IlPartito Liberale Italiano (PLI) è stato unpartito politicoitaliano, fondato sull'impostazioneliberale,liberista elaica dello Stato, che rappresentava idealmente la tradizione moderata delRisorgimento, erede dell'Unione Liberale, o anche Partito Liberale Costituzionale (oDestra storica), che aveva avuto inCamillo Benso di Cavour il massimo rappresentante.
Il partito nacque comeaggregazione di esponenti liberali in risposta alla crisi del sistema parlamentare, assunse un atteggiamento di collaborazione con il governofascista fino aldelitto Matteotti del 1924. Sciolto dal regime fascista con le altre organizzazioni politiche nel 1926, fu ricostituito nell'estate del 1943 per iniziativa diBenedetto Croce eLuigi Einaudi[13]. Una componente giovanile e riformatrice intorno aNicolò Carandini eLeone Cattani fuoriuscì nel 1948 e si organizzò nelMovimento Liberale Indipendente, che si sciolse nel 1951 e divenne il nucleo del nuovo PLI di Roma. Il PLI svolse un ruolo modesto nel panorama politico italiano, a causa di un limitato consenso elettorale, riuscendo ugualmente ad esprimere i primi duepresidenti della Repubblica Italiana:Enrico De Nicola eLuigi Einaudi.
Al suo interno vi fu a lungo un contrasto alquanto acceso tra le varie correnti, in particolare nel primo decennio del dopoguerra.
Caratterizzato dal liberalismo riformatore di Croce, sotto la segreteria diRoberto Lucifero (1947-48) si spostò su posizioniconservatrici. Riportato sulla linea di centro laico dal suo successoreBruno Villabruna, ebbe una nuova modifica del suo indirizzo politico verso posizioni liberiste sotto la segreteria diGiovanni Malagodi dal 1954.
La componente minoritaria disinistra legata agli spunti culturali del giornaleIl Mondo, diretto daMario Pannunzio, già uscita una prima volta nel 1948 (costituendo ilMLI), salvo tornare al Convegno per l'unificazione delle forze liberali di Torino nel 1951, assunse un'opposizione intransigente a Malagodi e si distaccò definitivamente dal PLI nel 1955 per fondare ilPartito Radicale, che non ebbe successo elettorale.
Sotto la leadership di Malagodi il PLI si distinse per la sua opposizione vigorosa ai governi dicentro-sinistra, rifiutando nello stesso tempo ogni compromesso con la destra estrema del MSI e con la destra dei monarchici. Solo nel 1972 ritornò ad un governo[14] centrista guidato daGiulio Andreotti, con Malagodi ministro del Tesoro. Dopo il declino di questa politica, nel 1976 il partito subì una nuova correzione dell'indirizzo politico verso sinistra, guidata dal nuovo segretarioValerio Zanone. Partecipò negli anni ‘80 a numerosi governipentapartitici, fino al suo scioglimento nel 1994 e alla diaspora liberale nel panorama politico italiano.
A livello internazionale è stato tra i fondatori dell'Internazionale Liberale nel 1947 ed è sempre stato membro deiGruppi Liberali e Democratici Europei.
Le forze politicheliberali furono le protagoniste del processo che si compì nel 1861 e che condusse all'Unità d'Italia in alleanza con laMonarchia diCasa Savoia. La natura estremamente elitaria del nuovoStato italiano comportò che l'interoParlamento divenisse praticamente espressione di tale ideologia politica, sebbene suddivisa frauna fazione rigidamenteconservatrice, eun'altra progressista e innovatrice. Quest'assoluto predominio, unito ai fenomeni ditrasformismo che ben presto caratterizzarono la politica nazionale, impedirono la costituzione di un partito vero e proprio. I liberali diedero vita a numerosi governi, tra i quali quello diCavour, diGiuseppe Zanardelli e diGiovanni Giolitti.
Labreccia di Porta Pia nel 1870, e il conseguente insorgere dellaQuestione romana, scavarono un solco profondissimo fra i "cavouriani" liberali intransigenti, i quali convinti del concetto di "Libera Chiesa in libero Stato", e ilmondo cattolico, spingendo quest'ultimo all'opposizione del regime sabaudo e dell'ordine politico vigente.
Giovanni Giolitti, erede della tradizione liberale emonarchica, promosse per primo un accordo con i cattolici tradizionalisti (Patto Gentiloni), in seguito all'approvazione, nel 1912, della riforma elettorale che introduceva ilsuffragio universale, anche se solo maschile.Giolitti aveva promesso aisocialisti diLeonida Bissolati eFilippo Turati la riforma elettorale in cambio del loro appoggio allaguerra italo-turca[senza fonte]. Fino ad allora nelRegno d'Italia ilsuffragio era stato ristretto a una base elettorale esigua.
Dopo la riforma, il suffragio elettorale allargato, che concedeva il diritto di voto a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto i 21 anni, indipendentemente dal censo, portò l'azione istituzionale giolittiana ad occupare lo spazio tra ilcentro dello schieramento politicoitaliano e le posizioniliberali disinistra.
Su tali basi la lista giolittiana, che comprendeva anche candidati cattolici, ottenne nelleElezioni politiche italiane del 1913, le prime asuffragio universale maschile, una schiacciante vittoria elettorale ai danni dei socialisti, deirepubblicani e deiradicali con il 51 % dei voti espressi e, su 508 seggi, 260 eletti.

L'introduzione delsistema proporzionale nel 1919 e il conseguente trionfo deipartiti di massasocialista epopolare costrinse anche i liberali a cominciare a porsi il problema di forme organizzative stabili.
Il Partito Liberale si costituì in vero e proprio partito strutturato nel 1922, lo slogan era: "Organizzarsi o morire".[15] Nonostante la riorganizzazione, conGiovanni Giolitti,Antonio Salandra eVittorio Emanuele Orlando, continuò tuttavia ad essere più un punto di riferimento aperto che un partito monolitico in grado di proporsi al paese come la sola espressione della rappresentanza politica liberale. Di fronte all'ascesa delfascismo, i liberali chiesero un ritorno alle norme statutarie ossia al governo del re,[16] e in vari casi collaborarono all'instaurazione del nuovo regimetotalitario, sia a livello centrale dove suoi esponenti entrarono nelGoverno Mussolini all'indomani dellaMarcia su Roma, sia a livello locale.
Il movimento mussoliniano era inizialmente considerato un argine all’ascesa del movimento operaio e delle forze dellasinistra e in occasione delleelezioni del 1924 sue personalità accettarono di entrare nelListone Mussolini, con l’importante eccezione diGiovanni Giolitti. Le liste, che però ottennero magri risultati: l'1,09% e quattro seggi alla Camera dei deputati. In seguito aldelitto Matteotti e aidecreti che eliminavano la libertà di stampa, il partito prese le distanze dal fascismo durante il II Congresso di Livorno.[17] L'avvento delladittatura comportò lo scioglimento di tutti i partiti all'infuori del PNF, con un numero limitato di liberali trovò unmodus vivendi con il regime.
D'altra parte, il filosofo e storicoBenedetto Croce, che nel 1922 aveva giustificato il fascismo come esigenza temporanea per ridare ordine, divenne un convintoantifascista dal 1924: per tutto il ventennio, in Italia e all'estero, egli diede vita all'opposizione morale e intellettuale alla dittatura, in nome della "religione dellalibertà" e del richiamo alRisorgimento nazionale: un'opposizione che, per l'enorme prestigio internazionale del filosofo e il suo seggio dasenatore a vita fu tollerata, almeno fino a un certo segno, lasciandogli continuare liberamente i suoi studi, senza attuare propaganda politica attiva dopo il 1925.[18] Fu in quell'anno che Croce redasse ilManifesto degli intellettuali antifascisti, pubblicato su vari quotidiani in risposta alManifesto degli intellettuali fascisti diGiovanni Gentile, uno degli ultimi atti di opposizione al regime, prima che anche la stampa cadesse sotto il controllo del fascismo nel 1926.


Dopo il25 luglio 1943, alcuni esponenti politici liberali ripresero a partecipare all'attività politica in nome del Partito Liberale, sulla base del proprio prestigio personale prima ancora che il partito fosse formalmente ricostituito. Sorse in tal modo il desiderio e l'esigenza di rifondare il Partito Liberale sciolto dal fascismo.
Alcuni, come ad esempioLeone Cattani,Nicolò Carandini eMario Pannunzio, iniziarono, dopo l'8 settembre 1943, a pubblicare in clandestinità un periodico, ilRisorgimento Liberale. Dopo laliberazione della capitale,Risorgimento Liberale diventò l'organo ufficiale dell'embrione di partito che andava ricostituendosi. Per analogia con gli altri partiti a base ideologica, venne coniato il termine Partito Liberale Italiano. Rimase sempre forte il senso di continuità storica con il partito precursore e la fase costituente del PLI fu vista e vissuta essenzialmente come la riorganizzazione del Partito Liberale.
L'attività politica in questa fase iniziò a prendere forme consistenti con l'adesione al progetto della ricostituzione liberale da parte di alcuni esponenti storici del liberalismo italiano comeBenedetto Croce,Luigi Einaudi,Vittorio Emanuele Orlando,Alessandro Casati,Marcello Soleri eManlio Brosio.
Grazie soprattutto aLeone Cattani,Alessandro Casati eMarcello Soleri, il Partito Liberale partecipò alla formazione e all'attività delCLN. Al sud nel 1944Benedetto Croce, criticato però daNicolò Carandini eMario Pannunzio, fu ministro senza portafoglio nelsecondo governo Badoglio in rappresentanza dei Liberali. Il Partito Liberale Italiano avviò la sua fase di ricostituzione politica grazie al prestigio diBenedetto Croce e diVittorio Emanuele Orlando partecipando, in maniera numericamente ridotta, ma efficace per le iniziative di combattimento sostenute, sia allaResistenza partigiana che ai governi di unità nazionale guidati daIvanoe Bonomi eFerruccio Parri. Sempre a nome del ricostituito Partito Liberale fecero parte delGoverno Bonomi II:Benedetto Croce,Nicolò Carandini eAlessandro Casati.
Al nordEdgardo Sogno, medaglia d'oro della resistenza e capo dell'Organizzazione Franchi, partecipò alCLNAI in rappresentanza del Partito Liberale. Durante laResistenza i Liberali parteciparono attivamente alle azioni militari partigiane ed ebbero molti caduti tra le loro file. Molti di essi militarono nelle Formazioni Autonome, i cosiddettiBadogliani.
Sebbene nell'atto costitutivo approvato nel Congresso di Roma (dal 9 aprile al 3 maggio 1946) vi fosse un esplicito riferimento all'epoca giolittiana, il Partito Liberale Italiano (PLI) ebbe una rilevante componente didestra.
Essa mantenne senza equivoci la qualifica di forza antifascista e si attestò su posizioniconservatrici,monarchiche enazionaliste.
Nelreferendum istituzionale per la scelta trarepubblica emonarchia, il PLI si schierò per la monarchia[19]. La stragrande maggioranza dei liberali votò a favore della Monarchia, anche se Croce, successivamente, invitò il PLI a integrarsi e servire fedelmente la Repubblica.
Alleelezioni del 1946 per l'Assemblea Costituente il PLI si alleò colPartito Democratico del Lavoro formando l'Unione Democratica Nazionale, che ottenne il 6,8% dei suffragi e 1.560.638 voti, ottenendo 41 seggi, quarto gruppo dopo democristiani, socialisti e comunisti. Nella stesura dellaCostituzione l'ideologia liberale fu una delle dominanti insieme a quella cattolica ed a quella marxista. Il liberaleEnrico De Nicola fu elettocapo provvisorio dello Stato dall'Assemblea Costituente e in seguito primoPresidente della Repubblica Italiana. Gli succedette un altro liberale,Luigi Einaudi, eletto nel 1948.
Alleelezioni politiche del 1948, il PLI, insieme alFronte dell'Uomo Qualunque, formò una lista unica: ilBlocco Nazionale, che ottenne 1.003.727 voti, pari al 3,82%, conseguendo 19 seggi alla Camera e 10 al Senato.
Il Partito Liberale fu parte, dal 1947 al 1958, delcentrismo, coalizione che la vedeva impegnata con laDemocrazia Cristiana, ilPartito Repubblicano e ilPartito Socialista Democratico. Tale alleanza ebbe un chiaro orientamento atlantista, filo-occidentale e anticomunista, sottolineato dall'adesione allaNATO e l'accettazione delPiano Marshall da parte degli Stati Uniti.
La corrente di sinistra nel 1955 diede vita alPartito Radicale, mentre la rivolta ungherese del 1956 provocò la fine dell'alleanza traPartito Socialista ePartito Comunista, con la conseguente adesione dei socialisti all'area di governo, dando origine alcentro-sinistra nel 1962; questo provocò il passaggio dei liberali all'opposizione.

La segreteria diGiovanni Malagodi valorizzò posizioni maggiormenteliberiste, vicine agli insegnamenti di Einaudi, sfociate in una durissima opposizione alla nazionalizzazione dell'energia elettrica e in generale alla formula delcentro-sinistra. Questa dura contrapposizione alle riforme varate dal nascente centro-sinistra portò ad un sostanziale avanzamento elettorale, nel1963 i liberali ottennero il miglior risultato dell'epoca repubblicana, con l'elezione di 39 deputati e 18 senatori, raddoppiando la propria rappresentanza parlamentare. Guadagnò voti in tutta Italia, specialmente nel Nord Ovest, zona di maggior influenza liberale, ma comunque in tutto il Nord Italia, a Roma e in Sicilia, dove ottenne più del 10% dei voti.
Il Partito liberale fu uno degli strenui oppositori della riforma urbanistica ideata dal ministroFiorentino Sullo e che cercava di limitare gli effetti negativi della speculazione edilizia. In generale, il PLI di Malagodi si presentò come il difensore della proprietà privata, dellalibera impresa e del risparmio individuale. Avversò quindi anche ogni forma didirigismo economico e la partecipazione delle imprese dello Stato (le imprese statali) ad attività imprenditoriali di mercato.
Grazie a queste posizioni il PLI arrivò a triplicare i propri consensi elettorali soprattutto al nord. In particolare il PLI si oppose allenazionalizzazioni, soprattutto di quella dell'industrie elettriche e all'istituzione delle regioni, viste come inutili forme di dissipazione del denaro pubblico. Il cavallo di battaglia era la lotta agli sprechi della pubblica amministrazione e all'eccessiva tassazione.
Rimasto all'opposizione per tutti glianni sessanta, il PLI subì una crisi elettorale che lo portò a diventare marginale nello scacchiere politico italiano, anche a causa dello spostamento a sinistra dell'elettorato negli anni settanta. Malagodi durante la sua segreteria mantenne sempre un approcciolaico intransigente sulle questioni dal punto di vista morale ed etico, in particolare quando appoggiò il progetto di legge suldivorzio proposto dal deputato liberaleAntonio Baslini, insieme al socialistaLoris Fortuna, detta appuntoLegge Fortuna-Baslini, che segnò l'inizio della stagione dei diritti civili in Italia.
Il PLI tornò nell'area di governo nel 1972, quando entrò nelGoverno Andreotti II con l'organica partecipazione di ministri e sottosegretari, l'esecutivo fu anche noto comeGoverno Andreotti-Malagodi. Lo stesso Malagodi fuMinistro del Tesoro.
Alleelezioni politiche del 1976 il PLI ebbe un significativo calo e la guida del partito passò alla corrente di sinistra favorevole alla collaborazione con i socialisti e in generale al progetto di costruzione di una maggioranza partecipativa tra DC e partiti laici (PLI, PRI, PSI, PSDI).Valerio Zanone fu il nuovo segretario a partire dal 1976 e iniziò gradatamente ad orientarlo verso posizioni diverse dalla sua storia recente (da Malagodi in avanti), richiamando in qualche modo la linea della segreteria diBruno Villabruna.
Neglianni ottanta il PLI fu parte integrante delpentapartito, che univa laDemocrazia Cristiana, all'epoca caratterizzata dal predominio della correntedorotei e di quella diCarlo Donat-Cattin (di sinistra, comunque ostile alPCI), ilPartito Socialista Italiano, ilPartito Socialista Democratico Italiano ed ilPartito Repubblicano Italiano, resasi necessaria in seguito alla crisi del vecchiocentro-sinistra ed alla maggioranza delPreambolo affermatasi nella DC nel congresso del 1980, favorevole ad un'apertura a sinistra che escludesse i comunisti.
Il liberaleRenato Altissimo nei governiSpadolini I,Spadolini II eFanfani V fu Ministro della Salute e Ministro all'Industria, Commercio e Artigianato nelCraxi I.
La Regione che diede i migliori risultati per il PLI fu inequivocabilmente ilPiemonte, e in particolare laprovincia di Cuneo, storico feudo elettorale diGiovanni Giolitti,Luigi Einaudi e, nell'ultimo terzo delXX secolo,Raffaele Costa.
Nel 1985 dopo un arretramento elettorale, il vertice nazionale cambiò ancora.Alfredo Biondi e Raffaele Costa diedero vita alla "Costituente Liberale" che portò all'elezione di Alfredo Biondi alla segreteria nazionale. In alcuni comuni pugliesi fu proposto un accordo con ilPCI rompendo con la linea nazionale. La nuova alleanza nelle giunte pugliesi fu proposta dal segretario regionale Valentino Stola[20]. Nel 1986 la componente di sinistra elesse segretarioRenato Altissimo, che portò il partito all'incremento elettorale delle politiche del 1992. In seguito alle dimissioni di Altissimo, viene eletto segretario Raffaele Costa.
Partendo da dati elettorali esigui, era inimmaginabile che il PLI potesse resistere alcicloneTangentopoli.
Sebbene solo sfiorato dalle inchieste diMani Pulite sul finanziamento illecito ai partiti, si sciolse nel 1994, al pari di altri partiti dellaPrima Repubblica. Un dibattito furente precedette il XXII congresso che ne sancì ufficialmente lo scioglimento il 6 febbraio 1994. Già nel corso del 1993 alcuni esponenti liberali avevano però tentato di proseguire una presenza concreta sotto nuovi forme e simboli.
Nel giugno 1993 il presidente dimissionarioValerio Zanone aveva costituito l'Unione Liberaldemocratica, un movimento di ispirazione riformista. Analogamente il segretario in caricaRaffaele Costa, con aAlfredo Biondi eStefano De Luca, sempre nel giugno 1993, aveva fondato l'Unione di Centro, inteso a raggruppare attorno a sé l'elettorato chiaramente alternativo alla sinistra, mentre il gruppo diPaolo Battistuzzi lavorò al progetto diAlleanza Democratica, stabilmente collocato nelcentro-sinistra.
Il giorno dopo lo scioglimento, alcuni esponenti dell'ex PLI scelsero di dare vita a un coordinamento dei liberali ormai sparsi in diversi movimenti nella prospettiva di riunificare in futuro le diverse esperienze dei liberali:Raffaello Morelli fondò laFederazione dei Liberali. In occasione delleelezioni politiche del 1994 laFederazione dei Liberali non si presentò, limitandosi semplicemente alla stesura di un documento di indirizzo politico-programmatico in cui si invitavano ad aderire gli esponenti candidati nei vari schieramenti. La nuova formazione ereditò il seggio del PLI nell'Internazionale Liberale e la stessa sede divia Frattina aRoma, rivendicando in tal modo la continuità del disciolto partito.
Nel 1995 l'Unione Liberaldemocratica confluì in essa e l'anno dopo contribuì alla fondazione dell'Ulivo.
Sostanzialmente i liberali si dispersero in sette direzioni:
Alleelezioni europee del 1994, l'Unione di Centro e ilCCD diPier Ferdinando Casini raggiunsero un accordo elettorale conForza Italia, presentandosi sotto quest'ultimo simbolo. Furono eletti Stefano de Luca e Luigi Flavio.
Attualmente uomini politici liberali si possono trovare in vari partiti italiani:

Nel 1997 fu fondato il Partito Liberale[22] dopo che l'anno precedente i partecipanti ad un convegno aChianciano Terme avevano manifestato la necessità di ricostituirsi in soggetto strutturato[23] per rilanciare la tradizione liberale italiana, imperniata tanto sulliberalismo riformatore diBenedetto Croce[24][25][26] ePiero Gobetti[27], quanto sulle tesiconservatrici eliberiste diGiovanni Malagodi eLuigi Einaudi.[28][29][30] Il nuovo soggetto politico si proponeva così di sostenere politiche diprivatizzazione eliberalizzazione dei settori non strategici[31] a favore dellalibera concorrenza, e promuovere la riduzione deldebito pubblico attraverso il taglio dellaspesa corrente in un quadro di sostanziale apertura in materia didiritti civili.[32]
Dopo un'iniziale intesa con l'Unione Democratica per la Repubblica e ilPatto Segni[33] il Partito Liberale stipulò un accordo conForza Italia alla vigilia delleelezioni europee del 1999.[34][35]
Allepolitiche del 2006 il Partito Liberale (che dal 2004 aveva mutato nome in Partito Liberale Italiano) aderì allaCasa delle Libertà. Due anni dopo, tuttavia, concorse alleelezioni politiche con liste autonome, in cui confluirono altri soggetti minori (Polo Civico di Centro, Unione Cattolica Italiana), e raccolse lo 0,3% dei voti.[36][37]
A gennaio 2011 il PLI aderì alNuovo Polo per l'Italia insieme ad altre formazioni centriste[38][39] e nel novembre successivo, con le dimissioni delgoverno Berlusconi IV, diede pieno sostegno all'ipotesi di ungoverno tecnico guidato daMario Monti. La partecipazione alle successiveelezioni politiche del 2013 avvenne con liste autonome, presenti in alcune circoscrizioni, che raccolsero meno dello 0,1% dei voti.
Nel febbraio 2014 diversi esponenti ed ex esponenti del PLI costituirono "I Liberali"[40][41]. Alleeuropee del 2014 il PLI prese parte alla lista elettorale di area liberaldemocraticaScelta Europea,[42] che ottenne lo 0,7% dei voti.
Per leelezioni politiche del 2018, il PLI aderì alla coalizione di centro-destra[43] e grazie all'accordo con laLega elesse due suoi iscritti (Giuseppe Basini alla Camera eCinzia Bonfrisco al Senato), che scelsero tuttavia di iscriversi ai gruppi parlamentari della Lega. Nel corso del 2019 la presa di distanza dalle posizioni della Lega[44] si tradusse nella necessità di "un'ampia coalizione liberale contro isovranismi"[45], in opposizione alla quale i parlamentari Basini e Bonfrisco fondarono la "Destra Liberale Italiana" alleata della Lega[46][47]. A marzo 2020I Liberali rientrarono nel PLI eCarlo Scognamiglio fu nominato presidente d'onore. Nei mesi successivi fu avviato, ma non venne perfezionato, l'avvicinamento del PLI alle forze di arealiberaldemocratica, promosso a partire dalla costituzione del gruppo parlamentare diAzione e+Europa.[48][49]
Il 30 luglio 2022, in vista delleelezioni politiche anticipate, il Consiglio Nazionale sfiducia il presidente Stefano De Luca e il co-segretario Nicola Fortuna, mentre il nuovo presidente diventa Francesco Pasquali e il segretario Roberto Sorcinelli si professa favorevole ad un'alleanza con il centro-destra;[50][51] la decisione del Consiglio viene tuttavia contestata da De Luca, che avvia una battaglia legale dichiarandosi legittimo rappresentante del PLI.[52] Alle elezioni politiche sostiene la lista diForza Italia[53], mentre alleeuropee del 2024 sigla un accordo con la Lega.[54]
Nel luglio 2025 il tribunale di Roma diffida Sorcinelli e Pasquali dall'uso del simbolo e del nome del partito, dichiarando come legittimi rappresentanti Stefano De Luca e Grazio Trufolo, eletti dal congresso del PLI nei giorni precedenti.[55][56][57]
I valori e gli obiettivi programmatici erano basati sul principioliberale "La tua libertà finisce dove inizia la mia", visto come il principale obiettivo da perseguire.
Sul piano economico fuliberista, fautore dellibero mercato e dell'economia di mercato.
All'interno vi erano varie correnti: una maggioranza corposa, "di destra", si ispirava chiaramente ai concetti delliberalismo conservatore; una di centro si basava oltre che sulliberalismo classico naturalmente al pensiero crociano e giolittiano e infine una disinistra.
Fino al 1946 il partito ostentò un atteggiamentomonarchico, che si trasformò in una posizione di totale accettazione della Repubblica dopo l'esito del referendum, nonché decisamentelaico, secondo il celebre detto di Cavour "Libera Chiesa in libero Stato".
| Elezione | Voti | % | Seggi | |
|---|---|---|---|---|
| Politiche 1924z | Camera | 108.035 | 1,51 | 7 / 535 |
| Politiche 1946a | Costituente | 1.560.638 | 6,78 | 31 / 556 |
| Politiche 1948b | Camera | 1.003.727 | 3,82 | 14 / 574 |
| Senato | 1.222.419 | 5,40 | 7 / 237 | |
| Politiche 1953 | Camera | 815.929 | 3,01 | 13 / 590 |
| Senato | 695.816 | 2,86 | 3 / 237 | |
| Politiche 1958 | Camera | 1.047.081 | 3,54 | 17 / 596 |
| Senato | 1.012.610 | 3,87 | 4 / 315 | |
| Politiche 1963 | Camera | 2.144.270 | 6,97 | 39 / 630 |
| Senato | 2.043.323 | 7,44 | 18 / 315 | |
| Politiche 1968 | Camera | 1.850.650 | 5,82 | 31 / 630 |
| Senato | 1.943.795 | 6,79 | 16 / 315 | |
| Politiche 1972 | Camera | 1.300.439 | 3,89 | 20 / 630 |
| Senato | 1.319.175 | 4,38 | 8 / 315 | |
| Politiche 1976 | Camera | 480.122 | 1,31 | 5 / 630 |
| Senato | 438.265 | 1,39 | 2 / 315 | |
| Politiche 1979 | Camera | 712.646 | 1,94 | 9 / 630 |
| Senato | 691.718 | 2,21 | 2 / 315 | |
| Europee 1979 | 1.271.159 | 3,63 | 3 / 81 | |
| Politiche 1983 | Camera | 1.066.980 | 2,89 | 16 / 630 |
| Senato | 834.771 | 2,69 | 6 / 315 | |
| Europee 1984c | 2.140.501 | 6,09 | 3 / 81 | |
| Politiche 1987 | Camera | 809.946 | 2,10 | 11 / 630 |
| Senato | 700.330 | 2,16 | 3 / 315 | |
| Europee 1989d | 1.532.388 | 4,40 | 0 / 81 | |
| Politiche 1992 | Camera | 1.121.264 | 2,86 | 17 / 630 |
| Senato | 939.159 | 2,82 | 4 / 315 | |
| z Risultato delle due liste che utilizzarono il simbolo del partito. Molti liberali furono però eletti con laLista Nazionale a Tra i 41 seggi dell'Unione Democratica Nazionale b Tra i 19 e i 7 seggi delBlocco Nazionale, più due candidati indipendenti c ConPRI (totale seggi: 5, di cui 3 PLI) d ConPRI eFederalisti (seggi PLI: nessuno) | ||||
url (aiuto).url (aiuto).url (aiuto).url (aiuto).url (aiuto).Altri progetti
| Predecessore | Partito alla Presidenza della Repubblica Italiana | Successore |
|---|---|---|
| fu il primo | 1946 - 1955 | Democrazia Cristiana |
| Predecessore | Partito alla Presidenza del Senato della Repubblica Italiana | Successore | |
|---|---|---|---|
| Partito Socialista Democratico Italiano | 1951 - 1952 | Indipendente | I |
| Democrazia Cristiana | 1987 - 1987 | Partito Repubblicano Italiano | II |
| Prima Repubblica |
| ||||||||
|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
| Seconda Repubblica |
| ||||||||
| Stato liberale (1861-1892) | Destra storica ·Sinistra storica ·Partito d'Azione ·Federazione italiana dell'Associazione internazionale dei lavoratori ·Estrema sinistra storica ·Partito Socialista Rivoluzionario Italiano ·Partito Operaio Italiano |
|---|---|
| Stato liberale (1892-1922) | Partiti:Partito Socialista Italiano ·Partito Repubblicano Italiano ·Partito Radicale Italiano ·Lega Democratica Nazionale ·Unione elettorale cattolica italiana ·Associazione Nazionalista Italiana ·Partito Socialista Riformista Italiano ·Cattolici Conservatori ·Partito Democratico Costituzionale Italiano ·Fasci d'Azione Rivoluzionaria ·Partito Politico Futurista ·Partito Liberale Democratico Italiano ·Democrazia Sociale ·Partito Popolare Italiano ·Partito Popolare Tirolese ·Partito Libertario Tedesco ·Fasci italiani di combattimento ·Partito Economico ·Partito dei Combattenti ·Partito dei Contadini d'Italia ·Partito Nazionale Fascista ·Partito Agrario Siciliano ·Partito Comunista d'Italia ·Partito Sardo d'Azione Liste elettorali:Liberali ·Liste concordate di liberali, democratici e radicali ·Deutscher Verband ·Liste di slavi e di tedeschi ·Blocchi nazionali |
| Regime fascista (1922-1943) | Partiti:Partito Liberale Italiano ·Partito Socialista Unitario ·Fasci nazionali ·Partito Lucano d'Azione ·Unione Nazionale ·Partito Socialista Italiano (massimalista) ·Partito Socialista Italiano - Sezione dell'Internazionale Operaia Socialista ·Frazione di sinistra del PCd'I ·Partito della Sinistra Cristiana Liste elettorali:Lista Nazionale |
| Periodo costituzionale transitorio (1943-1946) | Partiti:Partito d'Azione ·Movimento per l'Indipendenza della Sicilia ·Movimento di Unità Proletaria ·Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria ·Democrazia Cristiana ·Partito Comunista Internazionalista ·Partito Democratico del Lavoro ·Partito Cristiano Sociale ·Partito Democratico Italiano ·Movimento Unionista Italiano ·Concentrazione Nazionale Democratica Liberale ·Partito Democratico Fascista ·Partito Operaio Comunista ·Concentrazione Democratica Repubblicana ·Fronte dell'Uomo Qualunque Liste elettorali:Blocco Nazionale della Libertà ·Unione Democratica Nazionale ·Fronte Democratico Progressista Repubblicano |