Monti Peloritani | |
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Continente | Europa |
Stati | ![]() |
Catena principale | Appennino siculo |
Cima più elevata | Montagna Grande (1 374 m s.l.m.) |
Tipi dirocce | gneiss,fillade |
Imonti Peloritani (i Coḍḍi indialetto messinese, ovvero 'i colli') sono unacatena montuosa dellaSicilia nordorientale che ricade nellacittà metropolitana di Messina. Insieme aiNebrodi (sempre nellacittà metropolitana di Messina) e alleMadonie (nellacittà metropolitana di Palermo) fanno parte dell'Appennino siculo[1].
I monti Peloritani si estendono per circa 65 km daCapo Peloro aiMonti Nebrodi, incastonati tra l'Etna a sud-ovest e lostretto di Messina a est. Le propaggini vanno digradando nella valle delfiume Alcantara, che sfocia a sud diGiardini Naxos. A ovest i Peloritani, in corrispondenza diRocca Novara eMontagna Grande, si raccordano con la catena dei Nebrodi, a nord e a est sono delimitati dalMar Tirreno e dalMar Ionio dove sfociano numerosefiumare che nascono nel gruppo montuoso. Sono percorsi da nord a sud da un'antica stradina, laDorsale peloritana, che si sviluppa quasi tutta sulla linea di cresta della catena montuosa.
La geomorfologia è caratterizzata da una lunga serie di picchi, crinali e burroni. Dalla linea stretta di cresta, con altitudine media di 800–1 000 m, scendono a valle diversi corsi d'acqua in gole profonde, che nel tratto medio-inferiore si aprono in ampiefiumare piene di detriti.
Le rocce più diffuse, di antica formazione, sono in parte di originemagmatica e in partemetamorfica. Prevalgono stratificazioni discisti delLaurenziano,graniti,filladi,gneiss. È diffusa la presenza di suolo di originearenaria, facilmente disgregabile e asportabile dall'impeto delle acque. Particolarissime formazioni rocciose sono imegaliti dell'Argimusco.[senza fonte]
Le cime più elevate della catena sono:
Delle antiche foreste diquercia,leccio,sughero e probabilmente anche difaggio,pino ecastagno, attualmente rimangono solo poche formazioni che occupano all'incirca tremila ettari. Le degradazioni successive, causate principalmente dall'uomo e dagli incendi, hanno determinato il passaggio alla macchia, poi alla macchia degradata, allagariga e infine a una vera e propriasteppa. Solo nelle zone più impervie, e quindi economicamente svantaggiose per l'uomo, si sono conservati piccoli nuclei di bosco naturale diroverella e di leccio o di macchia mediterranea con predominanza dierica,cisto,corbezzolo eginestra. L'azione di rimboschimento, intrapresa già dal 1873 dal Consorzio per il Rimboschimento e successivamente dal 1920 dalDemanio Forestale dei Peloritani, ha infine creato pinete di pino domestico (Pinus pinea), Pino marittimo (Pinus pinaster), Pino d'Aleppo (Pinus halepensis) e boschi di Castagno, Leccio e Roverella.
Le aree boschive del Demanio Forestale sono così divise:
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