Peperino | |
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Categoria | Roccia magmatica |
Sottocategoria | Roccia effusiva |
Minerali principali | Plagioclasio,sanidino,clinopirosseno edortopirosseno. |
Minerali accessori | Mica,biotite,apatiterutilo,ilmenite,zircone |
Colore | Grigio, rosa |
Utilizzo | Edilizia per rivestimenti e pavimentazione |
Varietà | Peperino rosa diSoriano nel Cimino Peperino grigio diSoriano nel Cimino Peperino grigio diMarino Peperino grigio diAlbano Laziale |
Ilpeperino opiperino è unaroccia magmatica, tipica delle zone diVitorchiano eSoriano nel Cimino, inprovincia di Viterbo, e deiColli Albani, inprovincia di Roma, costituita da frammenti ditrachite o ditefrite, e contenenteleucite in varie percentuali. Il colore classico è il grigio macchiettato.
È presente inoltre in varie zone dell'Italia centrale come sul Monte Amiata in Toscana.
Nel medioevo veniva usata in blocchi come materiale edile, per poi essere relegata alla realizzazione di finiture: zoccolature, fasce, lastricati, soglie, scale.
Il nome peperino deriva dallatino tardo lapis peperinus, derivato dipiper (cioèpepe), per la presenza di particelle dibiotite di colore nero simili a grani di pepe.
Il peperino, unaignimbrite di tipotufo saldato, deriva dalla cementazione di materiali vulcanici dell'antico Vulcano Cimino.
Nel corso dei secoli il tutto si è consolidato, sia per effetto di azioni fisiche connesse con movimenti orogenici, sia per la naturale presenza di cemento formatosi dalla decomposizione di particelle vetrose e di calcio.
Questo processo di formazione rende il peperino resistente al tempo ed agli agenti atmosferici, pur rendendolo facilmente lavorabile.
Il peperino, dettolapis ciminus, è stato originato dalle lave solidificate del Cimino, vulcano spento (1.053s.l.m.).
Il colore classico del peperino è il bigio (grigio cenere) con varietà di tono su base chiaro/scura a motivo della zona di estrazione, ma nell'areasorianese è estratto nelle varietà: peperino grigio chiaro e peperino rosa; nella qualità più dura e compatta prende il nome dilavagrigia elavarosa. Il peperino di color rosa è molto più raro ed apprezzato.
Questa pietra è stata utilizzata fin dal paleolitico e poi, via via, daglietruschi per i loro sarcofagi, dairomani per gli edifici pubblici, fino a diventare materiale edificabile dominante per le costruzionimedievali erinascimentali.
Nell'età antica (all'epoca di etruschi e romani) nella zona diViterbo il peperino fu utilizzato per la costruzione del teatro di Ferento.
Nel medioevo il peperino fu utilizzato per la costruzione di diversi quartieri a Viterbo: si può notare la presenza di questa pietra nel quartiere medievale di S. Pellegrino.Il peperino fu usato anche per la costruzione di alcuni tra i più caratteristici borghi del viterbese, come ad esempio quelli diVitorchiano e Soriano.DaSoriano nel Cimino il peperino è esportato fino inCanada, inGiappone e nelMedio Oriente.
Il peperino deiColli Albani, inprovincia di Roma, è localizzabile in buona parte del territorio comunale diMarino, e lungo i crinali ─ lepentime ─ delLago Albano, anche nei comuni diCastel Gandolfo,Albano Laziale,Rocca di Papa,Velletri edAriccia. Per via della sua grande diffusione nell'area deiColli Albani, che prendono nome dall'antica capitale latinaAlba Longa, iRomani chiamarono questa tipologia di peperinolapis albanus.[1] Le tipologie più diffuse sono quelle del peperino di Marino e di Albano: nel territorio di quest'ultimo comune è stato identificato un tipo particolare di peperino, chiamato dai geologipeperino diCecchina.[2] Cave per l'estrazione del peperino erano attive a Marino ─ leCave di Peperino ─ e adAlbano Laziale in età romana e adAriccia.
La formazione del peperino di Marino, e più in generale di tutto il territorio deiColli Albani, è dovuta all'attività delVulcano Laziale, iniziata circa 600.000 anni fa e terminata 20.000 anni or sono.
Il solidificarsi delle lave emesse dal cono vulcanico diede origine a varie tipologie di minerali: daltufo, diffuso in maniera generica ed abbondante in tutta l'area tuscolana dei Colli Albani (Rocca di Papa), allapietra sperone delTuscolo (Frascati,Monte Compatri,Grottaferrata eMonte Porzio Catone), e quindi al peperino (Marino Laziale).
LaCarta Geologica d'Italia delServizio Geologico d'Italia così definisce i peperini albani, classificandoli come tipologiav2:"Manifestazioni eruttive finali. Brecce piroclastiche d'esplosione con lapilli, proiettili leucocratici, ultrafemici, pirosseniti biotitiche, più xenoliti di lave leucitiche e del substrato, facies cineritiche superiormente straterellate, in strati e banchi consolidati (peperino) rapidamente assottigliatosi allontanandosi dai centri d'emissione."[2] Il peperino di Marino è definito da alcuni studiosi"lava fangosa indurita" con un magnetismo alquanto debole se confrontato con altre pietre della stessa zona[3]: ed in effetti scavando nel sottosuolo marinese si possono individuare filoni di peperino umidi, ancora in formazione.[4]
Il peperino di Marino è invariabilmente di colore grigio, variabile dalla tonalità chiara alla scura: all'interno della materia sono contenuti frammenti di altri minerali, come glizeoliti: questi minerali erano spesso utilizzati dalla gente comune per pulire le argenterie.[5]; possono trovarsi inclusi nel peperino anche minerali cristallizzati ed amorfi, globuli di calcite e addirittura pezzetti di legno.[4] L'architetto e studiosoLeon Battista Alberti, durante la sua permanenza aiColli Albani, sostenne di aver visto uscire da un blocco di peperino una serpe viva[6]: indubbiamente, all'interno del composto del peperino si trovano piccoli animali morti, frammenti ossei ─ come il corno di una cerva rinvenuto alla fine dell'Ottocento presso la località Civitella diMarino[6] ─ o addirittura interi scheletri, come lo scheletro di un cervo trovato nel sottosuolo dipiazza di Corte adAriccia nel1786[7].
Nell'età della Roma monarchica il peperino dei Colli Albani, chiamatolapis albanus, fu uno dei principalimateriali da costruzione diRoma: in peperino vennero costruite le Carceri Mamertine, laCloaca Massima, e una parte considerevole delle costruzioni celebrative sul Campidoglio.[4] Ancora in età romana vennero costruiti con questo materiale l'acquedotto Claudio, la struttura base diCastel Sant'Angelo a Roma, l'emissario delLago Albano e le mura deiCastra Albana adAlbano Laziale; ilmitreo di Marino venne scavato nel peperino vivo. Secondo una tradizione popolare, l'imperatoreNerone inviò a lavorare alle cave di Marino, che già erano ampiamente operative nelI secolo, degli schiavi orientali, a cui sarebbe riconducibile la costruzione del mitreo.[1]
Nelmedioevo, vennero realizzate in peperino alcune parti architettoniche dellachiesa di Santa Lucia a Marino, unico esempio di architettura gotica deiCastelli Romani, poi trasformata in sede delMuseo Civico Umberto Mastroianni. Durante la dominazione feudale dellafamiglia Colonna su Marino, le principali opere monumentali della città furono edificate in peperino: parti ornamentali diPalazzo Colonna (1532 -1622), gli ingressi aiGiardini Colonna (fineCinquecento), alcune parti dellaBasilica di San Barnaba (1640 -1662), lafontana dei Quattro Mori (1636). A metàCinquecentoMarcantonio II Colonna commissionò agli scalpellini marinesi delle enormi statue da collocare nelBarco Colonna di Marino, col tempo in buona parte disperse.[1]
Nell'Ottocento le principali opere monumentali realizzate in peperino furonoPalazzo Brancaccio su via Merulana aRoma e l'imponenteponte di Ariccia; inoltre, per tutte le principali strade della zona i basamenti ed i viadotti erano in peperino: lungo laStrada statale 7 Via Appia dopoAlbano Laziale è sopravvissuto l'imponente muro di contenimento della strada. Alla fine dell'Ottocento, presso lecave di peperino di Marino lavoravano circa cinquecento scalpellini[6], che rappresentavano un'importante voce dell'economia locale.
A partire dalNovecento, il peperino iniziò anche ad attirare l'attenzione di numerosi artisti: lo scultore e pittore futuristaRoberto Melli realizzò con questa pietraIl ritratto di Vincenzo Costantini, opera conservata presso laGalleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea diRoma.[8] Altri scultori furono attirati a Marino dalla sua pietra: fra gli altri Lorenzo Guerrini,Pietro edAndrea Cascella, Aldo Calò e infineUmberto Mastroianni.[1]
Nel1960, con la costruzione dellaStrada statale 217 Via dei Laghi che passa sopra lelatomie delle cave, l'escavazione del peperino a Marino venne interrotta. Tuttavia l'interesse per questa materia non andò scemando, anzi: tra il1978 ed il1990 il Comune di Marino organizzò laBiennale della Pietra, con la partecipazione di artisti come il marinese Paolo Marazzi, lo spagnolo Luis Ramos ed il giapponese Kazuto Kuetani.[9] Il 5 ottobre1991 ilConsiglio comunale ha approvato il vincolo storico per una parte della cave abbandonate[9], attorno a cui è cresciuto ilquartiere Cave di Peperino.
Questa pietra è stata oggetto di un particolare ed interessante scambio culturale con gli indigeni dell'isola di Pasqua: nei primi anni 90, infatti un gruppo di artigianirapanui ha scolpito aVitorchiano, un piccolo paese vicino aSoriano nel Cimino, un enormemoai ricavato da un blocco di pietra di 30 tonnellate e la grande opera, dall'aspetto misterioso, è rimasta presso la cittadina.
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