| Partito Popolare Italiano | |
|---|---|
| Presidente | vedi sotto |
| Segretario | vedi sotto |
| Vicesegretario | vedi sotto |
| Coordinatore | vedi sotto |
| Stato | |
| Sede | Piazza del Gesù, 46 - 00186Roma |
| Abbreviazione | PPI |
| Fondazione | 18 gennaio1994 |
| Derivato da | Democrazia Cristiana |
| Dissoluzione | 24 marzo2002 |
| Confluito in | La Margherita |
| Ideologia | Cristianesimo democratico[1][2] Cristianesimo sociale |
| Collocazione | Centro/Centro-sinistra[1][3] |
| Coalizione | Patto per l'Italia(1994) L'Ulivo(1995-2002) |
| Partito europeo | Partito Popolare Europeo |
| Gruppo parl. europeo | Gruppo del Partito Popolare Europeo |
| Affiliazione internazionale | Internazionale Democratica Cristiana |
| Seggi massimiCamera | |
| Seggi massimiSenato | |
| Seggi massimiEuroparlamento | |
| Testata | Il Popolo La Discussione (1994-1995) |
| Organizzazione giovanile | Giovani Popolari |
| Iscritti | 172.711[4] (1997) |
| Colori | Blu,Bianco |
| Sito web | www.popolari.it/index.html |
| Modifica dati su Wikidata ·Manuale | |
IlPartito Popolare Italiano (PPI) è stato unpartito politicoitaliano dicentro, fondato il 18 gennaio1994 quale erede diretto dellaDemocrazia Cristiana.
La sua esperienza, caratterizzata da un esplicito riferimento all'omonima formazione diLuigi Sturzo del1919, si è conclusa agli inizi deglianni duemila confluendo nellaMargherita. L'eredità è formalmente raccolta nell'Associazione Politica I Popolari, associazione creata per disposizione congressuale dell'ultimo Congresso Nazionale del PPI. A livello europeo aderiva alPartito Popolare Europeo, partito democristiano e conservatore, mentre in Italia faceva parte, dal1995, della coalizione dicentro-sinistra promossa daRomano Prodi.

Il 12 ottobre 1992Mino Martinazzoli venne elettosegretario della Democrazia Cristiana, succedendo adArnaldo Forlani, mentre il partito si trovava in crisi di consensi, in seguito agli scandali diTangentopoli che videro coinvolti diversi suoi dirigenti nazionali; in un momento in cui si doveva fronteggiare anche la crescita dellaLega Nord e una situazione storica internazionale che vedeva il termine del peso dell'influenzasovietica e un mutevole quadro di molte formazioni politiche nazionali.
La linea programmatica diMartinazzoli si palesò all'assemblea programmatica costituente, svoltasi aRoma tra il 23 il 26 luglio1993: secondo Martinazzoli, il partito aveva necessità di cambiare profondamente, pur senza rinnegare le sue radici ideali e storiche, trasformandosi da un "partito delle tessere" a un "partito di programma", fondato sul valore cristiano della solidarietà; e dettò la linea per una "fase costituente", per fare emergere ciò che definì, volendo tracciare una cesura con il passato recente, "terza fase storica della tradizione cattolico-democratica". Si ebbe un azzeramento del tesseramento e una nuova campagna di adesioni, applicando criteri di accettazione più restrittivi.
La nuova linea politica della segreteria, per fondare un nuovo partito d'ispirazione cristiana e popolare, venne accettata all'unanimità dall'assemblea DC, trovando la contrarietà solo diErmanno Gorrieri, che volle poi creare una nuova formazione politica, iCristiano Sociali.Mariotto Segni era invece convinto dell'impossibilità di cambiare dall'interno laDemocrazia Cristiana e si era precedentemente dimesso dal partito, creò iPopolari per la Riforma e aderì poi adAlleanza Democratica. Nella nuova situazione politica, i partiti hanno di fronte una nuova legge elettorale, laLegge Mattarella, nata in seguito a un'iniziativa referendaria, che ebbe anche il sostegno della DC.
La nuova legge rappresenta un cambiamento dalsistema proporzionale almaggioritario, il quale, teoricamente, avrebbe potuto creare le condizioni per unbipolarismo e quindi la necessità di scelta di uno schieramento fra due contrapposti. Volendo seguire le nuove possibili logiche bipolari dettate dalle nuove normative, alcuni esponenti della DC, capeggiati daClemente Mastella ePier Ferdinando Casini, insoddisfatti dalle mancate e chiare scelte di schieramento, temendo anzi una scelta favorevole a un fronte dicentro-sinistra, decisero di uscire dal partito, supportando la nuova alleanza politica che veniva proposta daSilvio Berlusconi, e fondarono un nuovo partito chiamatoCentro Cristiano Democratico (CCD).
Quando il Partito Popolare fu fondato il 18 gennaio 1994, tutti i deputati e i senatori della DC vi aderirono, con l'esclusione di 22 deputati che scelsero di partecipare alla fondazione del CCD. Alla separazione seguì un accordo per la cessione del 15% del patrimonio.
Nonostante la diversa situazione politica, il Partito Popolare di Martinazzoli intendeva continuare nella sua vocazione di centro, alternativo sia alPartito Democratico della Sinistra (PDS), sia alle alleanze collocabili a destra che emergevano conForza Italia eAlleanza Nazionale.
Il Partito Popolare Italiano esordisce alleelezioni politiche del 1994 nella coalizione nota comePatto per l'Italia, guidata daMariotto Segni (che presenterà anche la listaPatto Segni con l'exPresidente del ConsigliosocialistaGiuliano Amato) e composta anche dalPartito Repubblicano Italiano diGiorgio La Malfa.
Il PPI in queste elezioni subì una grossa sconfitta e la strategia di riproporre il centro risultò penalizzante a causa delle contrapposizioni imposte dal maggioritario.
Nei collegi uninominali, la coalizione ottenne a livello nazionale allaCamera dei deputati il 16,7%, pari a più di 6 milioni di voti, ma che comportarono l'assegnazione di solo 4 seggi[5]. Gli altri seggi furono spartiti dalle altre due coalizioni che risultarono prevalenti: ilPolo delle Libertà/Polo del Buon Governo e iProgressisti.
Nella quota proporzionale il PPI raccolse l'11,1% dei voti, confermando l'andamento che la DC ebbe nelle elezioni amministrative del novembre 1993[6], ma che rappresentano un terzo dei consensi della vecchia DC; così il PPI che nella precedente legislatura disponeva di 206 deputati e 107 senatori, all'indomani delle elezioni politiche del1994 tornò con 33 seggi alla Camera e 27 al Senato[7].
Il fondatore e segretarioMino Martinazzoli, considerando il risultato elettorale come negativo, si dimise il giorno seguente la conta dei voti e la guida del partito venne assunta da un comitato di reggenza guidato dalla presidenteRosa Russo Iervolino e composto dai capigruppo di Camera, Senato e Parlamento Europeo:Gerardo Bianco,Gabriele De Rosa eMario Forte.
Con la determinante assenza volontaria di quattro senatori popolari (Cecchi Gori,Grillo,Cusumano eZanoletti, che vennero sospesi di conseguenza dal partito), ilGoverno Berlusconi I riuscì ad avere la fiducia, oltre che alla Camera, anche al Senato, ottenendo 159 voti rispetto ai 158 necessari. Ciononostante durò pochi mesi, caduto dopo una mozione di sfiducia presentata dal PPI e dallaLega Nord, che ritirò il suo appoggio iniziale al Governo. Segretario del Partito intanto divenneRocco Buttiglione.
Dopo il cambio di governo, in Parlamento furono nominati come capigruppoNicola Mancino al Senato, in sostituzione diGabriele De Rosa, eBeniamino Andreatta alla Camera, al posto diGerardo Bianco. Nel frattempo, il 12 giugno si erano svolteelezioni europee: queste consultazioni registrarono un ulteriore calo del Partito Popolare, che ottenne 3,4 milioni di voti, pari al 9,9%, e 9 seggi (fra gli eletti vi fuGerardo Bianco).
Con la presenza di 853 delegati, in rappresentanza di 233.000 iscritti, alla fine di luglio del1994 si tenne aRoma il primo congresso nazionale del partito, per scegliere il sostituto di Martinazzoli alla segreteria, dove si manifestò uno scontro che si polarizzò fra l'ala sinistra e destra del partito, i primi avevano proposto, inizialmente, diverso tempo prima dei lavori, la candidatura dell'expresidente dell'ACLIGiovanni Bianchi, che venne però successivamente ritirata all'ultimo momento, per avere maggiori garanzie di vittoria, con quella delcapogruppo alSenatoNicola Mancino; i secondi proposero ilprofessore e neo-deputatoRocco Buttiglione.
La contrapposizione derivò da una diversa visione della strategia di alleanza con le altre forze politiche: mentre la destra del partito non escludeva a priori un'alleanza sia con ilPDS diMassimo D'Alema, che conForza Italia diSilvio Berlusconi, la sinistra era molto più ostile all'idea di realizzare un'alleanza con Berlusconi.
Fra i contrari all'ipotesiButtiglione v'era l'ex segretario Martinazzoli, che dichiarò che sarebbe stato come eleggere unsosia di Berlusconi, la presidente Iervolino ed esponenti comeBeniamino Andreatta,Sergio Mattarella eRosy Bindi; fra i favorevoli a Buttiglione c'eranoFranco Marini e l'ex premierEmilio Colombo.
Furono fatti daCiriaco De Mita tentativi per evitare divisioni, proponendo di ritirare la propria candidatura sia aBianchi che a Buttiglione, che però non cedette alla richiesta. Al voto la candidatura di Buttiglione prevalse su quella di Mancino, ottenendo il 56% del consenso. Giovanni Bianchi venne eletto presidente del partito. Prima dell'elezione il congresso approvò un ordine del giorno per impegnare il nuovo segretario a perseguire una strategia di concorrenza sia a sinistra che a destra, e per escludere, fino al prossimo congresso, alleanze con la destra e Forza Italia. Visto l'esito del congresso, non ritrovandosi nella nuova linea della segreteria a cui il quotidiano di partito doveva fare riferimento,Sergio Mattarella si dimise dalla direzione politica deIl Popolo, compito che poi verrà affidato aLuca Borgomeo.
A novembre del1994 si svolse anche un turno dielezioni amministrative che coinvolsero quasi tre milioni di elettori, in questa occasione il PPI raccolse il 12,7% dei consensi. Martinazzoli fu candidato dal partito asindaco di Brescia, sostenuto nel suo programma anche dalPDS e daiVerdi, dove viene eletto con il 56,5% dei voti, vincendo sul candidato della Lega Nord e di Forza Italia (partiti che pochi mesi prima avevano ottenuto circa il 52% delle preferenze)Vito Gnutti,Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato in carica.
Vi furono diversi altri eletti in altri comuni capiluogo in alleanza con il PDS, come a Brindisi, dove i due segretari nazionali dei due partiti hanno tenuto un comizio in comune in favore diMichele Errico. Ma ci sono stati anche luoghi in cui il partito si presentò da solo e altri in alleanza con partiti della maggioranza parlamentare corrente (con l'esclusione di Alleanza Nazionale).
Con la caduto delprimo governo Berlusconi, il 13 gennaio1995 venne affidato l'incarico di formare un nuovo governo alMinistro del tesoro uscenteLamberto Dini, trattandosi di un esecutivo composto di soli tecnici, in linea con quanto chiesto dal PPI. In seguito si riunirono i leader della nuova maggioranza per stabilire il lavoro da compiere in Parlamento nei prossimi mesi, riunione in cui furono presentiMassimo D'Alema,Mariotto Segni eUmberto Bossi, si assentò volontariamente Buttiglione, che venne sostituito dai capigruppi di Camera e Senato Andreatta e Mancino. Così dopo sei mesi dall'inizio dellaXII legislatura, il Partito Popolare poté rientrare a far parte, insieme aiProgressisti, nella maggioranza parlamentare, e si arrivò alla formazione delgoverno Dini il 17 gennaio1995 che rimase in carica fino al 18 maggio1996.
Il 30 gennaio1995Rocco Buttiglione partecipa al primo congresso diAlleanza Nazionale, immediatamente dopo lasvolta di Fiuggi, e, apprezzando quell'operazione di cambiamento attuata daGianfranco Fini, rivela un'ampia apertura all'ipotesi d'alleanza con la coalizione dicentro-destra guidata daSilvio Berlusconi, suscitando forti reazioni nel partito. Secondo Buttiglione, la coppia Berlusconi-Fini, non era più, secondo il suo precedente giudizio, da ritenersi compromettente per il sistema istituzionale italiano, capace cioè di portare a un deragliamento verso soluzionipopulistiche eautoritarie; e sarebbe anche possibile con loro riuscire ad elaborare e attuare una politicamoderata, vicina alcentro e come alleato di pari grado.
L'ipotesi di un'alleanza con ladestra non era ritenuta praticabile dalla componente asinistra del partito. Secondo il parere diBeniamino Andreatta, si sarebbe seguito un disegno opposto ai motivi fondativi del Partito Popolare, sia con Berlusconi che con Fini non si sarebbe potuto costruire una società rispettosa dei criteri dilegalità, delloStato di diritto e della difesa delleminoranze, e notava come non fosse sufficiente dichiararsi liberali per esserlo. Mariotto Segni aveva alcuni giorni prima proposto per primo di schierarsi a livello nazionale al Partito Popolare, ma il suo progetto contemplava l'unione a forze liberal democratiche e riformiste, in congiunzione alla sinistra democratica rappresentata dal PDS; considerava la coalizione di Berlusconi distante dal centro e il centro non in grado di influenzarla in maniera autonoma e autorevole.
Tre giorni dopo l'apertura di Buttiglione, il presidente Bianchi, Mancino e Andreatta si espressero a favore della possibile candidatura dell'economistaRomano Prodi alla guida di un'alleanza di centrosinistra, che avrebbe anche permesso al Partito Popolare di guidare la coalizione, essendo Prodi un rappresentante di una politicacattolica democratica.
Buttiglione non gradì che importanti esponenti del partito si esprimessero in favore di una linea contraria alla politica seguita dalla segreteria e arrivò a deferirne diversi ai probiviri a partire dal presidente del partito e dai capigruppo di Camera e Senato. La sinistra del Partito Popolare era in aperta ribellione e chiedeva che si consultassero con un referendum interno e un congresso straordinario gli iscritti per far scegliere a loro se fosse il caso di sostenere Romano Prodi o di stringere alleanze con la destra parlamentare.
In vista delleelezioni regionali del 1995 e delle contestualielezioni amministrative, Buttiglione mostrò anche aperture all'ipotesi di alleanze con il PDS e comprensione per il problema di formare alleanze con Alleanza Nazionale, dopo aver ricevuto in merito considerazioni negative dalla maggior parte dei dirigenti regionali, i quali riferivano di un'impossibilità di dialogo e di non percepire localmente differenze rispetto alneofascistaMSI.
Tuttavia, l'8 marzo decise di firmare un accordo elettorale con ilPolo delle Libertà, che definiva l'intenzione di presentarsi alle regionali in una lista unica insieme a Forza Italia, CCD e altri partiti, con unione dei simboli, e l'accettazione dell'appoggio di Alleanza Nazionale al secondo turno delle elezioni provinciali e comunali (previsto dalla nuova legge elettorale allora in vigore).
Secondo Buttiglione, anche se il PDS stava offrendo tutto il possibile per vincolare a sé il Partito Popolare, l'accordo sarebbe stato da evitarsi, in quanto un'alleanza di questo tipo si sarebbe trasformata in un'"alleanza strategica", mentre si sarebbe dovuto invece puntare alla guida di un'area moderata, assicurandola contro il rischio di una deriva di destra. Buttiglione poneva l'attenzione sulle differenze culturali e i differenti interessi che avrebbero separato il partito dalla sinistrasocialdemocratica del PDS, ritenendo, al fine di riconquistare il consenso democristiano perduto, di dover impedire che quegli elettori, che si sentivano alternativi alla sinistra e che nel contesto del momento non avrebbero altrimenti visto alternative alla destra, sentissero di non poter fare altro che votare per Berlusconi e per Fini, cosa che avrebbe portato a serie conseguenze per la politica del Paese.
Sostenendo la linea di apertura con la destra però Buttiglione perse il consenso di alcuni esponenti che l'avevano appoggiato, comeFranco Marini, che era stato nominato dal segretario responsabile organizzativo, secondo il quale una svolta a destra non era consentita dal DNA dei cattolici democratici; diEmilio Colombo (già referente di un gruppo della "destra democristiana"), che si sentì profondamente offeso da quelle decisioni, ritenute contrarie alla storia del partito e ai suoi rappresentanti storici; e diLuca Borgomeo. Fra coloro che invece ne appoggiavano le scelte c'eranoFlaminio Piccoli eRoberto Formigoni.
La questione venne affrontata l'11 marzo al Consiglio nazionale: altri cinque deputati e 11 senatori lasciarono i gruppi parlamentari del Partito Popolare, andando a unirsi ai gruppi del CCD.
L'11 marzo1995 la crisi del partito raggiunse il culmine quando la maggioranza del Consiglio Nazionale, sconfessando l'alleanza elettorale conForza Italia, annunciata da Buttiglione, lo sfiduciò e lo dichiarò decaduto eleggendo segretarioGerardo Bianco. Decisivo fu in questa occasione il voto di molti che avevano in precedenza sostenuto Buttiglione comeFranco Marini eEmilio Colombo. Buttiglione rifiutò di lasciare la carica e sospese il Consiglio Nazionale. Una sentenza della magistratura confermò successivamente Buttiglione nella carica di legittimo segretario, obbligandolo però ad attuare la linea politica fissata dal Consiglio Nazionale.
Il Partito Popolare si trovava in quel momento alla guida di 14 regioni: inMolise da solo; inPiemonte,Liguria,Abruzzo,Lazio,Campania,Sardegna si erano formate coalizioni con il PDS; altre alleanze di centrosinistra inMarche eBasilicata; conLega Nord e socialisti inLombardia, con partiti minori inVeneto, conSüdtiroler Volkspartei ed altri movimenti autonomisti inTrentino-Alto Adige, in giunte democristiane e socialiste inCalabria e inSicilia. Il PPI era all'opposizione rispetto alle giunte regionali diEmilia-Romagna,Toscana eUmbria (PDS e altri partiti);Friuli-Venezia Giulia (Lega Nord) e Valle D'Aosta (Union Valdôtaine).
La frattura tra le due anime del partito non si ricompose tanto che, alleelezioni regionali del 23 aprile1995, esse parteciparono separatamente: l'ala del partito fedele a Buttiglione presentò liste comuni conForza Italia, in tutte le quindici regioni a statuto ordinario chiamate al voto, con la denominazione diForza Italia - il Polo Popolare, mentre quella guidata da Gerardo Bianco, si presentò con proprie liste (inToscana eLazio assieme alPatto dei Democratici) in alleanza con le forze di centrosinistra (tranne che nelleMarche e inCampania, dove sostenne propri candidati alla presidenza della regione), con il nome diPopolari e un simbolo inedito: un gonfalone bianco con sopra disegnato il profilo di uno scudo. Lo slogan adottato dai Popolari fulo scudo c'è, la croce aggiungila tu: infatti l'uso del tradizionale scudo crociato era precluso dalla disputa in atto tra le due componenti per la proprietà del simbolo.
Il 24 giugno1995 venne finalmente raggiunta un'intesa tra Bianco e Buttiglione: le due componenti si sarebbero separati, ottenendo il primo il nome (Partito Popolare Italiano) e il secondo il simbolo storico (lo scudo crociato) del partito, con il quale Buttiglione nel luglio successivo diede vita alla sua nuova formazione politica collocata nelPolo per le Libertà: iCristiani Democratici Uniti.
Il PPI partecipò alle elezioni politiche del 21 aprile1996 nell'ambito della coalizione dell'Ulivo e alla Camera, nel proporzionale, presentò liste comuni conSVP,PRI, l'Unione Democratica diAntonio Maccanico e iComitati per l'Italia che vogliamo di Romano Prodi: la cosiddetta listaPopolari per Prodi, che ottenne il 6,8% dei voti e 4 deputati nel proporzionale, e nel maggioritario, sotto il simbolo dell'Ulivo, furono invece eletti 66 deputati e 32 senatori popolari.
Il partito fece parte della maggioranza che espresse i governi dellaXIII Legislatura dal1996 al2001, in cui suoi esponenti assunsero importanti cariche governative, comeBeniamino Andreatta,Sergio Mattarella,Rosa Russo Iervolino eRosy Bindi.
Nel III Congresso del partito tra il 9 e il 12 gennaio 1997 a Roma,Franco Marini (exsegretario generale della CISL,ministro del lavoro e tra i fondatori del PPI) viene elettosegretario del Partito Popolare Italiano, battendoPierluigi Castagnetti (exdeputato e capodelegazione alParlamento europeo), e succedendo aGerardo Bianco che viene elettopresidente del partito, guidando una segreteria volta a rimarcare la propria individualità all'interno dellacoalizione deL'Ulivo, in contrasto con l'idea diRomano Prodi di una vera e propria unione dei partiti.
Alleelezioni europee del 1999 il partito ottiene il 4,24% dei voti, riuscendo ad eleggere nellacircoscrizione Italia nord-ovestGuido Bodrato (che verrà eletto come capodelegazione del PPI), nellacircoscrizione Italia centro il segretarioMarini, nellacircoscrizione Italia meridionaleCiriaco De Mita e in quellainsulareLuigi Cocilovo, risultato considerato molto negativo, che porta alle dimissioni di Marini e la convocazione di un congresso straordinario.
Al IV Congresso straordinario del PPI aRimini tra il 30 settembre e il 2 ottobre1999, avviene l'elezione del successore diFranco Marini alla segreteria nazionale, dove si candidanoPierluigi Castagnetti (supportato dal segretario uscente Marini e il favorito all'elezione), ilvicesegretario uscenteDario Franceschini e ilMinistro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologicaOrtensio Zecchino (supportato daCiriaco De Mita), e viene eletto Castagnetti con il 69,12% dei voti (più alta del previsto), mentre Franceschini e Zecchino ottengono rispettivamente il 16% e il 13%[8]. Nel corso del congresso viene approvata a sorpresa, nella confusione generale che scatena quasi una rissa, una mozione proposta dal segretario del PPI di Brescia (fedelissimo diMino Martinazzoli) che cancella la figura del presidente dagli organigrammi del partito, impedendo ipoteticamente al segretario uscente Marini di essere eletto a quella carica, oltre a tentare di scardinare l'alleanza Marini-Castagnetti[8]. Sotto la sua guida, il PPI è stato fautore di una ristrutturazione dello schieramentocentrista, pur nella logicabipolare, e di un'alleanza colcentro-sinistra.
Il 18 ottobre2000, con la segreteria diCastagnetti, il PPI è stato tra i promotori della confluenza nellalista elettoraleLa Margherita diFrancesco Rutelli, insieme agli altri partiti di centro deL'Ulivo:I Democratici diArturo Parisi,Rinnovamento Italiano diLamberto Dini e l'Unione Democratici per l'Europa diClemente Mastella.
Nata come alleanza elettorale, la Margherita diventò poi un vero partito, fondendo il PPI, i Democratici e Rinnovamento Italiano, senza però l'UDEUR. L'attività politica del PPI fu pertanto sospesa, e il partito divenne un'associazione politico-culturale denominataI Popolari dopo il suo ultimo Congresso Nazionale del2002.
Nel2003 alcuni esponenti popolari, che non avevano condiviso la scelta dello scioglimento nellaMargherita (tra cuiGerardo Bianco,Alberto Monticone,Lino Duilio), diedero vita a un altro movimento politico-culturale, pur rimanendo all'interno del partito diFrancesco Rutelli, denominatoItalia Popolare.
Molti dei membri dell'ex PPI, in quanto parte della Margherita, sono poi confluiti il 14 ottobre2007 nelPartito Democratico: le correnti di riferimento sonoI Popolari,Democratici Davvero,Ulivisti,Teodem elettiani.
| Elezione | Voti | % | Seggi | |
|---|---|---|---|---|
| Politiche 1994 | Camera | 4.287.172 | 11,0 | 33 / 630 |
| Senato | NelPatto per l'Italia | 31 / 315 | ||
| Politiche 1996 | Cameraa | NeiPopolari per Prodi | 6,81 | 62 / 630 |
| Senato | Nell'Ulivo | 26 / 315 | ||
| Politiche 2001 | Camera | NellaMargherita | 43 / 630 | |
| Senato | Nell'Ulivo | 17 / 315 | ||
| a Nella listaPopolari per Prodi, conSVP,PRI,UD eComitati per l'Italia che vogliamo diRomano Prodi. | ||||
| Elezione | Voti | % | Seggi | |
|---|---|---|---|---|
| Europee 1994 | 3.289.143 | 9,9 | 8 / 87 | |
| Europee 1999 | 1.316.830 | 4,2 | 4 / 87 | |
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