| Pelagosa Palagruža | |
|---|---|
| Geografia fisica | |
| Localizzazione | mare Adriatico |
| Coordinate | 42°22′49″N 16°20′23″E42°22′49″N,16°20′23″E |
| Arcipelago | diLissa |
| Superficie | 0,32km² |
| Altitudine massima | 103[1] m s.l.m. |
| Geografia politica | |
| Stato | |
| Regione | spalatino-dalmata |
| Comune | Comisa |
| Demografia | |
| Abitanti | 0 |
| Cartografia | |
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Le isole diPelagosa[2][3][4][5] (in croatoPalagruža[palǎɡruːʒa], initaliano anchePelagose, ingreco antico:Πελαγοῦσαι?,Pelagousai) formano un piccoloarcipelago delMare Adriatico situato tra leisole Tremiti e l'isola di Lagosta e a circa 53 km[6] dalla penisola italiana (il punto più vicino è la costa delGargano). Dipendono dal comune croato diComisa[7], nellaregione spalatino-dalmata.
Oggi l'arcipelago (in realtà una piccola isola e alcuni scogli circostanti) appartiene politicamente allaCroazia, ma ha avuto una storia movimentata con vari passaggi di sovranità: fu possedimento diVenezia, dopo iltrattato di Campoformio nel 1797 passò all'Austria, situazione confermata dalCongresso di Vienna (mentre secondo una parte degli atlanti ottocenteschi passò alRegno delle Due Sicilie[8]), per divenire temporaneamenteitaliano nel1861, poiaustriaco e nuovamente italiano tra il1915 ed il1947[2], quando infine fu ceduto all'alloraJugoslavia.
Per struttura geologica l'arcipelago è il naturale prosieguo delleIsole Tremiti e della penisola delGargano, caratteristica che lo vede appartenere geograficamentealla regione ed alla piattaforma italiana piuttosto che a quelladalmata. La presenza di una tipicacalcite stalattitica detta pelagosite[9][10], presente su Pelagosa, è stata riscontrata anche aPianosa[6].Inoltre, il piccolo arcipelago, pur essendo ad oggi croato, è più vicino alla terraferma italiana che a quella croata[6].
L'arcipelago è composto da due isole maggiori e altri scogli:
Lo stretto canale marino che separa la Grande dalla Piccola Pelagosa è detto Passo di Bogaso o Bogaso Grande[5].
Come si è detto, geograficamente e geologicamente l'arcipelago fa parte dellaregione geografica italiana e presenta numerose analogie con l'arcipelago delleTremiti e l'isola di Pianosa.
Le isole sono situate a 68miglia nautiche (120 km circa) a sud diSpalato, 37 (70 km circa) da San Nicola delle Tremiti (FG), 30 (60 km circa) dal porto diPeschici (FG) e a 160 km a est diPescara, nonché a 26 miglia da Lagosta e 21 da Pianosa.
Per la loro relativa inaccessibilità le isole hanno mantenuto una ricca flora mediterranea, tra cui spiccano sedici specie di piccole orchidee, e fondali ancora intatti. I fondali circostanti sono inoltre tra i più pescosi dell'Adriatico e per questo motivo sono tutt'oggi frequentati costantemente da pescherecci sia italiani che croati.
Le uniche strutture antropiche sono il complesso del faro[14], funzionante dal 1877[6], con annesso osservatorio meteorologico, la piccola cappella di San Michele[6] e due piccoli edifici. Vi si trova una piccola area archeologica vicino ad una spiaggia.

Le isole erano già abitate in età preistorica, come attestato dal rinvenimento di tumuli e tombe ad opera degli archeologiCarlo de Marchesetti eRichard Burton nel1875.
Conosciute fin dall'epoca greca e romana col nome diPelagusa, le isole mostrerebbero nel loro nome un'etimologia greca che allude alla loro posizione al centro dell'Adriatico (dalgreco "pelagos", ossia "mare"). Meno accreditata è la versione di alcuni geografi che vi vedono un riferimento all'antica popolazione deiPelasgi. La leggenda narra che proprio a Pelagosa sbarcò e fu poi sepoltoDiomede, l'eroe diTroia; secondo alcuni studiosi moderni, queste isole e non le Isole Tremiti, sarebbero da identificare con leIsole di Diomede di cui parlano antichi geografi comeStrabone[16]. Sull'isola sono stati inoltre rinvenuti notevoli resti di ceramiche greche.
Declinata la potenza diRoma (di cui rimangono tracce di un tempio) e rimaste di nuovo disabitate, le isole ebbero nelMedioevo la prima visita eccellente. Secondo alcune fonti ecclesiastiche, il 9 marzo1177, nelMercoledì delle ceneri,Papa Alessandro III sbarcò a Pelagosa nel corso di un suo viaggio nell'Adriatico, attratto dalla bellezza selvaggia dell'arcipelago. In seguito a questa visita, il pianoro posto su Pelagosa Piccola è da allora chiamatoCampo del Papa (Područje Pape)[17].
Le isole appartennero allaSerenissima, continuando a non avere una popolazione permanente, ma regolarmente frequentate dai pescatori, in particolare da quelli della cittadina diComisa, nell'isola appartenente a Venezia di Lissa, che con le loro imbarcazioni tipiche, le "gajeta falkusa", effettuavano ogni anno una regata per raggiungere le isole e assegnare le zone di pesca, sempre con la protezione e il controllo delle navi veneziane. Venezia intervenne per regolare conflitti con pescatori provenienti dallaPuglia e daLagosta, nonché per rimuovere un insediamento della famiglia "lesignana", ovvero dell'isola diLesina(Hvar), sempre veneziana, dei Vidali (a lungo confusa con iLusignano, sovrani di Cipro), che taglieggiarono per un breve periodo i pescatori[18].
In seguito alla fine dellaRepubblica di Venezia, sancita daltrattato di Campoformio del 1797 traNapoleone e l'Austria, a quest'ultima andarono anche tutte le isole già veneziane dell'Adriatico. Nel 1806 tali isole entrarono a far parte delRegno d'Italia, e le Pelagosa, in particolare, furono oggetto di un articolo del decreto emanato dal Provveditore generale della Dalmazia,Vincenzo Dandolo, per consentire ai pescatori di Comisa di usare lereti sardellare, o "voighe", nelle acque circostanti (Legge Dandolo sulla pesca nel litorale dalmata. ll provveditor generale della Dalmazia, 15 aprile 1808)[19]. Dal 1809 al 1815 le isole furono formalmente parte delle "Province illiriche" dell'Impero francese, per tornare poi, con il Congresso di Vienna del 1815, sotto il dominio dell'Austria, risultando iscritte nel distretto di Lissa, circolo di Spalato, del regno di Dalmazia[20]. In alcuni testi geografici dell'epoca le isole di Pelagosa furono ritenute "napoletane", mentre altri le considerarono austriache[21][22]. Non risulta che il Regno delle Due Sicilie abbia mai effettuato atti concreti per stabilire sulle Pelagose la sua sovranità, mentre le autorità austriache continuarono ad esercitarla, inviando navi e missioni finalizzate alla costruzione di un faro, in particolare nell'anno 1858, quando sbarcò sulle isole Pietro Acerboni, imbarcato sulla nave austriaca “Curtatone” e incaricato per i fari della Deputazione di Borsa di Trieste. In questo periodo l'arcipelago non risultava abitato, se non temporaneamente; motivo per cui - alla stessa stregua della vicinaPianosa - non vi sono tracce nello stato civile del circondario diSerracapriola, a cui appartenevano le Tremiti, mentre risultava nei registri della parrocchia di Comisa, isola di Lissa, i cui abitanti avevano edificato nel XVIII secolo una cappella dedicata a San Michele, ricostruendola poi nella prima metà del secolo XIX[23]. Tuttavia i marinai dell'epoca abitanti nelle Tremiti, raccontavano di recarsi spesso a Pelagosa e di alloggiare temporaneamente a Pelagosa Grande.
Il nuovoRegno d'Italia rivendicò il possesso delle isole, progettando la costruzione di un faro, scontrandosi con l'opposizione di Vienna. Dopo un esame della documentazione, nell'ambito dei lavori di una commissione idrografica congiunta italiana e austro-ungarica per l'Adriatico, si riconobbe che la sovranità spettasse a Vienna, come testimoniò il console britannico a Trieste, Richard Francis Burton, che citò esplicitamente come i comisani avessero prodotto documentazione[24].
Negli anni successivi, gliAustriaci vi eressero unfaro, ultimato il25 settembre1875[25] (uno tra i più notevoli dell'intero Adriatico), impiantando così una propria presenza stabile sullaGrande Pelagosa[26].
Molti anni dopo, un'interrogazione del deputatoradicale napoletanoImbriani al presidente del ConsiglioDi Rudinì (1891) tentò di riaprire la questione, che fu ripresa in alcuni studi dei geografi Giovanni Marinelli e Antonio Baldacci, che ipotizzarono una passata sovranità napoletana sulle isole, senza però produrre prove al riguardo[27].

Con lo scoppio dellaprima guerra mondiale l'arcipelago fu occupato dall'Italia l'11 luglio1915 e mantenuto saldamente per tutta la durata del conflitto, anche se il presidio italiano sull'isola venne abbandonato il 18 agosto per difficoltà di comunicazione e per l'approvvigionamento dei viveri[28].
Le isole furono testimoni del fatto d'armi del 30 luglio seguente, quando una squadra di dueincrociatori leggeri austriaci e di sei caccia effettuò un'azione di sorpresa a Pelagosa, bombardando l'isola e sbarcandovi alcuni marinai, prontamente ricacciati dagli italiani.
All'alba del 5 agosto ebbe luogo un altro e ben più tragico scontro. Il sommergibileNereide, ormeggiato davanti a Pelagosa, scorse a distanza ravvicinata una silurante subacquea austriaca che avanzava tra i flutti. Pur di non fuggire e di salvare il sommergibile da un affondamento certo, ilcapitano di corvettaCarlo Del Greco decise di affrontare il nemico e di tentare l'immersione per lanciare ilsiluro, ma il sommergibile austriaco riuscì a colpirlo per primo, colando a picco ilNereide e l'intero suo equipaggio (20 vittime): alla memoria del capitano Del Greco fu tributata la primamedaglia d'oro al valor militare dellaRegia Marina nella prima guerra mondiale[29]. Il relitto del sommergibile, rinvenuto a 250 metri dalla costa a 37 metri di profondità, venne poi riportato a galla nel gennaio1972 per mezzo di un'operazione congiunta italo-jugoslava.
Le truppe italiane mantennero il controllo dell'isola fino alla fine della guerra.
Nel1920 l'arcipelago di Pelagosa passò ufficialmente alRegno d'Italia e venne inglobato nelcomune di Lagosta, nellaprovincia di Zara, cui appartenne fino allaseconda guerra mondiale.
Il governo italiano vi trapiantò alcuni pescatori dalleTremiti e vi costruì unosservatorio meteorologico nelfaro, una chiesa e due piccoli edifici tuttora esistenti.
Nel1927 ilgoverno italiano vi dedicò ilposamine omonimo, che venne poi cannoneggiato e affondato il 9 settembre1943 nelgolfo di Genova[30].
Dal1941 al1943 appartennero alGovernatorato della Dalmazia sotto laprovincia di Spalato. Occupata dai tedeschi nel settembre 1943, fu assegnata allaRepubblica Sociale Italiana, nella Prefettura di Zara, fino alla conquista jugoslava, alla fine di ottobre del 1944.
Dopo laseconda guerra mondiale, ilTrattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate, firmato il 10 febbraio1947, stabilì all'art. 11 comma 2 la cessione allaJugoslavia della "piena sovranità sull'isola di Pelagosa e sugli isolotti adiacenti", aggiungendo che l'isola di Pelagosa sarebbe rimasta smilitarizzata[31].
Lo stesso Trattato di Pace stabilì anche che i pescatori italiani avrebbero goduto "gli stessi diritti a Pelagosa e nelle acque adiacenti di quelli goduti dai pescatori jugoslavi prima del 6 aprile1941" (ossia il diritto, in base agli "Accordi di Brioni" del 14 settembre1921 e agli"Accordi di Nettuno" del 20 luglio1925 tra ilRegno d'Italia eRegno dei Serbi, Croati e Sloveni, di pescare con non più di 40 barche di stanza a Lissa e in determinati specifici periodi).
In tacita applicazione di questo trattato, le acque di Pelagosa sono ancora oggi visitate da numerosi pescherecci italiani, nonostante si tratti diacque territoriali croate, per la pesca allesardine.
Dal1991 l'arcipelago di Pelagosa fa parte della repubblica indipendente diCroazia.
Recentemente la Croazia vi ha avviato una campagna di ricerche petrolifere.
Frequentata fin dall'antichità, Pelagosa è però rimasta in genere disabitata, data la scarsità di risorse idriche e di terreno coltivabile. Ancor oggi, sotto l'amministrazione croata, non vi si registrano stabili insediamenti, fatti salvi i guardiani a presidio del Faro.
Da alcuni anni però, due appartamenti ricavati nell'edificio del faro sono messi a disposizione dei turisti che possono affittarli previa prenotazione all'Ente nazionale croato del Turismo. Questa opportunità è stata sfruttata dal giornalista triestinoPaolo Rumiz che ha compiuto sull'isola nel2014 una tappa dei suoi annuali viaggi/avventura.Il guardiano del faro è stato raccontato sula Repubblica[32]. Il giornalista non indica mai esplicitamente la località, anche se c'è un inciso nella puntata del 14 agosto.
L'isola, prima della conquista romana, era abitata fin dalPaleolitico. In seguito coloni greci vi si stabilirono dandole il nome greco ("pelagos" in greco vuol dire mare).
Durante l'Impero romano ebbe un relativo sviluppo e vi fu costruito anche un piccolo tempio, di cui si hanno alcune tracce in un villaggio rinvenuto recentemente.
NelMedioevo rimase spopolata e fu solo base di appoggio dellaRepubblica di Venezia per le sue rotte commerciali.
Le autorità italiane vi costruirono un importante osservatorio meteorologico (nell'edificio del Faro), una chiesa e due piccoli edifici tuttora esistenti.
Al 21 aprile1931 risultavano 10 abitanti di cui 8 maschi[33].
Oggi è disabitata.
Pelagosa è nota anche per essere stata il capolinea della tradizionaleregata velica, detta pureRotta Pelagosana oPelagosina (Rota Palagruzona in croato), delle tipiche imbarcazioni da pesca adriatiche, leGaete dalmate, che a decine partivano ogni anno daComisa sull'isola di Lissa e una volta raggiunta Pelagosa organizzavano delle lunghe battute di pesca (i pescatori comisotti hanno sempre utilizzato le acque di Pelagosa come propria riserva ittica). Le prime regate di cui si ha notizia risalgono addirittura alla fine delXVI secolo, sotto l'autorità veneta, mentre l'ultima regata si tenne nel1936, quando le due isole erano separate dal confine marittimo italo-iugoslavo.
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