanno seguire ai prefissi "peri-" e "apo-/ap-/af-"[4] il nome del corpo attorno a cui l'oggetto orbita. I suffissi "-geo", "-elio", "-astro" e "-galattico" sono frequentemente utilizzati nella letteratura astronomica, mentre le altre forme godono di un minore utilizzo; il suffisso "-geo" è inoltre impropriamente utilizzato anche per riferirsi agli apsidi degli altri pianeti.
Dal momento che "peri-" e "apo-" derivano dalgreco, alcuni puristi della lingua[5] ritengono più corretto l'utilizzo di suffissi derivati dal greco anche per i nomi degli oggetti di cui si vuole identificare gli apsidi, che derivano dunque dai nomi greci delle divinità latine da cui i pianeti traggono i loro nomi: si avrà in tal modo "-ermeo" daErmes, l'equivalente greco diMercurio, o "-areo" daAres, corrispettivo diMarte e così via. Eccezioni sono costituite dalla Luna, da Venere, Giove e Saturno. Per la Luna sono utilizzati in pratica tutti e tre i suffissi ("-selenio", "-lunio", "-cinzio"), seppure con alcune specificazioni. Premesso che il suffisso "-selenio" (daSelene) è linguisticamente il più corretto, in accordo a quanto ritenuto dai puristi, secondo alcuni il suffisso "-cinzio" andrebbe riservato ai corpi artificiali lanciati da un altro corpo e catturati in orbita attorno alla Luna, mentre "-lunio" va assegnato agli oggetti lanciatidalla Luna e orbitanti attorno alsatellite. La forma "-cinzio" è stata utilizzata per la prima volta nel corso delProgramma Apollo a seguito di una decisione presa dallaNASA nel1964.[6] I suffissi utilizzati per Venere ("-citero" e "critio") non derivano dal nome greco della divinità,Afrodite, ma comunque da attributi a essa riservati. Nel caso di Giove e Saturno invece la nomenclatura greca è soppiantata da quella di derivazionelatina, l'unica attualmente utilizzata nella letteratura astronomica: si utilizza infatti "-giovio" in luogo di "-zeno" (daZeus) e "-saturno" in luogo di "-cronio" (daCrono).
Di recente attribuzione sono anche gli apsidi deibuchi neri; il primo termine utilizzato fuperi/apomelasma (daμέλασμαmélasma, "macchia nera"), introdotto dalfisicoGeoffrey A. Landis nel1998, successivamente furono introdottiperi/apobotro (daβόθροςbóthros, "fosso") eperi/aponigricon (dal latinoniger, "nero").[7]
Tuttavia la prospettiva tutt'altro che incoraggiante di dover utilizzare una nomenclatura distinta per ciascun corpo orbitante, nel sistema solare e non solo, è il motivo principale che ha spinto gli astronomi a far ricorso quasi esclusivamente al più generico "-apside", divenuto termine di riferimento.
Come per tutti gli altri pianeti del sistema solare, anche l'orbita dellaTerra, in virtù della sua seppur ridotta ellitticità, possiede degli apsidi. Il tempo di raggiungimento degli apsidi è talvolta espresso in relazione all'alternarsi dellestagioni per via del, seppur piccolo, contributo dato al verificarsi di questo fenomeno (la causa principale è infatti l'inclinazione dell'asse di rotazione terrestre rispetto al piano dell'orbita), soprattutto per quanto riguarda il grado diinsolazione dell'atmosfera superiore. Nell'attuale epoca, il perielio si raggiunge circa 14 giorni dopo ilsolstizio del22 dicembre, il che fa sì che normalmente coincida con una data attorno al4 gennaio, mentre l'afelio si verifica circa sei mesi dopo, nella prima decade di luglio. Al perielio la Terra dista dal Sole 147.098.074km (0,98328989unità astronomiche – UA – ), mentre all'afelio dista 152.097.701 km (1,01671033 UA). Una comune usanza è quella di esprimere il tempo di raggiungimento del perielio in relazione all'equinozio diprimavera non in giorni, ma misurando l'angolo di spostamento orbitale, ovvero lalongitudine del perielio, che nel 2000 equivaleva a 282,895°.[8]
L'orbita dellaTerra è soggetta a un movimento denominatoprecessione anomalistica, che determina lo spostamento della linea degli apsidi lungo il piano dell'eclittica: esso si completa in 117.000 anni, in quanto la linea degli apsidi si muove con una velocità angolare di 11'' ogni anno, a causa dell'attrazione gravitazionale esercitata sulla Terra dagli altri pianeti, in primo luogoGiove. L'anno anomalistico della Terra (ovvero il tempo effettivamente impiegato per ritornare al medesimo apside dell'ellisse) risulta superiore per circa 4 minuti e 43 secondi a quellosiderale (il tempo impiegato dalla Terra per tornare nella stessa direzione rispetto alle stelle dellasfera celeste).[9] In considerazione del fatto che l'anno tropico della Terra è invece inferiore a quello siderale, i due effetti si sommano nel definire la periodicità di circa 21.000 anni dello spostamento dei punti diequinozio esolstizio rispetto agli apsidi. Questo è uno dei cicli che contribuiscono alle variazioni di lungo periodo delclima terrestre in accordo con la teoria deicicli di Milanković.
La seguente tabella riporta data e ora del momento in cui la Terra attraversa gli apsidi della sua orbita nel periodo compreso tra il 2007 e il 2020.[10]
Anche gli oggetti orbitanti attorno alla Terra secondo una traiettoria ellittica possiedono degli apsidi. Si definisceperigeo il punto più vicino alla Terra dell'orbita geocentrica (o distanza orbitale minima) dellaLuna o di unsatellite artificiale; allo stesso modo la distanza orbitale massima di un oggetto dalla Terra è dettaapogeo.
Per quel che riguarda l'orbita lunare, il mese anomalistico dura mediamente 27,554551 giorni (27 giorni 13 ore 18 minuti 33,2 secondi), risultando quindi superiore almese siderale per circa 5,5 ore. La linea degli apsidi completa una rotazione in circa 8,85 anni.[11]
^I termini utilizzati per una stella sono in realtà termini generici che possono adattarsi a qualsiasi corpo celeste (astro): si vedano in propositoapoastro. eperiastro. sulla'enciclopedia Treccani.
^Perigiovio, suDizionario delle Scienze Fisiche,Treccani, 1996.URL consultato il 2 gennaio 2014.
^Ingreco antico l'associazione dellapreposizioneἀπό (apó, "da") con una parola che incominciava per vocale comportava la caduta dell'ο e l'assunzione di due forme,ἀπ- (ap-) oἀφ- (aph-), a seconda che la vocale seguente avesse rispettivamente lospirito dolce (vocale non aspirata) o lospirito aspro (vocale aspirata).
^Apsis, suGlossary of Terms, National Solar Observatory, 21 febbraio 2005.URL consultato il 30 settembre 2006(archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2006).