Partinico (Partinicu insiciliano, giàSala di Partinico[4] oSala di Partenico) è uncomune italiano di 30 690 abitanti[1] dellacittà metropolitana di Palermo inSicilia. La città è quinta per popolazione nella provincia diPalermo. Si trova al centro del comprensorio di cui fa da motore per comuni limitrofi.
Essendo Partinico a soli 175 metri di altezza sul livello del mare, la temperatura durante i 12 mesi dell'anno è piuttosto mite, con temperature che oscillano tra i 10 e i 18 durante i mesi invernali e tra i 23 e i 32 durante i mesi estivi.
Sin da epoca preistorica, la piana di Partinico è stata frequentata dall’uomo, come dimostrano i numerosi strumenti litici rinvenuti in diverse località e conservati nel Museo Civico di Partinico. In epoca protostorica invece (XIII-X sec.a.C.) la piana ha visto fiorire un regno sicano, con le città di Inico (Calatubo), Camico (Monte Bonifato), Crastos (Monte Palamita), Iccara (Monte D’Oro). Le due città di Inico e Camico vengono ripetutamente menzionate dalle fonti storiche come appartenenti alla dominazione agrigentina, fino alla conquista romana (III-IV sec. a.C.) che determinò, oltre alla loro scomparsa, la formazione del nuovo nome "Parthenicum".
Durante il regno di Caracalla, infatti, (III secolo d.C) Parthenicum viene citato nel cosiddettoItinerarium Antonini Augusti, e nello stesso viene collocato lungo il percorsoPanormo-Lilybaeum che"per maritima loca" collegava, da Panormus, Hyccara (Carini) con le"Aquae Segestanae sive Pincianae" per poi arrivare aDrepanon e finalmente a Lilybaeum. Parthenicum era una stazione di sosta, posta probabilmente in contrada Sirignano, ove nel secolo scorso sono stati rinvenuti i resti di una sontuosa villa romana, lungo la via che da Panormo passa per ilsantuario della Madonna del Ponte.
Dai tempi della dominazione araba (IX-XI secolo) si conservano ancora gli antichi toponimi di Inico e Camico attraverso le dizioni di "Al Qamah" per indicare Alcamo, e di "B.RT.NIQ" per indicare Partinico, o meglio la "Terra" che era stata della capitale Inico. Al Muquaddasi nella sua opera del 988, intitolata "Ahan 'at Tagasim", parla di Partinico che "non giace sul mare, e produce molta hinna", senza precisare la natura o la consistenza di quest'ultima. Maggiori informazioni ci vengono dai diplomi relativi al periodo normanno(XI-XII secolo). "B.rt.niq (Partinico) è graziosa terra" scriveEdrisi nel 1154; essa ha una fortezza ("Castrum") sul "gaban" che stava "a cavaliere della terra" e un porto detto "Ar-rukn" distante due miglia verso sud.
Nel giugno 1307 Federico II revocò al miles Giovanni de Cammarana l'amministrazione e la procura sulla foresta di Partinico ("foresta della nostra Curia di Partinico"), concedendo la stessa all'abbazia del monastero di Santa Maria di Altofonte e lasciando per sé la parte costiera del bosco, fino ad un tiro di balestra dalla spiaggia, a condizione che la stessa foresta venisse diligentemente custodita. Nel 1309 lo stesso re fece ulteriori concessioni all'abbazia dando licenza di poter costruire ("habitationem de novo facere") nella "località detta 'Sala' del tenimento del bosco di Partinico", con esenzione delle tasse per i primi cento abitanti: questo si può considerare l'atto di nascita dell'attuale Partinico.
Lo sbarco della flotta angioina nellabaia di San Cataldo, avvenuta nel 1314, rese alquanto insicura la piana al punto che, nel 1318, su richiesta di frà Pietro fu data licenza di poter costruire nel casale della Sala del bosco di Partinico una fortezza a difesa dello stesso abate, dei monaci e dei familiari. Tale fortilizio fu costruito "vicino alla montagna Cesarò in un sasso vivo": probabilmente si tratta della torre sul cosiddettoCastellaccio. La foresta rappresenta in questo periodo una realtà economica di un certo rilievo: sia il bosco di Partinico che quello limitrofo nord occidentale di Altavilla, costituivano una fonte preziosa per lo sviluppo del commercio, attraverso la produzione di mirto, carbone, legname di quercia, canne, e l'allevamento di maiali.
Resa "commendataria" l'abazia (1435), tramontò l'epoca della salvaguardia della foresta e fu avviata la politica di concessione della stessa, autorizzandone la radicale trasformazione; questo porterà alla sua totale scomparsa nel giro di pochi decenni. Il bosco era molto poco abitato, sfruttato soprattutto dai carbonai, ed era una località quasi sconosciuta e remota, tanto che era necessario specificare "nelGolfo di Castellammare". L'unica struttura edilizia documentabile di Partinico nel XV secolo è rappresentata da una taverna, denominata "La Charruba".
A cominciare dalla seconda metà del XVI secolo furono costruite numerose chiese. Fra il 1552 e il 1570 fu costruita lachiesa madre che raccolse i simulacri della più anticachiesetta di San Cristoforo; dopo fu fondata lachiesa dell'Immacolata, concessa all'omonima confraternita e costruita nell'attuale corso dei Mille nell'area oggi occupata dai negozi sottostanti l'expretura, e lo stesso retrostante ospedale del 1570 con ingresso dall'attuale piazza Verdi, poi dismesso ed adibito, fino al 1985 apretura mandamentale, ed oggi a sede del settoreUrbanistica delComune di Partinico.
Nel '700, dopo la conquista della Sicilia da parte diCarlo III di Borbone e la cacciata degli austriaci dall'isola (1734-35), l'abbazia diAltofonte, "commendataria" sin dal XV secolo, continuò ad amministrare il territorio di Partinico mediante i suoi abati che cercarono di aumentare i loro profitti attraverso la rivalutazione deifeudi dati inenfiteusi e l'introduzione di nuove tasse sui frutti prima esenti. SecondoFrancesco Maria Emanuele Gaetani, Marchese di Villabianca[nome e cognome] le condizioni di vita dei partinicesi nel XVIII secolo non erano proprio cattive: la popolazione, passata dai 2 032 abitanti del 1631 ai 9 772 del 1798, viveva in una certa agiatezza; le case, sebbene in poco numero, erano "appalazzate", e quasi tutte erano aggregate a granai e magazzini. L'espansione urbanistica nel 1714 raggiunse l'attuale piazza Umberto I, ove fu edificato il collegio di Maria, che accoglieva le ragazze orfane.
Gli archi interni della cantina borbonica di Partinico
L'inizio del XIX secolo portò a Partinico notevoli mutamenti soprattutto nel campo sociale, politico, economico. La permanenza saltuaria del reFerdinando frutterà infatti l'autonomia locale e il titolo di "città", la costruzione della cantina e casina reale, e l'abolizione degli ultimi abusi feudali. Nella seduta del Consiglio Civico riunito nellachiesa di San Leonardo il 10 dicembre 1779, su proposta del marchese della Gran Montagna e dell'avvocato Gaetano Bonura, fu votato all'unanimità un ordine del giorno che tendeva ad ottenere per Partinico il titolo di città e per il Comune la completa emancipazione daPalermo, cui era soggetta sin dal 1616.
Ottenuto il riconoscimento di Comune autonomo con decreto reale del 19 aprile 1800, ed il titolo di città il 25 successivo, gli amministratori del tempo chiesero anche l'abolizione dei diritti feudali ancora esistenti, quali ledecime delle uve e dei terragioli che i contadini dovevano versare nei magazzini dell'azienda abbaziale siti in via Principe Amedeo, angolo via Bellini, all'interno del cortile ancora oggi detto "Cortile della Decima". Tale richiesta venne accolta anche per l'interessamento dell'intendente abbaziale CavaliereFelice Lioy, Ministro della Real Casa. Con l'autonomia, Partinico acquisì il diritto di avere un suo rappresentante alParlamento Siciliano, e l'avvocatoGaetano Bonura poté partecipare nel 1818 alla stesura della nuova Costituzione. Nel 1818 il Comune di Partinico, che dal 1616 utilizzava come stemma quello di Palermo in quanto V Quartiere, venne autorizzato ad adottare un proprio emblema, raffigurante la deaDiana che regge in una mano unacornucopia e con l'altra sta appoggiata ad un tronco reciso; ai suoi piedi vi è un cane accovacciato.
Successivamente tale emblema sarà sostituito dall'aquila reale. Il livello culturale dei partinicesi ebbe certamente un momento favorevole con l'istituzione nel 1819, ad opera dell'arciprete Rosso, di un ginnasio privato composto di cinque classi, e la nascita delTeatro di San Leopoldo nei magazzini della Decima, devoluti al Comune. A seguito della riforma degli Enti Locali avvenuta nel 1818, il Consiglio Comunale si compose di un sindaco, due eletti e una "decuria". Primo sindaco di Partinico fu Raffaele Cannizzo, cui va il merito, assieme a Don Ignazio Rosso, di avere istituito il citato ginnasio privato.
Stampa agiografica del tempo che rappresenta lo scontro fra militari borbonici (a sinistra sullo sfondo) e popolani (in primo piano). Al centro della stampa il fumo delle case incendiate.
Il 16 maggio 1860 la popolazione si ribellò vittoriosamente contro le truppe borboniche, che tentavano il saccheggio della città. L'episodio è ricordato come l'Eccidio di Partinico; Partinico ospitò pureGiuseppe Garibaldi durante la marcia verso Palermo e gli dedica anche una statua posta nell'attuale Villa Margherita.
Gli anni successivi alla caduta dei Borboni e del secolo scorso vedono la crescita della popolazione che raggiunge i 25 000 abitanti, quasi tutti occupati nel settore agricolo ed ancora oggi, con i suoi 32 000 abitanti è un centro pressoché agricolo, che ha perso quasi del tutto la sua antica struttura urbana contadina, smantellata soprattutto tra gli anni settanta, '80 e novanta del XX secolo.
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica dell'8 aprile 1999.[5]
«Di verde, all'aquila col volo abbassato, d'oro, allumata di rosso, armata di nero. Sotto lo scudo su lista bifida svolazzante di verde, il motto, in lettere maiuscole d'oro, DEVOTA ET FIDELIS CIVITAS. Ornamenti esteriori da Città.»
Il gonfalone è un drappo di giallo bordato di verde.
Facciata della chiesa di Maria Santissima Annunziata
Chiesa di Maria Santissima Annunziata: è lachiesa madre che si trova al centro del Corso Dei Mille, appunto nella Piazza Duomo. Fu costruita fra il 1552 e il 1570 e fu ampliata diverse volte negli anni, nei due secoli successivi.
Chiesa del Sacro Cuore: deve la sua costruzione all'omonima associazione nata nel 1861 con l'obiettivo di dare cristiana sepoltura ai condannati a morte che spesso venivano impiccati nella Piazza del Duomo. Di grande importanza perché ivi riposa la salma della BeataPina Suriano proclamata tale da Papa Giovanni Paolo II a Loreto nel 2004.
Chiesa di San Giuseppe: si trova nel Corso dei Mille ed è stata costruita sul vecchio impianto della Chiesa di San Francesco Lo Vecchio fra il 1737 e il 1939. Contiene al suo interno sei dipintiseicenteschi.
Chiesa e Convento del Carmine: il convento dei frati Carmelitani (detto Palazzo del Carmine o Palazzo dei Carmelitani), con annessa chiesa del Carmelo, fu costruita nell'odierna Piazza Garibaldi, di fronte alla Chiesa di San Rocco, per volere di tutto il consiglio civico nella seduta del 17 settembre 1634. Il convento è oggi adibito a biblioteca comunale e ospita alcuni uffici comunali.
Chiesa di San Leonardo: si trova nel Corso dei Mille, quasi di fronte al convento dei frati Carmelitani, fu costruita nel 1634. Fino al 1819 venne utilizzata come sede del consiglio civico.
Chiesa di San Salvatore: si trova tra Viale Aldo Moro e la via vecchia di Borgetto, ad essa comprende anche il Campo comunale di San Salvatore dove attualmente gioca l'A.S.D. Audace Partinico Borgetto.[7]
Interno della chiesa di San Gioacchino
Chiesa di San Gioacchino
Chiesa di Maria Santissima degli Agonizzanti
Chiesa del Rosario
Chiesa di Santa Caterina da Siena
Chiesa di Maria Santissima del Rosario situata a Borgo Parrini
La Fontanabarocca ad otto bocche e la "Real Cantina Borbonica", fatta restaurare dal Comune, che rappresenta uno dei primi esempi al mondo di cantina sociale voluta daFerdinando I di Borbone nel1803.
Il Palazzo dei Ram, masseria di stile manierista fatta costruire da nobili della Catalogna nel XVI secolo.
Villa Comunale Regina Margherita: sorta nel XIX secolo grazie agli amministratori dell'epoca Poma Avolos e Antonino Ragona. Essa sorge nel luogo anticamente denominato "Piano Gambacorta", dove esisteva il convento dei cappuccini e ove venivano spesso effettuate esecuzioni capitali. La villa fu inaugurata il 18 maggio 1883 e venne subito arricchita da un busto di marmo raffiguranteGiuseppe Garibaldi e di uno raffiguranteVittorio Emanuele II.
Villa Falcone: sita nella centrale via Kennedy, è dedicata aGiovanni Falcone, giudice palermitano ucciso dalla mafia nel 1992, nella vicinaCapaci.
Di notevole importanza storica sono le tante torri disseminate nelle campagne di Partinico. Molte delle 26 torri censite da Stefano Marino sono oramai scomparse o distrutte dell'incuria e nel disinteresse, come ad esempio: la Torre del Re (XVI secolo), la Torre di Ballo (XVIII secolo), il Castellaccio (XIV secolo).
Il quartiere più antico della città di Partinico, il nome deriva da alberiAcacia horrida o (Acacia Spinosa) usufruiti come siepi difensive, presenti in questa zona in antichità e tuttora.
Borgo dei Parrini: frazione rurale della città fondata daipadri Gesuiti nel XVI secolo, da cui prende il nome (insiciliano,parrini significa 'padri'/'sacerdoti'). Il recente intervento di un imprenditore locale ha trasformato il piccolo borgo agricolo, in parte decadente, in un angolo con eccentriche abitazioni vagamente ispirate allo stile diAntoni Gaudí. Questo intervento sta destando un crescente interesse turistico negli ultimi anni.[14]